L’impatto devastante di 15 mesi di guerra su Gaza
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Una carneficina. L’impatto di 15 mesi di guerra su Gaza è devastante: oltre 46mila morti, secondo i dati degli operatori sanitari locali (ma potrebbero essere di più, secondo uno studio di The Lancet), centinaia di migliaia di feriti (molti con danni permanenti), abitazioni rase al suolo, scuole e ospedali distrutti, devastazioni ambientali e danni ai terreni agricoli a lungo termine. Altissimo il conto pagato anche dagli operatori dei media: secondo i dati raccolti dal Comitato per la Protezione dei Giornalisti (CPJ) sono almeno 165 i giornalisti e gli operatori dei media uccisi a Gaza, in Cisgiordania, in Israele e in Libano.
Quando Israele ha iniziato a bombardare Gaza in risposta all’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, alcuni analisti avevano detto che stava iniziando qualcosa di inedito. Ma, probabilmente, in pochi pensavano che sarebbe iniziata la guerra più lunga di Israele dal conflitto del 1948 che portò alla creazione dello Stato israeliano.
L’attacco di Hamas è stato senza precedenti: circa 1.200 persone sono state uccise, in larghissima parte civili, 251 sono state prese in ostaggio a Gaza. La risposta di Israele è stata feroce. Dopo un breve cessate il fuoco e un accordo per il rilascio degli ostaggi nel novembre 2023, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha giurato di continuare a combattere fino a quando non avrebbe ottenuto una “vittoria totale” su Hamas. L'Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha parlato a proposito di Israele di “un'apparente indifferenza alla morte di civili e all'impatto dei mezzi e dei metodi di guerra”.
Organizzazioni per i diritti umani, studiosi, governi stranieri hanno accusato Israele di genocidio. Il Sudafrica ha presentato un'istanza alla Corte Internazionale di Giustizia. In una lunga riflessione, pubblicata sul Guardian (qui una sintesi su Valigia Blu), Omer Bartov, ex soldato delle Forze di Difesa Israeliane e storico del genocidio, ha scritto che entro il maggio 2024 “non era più possibile negare che Israele fosse impegnato in crimini di guerra sistematici, crimini contro l'umanità e azioni genocidiarie”.
A novembre la Corte Penale Internazionale (CPI) ha convalidato le richieste di mandato di arresto internazionale presentate dal procuratore generale Karim Khan nei confronti di Netanyahu e l’ex ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, per crimini di guerra legati al conflitto. Anche per il leader militare di Hamas Mohammed Deif è stata convalidata la richiesta.
“Il sacrificio è stato così grande, la miseria così totale e il futuro di Gaza così incerto che pochi possono affermare con certezza che tutto questo sia valso la pena o che possa giovare alla sicurezza di Israele nel lungo termine”, scrive l’editorialista del Guardian Patrick Wintour. “Il danno alla reputazione di Israele potrebbe durare decenni”.
Di cosa parliamo in questo articolo:
Morti e feriti a Gaza
Più di 46mila palestinesi sono stati uccisi a Gaza dagli attacchi israeliani, secondo i dati del ministero della Salute di Gaza. Si tratta del 2% della popolazione totale di Gaza prima della guerra, un morto ogni 50 persone, nella maggior parte si tratta di civili. Finora sono state identificate oltre 40mila salme, tra cui 13.319 bambini. I feriti sono 110mila, più di un quarto con danni permanenti.
Queste cifre, però, potrebbero sottostimare il reale bilancio delle vittime. Secondo uno studio, soggetto a peer-review, appena pubblicato su The Lancet, a cura di ricercatori della London School of Hygiene & Tropical Medicine, Yale University e altre istituzioni, i morti potrebbero essere più di 70mila. Questo perché il conteggio ufficiale comprende le persone uccise da bombe e proiettili, i cui corpi sono stati recuperati e sepolti. Non si hanno informazioni su chi è rimasto sepolto in edifici crollati, chi è morto per lesioni traumatiche, chi per fame o malattie infettive, a causa del collasso del sistema sanitario durante i bombardamenti.
Un alto funzionario israeliano, commentando lo studio, ha affermato che le forze armate israeliane hanno fatto di tutto per evitare vittime tra i civili e che “le cifre fornite in questo rapporto non riflettono la situazione sul campo”. L'IDF ha affermato di aver ucciso 17mila combattenti di Hamas al settembre 2024, senza però precisare come ha stabilito questa cifra.
