Il Foglio, i 5Stelle, il programma cambiato e il vero problema della presunta democrazia diretta
27 min letturadi Angelo Romano e Andrea Zitelli
La “storia della truffa” del programma M5S
Con un articolo di Luciano Capone, Il Foglio ha denunciato che “la versione del programma elettorale attualmente disponibile sul sito del Movimento 5 Stelle è completamente diversa da quella che c’era a febbraio” votata dagli attivisti nel corso del 2017 sulla piattaforma Rousseau. Il giornalista ipotizza che “qualcuno al vertice del partito, probabilmente Di Maio che ne è il capo politico, con il placet di Davide Casaleggio che attraverso l’Associazione Rousseau gestisce il sito, ha sostituito il programma (...) con un altro completamente differente”.
#DiMaio ha fatto sparire il programma votato dagli iscritti e l’ha sostituito in segreto con uno diverso e non votato da nessuno. Venti pdf scovati dal Foglio riscrivono la storia del M5s (e mettono nei guai il capo grillino) – di @lucianocapone https://t.co/DJsm9jya4X
— Il Foglio (@ilfoglio_it) April 17, 2018
Il quotidiano spiega che “i venti pdf che componevano il programma votato online – creati materialmente dall’agenzia di comunicazione Web Side Story – sono stati sostituiti da venti pdf diversi, a cui ne sono stati aggiunti quattro su temi mai proposti né votati su Rousseau (Smart nation, Sport, Editoria, Unione europea)”. Capone definisce quanto accaduto “una manipolazione della volontà degli iscritti, una presa in giro degli elettori, una violazione delle regole del partito (democrazia diretta e trasparenza) (...)”.
Il giornalista ha potuto confrontare le due versioni del programma del M5S tramite la funzione di Internet Archive, denominata Wayback Machine “che consente di risalire alle pagine web modificate o cancellate”. In base a questo strumento, Il Foglio scrive che “fino al 2 febbraio sul sito del M5S c’era un programma, il 7 marzo – tre giorni dopo le elezioni – ce n’era un altro. Totalmente diverso e spesso diametralmente opposto”.
Il programma del #M5s è stato cambiato. Ecco i documenti per ogni capitolo, prima e dopo le modifiche - @lucianocapone #Riprogrammati https://t.co/DDptbNrkjb
— Il Foglio (@ilfoglio_it) April 17, 2018
Capone entra poi nel merito delle differenze riscontrate, partendo dal 'Programma Esteri': “Gli iscritti avevano votato per un’impostazione radicale, terzomondista, filo russa e anti atlantica” mentre “il nuovo (...) è stato bonificato: tolte le contestazioni alla Nato e agli Stati Uniti, addolcite le critiche all’euro e all’Ue, smussati gli elogi alla Russia”. Una nuova versione definita più “soft”.
Nella prima versione, ad esempio, c’era scritto che, per quanto riguarda la Nato, “il ‘sistema di sicurezza occidentale’ non solo non ci ha reso più sicuri, ma è il primo responsabile del caos odierno. Dall’invasione della Libia fino alla distruzione pianificata della Siria il sistema di sicurezza occidentale ha registrato una serie di fallimenti che hanno portato alle popolazioni dei paesi membri, miliardi di euro di perdite, immigrazione fuori controllo e destabilizzazione di aree fondamentali per la sicurezza e l’economia dell’Europa”. Così, continua Capone, si arrivava a vagheggiare una rottura del patto atlantico: “Ci sarebbe ormai ‘una discordanza tra l’interesse della sicurezza nazionale italiana con le strategie messe in atto dalla Nato’. Per questo il M5S proponeva un ‘disimpegno da tutte le missioni militari della Nato in aperto contrasto con la Costituzione’”. Nella nuova versione, “cambiata poco prima o poco dopo le elezioni”, queste critiche scompaiono: ora “il passaggio più duro parla ‘dell’esigenza di aprire un tavolo di confronto in seno alla Nato’”.
Il giornalista elenca poi altri differenze rispetto al “Programma Esteri”, specificando che queste annotazioni andrebbero moltiplicate “per le altre diciannove aree tematiche più le quattro aggiunte senza alcuna votazione”: “Nel ‘programma Banche’ sono state inserite proposte mai votate, dal ‘programma Lavoro’ è stato rimosso il capitolo sui ‘Sindacati senza privilegi’. Ci sono programmi stravolti come quello sullo ‘Sviluppo economico’ sceso da 92 a 9 pagine e altri rielaborati da capo a piedi come quello sull’Agricoltura”.
Capone conclude il suo articolo, aggiungendo che “la storia è piena di partiti che hanno tradito il programma elettorale, non è la prima volta e non sarà l’ultima” ma che in questo caso si tratta di una manovra che riguarda il principio più sacro (la democrazia diretta) e lo strumento più importante (il programma) della vita politica del partito, svelando “la grande finzione del M5S e la potenza totalitaria del suo meccanismo”.
La risposta del M5S
Una smentita doverosa, date le bugie di queste ore. Il Programma del MoVimento 5 Stelle è quello votato dagli iscritti. E così sarà sempre.
Pubblicato da MoVimento 5 Stelle su Martedì 17 aprile 2018
Dopo diverse ore dalla pubblicazione dell’articolo di Capone, il Movimento 5 Stelle risponde con un post su Il blog delle stelle.
“Su questa storia dei programmi del MoVimento 5 Stelle siamo costretti a smentire Il Foglio, perché la vera truffa è proprio l'articolo che oggi ci accusa di aver modificato i punti programmatici subito dopo il voto delle elezioni politiche”.
I 5 Stelle, come prima cosa, accusano il giornalista di aver scritto il falso per la frase "fino al 2 febbraio sul sito del M5S c’era un programma, il 7 marzo – tre giorni dopo le elezioni – ce n’era un altro". Il programma definitivo, spiegano dal Movimento, è stato pubblicato il 21 febbraio 2018, dopo una revisione grafica.
