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La Georgia prova a resistere contro la deriva autoritaria

31 Dicembre 2024 7 min lettura

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La Georgia prova a resistere contro la deriva autoritaria

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Il 2024 si conclude in Georgia all’insegna di una deriva verso l’autoritarismo che, salvo cambiamenti radicali, allontana definitivamente il paese da qualsiasi prospettiva di integrazione europea. Dopo essersi affermato alle elezioni parlamentari del 26 ottobre facendo ricorso a brogli e intimidazioni ampiamente riconosciuti dagli osservatori internazionali, Sogno Georgiano, il partito al governo della Georgia dal 2012, è riuscito a prendere il controllo della presidenza, l’unica istituzione dello Stato ancora indipendente nel paese.

L’ex calciatore di Manchester City e Basilea, Mikheil Kavelashvili (unico candidato) è stato nominato da un collegio di elettori composto dal parlamento ed esponenti delle regioni lo scorso 14 dicembre e si è insediato domenica (il 29), approvando subito una serie di norme volute dal partito. Le speranze di chi si oppone al sistema di potere incentrato intorno al miliardario fondatore di Sogno Georgiano, Bidzina Ivanishvili, si affievoliscono, nonostante le manifestazioni quotidiane contro il governo che si protraggono a Tbilisi e in tutta la Georgia da oltre un mese.

L’anticlimax di fine anno

A fine novembre, l’ormai ex presidente Salome Zourabichvili aveva dichiarato battaglia, schierandosi con i manifestanti e annunciando che non avrebbe lasciato il suo posto in virtù dei brogli che rendono il nuovo parlamento illegittimo. Ma la battaglia non c’è stata, o almeno non nelle modalità preventivate. Zourabichvili ha lasciato la sua residenza al palazzo Orbeliani di Tbilisi alle 10 del mattino del 29 dicembre, rivolgendo queste parole ai manifestanti radunati davanti all’edificio: “Me ne andrò da qui, verrò da voi e sarò con voi. Questo edificio non appartiene a nessuno; era un simbolo finché un presidente legittimo vi sedeva. Sto portando con me [questa] legittimità. La legittimità proviene da una sola fonte, e quella fonte siete voi. Dove non c'è fiducia da parte del popolo, non può esserci legittimità. È per questo che verrò da voi e sarò con voi”.

Poco dopo in parlamento si svolgeva, a porte chiuse e senza l’usuale presenza di dignitari stranieri, la cerimonia di giuramento del suo successore. Il discorso di insediamento di Kavelashvili è stato all’insegna della retorica adottata con sempre maggior forza da Sogno Georgiano dall’inizio dell’invasione russa su larga scala dell’Ucraina nel 2022, la stessa usata dal partito in campagna elettorale, focalizzandosi su temi quale la pace, la difesa della sovranità e dei cosiddetti valori tradizionali.

“Negli ultimi anni, sullo sfondo degli sviluppi nella regione e nel mondo, il nostro paese ha dovuto affrontare numerose sfide, comprese minacce che avrebbero potuto avere conseguenze devastanti per la nostra nazione. Abbiamo gestito tutto questo grazie all’unità del popolo georgiano e dello Stato. Un ruolo decisivo è stato svolto dal carattere del georgiano amante della libertà, che non tollera oppressione, ingiustizia, mancanza di rispetto o arroganza, e che esige rispetto per le nostre tradizioni, i nostri valori, l’identità nazionale, la sacralità della famiglia, la fede e un trattamento equo per la nostra patria”, ha detto, rivolgendosi a un parlamento boicottato dai rappresentanti dell’opposizione per via dei brogli alle elezioni di ottobre.

Kavelashvili non ha poi perso tempo, firmando subito i già menzionati decreti voluti da Sogno Georgiano. Tra questi, il divieto di coprirsi il volto e di utilizzare fuochi d’artificio durante le proteste, la criminalizzazione della detenzione di fuochi d’artificio e l’integrazione di bande esterne nelle forze di polizia per le “pattuglie di strada” (in pratica, la formalizzazione dell’'uso di quelli che vengono chiamati in gergo titušky, gruppi di disturbatori che nella prima fase delle proteste di dicembre si sono resi protagonisti di violenze contro manifestanti e giornalisti). Il bando dei fuochi d’artificio è, di fatto, già presente nel paese, dopo che gli stessi erano stati usati contro la polizia a inizio dicembre. Kavelashvili ha inoltre approvato la rimozione della protezione statale per Zourabichvili – solitamente un ex-presidente e la sua famiglia ricevono protezione statale per un anno dopo la fine della presidenza – e la semplificazione del licenziamento dei dipendenti pubblici per motivi politici (a discrezione individuale di un superiore, con minori tutele legali e compensazioni).

L’esplosione della rabbia popolare in risposta alle parole del primo ministro Irakli Kobakhidze il 28 novembre sulla sospensione dei negoziati per l’ingresso della Georgia nell’Unione Europea fino al 2028, lasciavano pensare a un possibile collasso di Sogno Georgiano. Ma, nonostante le enormi manifestazioni che alcuni giorni hanno visto ben oltre 100mila persone in piazza a Tbilisi e in tutta la Georgia, nonostante l’inventiva dei manifestanti tra coreografie e danze facilmente diventate virali sui social media, per il momento Sogno Georgiano sembra aver avuto la meglio.

