Europee 2024: in ballo c’è la Storia e alla politica italiana sembra non interessare
2 min letturaCon la presentazione dei simboli dei partiti e la consegna delle liste dei candidati, abbiamo finalmente un quadro generale di cosa potranno essere le elezioni europee di sabato 8 e domenica 9 giugno nel nostro paese. Il primo elemento che possiamo facilmente ricavare è poco confortante: nulla sembra cambiato, nelle liturgie e nelle storture, rispetto ai precedenti appuntamenti con questo tipo di elezione.
Con l’Europa chiamata a prendere decisioni di portata storica in campo geopolitico, ambientale, nelle politiche dell’immigrazione, l’Italia continua a comportarsi come suo solito: con candidati annunciati all’ultimo secondo e quindi a un solo mese prima del voto, in circoscrizioni troppo grandi perché siano realmente conosciuti; con i leader dei principali partiti nazionali che si candidano già sapendo che non andranno a Bruxelles, col solo obiettivo di trainare la propria lista, e soprattutto con un dibattito politico totalmente ripiegato su questioni di politica interna.
Così, le Europee 2024 svolgeranno, almeno in Italia, il consueto ruolo di “elezioni di metà mandato”. Meloni cercherà il plebiscito arrivando persino a chiedere agli elettori di votarla scrivendo il suo nome di battesimo; Salvini proverà a salvarsi a tutti i costi, al punto di forzare sulla candidatura di Vannacci, sgradita a buona parte del suo partito; Schlein, allo stesso modo, tenterà di resistere al consueto attacco della minoranza interna per provare poi a condurre il PD sino alle prossime elezioni politiche in uno stato di relativa tranquillità. Il MoVimento5Stelle continua a non avere una famiglia di riferimento all’Europarlamento e non prende posizione sulla composizione della prossima Commissione Europea. Renzi e Calenda litigano tra loro, si contraddicono e rischiano entrambi (questa volta separati) di non superare la soglia di sbarramento del 4%.
Questo quadro da operetta appare ancora più insopportabile se consideriamo ciò che sta davvero accadendo al di fuori dei confini nazionali.
Emmanuel Macron, in un’intervista sull’Economist, ribadisce nuovamente il rischio connesso a un successo della Russia in Ucraina, e cioè che tutta l’Europa sia portata alla guerra.
In Spagna, Pedro Sanchez è stato vittima di un tentativo (fallito) di dossieraggio politico proveniente da ambienti mediatico-giudiziari di estrema destra, che avevano preso di mira sua moglie (per l’ennesima volta) pur di farlo dimettere con accuse risultate false.
In Germania, Maximilian Krah, capolista di Alternative Fur Deutschland, partito tedesco di estrema destra e alleato della Lega in Europa, è indagato per aver ricevuto finanziamenti illeciti dalla Russia e dalla Cina per la sua attività. Per un’altra indagine, ma per le stesse ragioni, è stato arrestato il suo principale assistente.
Il premier belga De Croo ha reso nota la scoperta dei servizi segreti della Repubblica Ceca secondo i quali la Russia sta operando su larga scala un’azione di corruzione di candidati al Parlamento Europeo con l’obiettivo di scongiurare scelte politiche sgradite al Cremlino.
Come sempre con il nostro Dino Amenduni in questa nuova tappa del nostro viaggio nella politica italiana proviamo a fare un po’ di ordine in questo momento così confuso e complesso.
Regia: Vudio
Intro brano musicale: Propaganda - Fabri Fibra, Colapesce, Dimartino