Il governo Meloni vorrebbe mettere a capo della Rai un filoputiniano ossessionato da Soros e dalle teorie del complotto
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Stando a quanto riportano vari quotidiani, il governo avrebbe deciso le nomine della prossima dirigenza Rai: Roberto Sergio, attuale direttore di Radio Rai, dovrebbe diventare l’amministratore delegato; mentre Giampaolo Rossi il direttore generale.
Quest’ultimo è un nome interessante, per svariate ragioni politiche e ideologiche.
Archeologo di formazione, intellettuale della destra sociale romana, fedelissimo di Giorgia Meloni, Rossi è già stato nel consiglio di amministrazione della televisione pubblica nel 2018. In un’intervista al Foglio del settembre 2022 sosteneva che “non esiste la televisione di destra” e che “la Rai esiste per creare e raccontare l’immaginario italiano, dentro e fuori dai nostri confini”.
In passato ha ricoperto le cariche di presidente della commissione cultura della Regione Lazio, direttore di un master alla Link Campus University e direttore di RaiNet tra il 2004 e il 2012. È stato anche collaboratore del quotidiano di destra Secolo d’Italia, e per anni ha tenuto un blog su Il Giornale.
Le pagine non sono più aggiornate dal 2018, ma è su quello spazio che si può ricavare il pensiero profondo di Rossi. Un pensiero tutt’altro che moderato e manageriale, ma decisamente militante - zeppo di rimandi islamofobi, attacchi al “multiculturalismo” e a Papa Francesco, ricostruzioni false sugli attacchi chimici del regime di Assad in Siria, nonché riferimenti a teorie del complotto promosse dalla destra più estrema.
Intellettuale vicino alla destra, manager della Rai, convinto che Putin sia l’unico che può salvarci dal complotto di Soros: ecco chi è Giampaolo Rossi, in pole per il ruolo di direttore generale della tv pubblica, su forte spinta di Meloni
di @DM_Delucahttps://t.co/vPurJbZDCX
— Domani (@DomaniGiornale) May 5, 2023
Il penultimo post, ad esempio, si intitola “L’Europa sarà africana. Lo vuole l’élite” e dà per assodato lo scenario – tipico della teoria razzista della “sostituzione etnica”, che Rossi cita esplicitamente dandola per reale – di un’invasione dell’Europa. L’esodo di massa dall’Africa, scrive Rossi, “destabilizzerà le nostre società non solo da un punto di vista economico e sociale ma anche culturale”.
Il tutto, prosegue, è ovviamente pianificato: l’immigrazione sarebbe infatti un “fenomeno indotto dall’élite globalista” – un termine che secondo l’American Jewish Committee è una parola in codice antisemita – che “governa processi decisionali e immaginario mediatico, con lo scopo di garantirsi forza lavoro a basso costo in Europa e con l’obiettivo di disarticolare l’attuale ordine sociale”.
Il gran burattinaio di questo progetto diabolico è ovviamente George Soros. In un post del 2 febbraio del 2017, Rossi parla di un fantomatico “schema Soros” per “l’immigrazione indotta” – una specie di rielaborazione del piano Kalergi, una teoria del complotto neonazista molto simile alla “sostituzione etnica”.
I flussi migratori, insomma, servono a Soros e ai “globalisti” per “consolidare un modello incentrato non sulla ricchezza reale […] ma su quella “irreale” del debito e dell’usura, a vantaggio di pochi”. In sostanza, in maniera nemmeno troppo implicita, Rossi rievoca il mito dell’ebreo usuraio – uno dei più antichi e radicati stereotipi antigiudaici, tirato in ballo anche da Giorgia Meloni.
#Soros scende in campo per le #elezionieuropee finanziando con 200.000 € il partito di Emma #Bonino. Ha scelto la sinistra come alleata e noi sovranisti come nemici. Un grande orgoglio per @FratellidItaIia: tenetevi i soldi degli usurai, la nostra forza è il popolo italiano pic.twitter.com/hSICsEAyZg
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) March 24, 2019
Consultando gli archivi del blog emerge una vera e propria ossessione nei confronti di Soros: gli articoli in cui compare il cognome sono ben sessantuno.
