L’intelligenza artificiale ucciderà i giornali?
|
Una IA in redazione
Il 22 maggio 2024 l’amministratore delegato del Washington Post ha presentato il nuovo piano per il futuro del giornale. In un incontro con lo staff osserva che il giornale ha perso 77 milioni nell’ultimo anno e ha visto un calo del pubblico del 50% dal 2020. I tre pilasti della nuova strategia “Build It” sono: ottimo giornalismo, clienti soddisfatti e profitti. Aggiunge inoltre che l’azienda cercherà anche modi per utilizzare l’intelligenza artificiale nel suo giornalismo.
L’intelligenza artificiale negli ultimi anni è diventata una componente importante della strategia di vari giornali. Molti giornali si stanno convertendo alla nuova tecnologia. E questo di per sé è sorprendente. Sono i giornali che ci ripetono ogni giorno tutti i modi nei quali l’IA potrà danneggiare le nostre vite e la società nel suo complesso.
L’intelligenza artificiale da un lato viene presentata come una forza trasformatrice in grado di essere applicata praticamente a tutti i settori, dall’altro come una forza distruttrice che non lascerà scampo, devastando interi settori. Tra questi principalmente il settore giornalistico. L’uso dell’IA, secondo molti, porterà ad un pericoloso incremento della disinformazione online a causa delle “allucinazioni” alle quali sarebbero soggette queste tecnologie.
Il pubblico nel suo complesso, chiuso tra la narrazione ottimista e quella pessimista, continua probabilmente a capirci poco, ma continua a procedere con un approccio pragmatico. Esattamente come è accaduto in passato con altre tecnologie, come i social media e i motori di ricerca online. Le persone sanno che queste tecnologie sono imperfette - del resto non passa giorno che qualche giornale enfatizzi tutti i problemi che dette tecnologie presentano, e gliene attribuiscono anche alcuni che non hanno -. Ma si tratta di tecnologie che comunque progressivamente si affermano.
Disinformazione e manipolazione nell’era della TV: ieri come oggi
L’alimentare lo scetticismo nei confronti dell’intelligenza artificiale non risolve l’altro problema, un diffuso scetticismo verso gli altri media di massa, giornali e televisione. Il fatto che le IA abbiano alcune volte delle allucinazioni, non toglie che alcune volte i giornali pubblicano notizie non accurate, apertamente scandalistiche, puramente strumentali a favore del politico o dell’azienda che sovvenziona l’editore di riferimento, fino a notizie completamente false. Questo è un primo errore di prospettiva dei giornali, non capire che alimentare un diffuso malcontento sulle nuove tecnologie non risolve il problema dei giornali che è prima di tutto un problema inerente i loro contenuti.
Dall’altro lato gli stesso giornali continuano a affidarsi a queste tecnologie. Gli inserzionisti continuano ad investire nelle stesse offerte nonostante i dubbi sulle tecnologie digitali. L’alimentare una preoccupazione astratta nei confronti delle tecnologie in genere e in particolare dell’IA non impedisce di arrivare a un apprezzamento pratico di molti di questi strumenti digitali. Evidentemente alla fine, nonostante tutto, ci sono dei benefici concreti nell’uso quotidiano di questi strumenti.
Quindi l’adozione dell’IA da parte del pubblico, al di là delle tante magnificazioni da parte dei produttori di IA, sarà probabilmente guidata da un certo scetticismo e procederà quando le persone troveranno dei vantaggi nell’uso dell’IA. Questo potrebbe accadere in vari settori, l’IA appare performante nell’analisi veloce di quantità enormi di dati e nell’estrazione di dati, nel riconoscimento di pattern ricorrenti. Varie aziende, tra le quali Microsoft e Google, stanno già procedendo ad integrare l’IA in prodotti già presenti sul mercato, piattaforme per il business e così via.
Ma la situazione è sostanzialmente analoga per le aziende, compreso gli editori. Nonostante tutto molti editori appaiono propensi al suo utilizzo in redazione. Alcuni, come il Washington Post, lo dicono espressamente. Il problema è che l’IA è comunque una minaccia al modello di business degli editori.
Il business della pubblicità
Come scrivevo in un altro articolo la pubblicazione di notizie è una attività commerciale come le altre. E in quanto tale esiste (o forse dovremmo dire resiste) fin quando è redditizia. La qualità del prodotto non è davvero molto rilevante (lo vedete tutti i giorni), ciò che conta perché un giornale rimanga sul mercato è la sua redditività.
Le piattaforme, i giornali e il futuro dell’informazione
I giornali sono nel business della pubblicità. E con l’avvento di Internet e delle piattaforme online l’intero mercato della pubblicità è mutato enormemente. Oggi l’accesso ai contenuti non è più un monopolio di giornali e televisione, l’accesso si è democratizzato, sia dal lato della domanda che dell’offerta. Chiunque può fornire contenuti, diventando così editore, e allo stesso modo chiunque può raggiungere le notizie con una facilità estrema, e spesso anche gratis. Con Internet gli editori hanno perso il controllo della distribuzione. La pubblicità si è democratizzata e online costa decisamente meno che sui giornali e in televisione. E, da quello che sembra, la pubblicità online è anche più efficace (anche se non efficace come dicono le piattaforme tecnologiche).
