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Francia, proteste contro violenza e razzismo della polizia dopo il pestaggio del produttore musicale e l’aggressione al fotogiornalista siriano

1 Dicembre 2020 6 min lettura

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Francia, proteste contro violenza e razzismo della polizia dopo il pestaggio del produttore musicale e l’aggressione al fotogiornalista siriano

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Parigi, 13 minuti di violenza, soprusi, insulti razzisti. Tre poliziotti contro un uomo nero, inerme. Le immagini del pestaggio vengono immortalate da telecamere a circuito chiuso all'interno di uno studio musicale e saranno pubblicate qualche giorno dopo, il 26 novembre, dal sito Loopsider, diventando virali sui social.

Quattro agenti sono ora indagati per violenza e falsificazione. Indignazioni e proteste per la brutalità e gli abusi della polizia occupano in queste ore il dibattito pubblico, negli stessi giorni in cui si tengono nel paese manifestazioni di protesta contro il progetto di legge "Sicurezza globale", che, tra le altre cose, punta a limitare la diffusione di video e foto di un'operazione di polizia. Una legge che potrebbe avere pesanti conseguenze, denunciano i critici, sulla libertà di stampa e sulla documentazione di eventuali abusi da parte delle forze dell'ordine.

Le immagini pubblicate da Loopsider si riferiscono a una aggressione avvenuta sabato 21 novembre, nel diciassettesimo arrondissement di Parigi, all'ingresso di uno studio musicale. Vittima della violenza della polizia il produttore musicale Michel Zecler.

Secondo quanto riportato nel rapporto della polizia, consultato dall'AFP, gli agenti hanno cercato di arrestarlo perché non indossava la mascherina: "Mentre cercavamo di fermarlo, ci ha trascinato nell'edificio con la forza", si legge nel documento. Le riprese delle telecamere a circuito interno mostrano però i tre agenti entrare nello studio, afferrare Zecler e poi prenderlo a pugni e calci. In secondo momento, alcune persone presenti nello studio riescono a far indietreggiare i tre agenti e a chiudere la porta dello studio. A questo punto, la polizia cerca di forzare la porta e viene lanciato da un quarto agente un lacrimogeno all'interno dello studio. In altre immagini prodotte dai residenti si vedono gli agenti di polizia puntare le armi verso la porta dello studio e ordinare a Zecler di uscire.

L'uomo, subito dopo l'aggressione, è stato arrestato e nei suoi confronti è stata aperta un'indagine dalla Procura di Parigi per "violenza contro una persona che detiene l'autorità pubblica" e "ribellione". Pochi giorni dopo, però, il 24 novembre, la Procura di Parigi chiude questa inchiesta e ne apre un'altra, affidata all'Ispettorato generale della Polizia nazionale (IGPN), per "violenza commessa da pubblico ufficiale" e "falsificazione di atto pubblico" nei confronti di tre agenti. L'agente di polizia sospettato di aver lanciato il gas lacrimogeno nello studio musicale viene incriminato invece per "violenza intenzionale" nei confronti del produttore musicale e di altre nove persone presenti nello studio. Zecler ha denunciato inoltre di essere stato insultato dagli agenti in servizio con frasi razziste.

I quattro agenti coinvolti sono stati sospesi e due di loro si trovano ora in custodia cautelare. Il ministro dell'Interno del governo francese, Gérald Damanin, ha dichiarato che in caso di condanna licenzierà questi uomini "perché non sarebbero più degni di indossare l'uniforme della Repubblica". Il presidente della Repubblica francese, Emmanuele Macron, ha affermato che le immagini "dell'assalto a Michel Zecler sono inaccettabili. Ci fanno vergognare. (...) La Francia non tollera odio o razzismo".

