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Gioco d’azzardo: come la legge di bilancio 2025 rischia di aggravare la ludopatia

19 Dicembre 2024 8 min lettura

Gioco d’azzardo: come la legge di bilancio 2025 rischia di aggravare la ludopatia

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Quando si soffre di una dipendenza, lo scorrere del tempo può essere più complesso di quanto lo sia per le altre persone, spiega Rudy a Valigia Blu. Come quando ti accorgi che i tuoi figli sono cresciuti e “tu non ti sei reso conto neanche di quando e come”. Oppure quando impari che basta cominciare da piccoli gruppi di ventiquattro ore, un giorno alla volta, per tenere a bada la propria patologia.

Rudy ha 69 anni ed è un giocatore compulsivo in recupero. Gioca da quando ne ha 26, con periodi di astinenza. Quello che sta vivendo adesso è il più lungo: 17 anni senza giocare.

Secondo lui, però, oggi è ancora più difficile resistere al gioco rispetto a prima: “Io mi trovo molto in difficoltà con i più giovani dei circoli di giocatori anonimi, perché i modi per giocare sono diventati tantissimi, anche online. Così tutti hanno la possibilità di giocare letteralmente in tasca”.

Secondo Rudy, promuovere il gioco legale è «un investimento per trovare nuovi giocatori, quando poi invece non bastano i soldi per recuperare le persone che lo Stato stesso rovina, è veramente ridicolo. Ti dico non bucarti, ma ti do la siringa in mano: è così per noi con questa grande pubblicità», aggiunge.

Mentre le entrate fiscali dal gioco d’azzardo in Italia toccano cifre mai viste, le riforme statali si concentrano infatti sulla regolamentazione del fenomeno nella quasi totale assenza di misure di prevenzione solide e incisive.

Cosa prevede la legge di bilancio e le reazioni delle associazioni contro il gioco d'azzardo

L’iter in Parlamento della Legge di Bilancio 2025 sta procedendo, ma alcune disposizioni relative al gioco d’azzardo contenute nel documento hanno suscitato preoccupazione tra le associazioni che si occupano di prevenzione.

Tra le novità più controverse previste dalla legge c’è infatti, all’articolo 66, l'abolizione dell’Osservatorio dedicato al monitoraggio del fenomeno. Al suo posto verrà creato un nuovo fondo dedicato a diverse dipendenze patologiche, includendo quelle da stupefacenti, alcol e internet.

Secondo alcune associazioni, la formazione del nuovo osservatorio omnicomprensivo, diluendo il problema in un contesto più ampio di dipendenze multiple, rischierebbe di ridurre la specificità degli interventi contro la ludopatia.

La nuova legge di bilancio, poi, prevede anche la soppressione del fondo da 50 milioni dedicato alla prevenzione per il gioco d'azzardo patologico, istituito nel 2015.

In Calabria, il coordinamento regionale della campagna Mettiamoci in gioco e le Fondazioni Antiusura, insieme alla Consulta Nazionale Antiusura, hanno segnalato che il taglio comprometterebbe gravemente i progetti di prevenzione e cura attualmente in corso presso le Aziende sanitarie provinciali della regione. “La situazione è allarmante” hanno sottolineato i portavoce, “e si rischia ulteriormente di peggiorare”.

La Regione soffre infatti di una diffusione preoccupante di queste patologie, “che stanno distruggendo persone di tutte le età e le loro famiglie”, dichiarano i portavoce, sottolineando come il problema sia diffuso soprattutto nei piccoli comuni.

Otto comuni di Cosenza e cinque di Vibo Valentia superano infatti di almeno il doppio la media nazionale di spesa per il gioco d'azzardo online, secondo quanto segnalato dal dossier Non così piccoli, redatto e pubblicato un mese fa da CGIL, Federconsumatori e Fondazione ISSCON. Il fenomeno è attribuito anche alla presenza di organizzazioni criminali, che utilizzano il gioco online per operazioni di riciclaggio.

Solo a gennaio 2024, indagini condotte a Catanzaro e Crotone da polizia locale, Guardia di Finanza e unità regionali di prevenzione delle frodi hanno portato alla denuncia di tredici persone per attività di scommesse illecite, con multe superiori a 2,5 milioni di euro e il sequestro di 31 apparecchi da gioco manomessi. Nello stesso mese un’altra operazione antimafia a Reggio Calabria ha permesso la confisca di beni dal valore di ben quattrocento milioni di euro a un imprenditore coinvolto in piattaforme di scommesse online usate per finanziare attività criminali.