Il futuro della pubblicità online è nei dati in poche mani e nelle piattaforme chiuse
L’intero sistema delle news si regge sulla pubblicità. Non è una cosa nuova, è sempre stato così, fin da quando il settore è nato. La differenza oggi sta nel fatto che con Internet sono entrati in campo nuovi attori. Attori che, si badi bene, non concorrono nel mercato della notizie, bensì nel mercato della pubblicità (è l’errore comune che si fa quando si sintetizza erroneamente dicendo che le piattaforme “rubano” i contenuti ai giornali). I giornali, gli editori in generale, hanno snobbato Internet nella sua prima fase e così le grandi piattaforme hanno conquistato, e lecitamente, l’intero mercato della pubblicità online. Ovvio che da un certo momento in poi queste aziende hanno approfittato per ristrutturare l’intero mercato a loro consumo e vantaggio. Anche qui niente di nuovo, è quello che facevano giornali e televisione prima dell’avvento di Internet, ognuno cerca di avvantaggiarsi della propria posizione di predominio in un mercato. E questo casomai è un problema di antitrust, non di furto di contenuti, tanto che con la Direttiva Copyright europea si è dovuto inventare un diritto prima inesistente per provare a convincere le piattaforme a pagare per la ripubblicazione dei contenuti.
I giornali, quindi, non sono altro che competitor delle piattaforme online nel mercato della pubblicità, dove i giornali non hanno saputo adattarsi, mentre le piattaforme offrivano al pubblico un'esperienza più semplice, più immediata, più significativa. Questo probabilmente spiega perché i giornali sono sempre molto attivi nel criticare qualsiasi cosa facciano le piattaforme, con toni spesso allarmistici.
Ma nonostante tutto gli editori continuano ad utilizzare i prodotti delle piattaforme. Considerato che i giornali devono comunque rimanere redditizi, è molto probabile che utilizzeranno anche l’IA generativa. Molti già lo fanno.
Quale ruolo per l’IA in redazione?
La ricerca relativa ai possibili utilizzi dell’IA generativa in una redazione è da tempo attiva e in rapida evoluzione. Nuovi studi vengono pubblicati regolarmente:
- Impact of Artificial Intelligence on Journalism: transformations in the company, products, contents and professional profile (2021). Studio che evidenzia come l’IA sia uno dei principali strumenti di innovazione nel campo dell’informazione, facendosi strada trasversalmente sia nel processo di produzione delle notizie che nelle strutture e nel funzionamento dei media.
- The impact of artificial intelligence on journalism. Adverse effects vs. benefits (2023). Studio che evidenzia il cambiamento apportato dall’IA nella redazione rivoluzionando il modo di fare giornalismo e in particolare semplificando i compiti routinari consentendo ai giornalisti di focalizzarsi sulla parte creativa, ma anche di supportare i giornalisti nella ricerca di storie.
- Il rapporto “Reuters Institute Digital News Report 2023” dimostra come la connessione con le notizie è in continua evoluzione. Nonostante tutto l’utilizzo delle piattaforme è sempre ai massimi, in quanto un declino di alcune piattaforme è compensato dall’ingresso di nuovi attori (es. TikTok) in un mercato sempre più frammentato ma ancora molto vivo. Il mercato attuale è molto influenzato dalle abitudini dei giovani cresciuti coi social, che quindi prestano maggiore attenzione agli influencer piuttosto che ai giornalisti, anche quando si tratta di notizie. La fiducia nelle notizie è in continuo calo.
- Il report “Generative AI in Journalism: The Evolution of Newswork and Ethics in a Generative Information Ecosystem”, pubblicato nell’aprile del 2024, delinea alcune tendenze future per l'IA generativa nel giornalismo, tra cui l’aumento dell’adozione di strumenti di IA generativa da parte delle redazioni, lo sviluppo di nuovi formati di notizie basati sull'IA, come video o podcast generati dall'IA, e il crescente utilizzo dell'IA per la personalizzazione dei contenuti e la creazione di esperienze di notizie su misura.
I vari studi e rapporti forniscono alcuni spunti per un uso più utile dell’IA nel settore del giornalismo. In estrema sintesi:
- Aumento dell'efficienza: l'IA può automatizzare compiti come la generazione di articoli di base, la personalizzazione di contenuti e la traduzione, liberando i giornalisti per concentrarsi su lavori più creativi e analitici.
- Migliore coinvolgimento del pubblico: l'IA può essere utilizzata per creare contenuti personalizzati e pertinenti per ogni utente, aumentando il tempo di permanenza sul sito e la condivisione dei contenuti.
- Nuove opportunità di business: l'IA può facilitare la creazione di nuovi prodotti e servizi di notizie, come newsletter o briefing personalizzati, generando nuove entrate.
