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L’odio non nasce sui social: due esponenti di Fratelli d’Italia a caccia di case abitate da stranieri in diretta su Facebook

11 Novembre 2019 3 min lettura

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L’odio non nasce sui social: due esponenti di Fratelli d’Italia a caccia di case abitate da stranieri in diretta su Facebook

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Nomi sui campanelli di case popolari ripresi e letti ad alta voce nel rione Bolognina di Bologna dal parlamentare Galeazzo Bignami e dal consigliere comunale Marco Lisei, entrambi di Fratelli d'Italia e avvocati. Questa è la scena che si vede in un video pubblicato sui social lo scorso 1 novembre e rilanciato dalla propaganda social di estrema destra. Il motivo: i cognomi di quegli assegnatari regolari di quelle abitazioni, «costruite dai nostri padri e dai nostri nonni», sono stranieri. «Ci diranno "Ah state violando la privacy". Non ce ne frega assolutamente niente. Se è un alloggio popolare, c'è il tuo nome sul campanello, bisogna anche che ti metta nell'ottica che comunque qualcuno vada a vedere».

Dopo la pubblicazione del video – che ad oggi non risulta più visibile sui profili di Bignami e Lisei, ma che continua a circolare su Twitter – i due esponenti politici sono stati duramente criticati per i metodi di incitamento all'odio. Il sindaco di Bologna, Virginio Merola (Pd), ha dichiarato: «Di fronte al signore che mi va a fare i video delle case di edilizia residenziale pubblica dove c'è il nome di un cittadino bolognese straniero per dire che gli alloggi vanno solo agli immigrati, è arrivato momento di reagire. Noi assegnamo le case in base al reddito, non al colore della pelle».

Cathy La Torre, avvocata e promotrice dell'iniziativa "Odiare ti costa", ha deciso di segnalare al Garante della Privacy l'azione dei due esponenti di destra "per la violazione del Reg. UE 2016/679": "(...) Ricordo ai due Colleghi Avvocati e candidati che per la legge, la diffusione di nomi, cognomi indirizzo di residenza degli assegnatari degli alloggi popolari per essere lecita deve ricevere il consenso degli interessati. Senza tali requisiti la diffusione viola la normativa in materia di protezione dei dati personali. E dato che non risulta alcun un consenso di quei cittadini alla pubblicazione e diffusione dei propri dati, il video postato dai due politici è un trattamento di dati personali illecito e non autorizzato". La Torre ha anche ricordato "ai cittadini che hanno subito questa violazione da parte dei due politici" la possibilità di "proporre personalmente un reclamo al Garante della Privacy". "Il Garante – conclude l'avvocata – avvierà un procedimento per verificare e accertare le irregolarità; e in caso di esito positivo potrà infliggere una sanzione pecuniaria fino ad un massimo di 20 Milioni di euro".

Si tratta di un palese trattamento illecito di dati personali. Nessuna base giuridica può giustificare tale tipo di trattamento dei dati di cittadini. Se l’intento fosse quello di mostrare la quantità di stranieri che ottengono alloggi popolari dovrebbe essere raggiunto tramite una corretta analisi dei dati anonimizzati, in sostanza trattati solo per dati aggregati senza alcuna indicazione di nomi. Invece che pochi dati estrapolati dal contesto che non dimostrano nulla. In questo modo, appare una “schedatura” di cittadini, oltretutto stranieri, quindi con possibile diffusione di dati “sensibili” per i quali occorre specificatamente il consenso esplicito degli interessati.

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In teoria potrebbe costituire anche un reato ai sensi dell’art. 167 del Codice Privacy, cioè illecito trattamento dei dati personali. Per non parlare di altri reati, in materia di propaganda all’odio razziale. In materia ricordiamo che è intervenuta la Suprema Corte con una sentenza del 2019 (n. 32862) sulle manifestazioni di odio funzionali alle compressioni dei diritti.

In questi giorni si è discusso molto della questione anonimato e Rete. In questo approfondimento avevamo spiegato perché il problema dell'odio non è l'anonimato. Come ha sottolineato Arianna Ciccone sul suo profilo Facebook: "Chi sono i due odiatori? Si nascondono dietro l'anonimato? No, i due odiatori sono due politici in campagna elettorale che a volto scoperto hanno fatto una operazione ripugnante e di chiara matrice razzista. I loro nomi sono Galeazzo Bignami, che è anche parlamentare, e Marco Lisei. L'odio non nasce sui social, l'odio non è dovuto all'anonimato in Rete (che solo pochissime persone molto abili con la tecnologia possono usare). L'odio circola nelle vene di questo paese ed è ben rappresentato anche politicamente. È di questo che dovrebbe occuparsi la politica".

Foto in anteprima: un'immagine del video dei due esponenti di Fratelli d'Italia

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