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Ex ufficiali israeliani ed ex agenti del Mossad contro il governo Netanyahu dopo i nuovi attacchi di Israele su Gaza

15 Aprile 2025 6 min lettura

Ex ufficiali israeliani ed ex agenti del Mossad contro il governo Netanyahu dopo i nuovi attacchi di Israele su Gaza

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Un attacco aereo israeliano ha distrutto parte dell'ospedale arabo al Ahli, l'ultima struttura sanitaria pienamente funzionante a Gaza. I testimoni hanno riferito che l'attacco ha distrutto i reparti di terapia intensiva e di chirurgia dell'ospedale.

Un video pubblicato online mostra enormi fiamme e fumo che si alzano dopo che i missili hanno colpito l’edificio. Le persone, compresi alcuni pazienti ancora nei letti d'ospedale, sono state filmate mentre si allontanavano in fretta dal luogo.

Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno dichiarato di aver preso di mira l'ospedale perché conteneva un “centro di comando e controllo utilizzato da Hamas”. Secondo il servizio di emergenza civile di Gaza non sono state segnalate vittime.

Un bambino, che in precedenza aveva subito una ferita alla testa, è morto a causa del “processo di evacuazione affrettato”, secondo una dichiarazione della diocesi episcopale di Gerusalemme, parte della Chiesa anglicana, che gestisce l'ospedale.

Anche gli edifici circostanti, compresa la chiesa di San Filippo, sono stati danneggiati, ha dichiarato la Camera dei Vescovi della Chiesa d'Inghilterra che si è detta “sconvolta” per il bombardamento dell'ospedale “la mattina della Domenica delle Palme e all'inizio della Settimana Santa”. Israele “deve ancora fornire prove chiare e convincenti per avvalorare la sua affermazione” secondo cui l'ospedale era utilizzato da Hamas, hanno affermato i vescovi, aggiungendo: “In questo contesto, chiediamo un'indagine indipendente, approfondita e trasparente su questo attacco e sul presunto uso improprio dell'ospedale”. Inoltre, “il tempo estremamente limitato concesso al personale e ai pazienti per evacuare l'ospedale è stato un ulteriore attacco ai diritti umani fondamentali e alla dignità umana di base”.

Il ministero della salute di Gaza, gestito da Hamas, ha dichiarato che l'edificio dell'ospedale arabo Al Ahli è stato “completamente distrutto”, portando allo “sfollamento forzato di pazienti e personale ospedaliero”.

L'IDF ha dichiarato di aver adottato misure “per mitigare i danni ai civili o al complesso ospedaliero, tra cui l'emissione di avvisi preventivi nell'area dell'infrastruttura terroristica, l'uso di munizioni di precisione e la sorveglianza aerea”.

Un giornalista locale, che lavorava in ospedale, ha dichiarato che l'IDF aveva telefonato a un medico che stava operando al pronto soccorso e aveva chiesto di evacuare immediatamente l'ospedale. “Tutti i pazienti e le persone sfollate devono allontanarsi a distanza di sicurezza“, avrebbe detto l'ufficiale. “Avete solo 20 minuti per andarvene”.

Le riprese sui social media hanno mostrato il personale e i pazienti che lasciavano l'edificio mentre fuori era ancora buio. Sono state anche viste decine di palestinesi, tra cui donne e bambini, fuggire da un cortile all'interno dell'ospedale dove avevano cercato riparo.

“È stato terrificante”, ha raccontato a BBC Arabic un testimone, riuscito a fuggire dall’ospedale insieme alle sue tre figlie ferite appena un paio di minuti prima dell’attacco. “È stato molto difficile perché ero già stato ferito. E per quanto riguarda le mie tre figlie, una ha avuto la gamba amputata, l'altra la mano e la terza il corpo pieno di placche di platino”.

“Gli ospedali sono protetti dal diritto internazionale umanitario. Gli attacchi all'assistenza sanitaria devono cessare”, ha dichiarato il direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus, che ha precisato che nell’attacco un bambino è morto a causa dell'interruzione delle cure, 50 pazienti sono stati trasferiti in altri ospedali, mentre 40 persone in condizioni critiche sono rimaste nell’ospedale colpito. Secondo quanto riferito da un chirurgo ortopedico dell’ospedale all'organizzazione benefica Medical Aid for Palestinians, il livello di assistenza che si può fornire ai 40 pazienti rimasti è “abbastanza simile a quello di un ostello”.

Allo stato attuale, l’ospedale al-Ahli non è in grado di ricevere nuovi pazienti in attesa di cure e ciò “avrà un forte impatto sui pazienti traumatizzati”, ha aggiunto il rappresentante dell'OMS, Rik Peeperkorn. “Al-Ahli era un ospedale traumatologico fondamentale a nord di Wadi Gaza. È l'ospedale con l'unico tomografo computerizzato funzionante a nord di Wadi Gaza”.

Nel frattempo scarseggiano le scorte dopo che Israele ha impedito la consegna di aiuti umanitari per più di sei settimane. L’OMS fatica a consegnare le forniture accumulate durante il recente cessate il fuoco perché l'esercito israeliano non sta facilitando i trasferimenti tra il nord e il sud di Gaza.

