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Esplosione del gasdotto Nord Stream: l’articolo del New York Times e l’inchiesta di Die Zeit

10 Marzo 2023 8 min lettura

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Esplosione del gasdotto Nord Stream: l’articolo del New York Times e l’inchiesta di Die Zeit

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Nord Stream, la procura svedese esclude che dietro il sabotaggio possa esserci un gruppo indipendente

Aggiornamento 7 aprile 2023: Il procuratore svedese che sta indagando sul sabotaggio del gasdotto Nord Stream ha affermato che lo “scenario principale” prefigura che dietro l’attacco possa esserci un “attore statale”, mettendo così in dubbio le recenti tesi che ipotizzavano la responsabilità di un gruppo indipendente. 

Il tipo di esplosivo utilizzato negli attentati esclude una “grande parte di possibili responsabili”, ha detto il procuratore Mats Ljungqvist alla Reuters. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, le tre esplosioni sottomarine che hanno interrotto il collegamento del gas tra Russia e Germania a nord-est e a sud-est dell'isola di Bornholm, nel Mar Baltico, il 26 settembre 2022 erano equivalenti alla potenza di diverse centinaia di chilogrammi di esplosivo.

Gli investigatori svedesi hanno trovato tracce di esplosivo su diversi oggetti esaminati, ma il tipo utilizzato non è ancora stato nominato. Secondo le stime degli analisti, la loro potenza è stata pari a 400-500 kg di TNT o a 300-350 kg di Semtex, un esplosivo plastico utilizzato per le esplosioni commerciali. “Si tratta di un'enorme quantità di esplosivo e non di qualcosa che si potrebbe rubare da un cantiere o che un commerciante del mercato nero potrebbe avere nel suo garage”, commenta al Guardian Göran Swistek, specialista di sicurezza presso l'Istituto tedesco per gli affari internazionali e di sicurezza.

“Il sabotaggio è ovviamente diventato un'arena aperta per diversi tentativi di influenza”, ha aggiunto Ljungqvist. “Queste speculazioni non hanno alcun impatto sull'indagine in corso che si basa sui fatti e sulle informazioni emerse dalle analisi, dalle indagini sulla scena del crimine e dalla collaborazione con le autorità svedesi e di altri paesi”.

Lo scorso marzo Die Zeit aveva pubblicato un’inchiesta che ipotizzava che per il sabotaggio sarebbe stato utilizzato uno yacht appartenente a una società che faceva capo a due ucraini e avrebbe coinvolto sei persone di nazionalità incerta. È proprio sull’utilizzo dello yacht che non convince la procura svedese. “Con una tale quantità di esplosivo, è difficile concepire come abbiano potuto usare solo uno yacht, il che non significa che lo yacht non abbia svolto un ruolo di supporto”, spiega ancora Swistek.

Il procuratore svedese ha espresso dubbi sul fatto che la sua indagine possa essere risolutiva.

Secondo due articoli distinti del New York Times e del quotidiano tedesco Die Zeit, informazioni provvisorie raccolte da funzionari dei servizi segreti europei e statunitensi suggerirebbero che dietro il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 dello scorso settembre ci sarebbe un gruppo filo-ucraino. Tuttavia, in entrambi i casi le informazioni fornite non permettono di giungere conclusioni certe. I dettagli sulle informazioni di intelligence sono sommari, non è chiaro chi possa aver commissionato e diretto l’attentato, l’attribuzione della responsabilità del sabotaggio resta ancora congetturale. 

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Subito dopo le esplosioni che avevano gravemente danneggiato i due gasdotti Nord Stream 1 e 2, che collegano Russia ed Europa, e causato perdite di metano in acque svedesi e danesi, praticamente tutti i leader politici in Europa, negli Stati Uniti e in Russia avevano avanzato l’ipotesi del sabotaggio. Nessuno però era stato in grado di individuare i responsabili. Polonia e Ucraina avevano accusato apertamente la Russia, che a sua volta aveva accusato gli Stati Uniti. Sia Mosca che Washington avevano negato con forza il loro coinvolgimento.

Cosa dice l’articolo del New York Times

Un’informazione di intelligence esaminata da funzionari statunitensi suggerisce che l’attacco ai gasdotti Nord Stream sia stato opera di un gruppo filo-ucraino. Questa rivelazione, scrive l’articolo del New York Times, sarebbe un primo “passo verso la determinazione della responsabilità di un atto di sabotaggio che ha disorientato gli investigatori di entrambe le sponde dell'Atlantico per mesi”.

