Idlib, la provincia siriana abbandonata dal mondo
7 min letturaAggiornamento 12 febbraio 2020: 700mila persone sono in fuga dalla provincia di Idlib dopo l’offensiva da parte delle forze di Bashar al-Assad per conquistare l’unica area della Siria che rimane al di fuori del suo controllo. Si tratta del più grande sfollamento di massa di civili nel conflitto siriano fino ad oggi, hanno dichiarato le Nazioni Unite.
Molte delle 700mila persone sfollate erano già state messe in fuga numerose volte dalle loro abitazioni man mano che le forze di Assad conquistavano territori in mano ai ribelli nel corso della guerra. I campi e gli insediamenti sono pieni e non c’è spazio nemmeno in scuole, moschee ed edifici abbandonati. Molti sono accampati all’aperto mentre le temperature di notte scendono sotto zero e forte è il rischio di una catastrofe umanitaria, spiegano ancora le Nazioni Unite. La Turchia, che ospita già circa quattro milioni di rifugiati, teme nuovi flussi di sfollati dalla Siria e ha tenuto il suo confine chiuso, riporta il Guardian.
Le ostilità tra l’esercito siriano e le forze turche sono riprese dopo l’uccisione di 13 militari turchi nell’area di Idlib la scorsa settimana. Damasco pagherà “a caro prezzo” eventuali attacchi futuri nei confronti delle truppe turche, ha dichiarato il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdoğan.
Il ministero della Difesa turco ha dichiarato di aver "neutralizzato" 101 truppe del regime siriano, senza però fornire prove, mentre le forze ribelli hanno affermato di aver abbattuto un elicottero siriano, uccidendo tutte le persone presenti a bordo.
"Il regime (...) ha ottenuto ciò che meritava a Idlib", ha aggiunto Erdoğan. "Ma non è abbastanza”.
La Turchia sta cercando di far rispettare un accordo di demilitarizzazione su Idlib negoziato nel 2018 con la Russia (che sostiene Assad). Il cessate il fuoco è stato violato da entrambe le parti, soprattutto dopo il tentativo di Assad di conquistare l’area da quando ne ha preso il controllo Hayat Tahrir al-Sham (HTS), precedentemente affiliato siriano di al-Qaeda.
L’obiettivo di Assad è riprendere il pieno controllo di due autostrade che collegano Damasco ad Aleppo e da est a ovest del paese. Finora attacchi siriani e russi a ospedali e mercati hanno ucciso 300 civili e costretto allo sfollamento centinaia di migliaia di persone.
Mustafa Dahnon è un giornalista di Idlib che dal 2012 racconta la guerra in Siria. La scorsa settimana ha pubblicato un video su Twitter in cui mostrava migliaia di persone radunate al confine tra Siria e Turchia sotto il motto “Da Idlib a Berlino”. Centinaia e centinaia di cittadini siriani riuniti per non essere dimenticati dal mondo, con l'intento di attirare l'attenzione della comunità internazionale e ricevere aiuto.
«A Idlib le persone possono scegliere di restare, rimanendo a fissare la morte negli occhi, o di provare ad attraversare il confine turco con la speranza di trovare sicurezza e una vita migliore», racconta il giornalista siriano.
The protest in front of the Turkish border.#IdlibToBerlin pic.twitter.com/7HapxhN0NW
— Mustafa Dahnon (@MDahnon) February 2, 2020
Da due mesi la popolazione di Idlib - come scrive Deutsche Welle - è sottoposta ai bombardamenti delle truppe del presidente siriano Bashar al-Assad e degli alleati russi. La provincia siriana nord-occidentale è, infatti, l'ultima roccaforte dell'opposizione al regime nelle mani di ribelli ed estremisti.
Assad vuole distruggere le milizie di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) - gruppo nato da un ramo siriano di al-Qaeda - per rimpossessarsi dell'area nord-occidentale del Paese. Per farlo dal 27 al 29 gennaio 2020 ha sferrato, con il sostegno della Russia, 200 attacchi aerei che hanno colpito anche i civili, secondo James Jeffrey, rappresentante speciale degli Stati Uniti per la Siria.
Per Assad si tratta della "battaglia finale" che gli consegnerà il controllo totale di tutto il Paese. Pur di ottenerlo il presidente siriano è disposto a tutto, noncurante della vita dei suoi concittadini.
Tra i bersagli strategici da colpire ci sono tutte le infrastrutture della provincia.
«In pochi mesi un numero significativo di ospedali è stato colpito nell'area nord-occidentale della Siria. Alcuni sono stati distrutti parzialmente, altri completamente», spiega in un comunicato stampa Christian Reynders, coordinatore delle operazioni di Medici Senza Frontiere per l'area settentrionale di Idlib.