Il M5S precisa poi che i punti votati dai cittadini sono gli stessi inseriti nel programma e come prova vengono portati due link da confrontare. Il primo rimanda ai risultati della votazione su Rousseau dei punti del “Programma Esteri”, da parte degli iscritti, avvenuta il 5 aprile dello scorso anno. Il secondo, invece, è il “Programma Esteri” finale.
Viene poi specificato che le versioni precedenti rispetto a quelle finale, pubblicate il 21 febbraio 2018, “erano chiaramente versioni provvisorie, sviluppate all'interno di gruppi di lavoro ad aprile dello scorso anno e che poi sono state oggetto di ulteriori modifiche, accogliendo proposte e istanze, fino alla stesura definitiva”.
Dai punti programmatici si passa a parlare dei contenuti presenti nel programma: “Il Foglio scrive che le due versioni sono di senso ‘totalmente diverso e spesso diametralmente opposto’”. Il M5S nega però questa lettura tramite due esempi, di cui uno sulla loro posizione nei confronti della NATO: “Nel programma definitivo si legge infatti che il ‘Movimento 5 Stelle sostiene l’adeguamento dell'Alleanza Atlantica (NATO) al nuovo contesto multilaterale, contemplando un inquadramento delle sue attività in un’ottica esclusivamente difensiva. È indispensabile una riflessione sull’attuale ruolo della NATO’. Non è quello che diciamo da sempre?”.
Riassumendo: i 5 Stelle ammettono che i pdf del programma hanno avuto due versioni (una prima del 21 febbraio 2018 e una dopo), ma che nel cambio ci sono state solo “piccole modifiche di forma, una cosa normalissima. Nessun cambiamento di sostanza: (...) c'è una prima bozza, poi nuove stesure e lavori di editing. Non c'è nulla di cui stupirsi” e che “i punti votati dai cittadini sono nel programma che il candidato premier Luigi Di Maio ha presentato in campagna elettorale”.
Le repliche del Foglio e di Capone
Anche la smentita del #M5s è una truffa come il loro #programma #Riprogrammatihttps://t.co/yl8SHpeyRS
— Il Foglio (@ilfoglio_it) April 17, 2018
Poco dopo la risposta del M5S, arriva la replica de Il Foglio e di Luciano Capone.
All’accusa di aver scritto il falso con la frase “fino al 2 febbraio sul sito del M5S c’era un programma, il 7 marzo – tre giorni dopo le elezioni – ce n’era un altro”, il quotidiano ribatte che “le due date, il 2 febbraio e il 7 marzo, sono prese come riferimento perché sono le uniche disponibili su web.archive.org: quello che si riscontra è che in questo intervallo di tempo sono state effettuate delle modifiche, non per forza il 7 marzo”. Ad essere certo, però, continua il quotidiano, è che i documenti del programma sono stati modificati il 21 febbraio scorso, come chiarito dal M5S, dopo essere stati votati: “Circa 10 giorni prima delle elezioni, ma molti mesi dopo il voto online degli iscritti”.
Rispetto ai due link inseriti nella smentita del M5S e che mostrerebbero che non ci sono stati cambiamenti nei punti programmatici tra quanto votato e il programma finale, Il Foglio scrive che il primo rimanda ai risultati delle votazioni del programma Esteri e ai suoi punti principali e che nell’ultima versione del programma le priorità sono rimaste identiche, mentre a essere cambiato è il contenuto. “Per cui l'elenco degli argomenti sottoposti a consultazione non dimostra che il programma sia rimasto” lo stesso. Il secondo link invece poi rimanda alla seconda versione del “Programma Esteri”, cioè quella già modificata: “Il M5S non pubblica il link alla versione precedente del programma, così da impedire al lettore di confrontare i due documenti e le loro differenze”.
All’obiezione del Movimento 5 Stelle che definisce le versioni del programma precedenti a quelle definitive, “chiaramente provvisorie” e “oggetto di ulteriori modifiche, accogliendo proposte e istanze”, Capone ribatte che il fatto che le versioni votate dagli iscritti su Rousseau fossero “provvisorie” non era chiaro a nessuno – “il concetto temporaneo e transitorio di democrazia diretta è una novità” –. Ora, invece, continua il giornalista, sanno che le loro deliberazioni sono momentanee e possono essere sostituite da “modifiche, proposte e istanze” (di chi?). Inoltre, sulla questione che nella copertina di alcuni capitoli del programma pubblicati prima delle modifiche si legge “programma parziale”, Il Foglio sottolinea come ‘parziale’ (termine presente nella replica del M5S) non sia sinonimo di ‘provvisorio’ e “sembra piuttosto indicare che il programma definitivo sia la somma dei singoli capitoli”.
Il quotidiano, infine, sottolinea come le modifiche presenti nel programma del M5S non siano “piccole modifiche di forma” o semplice editing perché “le modifiche relative al programma Esteri e al programma Lavoro sono sostanziali”. Ad esempio, dal “programma Lavoro” è stato rimosso il capitolo sui “Sindacati senza privilegi”. Capone conclude la sua replica con una serie di domande ai 5 Stelle:
“Perché ci sono quattro programmi (Smart Nation, Sport, Editoria e Unione Europea) aggiunti a pochi giorni dalle elezioni e mai votati su Rousseau? Chi li ha scritti? Come fa a sostenere che anche quelli siano “Il programma votato dagli iscritti”? (...) Dal “programma Lavoro” è stato rimosso il capitolo sui “Sindacati senza privilegi”. Perché quella proposta consacrata da 47.709 preferenze è stata eliminata? È anche questo solo ‘editing’?”