L’ informazione – prosegue il New York Times citando sempre anonime fonti di intelligence – potrebbe sconvolgere i rapporti tra Ucraina e Germania e avere grosse implicazioni nel sostegno all’Ucraina da parte dei paesi occidentali, nonostante l’amministrazione Biden continui ad avere grande fiducia nell’operato del governo ucraino. Tuttavia, gli USA sarebbero profondamente irritati dall’opacità dell’Ucraina rispetto ad alcune operazioni come l’attentato al ponte di Kerch o l’attentato contro la figlia di Dugin, arrivato – precisa l’articolo – a pochi giorni di distanza dal sabotaggio dei gasdotti.

A dispetto del titolo – che punta vero un gruppo di filo-ucraini – l’articolo non dettaglia  la nazionalità dei componenti del gruppo di sabotatori che, secondo i funzionari dei servizi statunitensi, potrebbero essere “molto probabilmente cittadini ucraini o russi, o una combinazione dei due”. Oppure oppositori del presidente russo Vladimir Putin, anche se le informazioni raccolte dai funzionari statunitensi non specificano chi sono “i membri del gruppo, né chi ha diretto o commissionato l'operazione”. Non ci sono neanche prove del coinvolgimento del “presidente ucraino Volodymyr Zelensky o dei suoi principali luogotenenti” o “che gli autori agissero sotto la direzione di funzionari del governo ucraino”. Tuttavia, gli autori dell’articolo scrivono che “resta la pista secondo cui l’attentato al gasdotto sia stato fatto per procura di un’altra forza con collegamenti con il governo ucraino o i suoi servizi di sicurezza”.

Non è chiara neanche la ricostruzione dell’attentato: gli esplosivi sarebbero stati piazzati con l’aiuto di sommozzatori esperti, estranei però agli ambienti militari o di intelligence. Gli autori del sabotaggio potrebbero aver ricevuto una formazione governativa specializzata. 

Infine, come fa notare Andrea Ferrario su Facebook, non è stato verificato se quanto rivelato dai funzionari USA coincida con le coordinate dell’attentato.

Cosa dice l’inchiesta di Die Zeit 

Anche l’inchiesta congiunta di Die Zeit, ARD-Hauptstadt Studio, del programma politico Kontraste di ARD e di SWR, punta sulla responsabilità di un gruppo filo-ucraina dell’attentato a Nord Stream. Per quanto sia più dettagliata di quello del New York Times, anche in questo caso l’inchiesta – che ricostruisce diffusamente la possibile dinamica del sabotaggio dei due gasdotti, e come e quando è stato preparato l’attentato – non riesce a provare chi possa aver commissionato l’operazione. “Le tracce portano in direzione dell'Ucraina”, si legge nell’articolo. “Tuttavia, gli investigatori non hanno ancora trovato alcuna prova su chi abbia ordinato la distruzione”.

Secondo quanto ricostruito, per il sabotaggio sarebbe stato utilizzato uno yacht affittato da una società con sede in Polonia, che pare appartenga a due ucraini. L’operazione sarebbe stata condotta da un gruppo di sei persone che avrebbe trasportato gli esplosivi sui luoghi dell’attacco: un capitano, due sommozzatori, due assistenti sub e un medico. La nazionalità di queste sei persone resta incerta, ma si sa che hanno fatto uso di passaporti falsi, professionalmente contraffatti, per noleggiare l’imbarcazione.

Il commando sarebbe partito da Rostock, in Germania, il 6 settembre 2022, e avrebbe preso in affitto lo yatch il giorno seguente, in un porto in Danimarca. Lo yatch sarebbe poi stato restituito non perfettamente pulito, tanto è vero che sarebbero stati trovati residui di esplosivi sui tavoli della cabina. Secondo Die Zeit, l'attrezzatura per l'operazione segreta sarebbe stata trasportata nei giorni precedenti al porto con un camion. Successivamente, gli investigatori sarebbero riusciti a localizzare nuovamente la barca il giorno dopo a Wiek e poi sull'isola danese di Christiansø, a nord-est di Bornholm. 

Fin qui la ricostruzione delle operazioni di sabotaggio. La ricostruzione si fa più lacunosa quando si tratta di attribuire la responsabilità dell’attentato. “Anche se le tracce portano in Ucraina, gli inquirenti non sono ancora riusciti a scoprire chi ha commissionato il sospetto gruppo di autori. Non è escluso nemmeno che si tratti di una “false-flag-operation” da parte russa, sebbene gli investigatori non abbiano trovato alcuna prova a sostegno di questa tesi”, scrive Die Zeit. E allora quali sarebbero le “tracce che portano in Ucraina”? Scrive Die Zeit:

“Un servizio di intelligence occidentale avrebbe inviato una segnalazione ai servizi partner europei in autunno, cioè poco dopo l’attentato, secondo la quale un commando ucraino sarebbe stato responsabile della distruzione dei gasdotti. In seguito, si dice che siano circolate ulteriori indicazioni di intelligence secondo cui un gruppo filo-ucraino potrebbe essere responsabile”. 