«Concretamente questo significa che se gli scontri continueranno, i feriti avranno sempre meno possibilità di accedere alle strutture sanitare. E se le persone dovranno viaggiare per ricevere cure, le probabilità che le loro ferite si aggravino o che muoiano non possono che aumentare», prosegue Reynders.
Da quanto riferito dalle autorità sanitarie di Idlib nel sud della provincia non esistono più ospedali. Il 29 gennaio scorso la struttura sanitaria di Ariha è stata colpita da ripetuti attacchi aerei che hanno causato almeno 11 vittime civili e il ferimento di 80 persone, provocando gravi danni all’edificio e al suo magazzino e la distruzione della farmacia. La Russia, ritenuta responsabile dei bombardamenti, ha negato il proprio coinvolgimento.
Growing humanitarian crisis in Idleb, Syria, as airstrikes & shelling continue unabated
Alarming levels of violence & human suffering, as seen in these pictures from Ariha yesterday
Since 1 Dec, over half a million people displaced & over 290 civilian deaths pic.twitter.com/msRaugEaFf
— Mark Cutts (@MarkCutts) January 31, 2020
Nel comunicato di Medici senza Frontiere si legge inoltre che, da dicembre 2019 a gennaio 2020, circa 390.000 persone sono fuggite dalle loro case o dai campi profughi, per scappare dai bombardamenti aerei quotidiani e dalle offensive di terra. Soltanto nelle ultime due settimane di gennaio si è assistito a un esodo di 150.000 persone.
#Syria | In the space of two months, daily shelling, aerial bombing and ground offensives in Idlib have displaced nearly 390,000 people.
Access to healthcare has become increasingly limited as the frontline continues to move.https://t.co/06r4zQLEQE
— MSF International (@MSF) February 3, 2020
In base ai dati forniti da Save the Children si stima che circa 200.000 delle 390.000 persone che hanno abbandonato la provincia di Idlib sono bambini.
I minori nella Siria nord-occidentale continuano, infatti, a sostenere il peso del conflitto. Solo a luglio 2019, sono stati uccisi a Idlib più bambini (33) che in tutto il 2018 (31), mentre dal 15 gennaio 2020, a causa della crescente violenza nella zona, sono morti 34 minori, di cui 14 ragazze e 20 ragazzi (dati forniti dall'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari).
Thousands of Syrian children are being forced to flee their homes again as the violence in #Idlib and #Aleppo increases. We are calling for all parties to protect innocent citizens and #STOPTHEWARONCHILDREN pic.twitter.com/SFiyVvAhab
— Save the Children (@save_children) February 1, 2020
«Il numero di famiglie a Idlib e Aleppo costrette ancora una volta alla fuga per salvare la propria vita è enorme. Stiamo vedendo migliaia di convogli con veicoli che si allungano a perdita d’occhio, mentre le persone raccolgono quel poco che hanno e si muovono sperando di raggiungere un luogo sicuro. I nostri partner ci dicono che stanno assistendo a una situazione senza precedenti», ha detto Sonia Khush, Direttore di Save the Children per la Siria.
Chi fugge, però, rischia di rimanere intrappolato tra il confine turco chiuso, da un lato, e dalla linea del fronte che avanza, dall'altro.
Ad aggravare la situazione negli ultimi giorni c'è un aumento della tensione tra la Russia, sostenitrice di Assad, e la Turchia, che appoggia i ribelli, a causa delle violenze tra siriani e turchi. Lunedì 3 febbraio il ministero della Difesa turco ha dichiarato che sette soldati e un civile di nazionalità turca sono stati uccisi a Idlib da bombardamenti dell'esercito siriano.
In risposta, le forze turche hanno lanciato un'operazione grazie alla quale sarebbero stati "neutralizzati" 76 soldati siriani.
Mercoledì il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha avvertito, informando il parlamento di Ankara, che avrebbe intrapreso ulteriori azioni se le truppe siriane non si fossero ritirate dai 4 avamposti di osservazione recentemente costruiti intorno alla città di Saraqib, situata ad est di Idlib e attualmente circondata dalle truppe del regime siriano.
La maggior parte degli analisti politici - come scrive Adam Taylor su Washington Post - ritiene che Turchia e Siria si trovino attualmente in uno stato di guerra non dichiarata.
Un conflitto turco-siriano reale rappresenterebbe un disastro geopolitico di grandi proporzioni poiché metterebbe a dura prova le relazioni di Erdogan con Teheran (alleata di Assad) e Mosca (che appoggia l'offensiva a Idlib con aerei della flotta militare) e coinvolgerebbe Stati Uniti, Canada e gran parte dell'Europa poiché la Turchia, oltre ad essere alleata dell'America, è anche membro della NATO.