Rispetto alla rimozione del punto sui privilegi dei sindacati evidenziata da Capone, il M5S ha aggiunto in un secondo momento un “p.s.” al suo post sul blog (qui la copia cache senza la postilla finale) in cui si parla di “errore materiale” a cui è stato “posto rimedio” reinserendolo nella stesura definitiva del programma.
Ma come è stato votato il programma del M5S?
Prima di analizzare nel merito quali sono state le modifiche apportate al programma del M5S, è utile capire come si è arrivati alla sua definizione attraverso il voto sulla piattaforma Rousseau.
Gli iscritti a Rousseau hanno votato di volta in volta su 20 temi intorno ai quali si è poi articolato il programma del Movimento. Gli attivisti non dovevano elaborare i contenuti del programma ma erano chiamati a scegliere alcune priorità tra una serie di punti programmatici già formulati dal Movimento o a pronunciarsi a favore o contro alcune proposte.
Una settimana prima della singola votazione, uno o più parlamentari del M5S riassumevano la macroarea sulla quale gli attivisti si sarebbero dovuti esprimere e un esperto in un video e in un post presentava l’argomento trattato. Ad esempio, per il “Programma Università e ricerca” c’è stato l’intervento dell’astrofisico Francesco Sylos Labini. In alcuni casi, più esperti si sono alternati per presentare i diversi punti programmatici di una stessa macroarea su cui gli attivisti avrebbero dovuto votare, come per la sezione esteri o quella riguardante lo sviluppo economico.
Le prime parti del programma a essere trattate sono state quelle relative all’energia, agli esteri e al lavoro. Come ricostruiva Stefania Sotgiu su Formiche, a partire dal 9 dicembre 2016, sono stati proposti agli iscritti alla piattaforma Rousseau sette quesiti sull’energia.
Gli attivisti potevano indicare se erano a favore o contro una particolare proposta (ad esempio: “Sei d’accordo con lo sviluppo di politiche che scoraggiano l’uso della benzina e del gasolio a favore della mobilità elettrica?”).
Ai primi di aprile, in una conferenza alla sala stampa della Camera dei Deputati sono stati presentati i punti programmatici votati dagli iscritti alla piattaforma. Nel presentare il “Programma energia”, il Movimento 5 Stelle scriveva che era stato scritto “dai cittadini ed è il frutto di sette distinte votazioni sul blog: gli iscritti si sono espressi sugli obiettivi, sulle priorità e sulle politiche da adottare”. In realtà, come detto, il contenuto non è stato scritto dai cittadini, perché gli attivisti sono stati consultati per votare le priorità del programma proposte dal Movimento.
L’approvazione dei punti programmatici ha seguito, infatti, una logica “Top-Down”, come spiega sul suo blog Marco Notaro, laureatosi in Scienze Politiche con una tesi sulla democrazia deliberativa e la piattaforma Rousseau e attivista del M5S, in un post in cui descrive le sezioni proprio di Rousseau. Sulla piattaforma, il coinvolgimento degli iscritti avveniva solo nella funzione ‘Meetup – Call To Action’. La funzione ‘Voto’, scrive Notaro, non consente di applicare il concetto di democrazia deliberativa: “Ad esempio, i quesiti riguardanti il programma elettorale vengono scritti, scelti e selezionati da gruppi di parlamentari, dalle commissioni parlamentari specializzate su vari temi che si confrontano con gruppi di esperti, grazie ai quali vengono trattati gli argomenti che saranno votati dagli iscritti. In questo caso gli iscritti però troveranno quesiti e soluzioni già poste sulla funzione ‘Voto’, senza però esser consultati”. Dunque, conclude Notaro, “la base degli iscritti certificati non sarà in grado di poter imprimere la propria impronta liberamente, potrà solo scegliere la soluzione che più si avvicina alle proprie idee, senza poter esprimere le proprie liberamente”.
Il merito della vicenda
Quando sono stati pubblicati i nuovi file del programma e l’accusa a Capone di scrivere il falso
Come ammesso dallo stesso Movimento 5 Stelle, i pdf del programma votato nel corso del 2017 sono stati modificati e cambiati il 21 febbraio 2018. Attraverso una ricerca avanzata su Google, il giornalista e fact-checker Nicola Bruno ha verificato che il file del “Programma Esteri” è stato effettivamente pubblicato il 21 febbraio.
Comunque il programma modificato è stato effettivamente pubblicato online il 21 Febbraio 2018, come si può vedere da una ricerca avanzata su Google https://t.co/bkOkdhsSbW pic.twitter.com/McgjVx7XE7
— nicola bruno (@nicolabruno) April 18, 2018
Utilizzando lo stesso procedimento, abbiamo appurato che tutti i file modificati (compresi i quattro nuovi capitoli – 'Digital PA', 'Editoria', 'Sport', 'Unione Europea' – aggiunti successivamente al programma votato nel 2017) sono stati pubblicati il 21 febbraio, tranne “Giustizia” caricato due giorni prima. Secondo l’analisi di David Puente, il file “Esteri” sarebbe stato ulteriormente modificato il 23 febbraio.
Il Movimento ha accusato il giornalista de Il Foglio di mentire quando scriveva che il programma era stato modificato tre giorni dopo le elezioni. In realtà, come si può leggere già nel primo articolo e poi precisato nella replica ai 5 Stelle, Capone non intendeva affermare che il programma fosse stato cambiato dopo il 4 marzo, ma che tramite "Wayback Machine" si poteva capire l’intervallo di date in cui era avvenuta la modifica – “Fino al 2 febbraio sul sito del M5s c’era un programma, il 7 marzo - tre giorni dopo le elezioni” - ce n’era un altro” –. Infatti, già nel primo articolo, a proposito della parte sulla NATO, il giornalista scriveva: “Nella nuova versione, cambiata poco prima o poco dopo le elezioni, il passaggio più duro parla dell’esigenza di aprire un tavolo di confronto in seno alla Nato”.
