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La storia di Greta, 16 anni, che ogni venerdì protesta davanti al Parlamento svedese contro il cambiamento climatico

21 Dicembre 2018 8 min lettura

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La storia di Greta, 16 anni, che ogni venerdì protesta davanti al Parlamento svedese contro il cambiamento climatico

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Stoccolma. Oggi è venerdì. E come tutti i venerdì Greta Thunberg, 16 anni da compiere a gennaio, non andrà a scuola per manifestare all'esterno della sede del Parlamento svedese affinché vengano adottate misure adeguate contro il cambiamento climatico che minaccia il pianeta.

Ieri, con un post su Instagram e Twitter, come accade ormai da settimane, ha invitato gli studenti di tutto il mondo a unirsi a lei in questa battaglia, protestando nelle proprie città, utilizzando gli hashtag #SchoolsStrike4Climate #ClimateStrike #FridaysForFuture e andando sul sito FridayForFuture per consultare le iniziative programmate e parteciparvi o per comunicare quelle organizzate localmente  aggiungendole alla mappa.

Oggi sono previsti scioperi di studenti in alcune città della Svizzera (Basilea, Berna, San Gallo e Zurigo, dove lo scorso 14 dicembre 500 studenti hanno già manifestato), organizzati attraverso gruppi che si sono coordinati via WhatsApp, in numerose città della Germania tra cui Berlino, Colonia, Francoforte, Kiel, Oldenburg, Stoccarda che utilizzeranno lo slogan “Der #Klimawandel Macht Keine Ferien” (“il cambiamento climatico non va in vacanza” con una chiara allusione alle prossime festività natalizie), a Dublino e, naturalmente, a Stoccolma e in altre città della Svezia.

Lo scorso 30 novembre in Australia, durante l'orario scolastico, migliaia di studenti dai 5 ai 18 anni di più di 200 istituti hanno manifestato nelle principali città contro le politiche inadeguate del governo sul clima e per chiedere interventi immediati, ispirati dalla protesta di Greta che andava già avanti da più di tre mesi.

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Gli studenti del Regno Unito, invece, hanno scelto la data del prossimo 15 febbraio per protestare nel proprio paese e stanno invitando, fin da ora, gli studenti delle altre nazioni, a cominciare dalla Svezia, a fare altrettanto quel giorno, unendosi alla protesta.

Il numero di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, sostenuti dai genitori, che vogliono far sentire la propria voce a difesa del pianeta chiedendo azioni concrete, sta crescendo progressivamente e velocemente grazie alla consapevolezza che provvedimenti seri ed immediati debbano essere adottati subito dai singoli stati. Chiunque ignori questo grido di allarme è responsabile del disastro che continua a compiersi ai danni delle future generazioni che avvertono la necessità di scendere in strada per non tacere e per mettere pressione sui rispettivi governi.

La spinta che Greta Thunberg ha dato a questo movimento, con una protesta inizialmente solitaria all'esterno del Parlamento del suo paese, è importante e determinante. Per ripercorrerne la storia bisogna tornare qualche anno indietro. A raccontarla a Democracy Now! è il papà di Greta, Svante, in un'intervista rilasciata durante la Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (COP 24) che si è tenuta a Katowice, in Polonia, dal 3 al 15 dicembre, alla quale Greta ha partecipato.

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Quando ha iniziato a interessarsi al cambiamento climatico, grazie agli insegnanti che hanno affrontato in classe l'argomento, Greta aveva solo 8 anni. L'idea che la bambina si era fatta - per sua stessa ammissione - era che fosse molto strano che gli uomini - una specie animale tra le altre - potessero essere in grado di cambiare il clima, perché se così fosse stato e se era quello che stava davvero accadendo, non si sarebbe dovuto parlare d'altro e quella sarebbe dovuta diventare una priorità.

