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Georgia: elezioni contestate fra brogli, violenze e l’ombra del Cremlino. In gioco il futuro della democrazia

28 Ottobre 2024 8 min lettura

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Georgia: elezioni contestate fra brogli, violenze e l’ombra del Cremlino. In gioco il futuro della democrazia

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Georgia, le opposizioni manifestano davanti al parlamento e non riconoscono l'esito delle elezioni

Aggiornamento 29 ottobre 2024: La sera di lunedì 28 ottobre, davanti al parlamento georgiano sul Viale Rustaveli di Tbilisi, si è svolta la grande manifestazione dei partiti di opposizione indetta dalla presidente della Georgia, Salome Zourabichvili. “Non avete perso le elezioni! I vostri voti sono stati rubati!”, ha dichiarato il capo di Stato rivolgendosi alle decine di migliaia di persone presenti. Gli organizzatori hanno ribadito che non riconoscono i risultati delle elezioni parlamentari del 26 ottobre per via dei numerosi brogli segnalati tanto dagli osservatori locali, quanto da quelli internazionali, e di cui si stanno ancora raccogliendo informazioni per capirne l’entità totale. Le forze di opposizione hanno anche confermato che non siederanno in parlamento e hanno richiesto nuove elezioni gestite da entità internazionali al posto della Commissione Elettorale Georgiana.

Sul fronte estero, la visita del Primo Ministro ungherese Viktor Orban a Tbilisi, dove è stato fischiato, è stata definita come “prematura” e “non a nome dell’Unione Europea” in una dichiarazione congiunta dei ministri degli Esteri di tredici paesi membri dell’UE (tra cui figurano Francia e Germania, ma non l’Italia). “Le violazioni dell’integrità elettorale sono incompatibili con gli standard attesi da un candidato all’Unione Europea”, si legge anche nel comunicato. “Esse rappresentano un tradimento della legittima aspirazione europea del popolo georgiano. Il rispetto dello stato di diritto e di elezioni libere e corrette è essenziale per ogni progresso sul percorso della Georgia verso l’Unione Europea”.

Le elezioni parlamentari in Georgia del 26 ottobre si sono concluse con una vittoria abbastanza netta del partito Sogno Georgiano, al governo dal 2012, che ha disatteso le previsioni dei sondaggi e degli exit poll. Le tante violazioni registrate prima e durante la tornata elettorale hanno però lasciato dubbi sulla validità del voto e i quattro principali partiti di opposizione non hanno riconosciuto i risultati, rifiutandosi di prendere parte ai lavori del nuovo parlamento. Tanti i dubbi anche sulla governabilità: con il processo di integrazione europea della Georgia a rischio appare quasi inevitabile una nuova ondata di proteste contro Sogno Georgiano e il suo fondatore, l’oligarca Bidzina Ivanishvili.

Le premesse e i risultati

Si votava per il rinnovo dei 150 seggi del parlamento unicamerale con un sistema proporzionale puro. Oltre al già menzionato Sogno Georgiano, c’erano quattro forze di opposizione che avevano possibilità di superare la soglia del 5% (la “Coalizione per il cambiamento”, “Unità - Movimento Nazionale”, “Georgia Forte” e “Gakharia per la Georgia”). Proprio questi quattro gruppi politici eterogenei e, fino a poco tempo fa, in contrasto tra loro, avevano firmato la “Carta Georgiana”, un’iniziativa promossa dalla presidente della Georgia e leader informale dell’opposizione, Salome Zourabichvili, per sconfiggere Sogno Georgiano e riportare il paese sui binari dell’integrazione europea. Obiettivo dichiarato dell’opposizione era quindi fare in modo che il partito di governo non superasse il 50% dei voti che gli avrebbe garantito di governare da solo.

https://www.valigiablu.it/georgia-elezioni-russia-unione-europea/

I seggi hanno però dato un responso diverso. I dati della Commissione Elettorale Centrale dicono che, con un'affluenza del 59% (in lieve crescita rispetto alle ultime due tornate elettorali, ma inferiore a quella del 2012), Sogno Georgiano ha ottenuto il 53,92% dei voti e 89 dei 150 seggi parlamentari. Delle quattro forze di opposizione, tre si sono attestate intorno al 10% – “Coalizione per il Cambiamento” (11,03%), “Unità - Movimento Nazionale” (10,16%) e Georgia Forte (8,81%) –, mentre “Gakharia per la Georgia” è riuscito solo di poco a superare lo sbarramento (7,77%).