I funzionari israeliani mettono in dubbio anche i dati forniti dalle autorità di Gaza, sostenendo che, poiché Hamas controlla il governo, i funzionari sanitari di Gaza non possono fornire cifre affidabili. Tuttavia, i dati forniti dalle autorità di Gaza sono stati finora affidabili. Il numero dei morti conteggiati dagli investigatori delle Nazioni Unite per i conflitti intercorsi tra il 2009 e il 2021 corrispondeva con quelli raccolti dal ministero della Salute di Gaza.
Il “domicidio” e gli sfollamenti forzati
I bombardamenti israeliani hanno devastato interi quartieri di Gaza. Nove abitazioni su 10 nel territorio sono state distrutte o danneggiate, secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite. Anche scuole, ospedali, moschee, cimiteri, negozi e uffici sono stati ripetutamente colpiti. I bombardamenti sono stati così intensi e sistematici che alcuni accademici hanno proposto di inserire il “domicidio” tra i nuovi crimini di guerra.
E dove le case non sono state distrutte, chi le abitava è stato costretto ad andarsene. L'80% del territorio di Gaza è stato sottoposto a ordini di evacuazione ancora attivi a fine dicembre. Circa 1,9 milioni di persone – il 90% della popolazione – sono state sfollate, molte di loro sono state costrette a spostarsi ripetutamente.
Centinaia di migliaia di persone vivono ora in tendopoli e in rifugi sovraffollati, con scarse condizioni igieniche e accesso a poca acqua pulita. La guerra ha lasciato, inoltre, più di 40 milioni di tonnellate di detriti, gli edifici crollati potrebbero essere pieni di esplosivi e bombe inesplose. Un alto funzionario delle Nazioni Unite per lo sminamento ha avvertito in primavera che potrebbe volerci più di un decennio per rimuoverli.
L'esercito israeliano afferma che la sua lotta è contro Hamas e non contro Gaza, che i suoi bombardamenti sono proporzionali alle minacce e che fa ogni sforzo per avvertire i cittadini di attacchi imminenti.
Scuole e istruzione
Quasi tutti gli edifici scolastici di Gaza sono stati danneggiati o distrutti e nessuno è in funzione. I 660mila bambini in età scolare di Gaza non hanno accesso all'istruzione formale da più di un anno.
Il 7 ottobre 2023 a Gaza c'erano 564 edifici scolastici. Di questi, 534 sono stati danneggiati o distrutti e 12 sono classificati come “probabilmente danneggiati”. Lo stato delle restanti 18 scuole “non è attualmente noto”, ha dichiarato l'Unicef in un rapporto dello scorso ottobre.
Le scuole gestite dall'agenzia Unrwa per le scuole palestinesi sono state trasformate in rifugi di emergenza. Ospitano un gran numero di sfollati e sono chiaramente indicate sulle mappe, ma molte sono state bombardate, alcune più volte.
Secondo un rapporto dell’Università di Cambridge e delle Nazioni Unite, la guerra ritarderà l'istruzione fino a cinque anni e rischia di creare una generazione perduta di giovani traumatizzati in modo permanente.
Ospedali e assistenza sanitaria
L’immagine di Hussam Abu Safiya, pediatra palestinese e direttore dell'ospedale Kamal Adwan di Beit Lahiya, l’ultimo rimasto nella parte settentrionale di Gaza, che si inerpica tra le macerie per entrare in un tank isralieano, è diventata un simbolo della sistematica distruzione del sistema sanitario di Gaza, bersaglio di violazioni del diritto internazionale. Secondo molti analisti, questa distruzione mira a cancellare la vita civile e costringere la popolazione alla fuga o all’annientamento.
Dall'inizio della guerra sono stati registrati 654 attacchi a strutture sanitarie, come ha dichiarato l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) recentemente. Oltre 1.050 operatori sanitari, tra cui infermieri, paramedici, medici e altro personale medico, sono stati uccisi, molti sul posto di lavoro. Decine di operatori sanitari sono stati arrestati, almeno tre sono morti sotto la custodia di Israele.
Alla fine del 2024, solo 17 dei 36 ospedali di Gaza erano anche solo parzialmente funzionanti. I servizi sono stati potenziati da 11 ospedali da campo, ma i controlli israeliani sull'ingresso degli operatori umanitari hanno fatto sì che questi fossero spesso a corto di medici e di forniture mediche.
