Post Fuori da qui

Momento spartiacque per la democrazia in Georgia: al voto tra Europa e il timore di un ritorno nell’orbita del Cremlino

25 Ottobre 2024 7 min lettura

author:

Momento spartiacque per la democrazia in Georgia: al voto tra Europa e il timore di un ritorno nell’orbita del Cremlino

Iscriviti alla nostra Newsletter

7 min lettura

Il 26 ottobre in Georgia si svolgeranno elezioni parlamentari cruciali per definire la traiettoria futura del paese. Si voterà per rinnovare i 150 seggi del parlamento unicamerale con un sistema proporzionale puro e una soglia di sbarramento al 5%. Al di là del mero dato tecnico e usando un cliché giornalistico forse abusato, in gioco c’è più del semplice rinnovo dell’assemblea legislativa. Questo perché, se dovesse prevalere l’attuale partito di Governo, Sogno Georgiano, deraglierebbe il processo di integrazione europea della Georgia e si andrebbe incontro, con ogni probabilità, a un irreversibile consolidamento autoritario.

Un paese spaccato

L’avvicinamento alla data del 26 ottobre è stato lungo e carico di tensioni per la Georgia, con un progressivo straniamento tra il governo e parte della società georgiana. Dopo le precedenti elezioni parlamentari, nell’autunno del 2020, la legislatura in corso si è aperta con una lacerazione tra Sogno Georgiano e i partiti di opposizione che si erano rifiutati di riconoscere i risultati della tornata elettorale e di sedere in parlamento. Tale scontro, protrattosi per mesi, si era concluso dopo le elezioni amministrative del 2021, solo grazie alla mediazione dell’Unione Europea.

Nel 2022 ci hanno pensato, invece, gli eventi di politica estera a smuovere le acque della sempre turbolenta politica georgiana. Tbilisi, infatti, non si è unita alle sanzioni occidentali contro la Russia in risposta all’invasione dell’Ucraina, prendendo invece posizioni piuttosto moderate nei confronti di Mosca. In virtù del passato sotto il dominio russo e sovietico e della presenza dell’esercito russo in Abcasia e Ossezia del Sud, due regioni separatiste riconosciute a livello internazionale come territorio georgiano, nonché la memoria della guerra russo-georgiana del 2008, il supporto nel paese caucasico per la causa ucraina è molto forte e l’inazione dell’esecutivo non è stata apprezzata da molti. In risposta a queste critiche, nei mesi che hanno seguito l’inizio della guerra, Sogno Georgiano si è presentato come il “partito della pace”, retorica a cui ha fatto ricorso con sempre maggiore intensità col passare del tempo.

Passiamo quindi alla primavera del 2023, quella in cui Sogno Georgiano ha promosso il disegno di legge sugli agenti stranieri molto simile a quella adottata in Russia nel 2012 (per questo in Georgia la legge è stata soprannominata “Legge Russa” dai suoi detrattori). Tale legislazione avrebbe imposto alle entità giuridiche (organizzazioni della società civile e media) che ricevono almeno il 20% dei loro finanziamenti dall’estero di iscriversi a un registro di “organizzazioni che perseguono gli interessi di una potenza straniera”. Le numerosissime organizzazioni non governative che rientrano in questa fattispecie giuridica sarebbero state obbligate a fornire dettagli sui propri finanziamenti allo Stato, che avrebbe ottenuto accesso ad altre informazioni sensibili, quali, per esempio, i contatti degli informatori delle testate giornalistiche, con implicazioni inquietanti per la libertà di informazione e associazione. Sogno Georgiano aveva però fatto male i suoi calcoli. Visto il rischio concreto che l'approvazione della legge avrebbe fatto deragliare i negoziati per l’ingresso della Georgia nell’Unione Europea (la vasta maggioranza della popolazione è molto favorevole all’integrazione europea del paese), i cittadini sono scesi in massa nelle strade di Tbilisi e hanno convinto il governo a ritirare il disegno di legge.

