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#Greece2012: Non vince l’Europa, vince chi ha rovinato il Paese

19 Giugno 2012 6 min lettura

#Greece2012: Non vince l’Europa, vince chi ha rovinato il Paese

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Leonardo Bianchi
@valigiablu - riproduzione consigliata

E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi?
Era una soluzione, quella gente.

-Kostantinos Kavafis
Radiobubble

Prima che i cittadini greci si recassero alle urne il 17 giugno, il giornale tedesco Bild ha vestito i panni del Buon Padre Di Famiglia Costernato Dal Figlio Degenere, ha intinto la penna nell’inchiostro della Minaccia e ha inviato un’accorata letterina alla popolazione ellenica:

Cari greci, siete un popolo fiero, una Nazione orgogliosa. Domani [17 giugno, nda] andrete a votare ancora. Voi dite: siamo liberi. Il Bild dice: è tutto nelle vostre mani. C’è una differenza. Se non volevate i nostri miliardi, ci sarebbe anche andato bene che voi votaste per un clown di destra o di sinistra. Ma, ormai da oltre due anni, la situazione è questa: i vostri bancomat continuano a darvi gli euro solo perché noi – tedeschi e altri Paesi – ve li abbiamo messi dentro. Nonostante questo, ci definite dei nazisti, circostanza che non troviamo divertente. […] Vogliamo essere chiari: se le elezioni le vincerà un qualsiasi partito che voglia porre fine all’austerità e alle riforme, violando ogni accordo, smetteremo di darvi soldi.

Alle sei e mezza di sera percorro via Ippokratous per raggiungere Radiobubble, vivace radio indipendente incorporata in un locale di Exarchia che negli ultimi anni ha svolto un eccellente lavoro nel diffondere – in più lingue e su più piattaforme – quello che sta succedendo in Grecia. Gli attivisti, i tweep e i giornalisti sono seduti nel dehor, incollati a portatili e tablet. I tavolini straboccano di bicchieri, caraffe d’acqua, boccali di birra, posacenere e cavi. Vicino all’ingresso del cafè campeggia un televisore collegato a un notebook che manda ininterrottamente in streaming Mega, NET TV e Skai (i maggiori canali greci).

"Questo dev'essere il più educato 'fottetevi' della storia"
Nel gruppo dove mi siedo c'è Theodora (@IrateGreek), cittadina greca cresciuta in Québec, laureatasi in filosofia all’Ecole Normale Supérieure e attualmente una delle maggiori contributrici del progetto. È senza lavoro stabile da tre anni e vive con la madre. Ogni mattina, appena sveglia, apre Twitter e rivolge (in inglese) una serie di domande agli account di figure politiche e istituzionali.

Mancano circa quindici minuti dall’uscita dei primi exit poll. La cameriera appoggia sul tavolo una bottiglietta di vetro e quattro bicchierini. Dentro c’è lo tsipouro, la grappa greca. Vengo invitato ad assaggiarlo. “Vedrai che ce ne sarà bisogno, sarà una lunga notte" mi dice Theodora. Sullo schermo finalmente appaiono i primi sondaggi, che confermano un testa a testa tra Nea Dimokratia e Syriza. “Mi sa che è meglio cominciare a fare le scorte di maalox”, dice una ragazza. Nel frattempo, arriva la notizia che nel seggio di Exarchia una decina di “giovani incappucciati” ha bruciato un’urna e aggredito due poliziotti, mandandoli all’ospedale. La rivendicazione dell’azione, presumibilmente compiuta da un gruppo anarchico, è apparsa il 18 giugno su Athens Indymedia.Mega, nell’attesa tra un exit poll e l’altro, propone un’infografica con la demografia del voto dei primi tre partiti. Nella fascia d’età 18-34 anni, il 20% ha votato ND, il 33% Syriza e il 6% Pasok. In quella 35-54, il 24% per ND, il 34% per Syriza, l’8% per il Pasok. Negli over 55, invece, il 39% ha votato ND, il 20% Syriza e il 17% Pasok. A intervalli regolari il rombo delle moto della polizia, dirette sia verso il commissariato che nel cuore del quartiere anarchico, sovrasta il volume della televisione. Alle otto e mezza arrivano i secondi exit polls, più precisi: Nea Dimokratia è avanti di due punti percentuali rispetto a Syriza; il Pasok è sul 10-11%; Alba Dorata è intorno al 7%, confermando il clamoroso risultato elettorale del 6 maggio. Theodora esclama in inglese: “Ragazzi, alla prossima manifestazione altro che lacrimogeni. Dobbiamo portarci i giubbotti antiproiettili”. Mano a mano che prosegue lo spoglio dei voti, la situazione si delinea sempre più a favore di Nea Dimokratia, che supera il 30%. A un certo punto arriva anche un comunicato dell’Eurogruppo: “Il risultato provvisorio delle elezioni greche dovrebbe permettere la formazione di un governo che, con il supporto dell’elettorato, guiderà la Grecia sul sentiero di una crescita sostenibile. […] Non appena ci sarà un governo, l’Eurogruppo si aspetta che la Troika torni ad Atene per uno scambio di vedute con il nuovo esecutivo”. Qualcuno legge ad alta voce un tweet di @Teacherdude, fotoreporter di Salonicco: “Questo dev’essere il più educato ‘fottetevi’ della Storia. L’Eurogruppo decide il destino di Samaras ancora prima che sia al potere”. Ridono tutti.

