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La Grecia nega l’assistenza sanitaria ai bambini rifugiati a Lesbo gravemente ammalati

29 Gennaio 2020 6 min lettura

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La Grecia nega l’assistenza sanitaria ai bambini rifugiati a Lesbo gravemente ammalati

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Il governo greco deve evacuare immediatamente dal campo profughi di Moria, nell'isola di Lesbo, più di 100 bambini affetti da malattie croniche. A chiederlo Medici Senza Frontiere (MSF) che ha accusato Atene di "negare deliberatamente" ad almeno 140 minori cure mediche adeguate per patologie croniche, complesse e potenzialmente mortali che richiedono il trasferimento urgente sulla terraferma o in un altro Stato membro dell'Unione europea.

«Vediamo molti bambini colpiti da malattie, con gravi problemi di cuore, diabete o asma, costretti a vivere in rifugi di fortuna, in condizioni orribili e antigieniche, senza accesso a cure mediche specialistiche e a farmaci di cui hanno bisogno. MSF sta discutendo con le autorità greche del trasferimento di bambini che necessitano cure mediche urgenti ma, nonostante siano stati esaminati alcuni casi, ancora nessuno ha lasciato l’isola. La riluttanza del governo greco a trovare una soluzione rapida e sistemica per questi bambini, compresi alcuni neonati, non è solo vergognosa ma rischia anche di determinare danni irreparabili al loro stato di salute, se non di condurli addirittura alla morte», ha dichiarato Hilde Vochten, coordinatrice medico di MSF in Grecia.

Leggi anche >> Moria, il campo profughi in Grecia dove i piccoli migranti tentano di togliersi la vita

Da marzo 2019, i medici della clinica pediatrica di MSF, che si trova all'esterno del campo profughi di Moria, hanno riscontrato più di 270 casi di bambini che soffrono di malattie croniche e complesse, con problemi cardiovascolari, epilessia e diabete. Queste patologie richiedono un trattamento specialistico e un'assistenza che né MSF né l'ospedale pubblico locale di Lesbo sono in grado di fornire a un numero tanto elevato di pazienti, non disponendo di determinati servizi specializzati.

La situazione era diventata ancora più preoccupante a luglio 2019 quando il ministro del Lavoro e degli Affari Sociali, Ioannis Vroutsis, aveva revocato l'accesso all'assistenza sanitaria pubblica ai richiedenti asilo e ai migranti privi di documenti che giungono in Grecia, lasciando più di 55.000 persone senza l'accesso a cure mediche adeguate.

Sebbene la nuova legge sul diritto d'asilo dell'1 novembre 2019 abbia proposto come alternativa una tessera sanitaria temporanea per l'assicurazione e l'assistenza sanitaria per i cittadini di paesi terzi (PAAYPA) questo strumento non è mai stato reso operativo, secondo quanto riferito da Amnesty International.

Mohammed, che ha due anni e otto mesi e vive nel campo profughi di Moria, è ammalato gravemente e ha un accesso limitato all'assistenza sanitaria. Nato prematuro, è affetto da idrocefalo, un blocco della circolazione del fluido cerebro-spinale che può generare una pressione tale da causare danni al cervello.

Mohammed Anna Pantelia/MSF

La sua famiglia - come racconta la mamma, Fawzia Ahmadi, ad Al Jazeera - è composta da quattro persone, tra cui una sorellina di un anno, e vive in una piccola tenda in cima a un uliveto che di fatto è un'estensione del campo profughi in sovraffollamento.

Sono arrivati a Lesbo attraverso la Turchia dopo essere scappati da Kabul, in Afghanistan.

«Di notte è molto difficile», spiega Ahmadi. «Si lamenta molto per il mal di testa per cui dormiamo a turno per controllare che stia bene. Mi preoccupo tanto per lui».

«Mi è stato detto di tenerlo pulito ma come? Non possiamo lavarlo tutti i giorni, fa freddo e l'acqua è gelida», prosegue la donna.