Rispetto all'ipotesi avanzata da Capone che il cambio sia stato effettuato da Luigi di Maio e "la sua cerchia ristretta", con il placet di Davide Casaleggio, non abbiamo elementi per valutarne la veridicità.
Quali sono stati i cambiamenti del 'Programma Esteri'
Luciano Capone scrive che le modifiche tra le due versioni dei pdf hanno portato a un programma finale “totalmente diverso e spesso diametralmente opposto”, analizzando come esempio il “Programma Esteri”.
Gli iscritti avevano votato per un’impostazione radicale, terzomondista, filo russa e anti atlantica. Il nuovo “programma Esteri” è stato bonificato: tolte le contestazioni alla Nato e agli Stati Uniti, addolcite le critiche all’euro e all’Ue, smussati gli elogi alla Russia.
A questa accusa, il M5S ha ribattuto che si trattava di piccola modifiche di forma e che quindi non si poteva parlare di un programma “totalmente diverso e spesso diametralmente opposto”.
Confrontando ad esempio le due versioni del capitolo citato da Capone, si può notare come non si tratti di semplici modifiche di editing, perché in più casi, nei contenuti, ci sono dei veri e propri cambiamenti sostanziali di carattere politico su alcune posizioni. Tuttavia, non si può generalizzare parlando di un programma “spesso diametralmente opposto”, fatta eccezione per la parte sull'euro.
Proseguiamo con ordine, analizzando il caso citato dal giornalista. Dalle 10 alle 19 del 5 aprile 2017, gli iscritti alla piattaforma Rousseau sono stati chiamati a scegliere tre priorità su 10 proposte avanzate. L’obiettivo, si leggeva sul Blog delle Stelle, era quello di decidere “le priorità di questo programma e di conseguenza i punti sui quali si concentreranno i nostri sforzi”. Alla fine la classifica fu la seguente:
>>> Hanno votato per il programma Esteri 23.481 iscritti certificati che hanno espresso 69.891 voti. Di seguito i dettagli:
Contrasto ai trattati internazionali come TTIP e CETA 14.431
Sovranità e indipendenza 10.693
Un'Europa senza austerità 8.529
Ripudio della guerra 6.814
Smantellamento della Troika 6.589
Disarmo come premessa alla pace 5.548
Russia: un partner economico e strategico contro il terrorismo 5.324
Riformare la NATO 4.547
Risoluzione dei conflitti in Medio Oriente 4.219
Nuovi scenari di alleanze per l'Italia 3.197
Grazie a tutti coloro che hanno partecipato. <<<
Successivamente a questa votazione, viene pubblicato il programma Esteri in cui compare la dicitura “Programma parziale: 13 aprile 2017”. Il testo è suddiviso in 10 temi, per ognuno dei quali c’è una breve descrizione e il testo del punto programmatico votato. In alcuni casi il titolo ha una formulazione differente dalla priorità votata il 5 aprile (ad esempio: “Nuovi scenari di alleanze per l’Italia” diventa “Multilateralismo: un mondo nuovo è possibile”). Per quanto gli iscritti dovessero indicare tre priorità, nel programma parziale sono stati inseriti tutti e dieci i temi proposti e non in base all’ordine emerso dall’esito delle votazioni.
A febbraio viene pubblicato il nuovo programma: sono ancora presenti tutti e dieci i punti programmatici, ma rispetto al “programma parziale” vengono rinominati con la stessa dicitura di come erano stati presentati agli iscritti in precedenza (ad esempio “Nuovi scenari di alleanze per l’Italia” torna a essere “Nuovi scenari di alleanze per l’Italia”). Inoltre, il nuovo ordine di come questi punti vengono disposti rispecchia quello della classifica di votazione. La struttura in cui vengono inseriti però cambia e non è più un semplice elenco. Il punto più votato infatti (“Contrasto ai trattati internazionali come TTIP e CETA”) diventa l’”introduzione”, i punti dal secondo al quarto sono i tre capitoli degli “obiettivi”, quelli dal quinto (“Smantellamento della Troika”) al decimo (“Nuovi scenari di alleanze per l’Italia”) sono classificati come “proposte”.
Passiamo ora al contenuto. Nella loro risposta a Capone, i 5 Stelle scrivono che “i punti votati dai cittadini sono gli stessi inseriti nel programma”. Come abbiamo visto si tratta di un’affermazione corretta. L’articolo del giornalista del Foglio però, come scritto da lui stesso, si concentrava sulle differenze dei contenuti di quei punti tra i due programmi: “I punti sì, hanno lo stesso nome, ma il contenuto è totalmente trasformato”, grazie anche a toni più soft, critiche addolcite e parti smussate.
Partiamo dal testo che introduceva e sviluppava il punto programmatico “Sovranità e indipendenza” votato dagli iscritti. Nel “programma parziale” di aprile 2017 (di 11 pagine) si leggeva che “Il caos che regna in Libia dimostra, senza nessuna possibilità di smentita, che l'unilateralismo dell'intervento umanitario è definitivamente fallito”. Il testo continuava con una critica netta alla teoria dell’"’esportazione della democrazia’ varata nel 1989, subito dopo il crollo del Muro di Berlino, dal presidente George Bush senior e dal suo segretario di Stato James Baker” e portata avanti anche da “Bill Clinton, George Bush junior e Barack Obama”, che ha “trasformato il mondo in una polveriera”. Il Movimento 5 Stelle affermava invece che “è sotto gli occhi di tutti che, al contrario, la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale di ogni singolo Paese – così come sanciti da una lettura rigorosa della Carta delle Nazioni Unite – siano gli elementi fondanti per un futuro di pace e multilateralismo tra le popolazioni”. Per questo veniva ripudiata “ogni forma di colonialismo, neocolonialismo e/o ingerenza straniera”.