Verso le dieci viene ufficializzato il risultato: Samaras ha vinto. Tsipras si congratula con lui al telefono per il successo, poi inizia il valzer delle conferenze stampa post elettorali. Il leader di Syriza (questa volta con la giacca) è il primo a comparire in tv: “Di fronte ad una campagna fatta di ricatti, distorsione e terrorismo psicologico abbiamo combattuto con altruismo e determinazione. Abbiamo affrontato una coalizione paradossale, dentro e fuori dal paese, che ha fatto di tutto per contrastare il desiderio di dignità e giustizia sociale espresso dal nostro popolo. Syriza non è riuscita a vincere, ma è la prima forza rappresentativa della maggioranza anti-Memorandum”. Segue il presidente di Nea Dimokratia: “Oggi il popolo greco ha deciso di rimanere nell’Euro. Ha votato per politiche che porteranno lavoro, crescita, giustizia e sicurezza per i cittadini greci. Non ci saranno più nuove avventure, e il posto della Grecia all’interno dell’Europa non sarà più messo in discussione. La paura non vincerà. E, soprattutto, i sacrifici dei greci saranno ripagati”.

Dopo Samaras parlano Evangelos Venizelos (Pasok), Panos Kammenos (Greci Indipendenti), Fotis Kouvelis (Dimar – Sinistra democratica) e Liana Kanelli (Kke). I nazisti di Alba Dorata sono gli ultimi ad andare in scena. Nicos Mihaloliakos, loro führer, parla tronfio dietro ad un’aquila di gesso, le mani distese sulla scrivania. Al suo fianco siedono imbalsamati Ilias Kasidiaris (il portavoce che ha aggredito due deputate in diretta televisiva) e una specie di gerarca baffuto. Guardo la scena in televisione e mi aspetto che da un momento all’altro spunti fuori la scritta “Attenzione: state guardando uno sketch inedito dei Monty Python”. Un ragazzo di fianco alla televisione mi guarda e scuote la testa. Niente scherzi: questa è la realtà.

Alba Dorata 
A Radiobubble si respira scoramento. Molti hanno sperato sino all’ultimo in una vittoria di Tsipras. Un attivista si chiede: “Ma come, tutto questo casino per avere ancora un governo Pasok-Nea Dimokratia?” Yannis, giornalista di lungo corso che ha seguito per vent’anni gli sviluppi politici del suo Paese, non vuole più saperne di elezioni: “Non ne posso più di numeri, percentuali, cose del genere…” A suo avviso, il dato più preoccupante che emerge da questa consultazione è il consolidamento di Alba Dorata: “Probabilmente tirare pugni in televisione ha funzionato”. Chiedo a Theodora se pensa che Samaras riuscirà a formare un governo: “Sì, un governo lo faranno”, replica. “Ma a ottobre si torna a votare. Così non durano più di tanto”. Secondo la procedura costituzionale, il candidato del primo partito riceve un mandato esplorativo dal Presidente della Repubblica (Karolos Papoulias è quello attualmente in carica). Se entro tre giorni Saramas non dovesse riuscire a trovare il consenso, toccherebbe a Tsipras – che però ha fatto subito sapere di non voler accettare il mandato. Il terzo incaricato sarebbe l’ex Ministro delle Finanze Venizelos. Poi ci sarebbe il quarto, il quinto e così via. In caso di consultazioni infruttuose si tornerebbe a votare un’altra volta. Poiché nessun partito ha la maggioranza assoluta in Parlamento (fissata a 151 seggi), lo scenario più plausibile è un’alleanza a due tra Nea Dimokratia e Pasok, forse con l’appoggio di Dimar.

Mentre Samaras ha celebrato la vittoria in piazza Syntagma e Tsipras (insieme all’eroe della Resistenza Manolis Glezos) ha tenuto un ultimo discorso davanti all’Università di Atene, Alba Dorata ha festeggiato a modo suo il risultato elettorale. Al porto del Pireo un centinaio di militanti ha attaccato un banchetto di Syriza, picchiando uno dei suoi membri. A Chania (Creta), quattro nazisti hanno assaltato con spranghe e coltelli due immigrati algerini che stavano dormendo sulla spiaggia di Nea Chora. Alla stazione della metro di Attiki, nel centro di Atene, un’altra gang ha malmenato e accoltellato un immigrato pakistano. L’aggressione è stata documentata in un video pubblicato su YouTube.

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(Verso la fine del video uno degli aggressori dice “è entrato dentro del tutto”, riferendosi al coltello)

Sono quasi le tre di notte a Radiobubble. I posacenere vengono svuotati, i tavolini portati dentro e la serranda abbassata. Rimane solo l’ultimo goccio di tsipouro da finire prima di andare a letto. Theodora chiude il portatile e lo infila dentro la borsa. Si lascia andare sulla sedia e per un momento fissa un punto nel vuoto. Sospira.
“Mi sto rendendo conto solo ora di quanto siamo nella merda”.

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