Tuttavia la più grande preoccupazione di Erdogan è che i siriani possano tentare di fuggire in Turchia a seguito dell'avanzata di Assad.
La marcia al confine dello scorso fine settimana sebbene abbia avuto un valore simbolico non ha escluso del tutto la speranza di riuscire a oltrepassare il confine, impresa non del tutto impossibile, nonostante il rafforzamento dei controlli, attraverso il pagamento di denaro alla polizia di frontiera.
Hundreds of civilians from #Idlib region march to the Turkish border escaping from the recent offensive by #Assad and #Russia. They named that march "From Idlib to Berlin" indicating that they will flee to Europe shall Assad take over the region. #IdlibToBerlin pic.twitter.com/WRdJ62J4rV
— Abdulkarim Ekzayez (@kareemekzayez) February 2, 2020
Ma la maggior parte di chi fugge non ha denaro ed è costretta ad attendere un tempo indefinito nei campi profughi lungo il confine, al freddo, alle intemperie e senza assistenza medica.
Intanto otto associazioni hanno chiesto l'immediato cessate il fuoco. Il gruppo, che include Norwegian Refugee Council, Save the Children, Care e International Rescue Committee, ha definito la situazione “una catastrofe umanitaria".
Desperate families are fleeing as brutal violence escalates in Idlib, Syria.
UNICEF is working with partners to reach children with lifesaving health care, hygiene kits, water and food. #ChildrenUnderAttack pic.twitter.com/NOzjCNLrh6
— UNICEF (@UNICEF) February 5, 2020
Jan Egeland, responsabile di Norwegian Refugee Council, ha avvertito che i nuovi arrivati al confine non avrebbero trovato un posto in cui stare.
«I campi profughi ospitano un numero di persone pari a cinque volte la loro capienza e i prezzi degli affitti sono saliti alle stelle nelle città del nord-ovest", ha dichiarato.
«Chiediamo alla Turchia di permettere a queste famiglie terrorizzate di cercare sicurezza oltre il confine o nelle aree di controllo della Turchia in Siria», ha aggiunto.
Andrew Morley, responsabile di World Vision International, ha affermato che i bambini dormono in campi allagati e che alcune famiglie bruciano i propri vestiti per riscaldarsi.
«L'esodo delle persone è sconcertante e ogni giorno si aggiungono altre decine di migliaia», ha concluso Morley.
The scale of the displacement in a idlib is mind boggling. Over one million people have fled since the beginning of the offensive, now it’s reaching crisis point as people flood toward the relative safety of the border areas to espace the bombing. pic.twitter.com/6sn1DnQlO8
— Emma Beals (@ejbeals) February 4, 2020
Pur di fuggire alcuni scappano a piedi, altri dormono nelle proprie auto, mentre gli aerei da guerra siriani e russi bombardano le autostrade che conducono a nord verso la Turchia.
«Gli attacchi aerei e terrestri nella provincia di Idlib stanno causando "enormi ondate di sfollamenti e gravi perdite di civili", causando inaccettabili sofferenze umane che devono fermarsi ora», ha detto Geir Pedersen, inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, nel corso di una riunione del Consiglio di sicurezza convocata d'urgenza giovedì.
The tragedy of war.
The people of Idlib are again on the move. Heartbreaking. @akhbar pic.twitter.com/lGMNH5uXV4
— Jenan Moussa (@jenanmoussa) February 4, 2020
«Abbiamo visto immagini caotiche, città dopo città, di auto dirette in ogni direzione cercando di fuggire. Le persone che arrivano non riescono a trovare un riparo adeguato. Decine di migliaia sono stipate in scuole, moschee ed edifici incompleti. Molte vivono in tende nel fango, esposte al vento, alla pioggia e al freddo», ha dichiarato Mark Lowcock, sottosegretario generale delle Nazioni Unite con delega agli affari umanitari e alla coordinazione delle emergenze.
A humanitarian catastrophe is unfolding in NW Syria: every morning we wake up to more reports of shelling and airstrikes on dozens of communities. My update to the Security Council just now ➡️https://t.co/x0vOGyFAp8
— Mark Lowcock (@UNReliefChief) February 6, 2020
Lowcock ha inoltre annunciato lo stanziamento di 30 milioni di dollari del Fondo di risposta alle emergenze (CERF) per potenziare immediatamente i ripari e altre forme di assistenza ai migliaia di civili coinvolti in una catastrofe umanitaria ripetutamente annunciata.
Today I released $30 million from @UNCERF to immediately scale-up shelter & other critical assistance to thousands of civilians bearing the brunt of the unfolding humanitarian catastrophe in NW Syria. https://t.co/0b30KDJjSx
— Mark Lowcock (@UNReliefChief) February 6, 2020
foto in anteprima via UNOCHA