Nel programma definitivo di febbraio (di 8 pagine), il punto programmatico votato dagli iscritti viene spostato all’inizio del capitolo in questione con l’eliminazione dell’ultima frase “sul ripudio di ogni forma di colonialismo, neocolonialismo e/o ingerenza straniera”. Nel prosieguo del nuovo testo non compaiono il riferimento al caos presente in Libia e la critica alla teoria dell’”esportazione della democrazia” con riferimenti ai presidenti americani.
Si passa invece a sottolineare come “il processo di globalizzazione e l’accelerazione verso forme inclusive e condivise di politiche economiche, sociali e di difesa attraverso la costituzione e la nascita di progetti come quello europeo ha, negli anni, evaso i buoni propositi iniziali, tradendo i suoi stessi valori fondativi”. Questo aspetto viene definito come “un dato di fatto certificato dalla crisi che ha investito l’eurozona ed in particolari i Paesi del sud Europa nel 2008”. Il M5S si domanda così, in base a questa situazione, se e come è possibile affrontare le sfide del domani e la risposta è che si può fare, “come Stati sovrani, liberi e indipendenti, in grado di poter perseguire gli interessi nazionali in un mondo, finalmente, multipolare”.
Il concetto di colonialismo dell’Occidente viene ripreso in maniera più generica e senza fare i nomi dei presidenti americani nel capitolo denominato “Risoluzione del conflitto in Medio Oriente” (pag. 7). Al suo interno, infatti, si legge che “le cause della grave crisi permanente di instabilità che affligge il mondo arabo sono da attribuire” a fattori interni ed esterni. Questi ultimi sono da riscontrare nelle “politiche coloniali e neo-coloniali delle grandi potenze occidentali (ndr poche righe sotto si fa riferimento agli “USA e ai loro alleati europei”) che di fatto hanno alimentato l'instabilità del Medio Oriente”.
Vediamo ora il capitolo “Ripudio della guerra”. Nella prima versione si iniziava con un deciso attacco contro “l’unilateralismo occidentale” e “le guerre di conquista dell’ultimo periodo che hanno portato il mondo a un passo dall’Apocalisse” e che “hanno prodotto centinaia di migliaia di morti, feriti, mutilati e sfollati”, con “territori devastati, smembrati, economie fallite, destabilizzazioni estese a intere regioni e milioni di persone in marcia verso l'Europa”. Venivano citati come casi Iraq, Somalia, ex Jugoslavia, Afghanistan, Iraq bis, Libia, Ucraina e Siria. Continuando, si leggeva che “le lobby dell'industria militare e i governi collusi sono gli unici a guadagnare da tutto questo”.
Nella nuova versione, anche in questo caso, il punto programmatico sottoposto al voto degli iscritti viene spostato in testa al capitolo, ma da esso viene tolta una parola. Gli attivisti infatti si erano espressi su un testo che comprendeva la frase secondo cui il M5S si sarebbe opposto “ad ogni intervento armato ovunque si vogliano ripercorrere gli errori (crimini) del passato”. Ora invece non compare il termine “crimini” e resta solo “errori”. Il testo poi prosegue dicendo che “i deputati del Movimento 5 Stelle hanno gettato le basi per una politica estera che segua direttive e coordinate precise: la ricerca del multilateralismo, della cooperazione e del dialogo tra le popolazioni, il rispetto dell'autodeterminazione, della sovranità e della non ingerenza negli affari interni dei singoli Paesi”. Per questo il Movimento propone che “le operazioni per il mantenimento della pace debbano svolgersi in stretta ottemperanza ai principi e agli scopi sanciti dalla Carta della Nazioni Unite”. Non compare più quindi tutta la lettura radicale contro “l’unilateralismo occidentale” e “le guerra di conquista dell’ultimo periodo che hanno portato il mondo a un passo dall’Apocalisse”.
Passiamo alla parte “Riformare la NATO” su cui si è maggiormente articolato il botta e risposta tra Capone e il M5S. Nella versione parziale di aprile si leggeva che “sempre più ampia è la fetta di italiani contrari all'impegno italiano nelle missioni militari della NATO considerate in aperto contrasto con la lettera e lo spirito dell'art.11 della Costituzione (...)” e che “‘il ‘sistema di sicurezza occidentale’ non solo non ci ha resi più sicuri, ma è il primo responsabile del caos odierno”:
Dalla gestione drammatica dell'invasione della Libia fino alla distruzione pianificata della Siria, passando per il finanziamento, il supporto e la vendita di armi ai ‘bancomat del terrorismo internazionale’ (Arabia Saudita su tutti), il sistema di sicurezza occidentale ha registrato una serie di fallimenti che hanno portato alle popolazioni dei Paesi membri, miliardi di euro di perdite, immigrazione fuori controllo e destabilizzazione di intere aree un tempo fondamentali per la sicurezza e l'economia dell'Europa.
Il M5S scriveva così che “gli enormi cambiamenti che si sono verificati nel corso degli ultimi cinquanta anni hanno fortemente ridimensionato la validità del modello di difesa introdotto con l'approvazione del trattato multilaterale che ha dato vita alla NATO” portando l’Italia “a una discordanza tra l'interesse della sicurezza nazionale con le strategie messe in atto dalla NATO”.
Nel nuovo programma, una parte del punto programmatico votato dagli iscritti viene portato all’inizio del capitolo. Inoltre, nella seconda versione, le dure prese di posizione nei confronti della NATO vengono meno, mentre si legge che è “indispensabile una riflessione sull’attuale ruolo della NATO e sugli effetti che l’appartenenza italiana alla NATO produce in termini di limitazione della sovranità territoriale, salute dei cittadini italiani e tutela dell’ambiente, rispetto dei principi costituzionalmente garantiti del divieto di azioni militari offensive e del principio democratico di sovranità dell’istituzione parlamentare quale organo direttamente rappresentativo del popolo italiano”. L’esigenza dei 5 stelle è così quello di “aprire un tavolo di confronto in seno alla NATO affinché il modello in vigore sia superato adeguandosi alle esigenze dei singoli Paesi alleati (...)”.