Una commissione delle Nazioni Unite ha concluso che gli “attacchi incessanti e deliberati di Israele contro il personale e le strutture mediche” costituiscono crimini di guerra. Si tratta di “una politica concertata per distruggere il sistema sanitario di Gaza come parte di un'aggressione più ampia su Gaza”, ha rilevato la Commissione d'inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi occupati.
La mancanza di ospedali, di personale sanitario e di medicinali ha aggravato le sofferenze delle persone ferite durante la guerra e affette da malattie causate o aggravate dalla mancanza di riparo, cibo e acqua pulita.
Miseria, malnutrizione e carenza di aiuti
I controlli israeliani sugli aiuti che entrano a Gaza e la distruzione della produzione agricola hanno portato a miseria e malnutrizione diffuse.
A novembre le Nazioni Unite hanno dichiarato che gli aiuti e le spedizioni commerciali a Gaza erano ai livelli più bassi dall'ottobre 2023, mentre un ente di controllo internazionale ha parlato di carestia probabilmente “imminente” nella Striscia di Gaza settentrionale.
A gennaio, l'ONU ha dichiarato che il 96% dei bambini sotto i due anni e delle donne di Gaza non riceveva le sostanze nutritive necessarie, che 345mila persone si trovavano in una situazione di carenza alimentare catastrofica e che 876mila erano esposti a livelli di emergenza di insicurezza alimentare.
Israele ha dichiarato di non aver limitato le spedizioni di aiuti e ha attribuito la responsabilità di eventuali carenze logistiche alle agenzie umanitarie o al furto di aiuti alimentari da parte di Hamas.
Gli impatti ambientali
Almeno metà della copertura di alberi di Gaza è stata rasa al suolo, il suolo e l'acqua sono stati contaminati e i danni ai terreni agricoli sono enormi. Secondo gli ecologisti e gli accademici, la distruzione avrà un impatto a lungo termine sugli ecosistemi, sulla biodiversità, sulla sicurezza alimentare e sulla salute dei residenti.
Alcuni danni sono stati causati direttamente dagli attacchi israeliani alle aziende agricole e ad altre infrastrutture. A marzo di quest'anno, circa il 40% della terra di Gaza precedentemente utilizzata per la produzione alimentare era stata distrutta, secondo un'indagine di Forensic Architecture.
L'esercito israeliano ha danneggiato o distrutto almeno 31 dei 54 serbatoi d'acqua alla fine di agosto, ha rilevato Human Rights Watch. I residui tossici delle munizioni e degli incendi hanno inquinato sia il suolo che le riserve idriche.
Poi ci sono i danni indiretti. Quando Israele ha interrotto le forniture di carburante, elettricità e prodotti chimici nella prima settimana di guerra, tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue e la maggior parte degli impianti di pompaggio delle acque reflue sono stati costretti a chiudere, causando lo straripamento delle acque reflue in mare e nelle falde acquifere.
I giornalisti uccisi sul campo
Il Comitato per la Protezione dei Giornalisti (CPJ), ha chiesto un “accesso incondizionato” a Gaza per indagare sui crimini contro i media. E ha esortato le autorità egiziane, palestinesi e israeliane a consentire l'accesso dei giornalisti stranieri a Gaza, al momento impedito.
Dal 7 ottobre 2023, secondo le segnalazioni raccolte dal CPJ, sono almeno 165 i giornalisti e gli operatori dei media uccisi a Gaza, in Cisgiordania, in Israele e in Libano, 49 giornalisti feriti, due scomparsi, 75 arrestati. È il conflitto più letale per i giornalisti da quando il CPJ ha iniziato a raccogliere dati nel 1992.
Ad oggi, il CPJ ha stabilito che almeno 11 giornalisti e due operatori dei media sono stati direttamente presi di mira dalle forze israeliane in uccisioni che il CPJ classifica come omicidi. Gli ultimi cinque sono stati uccisi in un attacco aereo israeliano nel centro di Gaza lo scorso 26 dicembre. “Dall'inizio della guerra a Gaza, i giornalisti stanno pagando il prezzo più alto - la vita - per i loro servizi. Senza protezione, attrezzature, presenza internazionale, comunicazioni o cibo e acqua, continuano a fare il loro lavoro cruciale per raccontare al mondo la verità”, ha dichiarato il direttore di CPJ Carlos Martinez de la Serna. “Ogni volta che un giornalista viene ucciso, ferito, arrestato o costretto all'esilio, perdiamo frammenti di verità. I responsabili di queste vittime devono affrontare un doppio processo: uno secondo il diritto internazionale e l'altro davanti allo sguardo implacabile della storia”.
Immagine in anteprima via BBC