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Giustizia e carceri: sciopero totale della fame e della sete

14 Agosto 2011 3 min lettura

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Giustizia e carceri: sciopero totale della fame e della sete

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Oggi è la giornata dello sciopero totale della fame e della sete. Un'iniziativa dei radicali per una convocazione straordinaria del Parlamento per affrontare il problema delle carceri italiane, problema che lo stesso Presidente Napolitano, durante il convegno "Carceri Giustizia! In nome della Legge e del Popolo sovrano" tenutosi al Senato il 28 e 29 luglio, ha definito: "Una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile". 

L'appello dei radicali ha ricevuto oltre 1600 adesioni. Hanno aderito, oltre ai direttori penitenziari, persone che a vario titolo si occupano di carcere: agenti, educatori, psicologi, assistenti sociali, medici, infermieri, personale amministrativo, volontari, cappellani, rappresentanti delle istituzioni o del mondo dell’associazionismo, ma anche tanti detenuti “ignoti” insieme alle loro famiglie e tanti comuni cittadini che continuano a credere nella Costituzione e nello Stato di diritto.
Come ha scritto ieri sul quotidiano Europa Alessandro Battisti: 

"So bene che gli italiani hanno problemi quotidiani assillanti, so bene che il paese è afflitto da una crisi economica forse senza precedenti, so bene che parlare di detenuti non è popolare in questo momento, so bene che mi si dirà che ci sono questioni più gravi in giro per il mondo, so bene che fame, carestie e guerre infiammano popoli anche a noi molto vicini. Tutto questo lo so.
Ma non è un buon motivo per non occuparci di ciò che ci sta accanto, di quello che succede intorno a noi, di quello che possiamo fare per migliorare qualcosa. Il resto è cinismo che diventa immobilismo, irresponsabilità".
Il nostro sistema penitenziario da anni è al collasso, un sistema indegno per un paese democratico. 
"Al 31 luglio abbiamo 66.942 detenuti su un totale di massima capienza di 45.681, 21.261 detenuti oltre la soglia prevista. Di questi solo 37.650 scontano una pena definitiva, 29.292 sono in attesa di giudizio; 23.916 sono stranieri, i tossicodipendenti circa 16 mila.
I suicidi sono stati 40 in sette mesi, i tentati suicidi 620, gli atti di autolesionismo quasi 200, in dieci anni i suicidi sono stati quasi 700, i morti quasi 1.900, un bollettino di guerra".
Battisti va oltre la denuncia e fa una proposta concreta:
"Sarei favorevole a quanto già contenuto nella bozza Pisapia, allora presidente della commissione giustizia della camera, sulla cura in luoghi diversi per i tossicodipendenti che alleggerirebbe la popolazione carceraria e metterebbe questi ultimi nelle condizioni di essere recuperati o quanto meno curati.
Sono però convinto che la soluzione più civile è quella di introdurre il numero chiuso. Se lo stato è in condizione di recludere circa 45.600 detenuti deve rispettare quel limite fino a che non ha creato le condizioni per una capienza maggiore. Basterebbe monitorare la situazione e tenere conto di quel limite, creando le condizioni perché non si superi... Basterebbe poco per avviare riforme strutturali e non provvedimenti provvisori o ancora far finta di nulla, come accade da sempre."
Adriano Sofri su Repubblica ci invita ad immaginare cosa significa essere detenuti in un sistema simile: 
"...gli urli, i silenzi attoniti, le agonie, l'astinenza, i cessi a vista, l'acqua che manca, il sangue che corre, quelli che sono pazzi e quelli che diventano pazzi, che aggrediscono e che si feriscono, quelli che sniffano la bomboletta per morire o muoiono per sniffare, e non lo sanno più, quelli che pregano rivolti alla Mecca e non gli basta lo spazio e quelli che pregano Cristo e quelli che non pregano, quelli che si masturbano a sangue e che tossiscono a morte e ingoiano lamette e batterie e gridano nel sonno".
Nel comunicare la sua adesione all'appello dei radicali, la direttrice del carcere di Enna Letizia Bellelli ha inviato ieri notte all'Onorevole Bernardini questa dichiarazione: “...Come succede per i personaggi di Yehoshua, essere responsabile di un microcosmo difficile come è il carcere significa non tanto essere "il" colpevole o il comodo capro espiatorio, ma, piuttosto, portare attivamente il peso di un imperativo morale...".
Ai radicali per questa loro battaglia un grazie dal profondo del nostro cuore. 
P.S. Consiglio di lettura: La confessione di Marco Travaglio
Arianna Ciccone
@valigia blu - riproduzione consigliata

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62 Comments
  1. pietro

    Costruire nuovi carceri,sulle isole siciliane, aumentare le guardie carcerarie, e pensare che la maggior parte dei carcerati ha fatto crimini, come uccidere donne e bambini ? Ciao Arianna Ciccone.

  2. matteo pascoletti

    Pietro: la fonte? ciao

  3. valigiablu

    ciao pietro senzacognome: 1) come dice matteo la fonte del dato sui carcerati che citi con tanta sicurezza? grazie 2) il punto è il trattamento disumano. che vogliamo fare? (arianna ciccone)

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