Dopo anni di letture e approfondimenti, nel 2014, Greta si è resa conto che se da un lato tutti sostenevano che bisognasse intervenire con urgenza per fermare il cambiamento climatico, dall'altro adottavano un comportamento esattamente contrario. La sensazione di totale impotenza di fronte all'incoerenza di questi atteggiamenti ha spinto la ragazza verso la depressione. Greta ha così smesso di mangiare e parlare, non ha voluto più frequentare la scuola ed è rimasta a casa per circa un anno. Il padre, attore professionista, e la madre, cantante lirica di una certa fama, hanno dovuto sospendere le rispettive carriere per seguire la figlia che poi si è scoperto essere affetta dalla sindrome di Asperger.

La consapevolezza di poter comunque provare a cambiare una situazione che non sopportava ha dato a Greta la forza di ricominciare a mangiare e a parlare per poter trasformare la sua condizione e realizzare qualcosa di positivo. «Insomma, qual è il punto di sentirsi depressa quando potrei davvero fare qualcosa di buono?» ha raccontato ad Amy Goodman di Democracy Now!

La determinazione di Greta di fronte al problema del cambiamento climatico e il sostegno dei genitori, che a loro volta si erano battuti per temi altrettanto importanti come il rispetto dei diritti umani e la questione dei rifugiati, ha generato, nel corso di un paio di anni, un cambiamento radicale delle abitudini familiari dopo discussioni e confronti.

Greta è vegana, per motivi etici ed ecologici. La famiglia, composta oltre che dai genitori anche da una sorella di tre anni più piccola, prova a seguire la sua scelta. Insieme viaggiano esclusivamente con l'auto elettrica. Greta non fa acquisti a meno che non si tratti di qualcosa di strettamente necessario.

A ispirarla a manifestare per l'ambiente all'esterno del parlamento svedese sono stati i ragazzi di Parkland, all'indomani della strage avvenuta il 14 febbraio 2018 alla Marjory Stoneman Douglas High School in Florida. Se loro protestavano per chiedere un maggiore controllo sulla vendita delle armi, perché non fare altrettanto per domandare misure più severe per combattere il cambiamento climatico?

E così dal 20 agosto, alla vigilia delle elezioni politiche che si sarebbero tenute in Svezia il 9 settembre 2018, Greta ha iniziato il suo sciopero scolastico all'esterno del Parlamento a causa delle forti ondate di calore e degli incendi che avevano da poco colpito la Svezia (che nonostante la sua fama di essere una nazione che rispetta l'ambiente, produce emissioni molto elevate pro capite), chiedendo al governo svedese la riduzione delle emissioni di carbone come previsto dall'accordo di Parigi. Per le prime tre settimane Greta ha protestato tutti i giorni, saltando la scuola. Dalla quarta in poi, subito dopo lo svolgimento delle elezioni, tutti i venerdì.

Alla domanda perché le stia così a cuore la questione del cambiamento climatico la risposta è netta: «Perché quello che facciamo adesso non potrà essere cancellato dalle generazioni future. Stiamo decidendo adesso come vogliamo sia il nostro futuro». E alla domanda su come spiegherebbe il cambiamento climatico ai bambini risponde: «Dipende da quanti anni hanno, ma gli direi che dobbiamo cambiare ora, perché non viviamo entro confini planetari, e stiamo rischiando il futuro delle prossime generazioni andando avanti così. Dobbiamo cambiare adesso, perché domani potrebbe essere già tardi».

Discendente del chimico e fisico Svante Arrhenius - premio Nobel per la chimica nel 1903, primo scienziato a calcolare l'effetto serra causato dalle emissioni di biossido di carbonio nel 1896 e noto a molti come il "padre della scienza del cambiamento climatico" - Greta, da quando ha dato vita alle proteste, è stata invitata più volte a intervenire pubblicamente sulle conseguenze del cambiamento climatico e l'inerzia dei politici.

Lo scorso 22 ottobre, ad Helsinki, in occasione della più grande manifestazione mai realizzata in Finlandia contro il cambiamento climatico, davanti ad una folla di 10.000 persone, nel corso del suo intervento Greta ha detto: «Attualmente ogni giorno usiamo 100 milioni di barili di petrolio. Non ci sono politiche per cambiare questa situazione, non ci sono regole per far rimanere quel petrolio dov'è, quindi non possiamo salvare il mondo con queste regole, perché sono le regole a dover cambiare, tutto deve cambiare e bisogna iniziare da oggi ».