“I provvedimenti presenti in questa manovra sembrano confermare la subordinazione dei governi agli interessi della lobby dell’azzardo, senza curarsi dei diritti e delle esigenze dei cittadini ma nemmeno degli interessi dello Stato”, hanno dichiarato i portavoce.

Le misure più controverse

Negli anni sono stati promossi alcuni strumenti di contrasto al gioco patologico, come le regole di distanza minima tra le location di gioco e “luoghi sensibili”, tra cui scuole e ospedali, oppure l’inserimento nel 2012 della ludopatia tra i livelli essenziali di assistenza (Lea). Secondo diverse organizzazioni e figure pubbliche, però, le misure esistenti a raggio nazionale sono ancora insufficienti per affrontare efficacemente la lotta alla ludopatia e ad essere soppresse dalla nuova manovra sono proprio alcune di queste poche armi. 

Anche Renato Balduzzi, ex ministro della Salute e promotore del decreto del 2012 sui Lea, ha dichiarato: “Non si comprendono le ragioni” della decisione del governo “dal momento che il Fondo e l'Osservatorio funzionano”.

Negli anni si sono moltiplicati sempre più, infatti, interventi volti a regolamentare il gioco d'azzardo, incrementando le entrate fiscali, piuttosto che provvedimenti solidi e incisivi di prevenzione alla dipendenza. Tra le iniziative promosse negli ultimi anni, ad esempio, c'è stato un aumento delle imposte: dal 25 al 30% per i giochi di abilità e il bingo online, dal 20 al 22% per le scommesse fisiche a quota fissa (eccetto quelle ippiche), dal 24 al 26% per le scommesse online e dal 22 al 24% per le scommesse su eventi simulati. L'obiettivo era incrementare il gettito fiscale, ma anche in questo caso l'effetto sulla riduzione della dipendenza da gioco rimane limitato​.

Particolarmente pericolosa, secondo le associazioni, è stata poi la proposta a inizio 2024 della compartecipazione degli enti locali al gettito erariale del gioco d’azzardo, destinando il 5% delle entrate ai comuni. La misura è stata criticata perché potrebbe incentivare le amministrazioni locali a promuovere il gioco anziché limitarlo, generando un conflitto d’interessi e mettendo in secondo piano la prevenzione della dipendenza.

“Quella è stata un’altra esca avvelenata», dice a Valigia Blu Maurizio Fiasco, Presidente di Alea (Associazione per lo studio del gioco d'azzardo e dei comportamenti a rischio), sociologo e consulente Consulta Nazionale Antiusura.

“Teoricamente quei soldi sarebbero destinati alla prevenzione e alla cura, ma questo significa anche che se il consumo diminuisse, come tutti ci auguriamo, le regioni e i comuni prenderebbero di meno”, spiega Fiasco. “Come se lo Stato dicesse: ‘Vuoi avere i soldi? Allora fai ammalare le persone’. Siamo al grottesco della politica”.

Incentivare il gioco legale?

Oltre al taglio ai finanziamenti per prevenzione e monitoraggio, a contribuire alle proteste sulla legge di Bilancio è parallelamente la proposta di introdurre una nuova estrazione settimanale per giochi come Lotto e Superenalotto, che secondo dati recenti sarebbe il secondo gioco d’azzardo più diffuso in Italia dopo il “gratta e vinci”, seguito al terzo posto dalle scommesse sportive.

Non è però la prima volta che lo Stato italiano incentiva alcune modalità di gioco legale al fine di contrastare le dipendenze e i canali di gioco criminale. Già nel 2022 il ministero dell’Economia e Finanze aveva approvato la possibilità del “cash-out” anticipato e la riduzione della puntata minima da 2 a 1 euro nelle scommesse sportive.

Ma queste misure, che da un lato offre maggiore flessibilità agli scommettitori e aumenta le entrate fiscali dal gioco d’azzardo (che nel 2024 raggiungeranno un nuovo record, con una stima di circa 160 miliardi di euro), dall'altro comunque aumenta di fatto la disponibilità e l'accesso al gioco, incentivando di conseguenza comportamenti rischiosi​.