Il punto che probabilmente ha visto un cambiamento di approccio più sostanziale, infine, è quello dal titolo "Europa senza austerità". Lo scenario delineato nei due programmi è simile: i vincoli imposti dall’unione monetaria e le politiche di austerità starebbero danneggiando le economie dei paesi del sud Europa e creando le condizioni perché l’Italia produca “manodopera di basso costo per i paesi del nord Europa, divenendo il ‘parco giochi’ turistico per i ricchi paesi del nord”. Cambia, però l’obiettivo dell’azione proposta dai 5 Stelle: non più pensare un’uscita dalla zona euro, ma proporre un suo salvataggio. Il punto programmatico è spostato nuovamente all’inizio del capitolo. Questa volta, però, viene inserito in una cornice analitica diversa, non più a conclusione di un approccio pressoché anti-europeista, che vede in un “Mediterraneo allargato un’alternativa a un’unione monetaria insostenibile", ma a capo di una posizione politica che si potrebbe definire di europeismo critico.
Le differenze sono evidenti sin dall’attacco. Nella prima versione, si legge che “la situazione italiana, e in generale di tutti i paesi dell'Europa del sud all'interno della zona euro, è sicuramente insostenibile” e che “siamo succubi di una moneta unica che rappresenta solamente un vincolo di cambi fissi tra economie troppo diverse” (p. 7), nella nuova il M5S si fa promotore “di un'alleanza con i Paesi dell'Europa del sud per superare definitivamente le politiche di austerità e rigore, facendo fronte comune per ottenere una profonda riforma anche dell’Unione Europea”, come “ultimo tentativo di salvataggio della zona Euro” (p. 3). I 5 Stelle non proporranno di “abbandonare perentoriamente la moneta unica, ma certamente fare dei passi concreti verso la salvaguardia della propria sovranità, invitando gli Stati del Nord a rivedere quanto prima il Fiscal Compact, a cancellare la regola del 3% e ad introdurre, al contempo, misure che stimolino investimenti e crescita”. In questo consisterebbe, dunque, “l’ultimo salvataggio”.
I punti programmatici
Gli stravolgimenti del programma, prosegue Capone nel suo primo articolo su Il Foglio, non si limiterebbero solo alla sezione Esteri. Nel “programma Banche” sarebbero state inserite proposte mai votate, il “programma Sviluppo economico” è stato drasticamente ridotto, nel “programma Lavoro” è stato rimosso il capitolo “Sindacati senza privilegi”, punto programmatico votato da quasi 48mila iscritti a Rousseau, altri programmi come quello sull’Agricoltura sono stati rielaborati interamente. Modifiche sufficienti, conclude il giornalista de Il Foglio, per far sì che si possa parlare di truffa nei confronti degli attivisti che hanno creduto di votare un programma e che poi se ne sono ritrovati un altro.
Il programma sullo “Sviluppo economico” è stato effettivamente ridotto di oltre 80 pagine, passando dalle 92 della versione 2017 alle 9 di quella definitiva. Tuttavia, il lavoro di sintesi operato non sembra aver tradito gli orientamenti emersi dalla votazione degli iscritti. Nella sua nuova versione, i punti votati sono stati riassemblati in una chiave più teorica, preferendo presentare a grandi linee l’approccio delle politiche economiche che il Movimento intende attuare e non indicare nel dettaglio gli interventi precisi. Ad esempio, nella prima versione si parlava espressamente di referendum per la permanenza nell’Euro e di abolizione del pareggio di bilancio. Indicazioni sparite nel programma pubblicato il 21 febbraio 2018 (non c’è alcun riferimento a un referendum sull’Euro e, riguardo il pareggio di bilancio, i 5 Stelle si limitano a dire di ritenere “necessario superare i citati vincoli al fine di favorire investimenti in deficit in settori chiave per il benessere dei cittadini e innovativi per il rilancio dell’economia”) e sulle quali, va precisato, gli iscritti non erano stati chiamati a esprimersi nella votazione del 6 dicembre 2016, quando avevano dovuto rispondere a un quesito più generico: “Ritieni che i vincoli alla nostra sovranità economica contenuti nei trattati europei vadano rinegoziati radicalmente, e che nel caso in cui le negoziazioni conducano a compromessi al ribasso debbano essere rigettati per il bene degli italiani?”.
I punti votati trovano rispondenza nell’approccio del programma che punta allo sviluppo di un modello di economia circolare “nel quale i prodotti sono progettati per essere di lunga durata, facilmente riutilizzabili, disassemblati, rifabbricati e, in ultima istanza, riciclati” e a “investimenti [ndr da parte dello Stato] mirati a valorizzare la correlazione tra scienza, ricerca e sviluppo, nei comparti e settori ad alto impatto sociale, la trasformazione dei processi produttivi, lungo l’intera catena dell’innovazione, applicata alle peculiarità e alle variegate caratteristiche del tessuto imprenditoriale del Paese; ricadute sull’incremento dell’occupazione, assumendosi anche i rischi dell’implementazione di tale visione, i cui benefici spesso non sono di immediato realizzo ma di medio-lungo periodo”.
Anche il programma per l’Agricoltura, pur subendo una drastica riduzione (è passato dalle 38 pagine iniziali alle 12 definitive), ha mantenuto l’orientamento proveniente dai punti programmatici votati dagli iscritti: strategie per la promozione di prezzi equi per i beni primari, promozione della filiera corta a chilometro utile, etichettatura e tutela del made in Italy, revisione della Politica Agricola Comune (PAC), “rendendola meno vincolata alle regole del WTO e, quindi, più controllabile democraticamente”, programmazione dei piani strategici nazionali. Proprio riguardo quest’ultimo ambito, agli iscritti erano stato chiesto di indicare quali erano i settori prioritari per la futura programmazione dei piani strategici nazionali. Ma nel nuovo programma sono stati inseriti comunque tutti i settori.