Come osservato dall’analista Oliver Alexander su Twitter, questa ricostruzione lascia spazio ad alcuni dubbi:

1) In precedenza alcuni funzionari hanno affermato che in ogni sito sono state utilizzate migliaia di libbre di esplosivo. Come è stato possibile trasportarlo su uno yacht a noleggio e come ci si è immersi per posizionarlo sui gasdotti?

2) Se un gruppo "filo-ucraino" ha deciso di far esplodere Nord Stream con 1000 libbre di esplosivo, perché salpare e acquisire gli esplosivi tutti in Germania?

3) Perché gli autori dell’attentato hanno portato gli esplosivi dalla Polonia alla Germania e sono salpati da lì, quando noleggiare una barca in Polonia sarebbe stato più facile e più vicino? Gran parte delle barche che attraccano a Christiansø durante l'estate batte bandiera polacca.

4) È interessante notare che i giorni in cui avrebbe agito il gruppo “filo-ucraino” coincidono con l'arrivo dell’imbarcazione di bandiera greca, Minerva Julie, diretta dai Paesi Bassi verso la Russia che, secondo i tracciamenti avrebbe effettuato uno strano percorso nell’area in cui sono esplosi i tubi di Nord Stream 1  tra il 5 e il 13 settembre 2022. Se i sommozzatori “filo-ucraini” avessero utilizzato lo yacht noleggiato per piazzare gli esplosivi, la Minerva Julie non avrebbe potuto non osservare l’operazione.

5) Infine, non ci sono prove che quest'area sia stata indagata dopo le esplosioni, il che indica che non è mai stata un'area oggetto di indagine.

L’inchiesta che accusa gli Stati Uniti del sabotaggio del Nord Stream fa acqua da tutte le parti

Le reazioni

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha respinto le inchieste definendole uno sforzo coordinato dagli “autori dell'attacco” per sviare l'attenzione. "Come possono i funzionari americani supporre qualcosa senza un'indagine?", ha detto Peskov. L'ambasciata russa negli Stati Uniti ha dichiarato che le fughe di notizie dai servizi segreti statunitensi non sono altro che “un tentativo di confondere chiunque voglia sinceramente cercare la verità in questo crimine flagrante”. La Russia ha dichiarato di voler istituire un'inchiesta internazionale indipendente in risposta alle inchieste. 

Un alto collaboratore del presidente ucraino, Volodymyr Zelenskiy, ha dichiarato al Guardian che il governo di Kyiv non è in alcun modo coinvolto nell'attacco: “Nel bel mezzo di una guerra... l'Ucraina e i suoi alleati non spenderebbero certo risorse per qualcosa che non ci porterebbe alla vittoria direttamente sul campo di battaglia. Non ha alcun senso. Ma è estremamente vantaggioso per la Russia stessa cercare di spostare l'attenzione dalla guerra... e cercare di presentarsi come una sorta di ‘vittima’”.

Il governo tedesco ha dichiarato che la propria indagine non ha ancora raggiunto una conclusione. Svezia, Danimarca e Germania hanno informato il Consiglio di sicurezza qualche giorno fa che le loro indagini stavano continuando e che non c'erano ancora risultati, ha detto un portavoce del governo tedesco.

Intanto, la Procura tedesca ha confermato che “una barca è stata perquisita tra il 18 e il 20 gennaio perché sospettata di essere stata utilizzata per trasportare gli ordigni esplosi il 26 settembre 2022” presso i gasdotti Nord Stream. Gli investigatori stanno ancora cercando di determinare l'identità dei sabotatori e il loro movente, ha dichiarato l'ufficio del procuratore, aggiungendo che non è ancora possibile trarre conclusioni definitive, in particolare se le esplosioni siano state ordinate da uno Stato. Anche il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, e la ministra degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, hanno invitato alla cautela e messo in guardia da giudizi affrettati.

Il portavoce della Casa Bianca, John Kirby, ha dichiarato: “Dobbiamo lasciare che queste indagini si concludano e solo allora dovremo valutare quali azioni successive potrebbero essere appropriate o meno”.

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Aggiornamenti

Aggiornamento 15 marzo 2023: Abbiamo corretto la bandiera della nave Minerva Julie. In una precedente versione era stata erroneamente indicata come nave di bandiera russa, invece che greca.

(Immagine in anteprima: grab via YouTube)

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