Sono 99 i reporter uccisi nel mondo nel 2023 mentre la guerra Israele-Hamas ha portato a livelli quasi record il numero dei giornalisti ammazzati
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Novantanove giornalisti e operatori dei media sono stati uccisi in tutto il mondo nel 2023. Più di tre quarti mentre cercavano di coprire il conflitto Israele-Hamas a Gaza. La stragrande maggioranza, ben 72, sono giornalisti palestinesi uccisi negli attacchi israeliani. È l’impietoso rapporto del Committee to Protect Journalists (CPJ), un’organizzazione indipendente e senza scopo di lucro che promuove la libertà di stampa in tutto il mondo e difende il diritto dei giornalisti di riportare le notizie in modo sicuro e senza timore di ritorsioni, e dal 1992 raccoglie dati dettagliati sulle uccisioni di giornalisti sul lavoro. Si tratta del più alto numero di giornalisti uccisi registrati dall’organizzazione dal 2015, il 44% in più rispetto al 2022 (qui la mappa interattiva a cura del CPJ).
Sono stati uccisi più giornalisti a Gaza in tre mesi che in un singolo paese nell’arco di un anno, aveva riferito il CPJ lo scorso dicembre. Al momento, in base alle segnalazioni raccolte, sono almeno 88 i giornalisti e gli operatori dei media uccisi mentre tentavano di coprire il conflitto tra Israele e Hamas: 83 palestinesi, 2 israeliani e 3 libanesi. Al di fuori del conflitto Israele-Hamas, sono stati uccisi in totale 22 giornalisti e operatori dei media in 18 Stati.
“I giornalisti di Gaza sono testimoni in prima linea”, ha dichiarato la direttrice esecutiva del CPJ, Jodie Ginsberg. “L'immensa perdita di giornalisti palestinesi in questa guerra avrà un impatto a lungo termine sul giornalismo non solo nei territori palestinesi, ma anche nella regione e oltre. Ogni giornalista ucciso è un ulteriore colpo alla nostra comprensione del mondo”.
Il CPJ sta indagando se una dozzina di giornalisti uccisi a Gaza siano stati deliberatamente presi di mira dai soldati israeliani. Già nel rapporto “Deadly Pattern” dello scorso maggio, il CPJ aveva sottolineato la lunga tradizione di uccisioni impunite di giornalisti (almeno 20 giornalisti in 22 anni) da parte delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), senza mai arrivare ad accertare la responsabilità della loro morte.Nel maggio del 2022, la giornalista palestinese-statunitense di Al Jazeera, Shireen Abu Akleh, è stata colpita alla testa mentre faceva il suo lavoro in Cisgiordania. L'esercito israeliano inizialmente ha affermato che Abu Akleh era stata uccisa in un fuoco incrociato con i palestinesi, ma numerose indagini indipendenti hanno concluso che le forze israeliane erano probabilmente responsabili.
Il CPJ ha chiesto indagini rapide, trasparenti e indipendenti su tutte le uccisioni di giornalisti da parte dell'IDF e ha ripetutamente ricordato alle parti in guerra che, secondo il diritto internazionale, i giornalisti sono civili e che prenderli deliberatamente di mira è un crimine di guerra. Allo stesso modo, il CPJ ha affermato che Israele deve rispettare il recente ordine della Corte Internazionale di Giustizia di garantire la conservazione delle prove: in quanto testimoni in prima linea, il lavoro dei giornalisti è stato in passato considerato come prova nei tribunali.
Fatta eccezione per le morti in Israele, Gaza e Libano, le uccisioni dei giornalisti sono diminuite notevolmente nel 2023. Anche se restano costanti in alcuni paesi come le Filippine, il Messico e la Somalia. E anche se non vengono uccisi, in questi paesi fare il giornalista resta un mestiere a rischio. Infatti, il minor numero di uccisioni non indica necessariamente una maggiore sicurezza. Nel 2023 le incarcerazioni di giornalisti - un altro indicatore chiave delle condizioni dei giornalisti e della libertà di stampa - restano vicine ai massimi storici raggiunti nel 2022.
Elezioni divisive, autoritarismo crescente, conflitti in corso e reti di criminalità organizzata potenti e in espansione creano condizioni che continuano a mettere in pericolo i giornalisti. In alcune paesi, queste minacce sono diventate radicate e hanno portato all'uccisione di almeno un giornalista all'anno per decenni.
In Messico, dove il numero degli operatori dei media uccisi è sceso dal record di 13 nel 2022 a due nel 2023, i giornalisti continuano a subire attacchi, molestie, minacce e rapimenti, schiacciati tra la corruzione e il crimine organizzato. Inoltre, le agenzie governative spiano i reporter e i difensori dei diritti e un numero significativo di giornalisti ha dovuto lasciare le proprie case e abbandonare la propria professione a causa delle violenze.
Nelle Filippine, 94 dei 96 giornalisti uccisi dal 1992 al 2023 sono stati assassinati in relazione al loro lavoro. I più vulnerabili sono i giornalisti radiofonici. Il tasso di mortalità è rimasto costante nell'Africa subsahariana, con sei giornalisti uccisi all'anno dal 2021. E se in Somalia, il numero di giornalisti uccisi è inferiore ai picchi registrati tra il 2009 e il 2013, l'impunità rimane alta e gli sforzi del governo per assicurare alla giustizia gli assassini dei giornalisti non sembrano andare oltre gli annunci. In Camerun, l'omicidio di due giornalisti, Martinez Zogo e Jean-Jacques Ola Bebe, è avvenuto nel bel mezzo di una lotta di successione per il potere tra fazioni governative.
In Ucraina, la diminuzione degli omicidi di giornalisti in tempo di guerra, è la conseguenza di una formazione migliore e di una maggiore cultura della sicurezza, oltre che dell’introduzione da parte delle autorità ucraine di regole di accreditamento più severe per il lavoro in prima linea e della stabilizzazione delle zone di combattimento. Ciononostante, i giornalisti in Ucraina continuano a essere fortemente a rischio; all'inizio del 2024 si sono già verificati attacchi missilistici che hanno ferito diversi operatori dei media e i giornalisti continuano a essere presi di mira deliberatamente.
“Il numero quasi record di uccisioni di giornalisti nel 2023 indica chiaramente che dobbiamo lavorare collettivamente per garantire che gli assassini dei giornalisti siano assicurati alla giustizia, che prevalga una cultura della sicurezza nelle redazioni e che il diritto del pubblico a essere informato sia protetto da coloro il cui potere è minacciato dal controllo delle notizie”, ha commentato Jodie Ginsberg.
Immagine in anteprima: frame video Euronews via YouTube