Come dicevamo, proprio in questi giorni è oggetto di forti polemiche la proposta di legge denominata "Sicurezza globale", in esame in Parlamento e votata in prima lettura alla Camera. A essere particolarmente contestato è l'articolo 24 che interviene sulla legge della libertà di stampa stabilendo la pena di un anno di reclusione e una multa di 45mila euro a chi diffonde, "con qualunque mezzo, al fine di minarne l'integrità fisica o psicologica, l'immagine del volto o qualsiasi altro elemento di identificazione di un funzionario della polizia nazionale o di un agente della gendarmeria nazionale quando agisce nell'ambito di un'operazione di polizia" (non è invece impedita la trasmissione delle immagini alle autorità amministrative e giudiziarie).

Nel suo complesso il disegno di legge punta a rafforzare la sicurezza interna con diverse misure tra cui ulteriori risorse stanziate, maggiori competenze concesse alle forze della police de proximité per la lotta alla microcriminalità e nuove norme sull'uso di mezzi tecnologici a disposizione delle forze dell'ordine – ad esempio i droni in diversi ambiti, incluse le manifestazioni – e l'ampliamento della possibilità di utilizzare video e immagini ripresi dalle telecamere di sicurezza. Questa legge però si inserisce in un contesto generale nel paese segnato da un aumento della sfiducia nei confronti delle forze dell'ordine sulla scia delle manifestazioni dei "gilet gialli", ma anche per l'aumento di accuse e denunce di violenza da parte della polizia. Claire Hédon, la Défenseur des droits (DDD) – autorità indipendente francese che si occupa della difesa dei diritti dei cittadini –ha espresso preoccupazione per questo disegno di legge perché presenta "notevoli rischi di violazione di diversi diritti fondamentali, in particolare quello alla privacy e alla libertà di informazione".

Leggi anche >> Francia, approvata alla Camera la legge che limita la diffusione di video e foto della polizia. La protesta di giornalisti e difensori dei diritti umani

Da settimane si svolgono manifestazioni e proteste contro l'approvazione di questo disegno di legge e contro le violenze della polizia.

Sabato 28 novembre in diverse città hanno manifestato in totale, secondo i dati forniti dal Ministero dell'Interno, più di 130mila persone (gli organizzatori parlano di 500mila manifestanti). Durante alcuni cortei  ci sono stati scontri tra manifestanti e forze dell'ordine. Il ministro dell'Interno ha comunicato che 81 persone state arrestate, mentre 98 agenti di polizia e gendarmi sono stati feriti. Il 30 novembre, dopo queste nuove manifestazioni, la maggioranza di governo ha annunciato che proporrà "una stesura completamente nuova dell'articolo 24".

Al centro delle proteste anche per l'aggressione al pluripremiato fotoreporter siriano, Ameer Alhalbi, che sarebbe stato colpito, durante gli scontri, dalla polizia riportando una frattura del naso e diverse ferite alla testa. A denunciarlo, Christophe Deloire, segretario generale di Reporter senza frontiere, su Twitter.

Secondo quanto dichiarato da François Pallud a Le Monde, un amico di Alhalbi presente anche lui durante la manifestazione, Ameer Alhalbi «era in strada con altri fotoreporter. Per non interferire con una carica della polizia, si sono spostati lungo un muro, e come si fa in questi casi hanno gridato: "stampa, stampa". Durante la carica, un agente di polizia si è sfilato per qualche secondo e gli ha dato un colpo in faccia con un manganello».

Phil Chetwynd, direttore di Afp, ha detto "siamo scioccati per le ferite inflitte al nostro collega Ameer al-Halbi (...)" e ha specificato che l'uomo "stava esercitando il suo diritto come fotoreporter di coprire le manifestazioni nelle strade di Parigi" e che "era con un gruppo di colleghi chiaramente identificati come giornalisti". La polizia ha aperto un'indagine "amministrativa interna" per stabilire le circostanze in cui Ameer Alhalbi è rimasto ferito.

Foto in anteprima via Abdulmonam Eassa

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