Le modifiche più eclatanti sono state fatte ai programmi per i beni culturali, la giustizia, l’immigrazione e il lavoro.
Per quanto riguarda i Beni culturali, viene meno il punto programmatico più votato (presente nel programma parziale) che prevedeva “di ritornare alla situazione precedente alla riforma del 2004” (quando era entrato in vigore il Codice dei Beni Culturali) e “la riduzione del numero delle Direzioni generali presso il Ministero, l’eliminazione delle segreterie regionali, la riattivazione delle direzioni regionali e delle soprintendenze tecniche”. Nel nuovo programma si fa solo un riferimento all’appesantimento della struttura ministeriale senza proporre l'intervento votato dagli iscritti.
Il “programma Giustizia” è stato ampliato di 20 pagine, con l’aggiunta di 16 punti sui quali gli iscritti non hanno mai votato. Se il programma parziale si articolava esclusivamente intorno ai quesiti su cui si sono espressi gli attivisti (riforma della prescrizione, utilizzo delle intercettazioni come mezzo di ricerca della prova, condanna ai lavori di pubblica utilità, separazione tra carriera in magistratura e carriera politica, un premio per chi denuncia fatti illeciti, possibilità dell’aumento della pena in caso di ricorso in appello, proposta di svolgere processi di mafia nelle sedi delle Corti di Appello con giudici specializzati e strutture idonee), nella nuova versione sono stati inseriti altri punti, come la durata del processo, i minori e i rapporti familiari, il Diritto e la procedura penale, la legittima difesa, la cannabis, la tortura, il Csm, l’avvocatura e il notariato.
Rispetto al tema dell’immigrazione, il nuovo programma registra un’attenuazione del linguaggio utilizzato. Spariscono espressioni forti come “l’Italia non può essere il campo profughi d’Europa”, presente nella prima versione. Anche riguardo al tema delle commissioni territoriali, i termini sono meno netti rispetto al quesito votato dagli iscritti, che chiedeva di “scegliere il modo per velocizzare le procedure del riconoscimento o meno della protezione internazionale. In Italia durano mediamente 18 mesi. Nel resto d’Europa 6 mesi”. Nel programma pubblicato a febbraio 2018, sono stati rimossi alcuni passaggi nei quali si faceva riferimento al prosperare della mafia grazie alla caoticità delle procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato e ai partiti che ingrassano cooperative amiche. Nella nuova versione si parla di potenziamento delle commissioni territoriali che devono essere “messe nella condizione di lavorare al meglio, anche per evitare che, con le lungaggini che caratterizzano l’attuale sistema, la gestione dei consistenti flussi di denaro stanziati per l’accoglienza costituisca un elemento di attrazione per la criminalità organizzata”. Sono stati, inoltre, aggiunti altri 5 punti su cui gli iscritti non hanno votato: “Stop alla vendita di armi nei paesi in guerra, trasparenza nella gestione dei fondi, rimpatri volontari e accordi di riammissione, tutela soggetti vulnerabili, contrasto ai trafficanti e agli scafisti”.
Le modifiche apportate al “programma Lavoro” sono state quelle più discusse in questi giorni. In particolare, sia Luciano Capone, sia altri giornalisti e analisti, hanno mostrato come nel passaggio da una versione all’altra sia sparito uno dei punti più votati (quasi 48mila preferenze), cioè quello relativo all’abolizione dei privilegi sindacali.
Gli iscritti avevano votato:
“STOP ai sindacalisti carrieristi della politica e nei consigli di amministrazione e gestione delle aziende 15.081
STOP ai bilanci opachi senza obblighi di trasparenza 12.625
STOP ai finanziamenti pubblici e alle quote di servizio dei contratti e degli enti bilaterali 7.549
STOP al rinnovo automatico delle tessere degli iscritti al sindacato 5.796
STOP ai distacchi retribuiti se non sono legati alla effettiva rappresentanza nei luoghi di lavoro 4.524
STOP all'esercizio di Caf e Patronati senza alcun reale controllo pubblico 2.134”
Tutto questo capitolo del programma, incluso il punto programmatico – che puntava a “tagliare gli anacronistici privilegi che, all’interno del sistema sindacale, hanno contribuito a creare situazioni da ‘casta’, completamente scollata dalla realtà del lavoro che cambia” – è saltato. Inoltre, nel nuovo programma, non c’è corrispondenza tra il quesito sulla riduzione dell’orario di lavoro al di sotto delle 40 ore votato dagli attivisti e la parte del programma dove si parla di orario flessibile né vi è un riferimento su part-time e disincentivazione dello straordinario (fatta eccezione per un passaggio in cui si parla di banca delle ore come strumento “per superare lo straordinario e la possibilità per il lavoratore di determinare l’inizio e il termine dell’orario di lavoro nell’ambito di una fascia di presenza obbligatoria”).
In un post scriptum nella replica a Il Foglio, i 5 Stelle hanno spiegato che il capitolo sulla “lotta ai privilegi dei sindacalisti” era stato rimosso per “un errore materiale” e che “il punto programmatico, da noi sempre sostenuto, è stato subito reinserito nella stesura definitiva”. Versione ribadita anche dal deputato del M5S, Alfonso Bonafede, durante un’intervista alla trasmissione “Piazza Pulita” su La7.
Stando a quanto scritto da Capone, dunque, il passaggio da un programma all’altro avrebbe portato a un sostanziale ribaltamento dell’approccio politico del M5S, svelando la finzione del “principio più sacro (la democrazia diretta)” e dello “strumento più importante (il programma)” e “la potenza totalitaria del suo meccanismo”. “Il programma – prosegue il giornalista – viene stravolto in segreto per far credere a militanti ed elettori che è quello che loro hanno sempre voluto e consacrato con il voto”.