Sembrava l’inizio di una ritrovata calma. L’8 novembre 2023, la Georgia ha ottenuto ufficialmente dal Consiglio Europeo l’agognato status di paese candidato all’ingresso nell’Unione Europea. All'epoca la Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, aveva sottolineato che la forza con cui i georgiani avevano protestato era stata decisiva per Bruxelles nonostante la necessità di attuare alcune riforme. Questa notizia era stata accolta con autentica gioia dai georgiani sui social e nelle piazze del paese.

Ma l’idillio è durato poco. Nella primavera del 2024, Sogno Georgiano ha riproposto un disegno di legge sostanzialmente uguale alla “legge russa” dell’anno precedente (cambiava solo il nome con la nuova legislazione definita come legge sulla “trasparenza delle influenze straniere”). E di nuovo i georgiani hanno reagito con enormi proteste che si sono svolte tutto il mese di aprile e a maggio. Questa volta, però, il governo non si è lasciato influenzare, e tra repressione delle proteste, minacce e attacchi ai dissidenti ha portato a casa il disegno di legge il 28 maggio, superando anche il veto della presidente del paese, Salome Zourabichvili. 

L’approvazione della legge ha segnato un punto di rottura irreversibile. Da parte europea e americana sono arrivate critiche sempre più forti nei confronti della deriva autoritaria di Sogno Georgiano, con alcuni esponenti del partito che sono stati sanzionati da Washington. E da allora, durante la relativa quiete estiva, le elezioni sono l’appuntamento atteso da tutti come un momento spartiacque per il futuro della Georgia.

Le forze in campo e la campagna elettorale

Andando ad analizzare le forze in campo nelle elezioni del 26 ottobre è necessario fare una premessa: è quasi impossibile distinguere i partiti usando criteri come destra e sinistra, conservatori e riformisti. Come sempre a prevalere nella politica georgiana sono soprattutto le personalità e la loro influenza, piuttosto che i programmi. Inoltre, la discussione nella campagna elettorale si è focalizzata quasi esclusivamente sulla politica estera: le prospettive di integrazione europea e il timore che il paese cada sotto l’influenza russa.

I sondaggi vedono come primo partito Sogno Georgiano, con una differenza che varia tra il 34% di Edison research e il 60% previsto da Gorbi, in una ricerca commissionata dal canale televisivo filogovernativo Imedi. Il partito gode del controllo delle istituzioni e delle ricchezze del suo fondatore, l’oligarca Bidzina Ivanishvili. Ciò gli ha consentito di investire più risorse dei suoi oppositori nella campagna elettorale (i manifesti di Sogno Georgiano sono onnipresenti nel paese, mentre quelli degli altri partiti si concentrano soprattutto nei centri abitati più grandi) e anche di mettere pressione ai votanti (si parla di contatti telefonici con inviti a votare il Sogno che contengono minacce più o meno velate). Come detto in precedenza, Sogno Georgiano si presenta come “il partito della pace” in contrasto alle opposizioni che il suo leader Ivanishvili etichetta come il “partito della guerra globale” che vorrebbe trascinare la Georgia nel conflitto tra Occidente e Russia. Nell’ultima intervista prima delle elezioni il 22 ottobre, Ivanishvili ha ribadito il concetto, rendendo chiaro che per lui questa tornata elettorale è un gioco a somma zero. Dal suo punto di vista, se perde, rischia di finire in prigione come l’ex presidente Mikhail Saaskahvili.

Concludendo il discorso su Sogno Georgiano va precisato che riguardo all’etichetta di “partito filorusso” che riceve da parte della stampa internazionale (e dai suoi detrattori interni che lo denigrano definendolo “Sogno Russo”), non ci sono legami dimostrati tra Sogno Georgiano e la Russia e la politica del partito non è apertamente filorussa (è semplicemente inimmaginabile una cosa del genere nel contesto georgiano vista l’universale odio per la Russia). Ciò che è vero è il tentativo di consolidamento autoritario e la già menzionata retorica antioccidentale che, nel contesto internazionale attuale, finiscono per allineare le posizioni del partito a Mosca. Parallelamente a questo, Sogno Georgiano continua però a dichiararsi europeista e a volere l’ingresso della Georgia nell’Unione Europea entro il 2030.

