Grecia-Russia, le storie di un Paese davanti a una partita #Greece2012
5 min letturaLeonardo Bianchi - @captblicero
@valigiablu - riproduzione consigliata
Pre-partita
Mi arriva un messaggio sul cellulare. È Nikos, 28enne di Atene, laureato in scienze politiche e attualmente laureando in giurisprudenza a Bologna. Dopo l’estate andrà in Inghilterra per fare un Phd. Ora è tornato provvisoriamente a casa per le elezioni. “Appena scendi passa sopra il ponte della stazione e mi vedrai”. Lo raggiungo e salgo in macchina. Nikos ha un perfetto accento bolognese, è del Kke (Partito Comunista Greco) e abita vicino al führer di Alba Dorata, Nicos Mihaloliakos. “Pensa che qualche anno fa la figlia stava insieme ad un anarchico. Ti immagini la reazione del padre?”, mi dice mentre andiamo a casa di suoi amici per seguire la partita.
Primo Tempo
A pochi minuti dal fischio d’inizio il programma pre-partita di ET1 (la principale emittente del Paese) propone gli highlights dell’Europeo del 2004, vinto a sorpresa dalla Grecia contro ogni pronostico. Ordiniamo dei pita ghiros, apriamo le bottiglie e ascoltiamo gli inni. Poi si parte. La Russia spinge subito per segnare, mentre la Grecia cerca di narcotizzare la partita con la classica impostazione difensiva e gli estenuanti dribbling di Samaras (Georgios, non Antonis). I ragazzi fanno piovere una pioggia di "malakas" (letteralmente: segaiolo, espressione usatissima in ogni contesto colloquiale) a ogni singola azione. Se avessi in mano una sorta di contatore Geiger di malakas, esploderebbe dopo 3 minuti di gioco.
Dopo quaranta minuti non c’è traccia di cibo. “È normale – dice Nikos (I) – quando c’è la partita bisogna aspettare”. Verso la fine del primo tempo squilla il citofono. È Tasos, un altro loro amico ed ex compagno di classe, che mi viene annunciato come militante di Alba Dorata. In effetti, il ragazzo ha il physique du role: capelli cortissimi, palestrato, personal trainer. Quando entra fa addirittura il saluto militare, e tutti scoppiano a ridere. Ma è solo una mossa per solleticare i miei più bassi istinti giornalistici: Tasos infatti vota Dimar, la Sinistra Democratica di Fotis Kouvelis, partito nato nel 2010 da una scissione di Syriza.
Al 47’ un disimpegno difensivo suicida di Ignashevich manda davanti alla porta russa il capitano greco Georgios Karagounis (ex Inter), che insacca. Uno a zero. Se il risultato resta, la Grecia affronterà la Germania ai quarti di finale. Su Twitter fioccano le battute. @IrateGreek scrive in inglese: “Ha segnato la Grecia. Primo segno della vittoria di Syriza. Mercati, panico per favore”. Nikos (I) mi fa: “Secondo me se vince la nazionale pigliano un bel po’ di voti i nazionalisti”. Poi, finalmente, arrivano i ghiros.
Intervallo
Mentre mangiamo, il giovane imprenditore mi parla del suo lavoro. Questa settimana non ha ricevuto nemmeno un ordine. “Non era mai successo prima, né a mio nonno né a mio padre”. Il motivo? Tutti hanno paura delle elezioni. Nelle ultime settimane hanno portato i soldi all’estero, specialmente in Svizzera, e pensano che torni la dracma”. Quindi è tutto bloccato. “Il problema maggiore è la mancanza di istruzione. Per anni il sogno più importante è stato comprare una casa”. Fa una pausa “Mi è difficile spiegare la mentalità dei greci, solo vivendo qui la si può capire”. Interviene Nikos (I): “La gente pensa che tra tre anni tutto sarà come prima, che si tornerà sulle isole e si farà la vita di sempre. Dobbiamo metterci in testa che non sarà più così”.
Secondo Tempo
In questo salotto, i due Nikos hanno le idee chiare per queste elezioni: voteranno rispettivamente Kke e Syriza. Nel 2009 anche Apostolis ha votato Syriza, ma ora considera il partito una sorta di Pasok degli anni ’80 – ovvero come una formazione politica che nella fase elettorale si presenta come radicale, ma che, una volta al potere, si rivelerebbe piuttosto moderato. In più, come imprenditore, non si sente rappresentato “da nessuno”. Alexandros è orientato a votare Drasi, partito liberale fondato da Stefanos Manos nel 2009, ma deciderà domani direttamente davanti alle urne.
Chiedo loro cosa si aspettano da queste elezioni. Il primo a rispondere è Nikos (I): anche se preferirebbe una vittoria di Tsipras su Samaras, crede che alla fine “non cambierà molto”. Apostolis, invece, si aspetta che si facciano dei “sacrifici”. Ma non ne sono stati fatti abbastanza in questi anni? “No, questi non sono stasacrifici intelligentiti . È un massacro, perché non tutti stanno pagando alla stessa maniera. La situazione si potrebbe risolvere facendo una cosa molto facile, cioè far veramente pagare le tasse. Ma il costo politico è troppo grande”. Il discorso si sposta poi su Alba Dorata. Nikos (I) e Apostolis citano un sondaggio secondo il quale il partito neonazista sarebbe al 10%. E non se ne capacitano. “Posso anche capire che il 6 maggio qualcuno di destra abbia dato loro il voto perché non sapeva chi fossero. Ma ora che la gente li conosce per quello che sono davvero, come fa ancora a votarli?”
Dopo-Partita
(foto: Corriere dello Sport)