Ma, a ben guardare, se proprio di deragliamento dai principi della democrazia diretta si deve parlare, non ci si deve concentrare esclusivamente sulle modifiche tra un programma e l’altro, parziale e definitivo, ma si deve volgere lo sguardo anche alle modalità di voto dei punti programmatici, descritti in precedenza, e all’effettiva corrispondenza tra i quesiti votati e i contenuti del programma stesso.
Confrontando uno per uno tutti i quesiti su cui si sono espressi gli iscritti con i capitoli del programma definitivo del M5S, ci si accorge che in diversi casi i punti votati non sono finiti né nel programma parziale né in quello definitivo.
Come per il “programma Banche”, dove in entrambe le versioni, nella sezione “lotta alla speculazione”, manca l’opzione più votata: “Obbligo di rendicontazione pubblica paese per paese per tutte le multinazionali così da conoscere quanto versano in imposte in tutti i paesi in cui operano”. Sono state, invece, inserite misure non votate, come le cosiddette “porte girevoli, ovvero di quei casi nei quali i vigilanti o i politici sono poi finiti per essere assunti dalle principali istituzioni bancarie e finanziarie mondiali, sulle quali vigilavano o legiferavano”.
Nella sezione “bilancio trasparente” del programma sulla Difesa, sia nella versione parziale che in quella definitiva, è stato ignorato il punto programmatico sul quale si sono espressi poco più di 19mila attivisti (“Approvare esclusivamente investimenti in programmi d'armamento, basati su una rigida valutazione costi/benefici, come previsto dai principi di contabilità analitica-industriale, con una certificazione di un’Autorità pubblica preposta”), mentre rispetto ai “sistemi d’arma”, non c’è alcun riferimento al taglio dei “sistemi di armamenti prestamente offensivi, vedi F-35, destinando le risorse ad altri strumenti innovativi come la cyber security, le reti di intelligence e gli equipaggiamenti che vengono utilizzati per l'operatività dei militari”, come ha notato David Puente in un post sul suo blog e aveva segnalato Next Quotidiano già lo scorso febbraio.
E sempre a febbraio, ricostruisce Puente, la senatrice Elena Fattori in un post su Facebook aveva espresso il suo malumore per aver firmato un programma ed essersene ritrovato un altro. Il post era stato rimosso ma ripreso da alcune testate giornalistiche. Fattori faceva riferimento all’introduzione del capitolo riguardante le politiche vaccinali all’interno del “programma Salute”. Di quale programma parlava la senatrice? Agli iscritti non era stato proposto alcun quesito sui vaccini quando hanno votato i punti programmatici sulla salute il 14 giugno 2017 né vi erano riferimenti al riguardo nel programma parziale. Solo nel programma caricato il 21 febbraio 2018 sono stati aggiunti i punti sui vaccini, con la proposta di tornare “al sistema previgente” e introdurre le misure previste nella “proposta di legge Paola Taverna”. Gli attivisti non hanno votato su questo tema, spiega Puente, perché il voto è stato precedente (14 giugno 2017) all’approvazione della legge sull’obbligatorietà dei vaccini (31 luglio 2017) e, per questo motivo, potrebbe essersi resa necessaria la modifica del programma.
In alcune occasioni, gli attivisti dovevano scegliere alcune opzioni tra diverse priorità, ma poi alla fine nel programma sono state inserite tutte quelle presentate. È quanto accaduto, ad esempio, per la votazione delle priorità sugli 'Esteri'. Di questo avevano già scritto David Allegranti e Luciano Capone in un articolo su Il Foglio dello scorso agosto, nel quale i due giornalisti notavano anche che:
Il caso più paradossale però è quello del “Programma esteri”. La politica estera del M5s è già stabilita, blindata in un pacchetto di 10 punti, la votazione degli attivisti si limita a indicare le “priorità” tra le dieci proposte che, in ogni caso, entrano tutte nel programma elettorale. In pratica il ristorante di Grillo e Casaleggio fornisce un menù completo e i clienti grillini non possono né aggiungere né togliere pietanze, ma solo scegliere l’ordine dei piatti che dovranno ingurgitare. Se però lo chef vuole cambiare il menù ex post, non c’è problema, può fare come gli pare. È il caso di un piatto prelibato chiamato “Un’Europa senza austerità".
Riepilogando:
1) Per quanto il M5S parli di modifiche di "editing" e di "forma", in diversi casi i nuovi programmi presentano cambiamenti rilevanti nel linguaggio e nell’approccio politico: in alcuni casi tra un programma e l'altro sono state fatte modifiche sostanziali, in altri i cambiamenti non sono stati significativi, in altri ancora non sono state inserite priorità votate dagli iscritti, diverse volte sono stati aggiunti punti non sottoposti a votazione.
2) Non è possibile parlare in maniera generica di programmi "spesso diametralmente opposti", come ha fatto Luciano Capone su Il Foglio.
3) Quanto denunciato da Il Foglio non rappresenta una novità. Già a febbraio si era parlato di programmi modificati, come nel caso dei tagli degli F-35 o dell’introduzione di capitoli sui vaccini.
4) Vedendo come la base è stata coinvolta nell'elaborazione del programma (gli iscritti potevano solo votare sì, no o scegliere tra alcune priorità) non si può parlare di una reale democrazia diretta e deliberativa come sostenuto dal M5S, ma di una logica top-down (dall'alto in basso).
5) L’intera vicenda pone alcune questioni: alla luce delle modifiche fatte, gli iscritti sapevano di votare un programma parziale? Chi è stato a presentare le istanze? Quando e come è stato rielaborato il programma? Su che basi sono stati aggiunti quattro nuovi capitoli?
Foto in anteprima via Il Fatto Quotidiano