Lavoro, debiti, casa: l’Italia il peggior paese per i giovani
2 min letturaIl Guardian ha pubblicato un’indagine sulle prospettive dei Millennials, le persone nate tra il 1980 e la metà degli anni ‘90, conosciuti anche come “Generazione Y”. L’articolo mostra come i millennials siano tagliati fuori dal benessere generato dalle società occidentali, tra le cause una combinazione di debiti, mancanza di lavoro, effetti della globalizzazione, aumento dei prezzi delle case.
Mentre trenta anni fa, i giovani adulti guadagnavano più della media nazionale, oggi in parecchi paesi stanno guadagnando meno del 20% della media dei rispettivi connazionali. Al contrario i pensionati hanno visto i loro guadagni salire.
Nelle sette maggiori economie in Nord-America e in Europa, la crescita del reddito medio delle giovani coppie e famiglie è drammaticamente calata da 30 anni a questa parte. Un fenomeno che si registra particolarmente
negli Stati Uniti
e in Italia
I dati provenienti dal database LIS (Luxembourg Income Study) sulla situazione di Australia, Regno Unito, Canada, Francia, Germania, Italia, Spagna e Stati Uniti, mostrano che la prosperità dei giovani adulti nell’Occidente è crollata:
Negli Stati Uniti, i giovani al di sotto dei 30 anni sono più poveri dei pensionati, nel Regno Unito il reddito a disposizione dei pensionati è cresciuto prodigiosamente (tre volte più velocemente dei giovani). I salari dei millennials hanno subito delle perdite negli Usa, in Italia, in Francia, in Spagna, in Germania e in Canada e in alcuni paesi questo calo è iniziato prima delle crisi finanziaria del 2008.
L'Italia, si legge nell'analisi del quotidiano britannico, risulta essere il peggiore Paese per chi ha dai 20 ai 54 anni. Al 2010, le risorse della popolazione tra 20 e i 24 anni, sono inferiori del 39% rispetto alla media nazionale, del 16% per la fascia di età tra i 25 e i 29 anni, del 10% per quella tra i 30 e i 34 anni, del 6,4% tra i 35 e 39 anni e del 2,7% tra i 40 e i 44 anni. Mentre dai 45 anni in su, i profitti iniziano a salire e sono superiori alla media nazionale, con un picco del +27,5% per la fascia di età tra i 60 e i 64 anni.
Inoltre, in occidente l'Italia è il miglior luogo dove vivere se si hanno tra i 70 e i 79 anni, a differenza dell'Australia che risulta essere il peggior paese per questa fascia di età, ma il migliore per chi ha tra i 20 e i 30 anni.
Se è vero che chi ha i 20 e i 24 anni sono i più penalizzati, gli attuali 25-35enni hanno visto la maggiore perdita di competitività negli ultimi trent’anni.
Dal 1986 a oggi, le risorse disponibili sono calate del 16% per chi è tra i 25 e i 29 anni e di poco più del 15% tra i 30 e i 34 anni. In particolare, in quest’ultimo caso, il calo è stato drammatico: se nel 1986, il reddito era quasi del 6% superiore alla media nazionale, oggi sfiora un picco negativo del 10%.
Chi ha invece tra i 60 e i 64 anni ha visto un incremento delle proprie risorse a disposizione del 30%. In Italia, scrive il Guardian, oggi i sessantenni vivono meglio che in Australia.