Prima di andare in Polonia, a Katowice, per partecipare alla COP24 Greta ha tenuto un TEDx talk a Stoccolma durante il quale ha raccontato la sua esperienza: da quando ha iniziato a interessarsi alla questione del cambiamento climatico da piccolissima, alla depressione, fino alla decisione di protestare fuori al Parlamento.

«Quando la scuola è ricominciata ad agosto ho deciso che dovevo fare qualcosa. Mi sono seduta a terra fuori al Parlamento svedese. Scioperavo dalla scuola per il clima.

Alcune persone hanno detto che avrei dovuto essere a scuola. Altri che avrei dovuto studiare per diventare una scienziata del clima e poter "risolvere" la crisi. Ma i termini della crisi sono ben noti. Abbiamo già dati e soluzioni. Tutto quello che dobbiamo fare è svegliarci e cambiare.

Perché dovrei studiare per un futuro che presto non ci sarà più? Quando adesso nessuno sta facendo qualcosa per salvaguardarlo? Che senso ha imparare a scuola, quando i dati più importanti, forniti dalla scienza di quello stesso sistema scolastico, chiaramente non significano nulla per i nostri politici e la nostra società?

Alcuni dicono che la Svezia è soltanto un piccolo paese e che non importa quello che facciamo. Se penso che pochi ragazzi riescono ad attirare l'attenzione in tutto il mondo soltanto non andando a scuola per qualche settimana, provate ad immaginare cosa potremmo fare tutti insieme se lo volessimo.

Siamo arrivati quasi alla fine del mio intervento quando la gente generalmente comincia a parlare di speranza: pannelli solari, energia eolica, economia circolare e così via.

Ma non ho intenzione di farlo. Sono 30 anni che parliamo e vendiamo idee positive. Mi dispiace ma non funziona. Perché se funzionasse, le emissioni sarebbero ormai diminuite. E non lo sono. E sì, abbiamo bisogno di speranza, certamente. Ma l'unica cosa di cui abbiamo bisogno più della speranza è l'azione. Una volta che iniziamo ad agire, la speranza si diffonde.

Quindi, invece di cercare la speranza, cerchiamo l'azione. Allora, e solo allora, la speranza arriverà».

Durante la COP24, Greta è intervenuta due volte. La prima il 3 dicembre, nel corso della giornata di apertura dei lavori, in presenza del Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres.

«Non siamo venuti qui per chiedere ai leader mondiali di prendersi cura del nostro futuro. Ci hanno ignorato in passato e ci ignoreranno ancora. Siamo venuti qui per far sapere loro che il cambiamento sta arrivando, che piaccia o meno. Le persone reagiranno alla sfida. E poiché i nostri leader si comportano come bambini, dovremo assumerci le responsabilità che avrebbero dovuto assumere loro molto tempo fa», ha dichiarato.

Il secondo intervento si è svolto il 12 dicembre durante la sessione plenaria.

In quell'occasione, nuovamente, Greta si è rivolta ai politici, senza mezzi termini: «Non siete abbastanza maturi per dire come stanno le cose, nemmeno su questa responsabilità che ci state lasciando. Ma a me non interessa essere popolare. Mi interessano la giustizia climatica e un pianeta vivibile. La nostra civiltà viene sacrificata per dare l'opportunità a un numero molto ristretto di persone di continuare a fare profitti. La nostra biosfera viene sacrificata in modo che i ricchi di paesi come il mio possano vivere nel lusso. Le sofferenze di molti pagano il lusso di pochi».

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Lo scorso 10 dicembre Time ha pubblicato l'elenco dei 25 teenager più influenti al mondo nel 2018. Greta è fra questi per essere fonte di ispirazione per centinaia di ragazzi che scendono in piazza perché credono fortemente che il proprio futuro e la salvezza di questo pianeta siano nelle loro mani.

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