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La partecipazione del Segretario Generale dell’ONU Guterres al vertice dei paesi BRICS in Russia: una mano tesa a Putin, uno schiaffo in faccia al diritto internazionale

25 Ottobre 2024 5 min lettura

La partecipazione del Segretario Generale dell’ONU Guterres al vertice dei paesi BRICS in Russia: una mano tesa a Putin, uno schiaffo in faccia al diritto internazionale

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In un panorama globale sempre più destabilizzato, che vede a rischio la tenuta del diritto internazionale e degli organismi chiamati a farlo rispettare, la partecipazione del Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres al Summit dei paesi BRICS in Russia (a Kazan, nel Tatarstan) è stata un errore macroscopico. 

La diplomazia e le relazioni internazionali avvengono sia a porte chiuse che a porte aperte. Questo è un principio irrinunciabile poiché altrimenti, in caso di conflitti, varrebbe solo e soltanto la legge del più forte, promossa fino all’annientamento del nemico. Deve perciò valere la ragion pratica, non l’astratta purezza morale.

Ma proprio per questo bisogna valutare anche gli effetti di come quella ragione è applicata. E sebbene sia fondamentale lasciare sempre aperti canali di comunicazione, ciò che viene fatto a porte aperte ha prima di tutto un valore simbolico, esercita un certo grado di soft power attraverso il prestigio e l’accreditamento. Mette in campo una capitale comunicativo spendibile da altri attori proprio nelle discussioni a porte chiuse. Nel caso del Summit di Kazan, questo capitale è stato incassato dal Presidente russo Vladimir Putin, su cui pende un mandato di cattura della Corte Penale Internazionale (CPI) per la deportazione di minori ucraini. Mandato di cattura che imporrebbe quindi di ridurre al minimo i contatti diretti, in particolare nelle occasioni ufficiali.

António Guterres è andato invece a stringere la mano a un ricercato internazionale, che rischia di essere arrestato qualora poggi il piede in uno dei paesi che hanno ratificato lo Statuto di Roma. Tra questi non c’è la Russia, ma c’è per esempio il Sudafrica, ed è il motivo per cui nel luglio 2023 Putin non andò al Summit dei paesi BRICS che si tenne a Johannesburg, mandando al proprio posto il ministro degli Esteri Sergej Lavrov. 

La presenza di Guterres è avvenuta nei giorni in cui il Pentagono confermava gli allarmi avanzati da Ucraine Corea del Sud sulla presenza in Russia di truppe della Corea del Nord. Un escalation dell’invasione su larga scala che coinvolge ora gli eserciti di due potenze nucleari.

In uno scenario simile, Putin ha tutto l’interesse di sminuire l’autorità della CPI e degli organismi internazionali, di mostrare che non può essere isolato rispetto alla sua idea di un ordine mondiale multipolare costruito sulle macerie sacrificali di paesi come l’Ucraina. Di mostrarsi lupo tra agnelli che è suo diritto sbranare, o tra compagni di branco. Il Segretario Generale si è prestato al ruolo di comprimario di tutto rispetto per questi giochi di potere, rafforzando l’idea che nel panorama globale il più forte abbia ragione e meriti lo statuto di eccezionalità. O che la totalità di un paese coincida con i suoi autocrati e i cerimoniali che stendono come un lunghissimo tappeto sopra distese di cadaveri.

Le immagini valgono più di mille discorsi: Guterres che stringe la mano a Putin con un inchino di riverenza, o abbraccia il dittatore bielorusso Aljaksandr Lukašenka sono uno schiaffo in faccia alle vittime del conflitto, ai dissidenti che lottano per liberare i propri paesi dalle catene dell’oppressione; a dissidenti, giornalisti e attivisti in carcere. Va inoltre ricordato che la Bielorussia ospita alcuni centri dove i minori ucraini vengono deportati e “rieducati” affinché imparino “ad amare la patria russa”. Un tale spettacolo è andato in scena il 24 ottobre, ovvero nella Giornata delle Nazioni Unite; e dopo aver rifiutato lo scorso giugno di partecipare al Summit di pace sull’Ucraina, in Svizzera.