Il processo elettorale è stato però caratterizzato da diverse irregolarità, segnalate tanto dalle missioni di osservazioni locali quanto da quella internazionale congiunta, il cui comunicato stampa indica che

“Un significativo squilibrio nelle risorse finanziarie e i numerosi vantaggi di cui ha beneficiato il partito di governo hanno contribuito a creare una competizione sbilanciata”. 

Inoltre, è stato segnalato l’impatto della “legge sulla trasparenza dell'influenza straniera” nello stigmatizzare le organizzazioni della società civile, “insieme a episodi di attacchi e intimidazioni” nei confronti degli esponenti di tali organizzazioni e dell’opposizione. 

A tutto questo si aggiungono le intimidazioni, più o meno velate, che moltissimi cittadini hanno ricevuto per votare Sogno Georgiano. Il partito gode del controllo delle istituzioni dello stato e delle ricchezze di Bidzina Ivanishvili. Ciò gli ha consentito di investire più risorse dei suoi oppositori nella campagna elettorale (i manifesti di Sogno Georgiano sono onnipresenti nel paese, mentre quelli degli altri partiti si concentrano soprattutto nei centri abitati più grandi) e anche di mettere pressione ai dipendenti pubblici e ai semplici cittadini (tantissime persone sono state contattate telefonicamente con inviti a votare il Sogno che contenevano minacce più o meno velate e con esponenti del partito e delle forze di sicurezza che, nelle aree rurali, sono andati anche casa per casa).

Nel corso della giornata di voto, le cose si sono svolte più o meno in linea con quanto avvenuto nelle tornate elettorali più recenti in Georgia. Come ha notato Iulian Bulai, capo della delegazione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa: “C’erano due mondi: uno dentro e l’altro fuori le urne”. 

Se fuori dalle sedi dei seggi c’era la presenza intimidatoria di gruppi di uomini di Sogno Georgiano, osservati anche da chi scrive, dentro le cose venivano amministrate abbastanza professionalmente dalle commissioni di seggio. Nella mattinata è stato molto diffuso un video che mostra un gruppo di esponenti di Sogno Georgiano inserire a forza un pacco di schede in un’urna nella città di Marneuli (il seggio è stato poi chiuso), ci sono stati attacchi da parte dei rappresentanti del partito di governo contro gli elettori in un quartiere di Tbilisi e a Zugdidi, nonché casi dimostrati di compravendita di voti o di voti doppi. Nei seggi erano anche onnipresenti videocamere di Sogno Georgiano notate anche dall’autore di questo articolo. Pur essendo legali in Georgia, avevano il fine di intimorire chi votava facendo sentire le persone osservate. Infine, Sogno Georgiano ha ricevuto quasi il 70% dei voti nelle zone del paese popolate da minoranze armene e azere, storicamente soggette alla compravendita di voti, in quanto tra le aree più povere della Georgia. Al riguardo, la presidente Zourabichvili ha dichiarato che “È immorale utilizzare una minoranza etnica per manipolare le elezioni”.

Con il clima già teso e con Sogno Georgiano che ha iniziato a festeggiare prima ancora dell’annuncio dei risultati, le reazioni degli esponenti dell’opposizione sono state molto ferme. Dopo aver incontrato la presidente nel pomeriggio di domenica, i leader dei quattro partiti firmatari della “Carta Georgiana” hanno annunciato che boicotteranno i lavori del parlamento, in un ripetersi di quanto già avvenuto dopo le elezioni del 2020.

Rivolgendosi alla nazione alle 21 di domenica, la Presidente Zourabichvili ha usato toni durissimi: “Non riconosco queste elezioni, non possono essere riconosciute, perché sarebbe come riconoscere l’ingresso della Russia in Georgia” e, dopo aver definito le elezioni una “Operazione Speciale Russa” ha convocato una manifestazione per lunedì alle 19 davanti al Parlamento.