L’Europa più lontana e la speranza americana

Il 29 dicembre l’aeroporto di Kutaisi, la seconda città del paese, era drappeggiato come sempre di bandiere europee. È un’immagine ormai consueta in Georgia, dove ormai da un ventennio la bandiera dell’Unione Europea campeggia sulla facciata di tutti gli edifici pubblici per simboleggiare la direzione euro-atlantica della politica estera del paese. Ma è un’immagine ormai fuorviante; se un anno fa l’80% dei georgiani favorevole all’integrazione europea poteva sperare che questa si realizzasse in tempi relativamente brevi, ormai siamo in uno scenario completamente diverso.

Non c’è consenso tra i paesi membri dell’UE su come gestire i rapporti con il paese caucasico, ma si va nella direzione di interrompere qualsiasi interazione con Sogno Georgiano e sospendere formalmente il processo di integrazione.

Molto più forte la presa di posizione americana. Bidzina Ivanishvili è stato sanzionato da Washington. Nell’annunciare le sanzioni, il Segretario di Stato uscente, Antony Blinken, ha dichiarato che: 

“Le azioni di Ivanishvili e di Sogno Georgiano hanno eroso le istituzioni democratiche, permesso abusi dei diritti umani e limitato l’esercizio delle libertà fondamentali in Georgia. Inoltre, hanno fatto deragliare il futuro euro-atlantico della Georgia, un futuro che il popolo georgiano desidera in modo schiacciante e che la costituzione georgiana sancisce. Il risultato è che la Georgia è rimasta vulnerabile alla Russia, che continua a occupare oltre il 20% del territorio georgiano”. 

Tutto può cambiare dopo il 20 gennaio con l’insediamento di Donald Trump. Il presidente eletto è ideologicamente un naturale alleato di un partito come Sogno Georgiano, ma, al contempo, nel corso della sua prima amministrazione aveva dimostrato tutta la sua ostilità nei confronti dell’influenza cinese in Georgia. Negli ultimi anni, Pechino si è fatta carico della costruzione di importanti progetti infrastrutturali nel paese caucasico – su tutti quella del porto di acque profonde ad Anaklia – e questo potrebbe convincere Trump a esprimersi contro il partito al potere. In tal caso c’è da aspettarsi un riaccendersi delle proteste: come sempre in Georgia, la politica estera influenza gli sviluppi interni.

C’è anche da dire che Sogno Georgiano non è isolato internazionalmente. All’interno dell’Unione Europea ha il sostegno ostentato dei governi di Ungheria e Slovacchia, mentre la Russia, ha espresso più volte il suo supporto per l’attuale partito al potere (che viene accusato dai suoi detrattori di essere un agente del Cremlino). Il 30 dicembre, il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, in un’intervista alla TASS ha lodato Sogno Georgiano per non essere “una pedina nelle mani degli occidentali che spingono la Georgia verso destabilizzazione, problemi economici e un inasprimento delle relazioni con la Russia”. Dello stesso tono le parole del presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev che, intervistato il 19 dicembre dal giornalista russo, Dmitrij Kiselëv, ha condannato le organizzazioni non governative finanziate dall’occidente che “minacciano destabilizzazione” in Georgia e si è detto soddisfatto della “stabilizzazione” in corso nel paese. Anche se riceve meno attenzione mediatica di quello russo, il supporto dell’Azerbaigian verso il governo è un elemento da non sottovalutare: circa il 6,5% della popolazione georgiana è di etnia azera e proprio nelle regioni popolate da questa minoranze ci sono state, per la verità non una novità, molte azioni torbide il giorno delle elezioni.

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Quo vadis, Georgia?

Si conclude un anno in cui una parte consistente della popolazione georgiana ha passato tre mesi in piazza a protestare contro un governo percepito come filo russo e per dimostrare il supporto per l’integrazione europea del paese. Nonostante questo, Sogno Georgiano ha avuto le risorse e il supporto per lasciare sbollire la situazione e rimanere in sella, portando a casa la vittoria elettorale, il nuovo presidente, la legge sugli agenti stranieri e la sospensione dei negoziati con l’Unione Europea.

I partiti di opposizione non sono riusciti a mobilitare abbastanza persone da scalfire il sistema di potere. Solo la crescente popolarità di Salome Zourabichvili è riuscita a unire e a fare da traino in vista delle elezioni. L’ex presidente potrebbe essere la figura carismatica che, fino ad adesso, mancava alle proteste, ma il fattore anagrafico (Zourabichvili ha 72 anni) è da considerare. Durante le feste le manifestazioni hanno perso intensità. Tuttavia, è lecito attendersi che una nuova ondata di proteste è dietro l’angolo nel 2025.

Immagine in anteprima: frame video Firstpost via YouTube

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