Spostandoci alle opposizioni, sono quattro i partiti e le coalizioni che hanno speranza di superare lo sbarramento del 5% (la “Coalizione per il cambiamento”, “Unità”, “Georgia Forte” e “Gakharia per la Georgia”). La presidente Zourabichvili – in Georgia il ruolo del capo dello Stato è simile a quello del presidente della Repubblica in Italia  – da tempo in aperto contrasto con l’esecutivo, ha invitato i cittadini a fare una scelta pragmatica e a votare una di queste forze. Tali gruppi politici hanno firmato la “Carta Georgiana”, un’iniziativa promossa dal presidente per sconfiggere Sogno Georgiano e riportare il paese sui binari dell’integrazione europea. 

Sulla base dell’accordo, visto che il nuovo sistema proporzionale favorirebbe la formazione di un governo di coalizione se la somma dei voti delle quattro forze di opposizione dovesse superare quella del Sogno Georgiano, creerebbero un governo temporaneo. Il nuovo esecutivo dovrebbe abolire le leggi liberticide volute da Sogno Georgiano, ristabilire i contatti con l’Unione Europea e indire nuove elezioni più eque. “Forse nessuno di questi partiti è perfetto per voi, ma in generale rappresentano il nostro futuro”, ha spiegato Zourabichvili nel suo invito a votare i quattro partiti. 

Gli scenari

È molto complesso delineare degli scenari anche perché i sondaggi sulla politica georgiana si sono spesso rivelati fallaci. Se i partiti che hanno aderito alla piattaforma dovessero ottenere più voti di Sogno Georgiano, allora c’è speranza che l’imperfetta democrazia georgiana possa superare la deriva autoritaria degli ultimi anni. Restano comunque molti dubbi su come queste forze, fino a poco tempo fa in contrasto tra loro, possano collaborare. In questo senso, fondamentale sarebbe il ruolo della Presidente Zourabichivili nel tenere le redini della situazione. Esistono anche punti interrogativi su una delle figure coinvolte, il fuoriuscito da Sogno Georgiano, Giorgi Gakharia. In molti sospettano che l’ex primo ministro abbia in realtà mantenuto i rapporti con il suo vecchio partito, anche se le parole dure di Ivanishvili nei suoi confronti nell’intervista del 22 ottobre sembrano fugare questa idea.

Iscriviti alla nostra Newsletter


Come revocare il consenso: Puoi revocare il consenso all’invio della newsletter in ogni momento, utilizzando l’apposito link di cancellazione nella email o scrivendo a info@valigiablu.it. Per maggiori informazioni leggi l’informativa privacy su www.valigiablu.it.

Se in qualche modo Sogno Georgiano dovesse riuscire a vincere i 76 seggi parlamentari necessari per formare un esecutivo indubbiamente ci sarebbe una nuova ondata di proteste che renderebbero difficile la gestione del paese. In questo scenario, però, l’attuale partito di governo avrebbe superato una prova di forza sia a livello interno che internazionale e alcuni analisti sostengono che riuscirebbe a riaprire i negoziati con l’Unione Europea da una posizione di forza.

Con ogni probabilità si supererà l’affluenza del 55,70% delle ultime elezioni e sicuramente a giocare un ruolo più importante rispetto al solito sarà la diaspora georgiana all’estero (anche se non è un fenomeno paragonabile a quello della Moldova). I 30mila georgiani residenti in Italia voteranno nei seggi di Roma, Milano e Bari: un’ulteriore riprova di quanto queste elezioni ci riguardano da vicino.

Immagine in anteprima: i manifesti elettorali di Sogno Georgiano e dell'opposizione – foto di Aleksej Tilman

Segnala un errore

Array