“L’idea che ci sia un effetto sostitutivo tra i due canali, quello legale e quello illegale, è una colossale mistificazione”, dice Maurizio Fiasco, secondo cui più si ingrandisce la base dei consumatori, più si allargano anche i suoi sottoinsiemi: nel caso dei giocatori di azzardo, questi sono i giocatori abitudinari e i giocatori patologici. “E loro possono essere fino a una certa soglia soddisfatti dall'offerta legale, perché da un certo momento in poi ne sono esclusi, rivolgendosi così all'offerta illegale e criminale”, dice Fiasco.

Rudy spiega infatti che durante i suoi periodi di dipendenza ogni tipologia di gioco d’azzardo faceva parte delle sue giornate, dai casinò, tavoli da poker, schedine, slot machines: “Io ho frequentato anche bische clandestine pur di giocare”.

Se quindi da una parte lo Stato raccoglie miliardi di euro in tasse, diminuendo in parte il ricorso a circuiti criminali, dall’altro aumenterebbe invece il rischio sociale e le conseguenze sanitarie della dipendenza.

Alla crescita delle persone vulnerabili, denunciano poi gli esperti, non sono stati affiancati adeguati strumenti di assistenza. Nonostante la disponibilità di 163 centri di cura pubblici e gratuiti per la dipendenza da gioco d'azzardo nel paese e un numero di persone con dipendenza elevato, solo un giocatore su dieci si rivolge ai servizi sanitari per il trattamento.

Secondo gli esperti, ciò è dovuto in parte alla scarsa consapevolezza della possibilità e modalità di accedere a cure gratuite, oltre che una paura di subire stigmatizzazione. Rudy dice che bisognerebbe infatti lavorare innanzitutto sulla comunicazione circa le possibilità di recupero, oltre che migliorare l'accesso ai servizi e prevenire la medicalizzazione del fenomeno: “La sensibilizzazione è quello che manca. Sentirti capito, che non sei il solo, è fondamentale”.

Un pessimo affare

Oltre all’abolizione dell’Osservatorio e del fondo dedicato alla prevenzione per il gioco d'azzardo patologico, la legge di Bilancio 2025 prevede anche una proroga delle concessioni di gioco fisico, come macchinette e bingo, fino al 31 dicembre 2026. I titolari di concessioni per il bingo pagheranno 108 mila euro in più per ogni concessione e per ognuno dei due anni. I concessionari per le scommesse pagheranno, invece, un canone maggiorato del 10%.

Nel 2023, invece, la riorganizzazione della gestione del gioco è stata affidata all'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM), con l'intento di migliorare trasparenza e controlli. Sono state introdotte regole più severe per le concessioni, limitandole ai grandi operatori, ma con la nuova proroga, che si inserisce in una lunga serie di posticipazioni iniziata nel 2014.

Secondo Maurizio Fiasco, il business dell'industria dell'azzardo continua a “spremere come limoni i giocatori abitudinari e i giocatori patologici e per continuare a farlo fa una tremenda pressione: anche l’accanimento contro l’Osservatorio e il Fondo si spiega così”.

La decisione è stata interpretata dalle voci critiche non solo come un privilegiare gli interessi economici rispetto alle necessità di tutela della salute pubblica, lasciando inalterata la disponibilità di punti gioco sul territorio e non affrontando in maniera adeguata i rischi connessi al gioco patologico.

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Secondo la Consulta Nazionale Antiusura e i portavoce di Mettiamoci in gioco, infatti, la proroga, estendendo i contratti esistenti senza aprire nuove gare pubbliche e favorendo le concessionarie attuali, spesso grandi operatori a discapito di potenziali nuovi entranti, preclude l’introito nelle casse dell'erario di “un contributo assai più significativo”.

Anche per Fiasco, lo Stato stesso godrebbe anche di più entrate se ci fossero meno giochi e meno volume lordo: una frequenza decisamente minore con margini superiori. “E invece il gioco industriale di massa, quello attuale, diventa un pessimo affare per lo Stato, per l'economia, per la salute”.

Immagine in anteprima: Foto di djedj via Pixabay

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