“La scorsa settimana abbiamo avuto una discussione con uno degli specialisti medici di al-Ahli. Ci stava dicendo che dovevano usare gli stessi camici chirurgici e gli stessi guanti chirurgici per varie operazioni, mentre noi abbiamo guanti e camici chirurgici nel nostro magazzino a Deir al-Balah [a sud di Wadi Gaza]”, ha raccontato il dottor Peeperkorn. ”Vogliamo portarli, ma non ci viene permesso.”

Il bombardamento dell'ospedale al-Ahli non è il primo attacco su una struttura ospedaliera da quando Israele ha ripreso gli attacchi su Gaza lo scorso marzo, rompendo il fragile cessate il fuoco raggiunto con Hamas. Il 23 marzo, l'esercito israeliano ha colpito il reparto chirurgico dell'ospedale Nasser nella città meridionale di Khan Younis, uccidendo il capo delle finanze di Hamas, Ismail Barhoum, e un'altra persona. Secondo Hamas, Barhoum era in cura per le ferite riportate in un precedente attacco israeliano; per l’IDF l’uomo era in ospedale “per commettere atti di terrorismo”.

Lo stesso giorno, 15 soccorritori, tra cui otto paramedici della Mezzaluna Rossa palestinese, sono stati uccisi dalle truppe israeliane a Rafah mentre rispondevano a una segnalazione di feriti. La prima versione fornita dall’esercito israeliano, secondo cui le truppe hanno aperto il fuoco perché i veicoli si muovevano in modo sospetto e senza fari o luci d’emergenza accese, è stata smentita dal video registrato da un cellulare delle vittime. L’IDF aveva anche affermato che sei delle persone uccise erano “terroristi di Hamas”, senza però fornire prove. La Mezzaluna Rossa ha negato l'accusa e ha accusato Israele di un “crimine di guerra in piena regola”.

Secondo quanto riferito dal Guardian, l’unità dell’IDF coinvolta nell’attacco – la 14ma Brigata – era guidata dal generale Yehuda Vach, accusato da alcune delle sue stesse truppe di “disprezzo per la vita umana”. I soldati hanno anche affermato che la “mancanza di disciplina operativa” di Vach ha messo in pericolo la vita dei soldati.

In un video che mostra l’addestramento dell’unità prima dell’inizio dei nuovi attacchi a Gaza, trasmesso dal canale israeliano 14, si vede un comandante di battaglione dire ai soldati: “Chiunque incontriate lì è un nemico. Identificate chiunque, eliminatelo”. I soldati della brigata sono stati in passato accusati di crimini di guerra nel conflitto, tra cui l'uccisione di civili, il trattamento degradante dei corpi, la distruzione inutile delle infrastrutture civili e l'incitamento al genocidio. Molte delle accuse sono state raccolte da foto e filmati dei social media pubblicati online dagli stessi soldati e citati nei documenti legali dalla Fondazione Hind Rajab

Durante l'attacco erano presenti sul campo anche agenti dell'Unità 504, un'unità di intelligence militare nota per la sua crudeltà e l’uso della tortura, ha detto al Guardian una fonte di alto livello dell'intelligence militare a conoscenza dei recenti dispiegamenti dell'IDF nel sud di Gaza. La presenza dell'Unità 504 è stata inoltre confermata dal racconto dell'unico sopravvissuto al massacro, il volontario della Mezzaluna Rossa Munther Abed, e da foto e video ufficiali delle recenti operazioni dell'IDF a Rafah. L'esercito israeliano ha rifiutato di commentare se la 504 fosse coinvolta.

Da quando Israele ha avviato una campagna di attacchi su Gaza per distruggere Hamas in risposta all’attacco del 7 ottobre 2023 in cui erano stati uccisi 1.200 israeliani e altri 251 erano stati presi in ostaggio, sono state uccise quasi 51mila persone, secondo il ministero della salute di Gaza. Di queste, 1.563 sono state uccise dal 18 marzo, quando Israele ha riavviato la sua offensiva nella Striscia di Gaza.

Intanto ha fatto notizia una lettera aperta, scritta dal colonnello Rami Matan, ex vice comandante dell'IDF, e firmata da circa mille riservisti e ufficiali in pensione dell'aeronautica israeliana che critica la rottura della tregua e i nuovi attacchi su Gaza, chiede un nuovo immediato cessate il fuoco e di dare priorità al ritorno degli ostaggi rispetto alla lotta contro Hamas. La lettera è stata sottoscritta anche da oltre 250 ex agenti del Mossad, l’agenzia d’intelligence israeliana.

La lettera denuncia che l'aumento degli attacchi israeliani e delle operazioni di terra a Gaza è motivato dagli interessi personali del primo ministro Benjamin Netanyahu, e accusa il governo israeliano di mettere a rischio la vita dei soldati e degli ostaggi per il proprio tornaconto politico.

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“La guerra serve principalmente a interessi politici e personali e non a interessi di sicurezza”, si legge nella lettera che ha suscitato la veemente reazione di Netanyahu, che ha detto che è stata scritta da “un gruppo marginale estremo che sta ancora una volta cercando di spezzare la società israeliana dall'interno” e ha ordinato il licenziamento di tutti i riservisti in servizio attivo che l'avevano firmata.

“Siamo soldati che hanno servito il nostro paese per tutta la vita. Abbiamo guidato carri armati, comandato truppe e pagato un prezzo molto alto. È proprio questa esperienza che oggi ci spinge a chiedere un cessate il fuoco”, prosegue la lettera: “Perché continuiamo a sacrificare vite umane per obiettivi irraggiungibili?”

Immagine in anteprima: frame video BBC

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