Lo sguardo oltre il confine. Conversazione con Francesca Mannocchi [podcast]
1 min letturaUna lunga e appassionata conversazione con la giornalista e scrittrice Francesca Mannocchi, appena tornata dal fronte ucraino.
Francesca Mannocchi è una giornalista e scrittrice, si occupa di migrazioni e conflitti e collabora con testate italiane e internazionali. Ha realizzato reportage in molti paesi tra cui Siria, Iraq, Palestina, Libia, Afghanistan, Ucraina, Yemen.
Ha ricevuto diversi riconoscimenti giornalistici, tra cui il Premiolino e il Premio Giustolisi. Nel 2018 il documentario Isis, Tomorrow. The Lost Souls of Mosul, diretto con il fotografo Alessio Romenzi, è stato presentato alla 75a edizione del Festival Internazionale del Cinema di Venezia.
Ha pubblicato Porti ciascuno la sua colpa (2019), Libia (2020), Io Khaled vendo uomini e sono innocente (2019) e Bianco è il colore del danno (2021). L’ultimo suo libro è Lo sguardo oltre il confine. Dall’Ucraina all’Afghanistan, i conflitti di oggi raccontati ai ragazzi.
Mannocchi segue l’invasione russa dell’Ucraina sin dall’inizio. Ci racconta cosa è oggi l’Ucraina, l’attacco sistematico ai civili, la situazione militare con l’inverno alle porte. Cosa significa essere giornalisti embedded e come si preserva la propria indipendenza, il ruolo fondamentale dei fixer, il consenso della società civile alla resistenza delle forze armate e dei partigiani.
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Con lei abbiamo affrontato anche la questione del genocidio (qui il podcast dello storico americano Timothy Snyder "he war in Ukraine and the question of genocide"), il significato della parola pace per una popolazione che da mesi subisce incessantemente violenze, stupri, bombardamenti che hanno raso al suolo città e villaggi. Il dibattito in Italia e infine cosa significa per lei il lavoro della scrittrice e giornalista premio Nobel Svetlana Aleksievič che accompagna costantemente il suo lavoro.
Anche il suo ultimo libro, Lo sguardo oltre il confine Dall’Ucraina all’Afghanistan, i conflitti di oggi raccontati ai ragazzi - dedicato al figlio Pietro ed edito da De Agostini - si apre con una citazione di Aleksievič, tratta dal libro La guerra non ha un volto di donna.
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Aleksievič raccoglie la testimonianza di una giovane che aveva partecipato alla Seconda guerra mondiale: «Posso raccontare come ho combattuto e sparato, ma raccontare quanto e come ho pianto non posso. Questo resterà non detto. So solo una cosa: in guerra l’uomo si trasforma in un essere spaventoso e oscuro». In queste righe - scrive Mannocchi - è riassunta la ragione che mi ha spinto a scrivere un libro a voi, ragazze e ragazzi: raccontare come si piange in guerra non si può, quello che si sa è che “in guerra l’uomo si trasforma in un essere spaventoso e oscuro”. È su quell’essere spaventoso e oscuro che siamo chiamati a interrogarci. È quell’essere a riempirci di domande.