“Crimine contro l’umanità”: il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria chiede la liberazione da Guantánamo di un prigioniero palestinese
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Il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria (UNWGAD) ha dichiarato che la detenzione del prigioniero di Guantánamo Abu Zubaydah non ha alcuna base legale e ha chiesto il suo immediato rilascio. Secondo il parere rilasciato dall’UNWGAD, la privazione sistematica della libertà nel campo Guantánamo può "costituire un crimine contro l'umanità".
Come fa notare sul Guardian Julian Borger, nel documento reso pubblico venerdì si evidenzia anche la complicità del Regno Unito, tra gli altri paesi, nella tortura e nel trattamento crudele, inumano o degradante di Zubaydah durante i suoi oltre 20 anni di detenzione.
Abu Zubaydah (il cui vero nome è Zayn al-Abidin Muhammed Husayn) è un palestinese di 52 anni, cresciuto in Arabia Saudita e catturato in Pakistan nel marzo 2002, che è stato detenuto e torturato in una serie di black sites della CIA prima di essere trasferito nel 2006 nel campo di prigionia nella Baia di Guantánamo. Gli Stati Uniti hanno inizialmente affermato che fosse il "numero tre" di Al-Qaeda, ammettendo poi in seguito che non lo era. Tuttavia, per gli Stati Uniti Zubaydah avrebbe aiutato i jihadisti a raggiungere l'Afghanistan per addestrarsi prima degli attacchi dell'11 settembre 2001.
Quella gestita dalla CIA è stata una rete di prigioni segrete all'estero, che dal 2002 al 2006 ha tenuto più di 100 persone al di fuori della giurisdizione degli Stati Uniti e lontano dal Comitato Internazionale della Croce Rossa. Abu Zubaydah, come riporta il New York Times, è stato il primo prigioniero di una di queste strutture.
Quello della UNWGAD rappresenta il primo caso in cui un organismo internazionale si riferisce al campo di prigionia di Guantánamo come a un potenziale crimine contro l'umanità. È inoltre la prima volta che un organismo di questo tipo si pronuncia contro gli Stati Uniti per la detenzione di Abu Zubaydah, e si tratta della prima sentenza internazionale contro il Regno Unito, il Marocco, la Thailandia e l'Afghanistan, tutti ritenuti complici di detenzioni arbitrarie, consegne e torture.
Il Pakistan, invece, è stato giudicato parzialmente responsabile per aver partecipato all'arresto e alla consegna di Zubaydah, così come Polonia e Lituania per aver ospitato black sites. Nel 2018, La Corte europea dei diritti dell'uomo aveva già riconosciuto Lituania e Romania responsabili della partecipazione alla rete di strutture di detenzione segrete e ai voli di consegna.
Il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite è un organismo che emette sentenze legali per conto della comunità internazionale. Queste sentenze non sono tuttavia vincolanti, e l’UNWGAD non ha il potere di far rispettare i propri rilievi. L'attuale gruppo è composto da avvocati, professori di diritto ed ex giudici provenienti da Malesia, Nuova Zelanda, Ucraina, Ecuador e Zambia.
Per Helen Duffy, avvocata internazionale che ha portato il caso di Zubaydah di fronte alle Nazioni Unite, il parere dell'UNWGAD “icorda con forza la totale illegalità di Guantánamo e, in particolare, della situazione di Zubaydah”. Mentre il tenente colonnello Chantell M. Higgins, marine e avvocato difensore di Zubaydah, ha dichiarato che la condanna dovrebbe fornire "un maggiore incentivo per gli Stati Uniti a trovare un posto per lui e a rilasciarlo".
Nel campo di Guantánamo sono attualmente detenute 30 persone, di cui solo una è stata condannata per un crimine. Dieci sono coinvolte in procedimenti giudiziari militari, sebbene in molti casi i processi non siano ancora iniziati. Per 16 detenuti, invece, è stato raccomandato il trasferimento in un altro paese, in attesa di garanzie. Zubaydah è uno dei tre “prigionieri a vita” per cui non sono state formalizzate accuse né richiesti trasferimenti.
Immagine in anteprima: Photographers Mate 1st Class Shane T. McCoy, Public domain, via Wikimedia Commons