In un post del 22 agosto del 2016, ad esempio, lo paragona al personaggio Shelob de Il Signore degli Anelli, “il malefico essere a forma di ragno” per la quale “ogni essere vivente era il suo cibo e il suo vomito era oscurità”.
Come Shelob, continua Rossi, “anche Soros dissemina gigantesche e vischiose ragnatele con le quali imprigiona le sue vittime per poi divorarle. La sua rete di movimenti e associazioni che lui è in grado di mobilitare, forte di un potere economico illimitato, sono le ragnatele di Shelob”.
Ora, l’accostamento tra una persona di origine ebraica e gli aracnidi rimanda a uno dei più triti cliché antisemiti, ampiamente usato dalla propaganda fascista e nazista per dimostrare la repellenza degli ebrei e il loro presunto desiderio di dominio globale.
Non a caso, l’edizione francese de I Protocolli dei Savi di Sion ha in copertina proprio un ebreo-ragno che avvinghia il mondo con le sue enormi zampe.
In un altro post del 9 maggio del 2017, Soros viene definito “un ebreo che odia Israele” (una posizione mai espressa dal finanziere), un “senza patria” che “deve la sua ricchezza solo alla speculazione” e “vuole imporre a tutto il mondo il suo stesso tragico destino di immigrato ed esule” – e qui il fatto che sia dovuto fuggire dalle persecuzioni naziste non viene menzionato neppure di striscio.
Per il filantropo, rincara Rossi, “i popoli non esistono” poiché esiste solo “l’uomo globale, cittadino del mondo, apolide, senza radici, possibilmente senza memoria storica, senza confini”.
Anche in questo caso ci troviamo di fronte a chiarissimi riferimenti antisemiti: la figura dell’ebreo “sradicato” e “apolide” che trama nell’ombra per distruggere la sovranità nazionale è uno degli archetipi centrali della pubblicistica antisemita.
Se Soros è il nemico assoluto, va da sé che chiunque gli si oppone vada elogiato.
E infatti il blog di Rossi è pieno di encomi a Donald Trump, l’ex consigliere Steve Bannon, il premier ungherese Viktor Orbán e soprattutto a Vladimir Putin.
Il presidente russo è il baluardo della resistenza contro il “Nuovo Ordine Mondiale preconizzato da Soros” – e qui siamo di fronte all’ennesimo rimando a una teoria del complotto di estrema destra nata negli Stati Uniti all’inizio degli anni Novanta.
In un altro post del 2 novembre del 2016, Putin è descritto come l’argine invalicabile per gli “alchimisti della finanza globale” e i “guerrafondai umanitari” che alimentano le “rivoluzioni colorate, le guerra civili e il terrorismo per generare il caso funzionale ai propri progetti egemonici”.
Non mancano poi riferimenti al conflitto in Donbass e all’Ucraina, considerata poco meno di una nazione “fantoccio” manovrata da – indovinate un po’? – Soros e dagli americani. La rivoluzione di Maidan, oltre a essere un “imbroglio”, è stata poi “costruita a tavolino e realizzata con puntuale spietatezza” dai soliti “padroni del Nuovo Ordine Mondiale”.
In altri post, poi, vengono ripetuti a pappagallo i punti della propaganda filoputiniana che abbiamo imparato a conoscere molto bene negli ultimi tempi.
Non sappiamo se nel frattempo Rossi abbia cambiato idea, almeno sull’invasione russa dell’Ucraina. Conosciamo però il suo pensiero politico su molti altri aspetti; e lo conosce di sicuro anche la presidente del consiglio Giorgia Meloni.
Alla quale, evidentemente, va benissimo una persona che ha sistematicamente rilanciato teorie del complotto e fatto affermazione a dir poco problematiche.
Immagine in anteprima via Fratelli d'Italia/YouTube.