Ovviamente non mancano di sottolineare i potenziali rischi dell’uso dell'IA generativa, tra cui la disinformazione, l’alimentazione di pregiudizi e ovviamente problemi di etica e privacy. Il rapporto sottolinea l'importanza di un uso responsabile dell'IA generativa nel giornalismo. Le organizzazioni giornalistiche devono sviluppare standard etici rigorosi, adottare misure per garantire la trasparenza e l'imparzialità dei loro sistemi di intelligenza artificiale e coinvolgere i giornalisti nello sviluppo e nell'implementazione di tecnologie di intelligenza artificiale.
Estinzione dell’umanità? I veri rischi delle Intelligenze Artificiali sono ben altri
Due scenari
In un primo scenario l’editore potrebbe essere tentato dal produrre contenuti con l’IA per ridurre i costi, aumentare la produzione a scapito della qualità, e generare clickbait. Le conseguenze potrebbero essere:
- Qualità scadente: l'IA generativa è ancora in fase di sviluppo e la qualità dei contenuti che produce può variare notevolmente. Se utilizzata in modo irresponsabile, potrebbe generare articoli pieni di errori fattuali, grammaticali o di stile, oppure contenuti privi di originalità o valore informativo. Questo potrebbe danneggiare la reputazione del giornale e alienare i lettori.
- Perdita di posti di lavoro: l'automazione di alcune attività giornalistiche mediante l'IA generativa potrebbe portare a una perdita di posti di lavoro nel settore. Questo potrebbe avere un impatto negativo sul morale dei dipendenti rimanenti e sulla qualità complessiva del giornalismo.
- Mancanza di diversità di pensiero: se l'IA generativa viene utilizzata per produrre troppi contenuti, c'è il rischio che la diversità di pensiero e di opinioni all'interno del giornale ne risulti compromessa. L'IA potrebbe generare articoli che riflettono solo un punto di vista o una prospettiva, limitando la gamma di informazioni e idee a cui sono esposti i lettori.
- Disinformazione e pregiudizi: l'IA generativa potrebbe essere utilizzata per creare contenuti falsi o fuorvianti che potrebbero essere difficili da distinguere dalle notizie reali. Questo potrebbe portare a un aumento della disinformazione e alla diffusione di pregiudizi. Inoltre, se i sistemi di IA generativa non sono ben progettati, potrebbero incorporare e amplificare i pregiudizi esistenti nei dati su cui vengono addestrati.
- Problemi di etica e privacy: l'utilizzo dell'IA generativa per la produzione di notizie solleva una serie di questioni etiche, come la potenziale mancanza di trasparenza e il rischio di violazioni della privacy.
L’utilizzo dell’IA generativa potrebbe portare ad un incremento della massificazione e mercificazione dei contenuti. In un settore dove ormai i contenuti, le notizie, sono già ampiamente generici e quindi altamente sostituibili, per cui di scarso valore, questo probabilmente porterà ad un ulteriore decadimento della qualità. Ciò implicherà che gli editori avranno un peso sempre minore nell’aggiornare le persone. Dopo aver perso il controllo della distribuzione dei contenuti, il rischio è che gli editori perdano anche il controllo dei contenuti stessi.
In un secondo scenario l’IA potrebbe essere utilizzata per differenziare i contenuti, per fornire qualcosa che emerge dalla massa informe delle notizie che vediamo ogni giorno, per le quali spesso gran parte del pubblico non ha alcuna voglia di pagare. Quindi:
- Aumento dell'efficienza: l'IA può automatizzare compiti banali, liberando i giornalisti per concentrarsi su lavori più creativi e analitici.
- Migliore coinvolgimento del pubblico: l'IA può essere utilizzata per creare contenuti personalizzati e pertinenti per ogni lettore, aumentando il tempo di permanenza sul sito e la condivisione dei contenuti.
- Nuove opportunità di business: l'IA può facilitare la creazione di nuovi prodotti e servizi di notizie, come newsletter o briefing personalizzati, generando nuove entrate.
- Maggiore diversità di voci: l'IA può essere utilizzata per amplificare le voci di comunità sottorappresentate e per fornire una copertura più diversificata di eventi e questioni.
La grande illusione dei Big Data. Gli algoritmi comprendono davvero il mondo?
In ogni caso l’IA generativa è solo uno strumento nelle mani dell’uomo. Dipende molto da come si intende usarla. Spetta agli editori decidere se utilizzare questa tecnologia in modo responsabile ed etico per produrre giornalismo di qualità che serva il bene pubblico, oppure semplicemente utilizzarla per ridurre i costi e risparmiare. Quale è il tipo di giornalismo che si vuole produrre? Quali gli impegni in tema di obiettività e trasparenza? La scelta non dipenderà dall’intelligenza artificiale, ma dagli editori.
-----------
Credits: tutte le immagini contenute all'interno dell'articolo sono tratte dal report “Generative AI in Journalism: The Evolution of Newswork and Ethics in a Generative Information Ecosystem”.