“Abbiamo bisogno di pace in Ucraina. Una pace giusta, in linea con la Carta delle Nazioni Unite, il diritto internazionale e le risoluzioni dell'Assemblea Generale” ha detto nel suo intervento, dopo aver fatto analoghe richieste per Gaza, Libano e Sudan. Lasciando perciò fuori teatri di conflitto come la Siria o lo Yemen, evidentemente per non recare disturbo agli invitati. Ma proprio omissioni del genere sono il problema che si crea nel varcare simili porte in pubblico: troppi elefanti nella stanza che costringono a tenere lo sguardo basso, mentre vengono platealmente ignorati.

Ad evidenziare la portata dell’errore ci ha pensato lo stesso Putin, che nel suo intervento ha manifestato l’esigenza per le Nazioni Unite di “cambiare le strutture create decenni fa, ora che il mondo sta cambiando” dando lezioni di riformismo in faccia a Guterres. Ma Putin ha anche glissato sulla già citata presenza di truppe nordocoreane nel paese, intanto che accusava l’Occidente di aver “inasprito” la guerra in Ucraina e di voler distruggere la Russia.

Pensare che la presenza del Segretario Generale abbia rappresentato un successo diplomatico, o una tappa necessaria per un percorso volto a porre fine all’invasione su larga scala dell’Ucraina, manca forse dei necessari strumenti per interpretare la psicologia del potere di Putin. L’Ucraina è un paese che non esiste per il Cremlino, se non come pura proprietà; ogni mossa volta a rafforzare questa visione è una sconfitta per qualunque percorso di “giusta pace”. E Guterres oltre a questo errore ha in passato alimentato l’idea che si debbano alleggerire le sanzioni verso Bielorussia e Russia per risolvere il problema dell’insicurezza alimentare.

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Sempre in tema di decisioni dubbie, del resto, è arrivato negli scorsi giorni lo scoop di Radio Free Europe/Radio Liberty, secondo cui un’agenzia delle Nazioni Unite, la IAEA (Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica) avrebbe finanziato dei progetti di ricerca nella Crimea occupata tra il 2016 e il 2019, condotti da istituto di ricerca di Stato russi. Questo nonostante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite avesse adottato già nel 2014 una risoluzione per respingere le rivendicazioni russe nella ragione. In alcuni documenti interni dell’agenzia ottenuti da RFE/RL, inoltre, due membri della delegazione russa che parteciperanno a un evento a Mosca sponsorizzato dall’IAEA sono indicati come provenienti da “Donec'k, Federazione Russa”.

Nel maggio 2023, invece, c'erano state polemiche per l'incontro tra Maria Lvova-Belova, ministra per l'Infanzia russa e Virginia Gamba, rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per i bambini e i conflitti armati. L'incontro era avvenuto due mesi dopo l'emissione del mandato di cattura internazionale per Putin e per la stessa Lvova-Belova, sollevando quindi dubbi sull'osservanza dei regolamenti previsti in casi del genere per i funzionari delle Nazioni Unite.

“La guerra è il male”, disse António Guterres visitando l’Ucraina nell’aprile 2022. Erano i giorni in cui il mondo scopriva gli orrori di Bucha, una delle tante pagine nere di una storia che il popolo ucraino non avrebbe certo voluto vivere. Visitando quei luoghi, il Segretario Generale delle Nazioni Unite invocò un percorso di verità e giustizia: “Sostengo in pieno il lavoro della Corte Penale Internazionale e faccio appello alla Federazione russa affinché accetti di collaborare alle indagini”. La guerra, infatti, non è un’entità metafisica che si manifesta usando uomini, donne e bambini come marionette di una tragedia epocale. È il prodotto di persone forgiate dalle catene di comando, secondo la logica del dominio. Quel “male” di cui Guterres parlava allora ha nomi e cognomi, protagonisti eccellenti e banali esecutori. E le immagini del Summit di Kazan allontano il giorno in cui saranno chiamati a rispondere.

(Immagine in anteprima: frame via YouTube)

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