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Femminicidio, signoraggio e Woolwich: tra palco e realtà

26 Maggio 2013 5 min lettura

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Femminicidio, signoraggio e Woolwich: tra palco e realtà

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Femminicidio: quali i numeri?

 

> L'emergenza "femminicidio" non esiste in Italia. Non siamo di fronte a un fenomeno endemico. Le ricerche che dicono il contrario - come quella della "Casa delle donne" - presentano numeri sbagliati rilanciati da giornalisti che hanno voluto scrivere articoli sensazionalistici sul tema. Secondo l'ultimo rapporto dell'Istat, infatti, il numero di donne assassinate è rimasto costante dal 1992 al 2009. La probabilità che  in questa costanza di omicidi, il sottoinsieme dei femminicidi sia aumentato, esiste ma non ci sono dati per affermarlo. Inoltre, secondo un rapporto dell'ONU l'Italia è uno dei Paesi europei dove avvengono meno uccisioni di donne.
Davide De Luca - I veri numeri sul femminicidio

>Non è solo una questione di numeri. Ma anche di parole. De Luca commette un errore comune: confondere femmicidio con femminicidio. Il primo dà un'indicazione di genere, identificando gli omicidi nei confronti delle donne in quanto donne. Il secondo, invece, comprende tutte le forme di discriminazione e violenza di genere - non solo fisiche - che annullano l'identità e la libertà delle donne e che possono culminare anche con l'uccisione. Per definizione, quindi, il femminicidio è endemico. In Italia non esiste una raccolta ufficiale dei dati sugli omicidi catalogati per genere. Per correttezza, dunque, si deve affermare che non ci sono cifre ufficiali - incluse quelli dell'Istat - sui femminicidi. E anche se le uccisioni di donne in Italia non fossero in aumento perché ridimensionare nel dibattito pubblico un problema strutturale interno alla società?
Anziparla - Controllare i controllori


Signoraggio si nasce

>La Banca centrale europea è di fatto, come sostiene Sibilia, di proprietà di istituti di credito privati? Falso. Per l'articolo 13 del Trattato sull'Unione Europea la BCE - così come le altre banche centrali nazionali - è un istituto di diritto pubblico. A sostegno della propria tesi il 5stelle porta il fatto che Bankitalia sia "di proprietà di Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi di Siena, Unicredit, (...)". Ma la Cassazione con una sentenza del 2006 chiarisce che la nostra banca centrale è un istituto di diritto pubblico. Con il potere dei soci privati al suo interno non determinante. Per Sibilia, però, gli istituti privati, proprietari della nostra moneta, prestandocela, la richiedono indietro con un interesse che crea "una spirale di stritolamento che si chiama debito". Falso. La moneta, infatti, è un debito per la Banca Centrale, non per i cittadini. Infatti il signoraggio nasce dal fatto che la Banca Centrale induca gli agenti economici a utilizzare i suoi debiti come valuta. Proprio il fatto che la Banca Centrale sia un'istituzione pubblica garantisce invece che la stessa non possa fallire. Si instaura così un rapporto di fiducia tra l'istituzione e i cittadini basato sull'obiettivo di mantenere bassa l'inflazione per salvaguardare il valore delle banconote.
Le Cosmiconomiche - Il M5S, il signoraggio e la dittatura dell'incompetenza


Economia italiana: a che punto stiamo?

 

>Il rapporto annuale dell'Istat parla chiaro: l'economia italiana è in apnea. Nel 2012 sì è registrato un aumento dell'impoverimento  delle famiglie da nord a sud del Paese e un diminuzione consistente del livello di soddisfazione economica. La crisi riduce anche gli aiuti che le persone in difficoltà ricevono da parenti, amici o istituzioni. Carenza anche di crediti al consumo e mutui concessi dalle banche. Ridotti del 20% e del 35% nel 2012, contro una media del 3% e del 7,8% nella media del periodo 2009-2011. Inoltre, la riduzione del reddito da attività imprenditoriale e la pressione fiscale - al 44% del Pil in Italia. Seconda sola alla Francia, in Europa - hanno portato un calo del potere d'acquisto con un discesa del Pil (-4,8%) nel 2012. A tutto questo si somma una profonda insoddisfazione dei cittadini verso la politica e le istituzioni pubbliche.
Bimbo Alieno - L'Istat certifica l'apnea dell'economia italiana


Woolwich 

>Ucciso per strada un soldato britannico da Michael Adebolajo e da un suo complice. Le informazioni e i dettagli finora arrivati non permettono di avere un quadro chiaro della vicenda. A offuscare ancora di più il tutto ci hanno pensato alcuni organi di informazioni. Si è parlato di decapitazione della vittima, mentre la donna che ha soccorso il soldato, nella sua testimonianza a The Guardian, lo nega. Etichettare mediaticamente il fatto come atto terroristico, inoltre, ha come risultato il pompare all’inverosimile azioni spesso estemporanee che meriterebbero analisi più approfondite.
Mazzetta - Il giornalismo dei decapitati

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>Le immagini dell'assassino, con le mani insanguinate, che spiega il suo gesto hanno fatto il giro del mondo. Ma a far rabbrividire non è ciò che si vede, ma ciò che s'immagina sia successo prima. Con un giovane ripreso a parlare come se fosse un manifestante, quando invece ha appena trucidato un suo coetaneo. Nell'era dei Google Glass bisogna prepararsi a saper gestire, dal punto di vista emotivo, giornalistico, deontologico e morale, la nostra realtà. Farlo in fretta, perché il prossimo ciak potrebbe toccare a noi.
Punto Nave - L'attacco di Woolwich, i video e il prossimo ciak

>Due ragazzi sono stati arrestati in Gran Bretagna per tweets offensivi - incitazione all'odio razziale e religioso - in seguito dell'omicidio di Woolich. Questo mentre esperti di sicurezza hanno chiesto leggi più severe contro «la predica dell’odio» estremista in rete. Ma i due arresti dimostrano l’infondatezza dell'immaginare la rete come un far west senza regole. Al contrario, bisognerebbe chiedersi se non siamo in presenza di limiti troppo stringenti alla libera espressione dei cittadini online.
Chiusi nella rete - Woolwich, due arresti per odio su Twitter

 

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2 Comments
  1. [...] settimana il nostro articolo sul femminicidio ha ricevuto diverse risposte critiche (qui, qui, qui e qui ad esempio). Abbiamo ricevuto obiezioni di tre tipi: sui dati, semantiche e di [...]

  2. [...] Femminicidio, quali i numeri?, Andrea Zitelli [...]

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