Le reazioni internazionali al voto in Georgia sono state ambivalenti. Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, su X ha spiegato che “Le presunte irregolarità devono essere seriamente chiarite e affrontate”, invitando le forze politiche a “un dialogo costruttivo e inclusivo”, ma anche aggiunto che il Consiglio Europeo di novembre “valuterà la situazione e definirà i prossimi passi nelle nostre relazioni con la Georgia”. Più dura la reazione americana. In un comunicato stampa del Segretario di Stato, Antony Blinken, si legge che “gli osservatori internazionali non hanno dichiarato i risultati liberi e corretti” e un invito alla leadership georgiana a rispettare lo stato di diritto. Al contempo, tra i primi a complimentarsi con Sogno Georgiano (prima ancora dell’annuncio dei risultati) c’è stato il Primo Ministro ungherese, Viktor Orban, che si recherà a Tbilisi lunedì. Messaggi di congratulazioni sono arrivati anche dai governi dei vicini Armenia e Azerbaigian, mentre la giornalista russa Margarita Simonyan, molto vicina al Cremlino, ha scritto su Telegram: “I georgiani hanno vinto, bravi” rendendo ancora una volta evidente che l’attuale partito di governo in Georgia è ben visto a Mosca.

Gli scenari futuri

Nonostante le irregolarità è indubbio che l’opposizione abbia fallito nel mobilitare l’elettorato. Ha presentato le elezioni come un referendum sull’Europa, ma questo – anche se smuove molti animi – non è stato sufficiente se non a Tbilisi. In queste ore e in questi giorni sarà poi importante vedere se manterranno un fronte unito con la Presidente Zourabichvili che avrà il ruolo di mantenere il gruppo coeso.

Sogno Georgiano ha dunque vinto, ma nel paese si aspettano tempi carichi di tensione. Prima della tornata elettorale, da Bruxelles era arrivato chiaro il messaggio che il processo di integrazione europea della Georgia si sarebbe fermato nel caso di un voto irregolare e addirittura si annunciava la possibile sospensione del regime di viaggio senza visti nell’area Schengen, di cui godono i cittadini georgiani dal 2017. Queste due eventualità sono molto invise a molti abitanti del paese e ci sarà da capire come reagiranno. Ma la leadership del partito di governo ha dimostrato di avere ben chiaro come muoversi per superare l’opposizione e ottenere ciò che pare il suo fine principale: rimanere al potere tacendo tutte le voci dissenzienti.

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In questo compito, cruciale è la figura di Bidzina Ivanishvili. Il fondatore del partito si è arricchito in Russia negli anni Novanta per poi tornare in patria nel 2003 (da qui, fin dall’inizio della sua “discesa in campo” nel 2012 è stato tacciato dai suoi avversari di essere un agente del Cremlino, anche se non ci sono legami dimostrati con Mosca). Ivanishvili è la vera “eminenza grigia” del paese che muove le decisioni degli esponenti di Sogno Georgiano, a tratti sparendo dalla scena pubblica e tornando presente in altri momenti (come questo). Il suo patrimonio rende l’idea della sua influenza – potenziale e reale – sulla Georgia. In base ai dati di Forbes, si attesta sui 4,9 miliardi di dollari a fronte del prodotto interno lordo georgiano che risultava poco sopra i 18 miliardi e mezzo di dollari nel 2021. Negli ultimi tempi, Ivanishvili (come anche altri esponenti del partito) ha iniziato a usare una retorica antioccidentale, promuovendo una teoria cospirazionista su un fantomatico “partito globale della guerra” che vuole trascinare la Georgia nel conflitto tra Russia e Occidente. E in questo quadro, si è auto-proposto come il difensore della pace disposto a spendere soldi per la gente semplice.

Sembra quasi inevitabile che ora la palla dalle urne passi alla piazza, da sempre un elemento fondamentale della vita politica georgiana. La generazione Z, protagonista delle ondate di proteste dello scorso aprile e maggio, proverà a dire la sua, ma forse manca una leadership che possa permetterle di organizzarsi nel lungo periodo.

Immagine in anteprima: frame video FirstPost via YouTube 

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