Ahmadi sa che l'ospedale locale non può far fronte ai bisogni di suo figlio. «Non possono occuparsene perché ci sono già troppi pazienti. Mio figlio è ammalato ma ci sono già troppi bambini e non hanno il tempo di prendersi cura di tutti. Vorrei solo che potesse stare in un posto caldo dove poterlo lavare e prendermi cura di lui».

George Makris, assistente coordinatore medico di MSF, ha dichiarato ad Al Jazeera che l'ONG non dispone di risorse per approfondire il tipo di patologia di cui è affetto Mohammed, né ha neurologi pediatrici nel suo staff e che nemmeno l'ospedale di Lesbo ha un neurologo pediatrico o gli strumenti diagnostici necessari per aiutarlo. Ciononostante si teme il sorgere di complicazioni che possano mettere a repentaglio la vita del bambino ed è per questo motivo che si chiede che lui, come altri bambini ammalati, possa essere trasferito in un ospedale della terraferma.

Negli ultimi quattro anni, MSF ha ripetutamente denunciato le condizioni “orribili e disumane” in cui versa il campo di Moria (che attualmente ospita più di 20.000 rifugiati) a seguito delle politiche migratorie generate dall'accordo del 2016 tra Unione europea e Turchia che stanno creando sofferenze inutili e mettendo in pericolo molte vite.

«Mia figlia Zahra soffre di autismo e viviamo in uno spazio minuscolo con poca elettricità», racconta a MSF Shamseyeh che arriva dall'Afghanistan e vive nel campo di Moria. «Spesso durante la notte soffre di convulsioni e non c'è nessuno che ci aiuti. Vorrei solo vivere in uno spazio dove mia figlia possa giocare come tutti i bambini ed essere curata da un buon medico».

«Bambini, donne e uomini stanno pagando il prezzo ingiusto delle politiche migratorie basate sulla deterrenza», dichiara Tommaso Santo, capo missione di MSF in Grecia. «Negare ai bambini che soffrono di malattie gravi l'accesso all'assistenza sanitaria è solo l'ultima mossa cinica che va davvero oltre ogni immaginazione».

Di fronte a una situazione sempre più esplosiva e in risposta all'annuncio del governo greco dello scorso novembre con cui si comunicava l'intenzione di costruire strutture chiuse più capienti a Lesbo, Samo, Chio, Kos e Leros, che avrebbero sostituito i campi profughi che attualmente ospitano in totale circa 42.000 migranti e rifugiati rispetto alle 5.400 persone che potrebbero accogliere, la popolazione locale e le autorità non sono più rimaste a guardare.

Il 23 gennaio i sindaci di Lesbo, Samo e Chio, le tre isole greche che hanno accolto il maggior numero di persone nei campi profughi (circa l'80% degli arrivi), si sono recati ad Atene per incontrare il nuovo ministro per l'Immigrazione e l'Asilo Notis Mitarachi e chiedere il trasferimento di migliaia di persone sulla terraferma.

Al termine dell'incontro il ministro Mitarachi ha dichiarato che le preoccupazioni sono giustificate dal momento che la crisi dei migranti ha determinato una pressione pesante sulle comunità insulari.

«Le nostre priorità includono la decongestione delle isole, la riduzione degli afflussi di migranti, il loro ritorno (dei migranti) in Turchia e misure di rafforzamento della fiducia tra il governo centrale e le isole», ha detto Mitarachi ai giornalisti.

Il giorno precedente, mercoledì 22 gennaio, i negozi dell'isola erano rimasti chiusi e i servizi pubblici si erano fermati per uno sciopero che ha visto scendere sul lungomare delle tre isole i cittadini che hanno manifestato scandendo slogan come "rivogliamo le nostre isole, rivogliamo le nostre vite".

«Le nostre isole non possono più essere prigioni. Insieme ai migranti e ai rifugiati veniamo incarcerati anche noi», ha dichiarato alla Reuters Stratis Ververis, uno dei manifestanti. «La questione dell'immigrazione deve essere risolta immediatamente».

foto in anteprima via BILD

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