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L’esercito è pronto a stroncare le rivolte del popolo italiano?

20 Agosto 2013 6 min lettura

L’esercito è pronto a stroncare le rivolte del popolo italiano?

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Lo scorso 23 luglio Gianroberto Casaleggio, intervistato da Gianluigi Nuzzi, aveva formulato un’inquietante previsione sulla tenuta sociale dell’Italia:

Io penso che il Paese avrà nei prossimi mesi, non so quanti, uno shock economico. Uno shock che potrebbe portare a una ridefinizione della rappresentanza politica, cioè non quella attuale, oppure a uno spostamento della politica da problemi politici a problemi di carattere sociale: disordini, rivolte. Quindi qualcosa che non può essere dominato dalla politica.

Il co-fondatore del MoVimento 5 Stelle, tuttavia, si sbagliava proprio su quest’ultimo punto.

La politica ha già predisposto un piano per dominare la rivolta: schierare l’esercito contro i propri cittadini. O almeno, questa è la tesi - declinata in più versioni - che sta girando follemente sull’Internets dalla fine di luglio. Per capire quanto si sia diffusa basta digitare «esercito sommossa Italia» su Google e vedere gli share di siti ultracomplottisti quali Losai.eu.

!1!1!!1!1undici (Avvertenza: non è satira.)

La teoria Esercito vs. Cittadini Insorti è partita dal blog Pauper Class con un post scritto da Eugenio Orso e Anatolio Anatoli. I due danno per scontato che questo autunno ci saranno scontri di piazza e sommosse furibonde. Il motivo è quasi lapalissiano:

Se ti tolgono il lavoro, la sicurezza, la possibilità di un minimo di pianificazione dell’esistenza, e persino il cibo, non puoi che prendere le armi, proprie o improprie che siano, e spaccare tutto, cercando di fermare i tuoi nemici. In particolare quelli più prossimi a te e più raggiungibili. Cioè gli assassini collaborazionisti di governo che operano contro di te e i tuoi cari, in nome e per conto degli euronazisti, dell’atlantismo, dell’occidente, del libero mercato globale e della liberaldemocrazia.

Orso & Anatoli scovano la pistola fumante del piano del Governo non in qualche circolare segreta, ma nella «Direttiva Ministeriale in merito alla politica militare per l’anno 2013». Il documento ufficiale è stato pubblicato il 19 dicembre 2012, ma fino a oggi nessuno si era accorto della sua pericolosità e, soprattutto, nessuno ve l’aveva detto (!1!1). I paragrafi incriminati sono tre, e se uno sa «leggere fra le righe» il quadro è a dir poco «preoccupante». Vediamoli.

Il primo (par. 31) parla della remota possibilità

di un coinvolgimento del Paese e del sistema di alleanze del quale siamo parte in un confronto militare su vasta scala e di tipo ibrido, ovvero che implichi sia operazioni convenzionali, sia operazioni nello spettro informativo, sia operazioni nel dominio cibernetico.

Il secondo paragrafo (32) ribadisce la necessità di rispettare gli «impegni assunti in sede europea»,

impegni finalizzati a garantire la stabilità di lungo periodo della moneta comune e, con essa, dell’intero sistema economico comunitario.

Il terzo (par. 33), molto semplicemente, dice che l’Italia «deve operare con determinazione per azzerare il deficit» e tentare di ridurre il debito pubblico, come chiede l’Europa. Il «mantenimento di una consapevole disciplina di bilancio»

rappresenterà, quindi, un vincolo ineludibile nella definizione delle scelte in materia di difesa che, negli anni, saranno adottate.

Come si può notare, il documento è una normalissima direttiva ministeriale che statuisce clamorose ovvietà («Le Forze Armate restano una componente essenziale per garantire all’Italia la tutela della propria sicurezza») e riassume a grandissime linee tendenze globali ed evoluzioni nell’ambito della Difesa.

Per Orso & Anatoli - che sono dotati del potere di Leggere Tra Le Righe™ - l’obiettivo primario del documento è «la difesa dell’euro a qualsiasi costo (anche a costo del sangue della popolazione)» e il mantenimento dell’Italia «nel lager dell’eurozona, fondamentale spazio globalista in cui rinchiudere i popoli europei adattandoli, con le buone o con le cattive, al nuovo ordine neocapitalistico». L’inevitabile corollario di questo scoop interpretativo è che, in caso di ribellione del «popolo ridotto allo stremo»,

non si esiterà a impiegare la forza, armata, per ridurlo a più miti consigli, in un possibile conflitto “ibrido” in cui molte saranno le armi impiegate, accanto a quelle convenzionali. Ecco che […] la forza militare nazionale sarebbe impiegata, da uno spregevole governo collaborazionista degli occupatori del paese, contro lo stesso popolo italiano, a vantaggio, come si scrive nel testo riportato, della stabilità di lungo periodo della moneta comune, controllata da entità private euroglobaliste.

Insomma, prepariamoci (!1!11):

in presenza di disordini sociali estesi, ai quali la repressione poliziesca e dei carabinieri non riuscirà a far fronte, scenderanno in campo le forze armate, autorizzate a impiegare contro il loro stesso popolo ogni mezzo, in uno strano conflitto ibrido.

Ora, serve una dose veramente sconfinata di paranoia per arrivare a leggere nella direttiva ministeriale un’oscura ordalia che contempla conflitti «ibridi» per soggiogare la ggente e schiacciarla con il tallone di ferro delle «entità private euroglobaliste» (qualunque cosa esse siano) e degli «euronazisti».

Eppure, sul tema Esercito/Ordine Pubblico non serviva andare troppo lontano.

Nel decreto sicurezza presentato dal Governo Letta lo scorso 8 agosto sono previste «nuove norme anche per quanto riguarda una maggiore flessibilità dell’impiego del contingente di 1.250 appartenenti alle Forze armate nel controllo del territorio stabilendo che questo possa essere impiegato anche per compiti diversi dai servizi di perlustrazione e pattugliamento» (dal comunicato del Governo).

Il decreto modifica il decreto legge 78/2009 nella parte in cui le Forze armate sono «interamente destinate a servizi di perlustrazione e pattuglia in concorso e congiuntamente alle Forze di polizia»; ora l’esercito è «anche» destinato a «servizi di perlustrazione e pattuglia». Il giornalista Alberto Puliafito ha ipotizzato su Polisblog che

La flessibilità sull’uso dell’esercito, per compiti che non siano solo quelli di perlustrazione e pattugliamento può significare forse - non si trovano altre possibilità - che l’esercito verrà impiegato anche per il mantenimento dell’ordine pubblico.

La formulazione della norma è tutt'altro che chiara, e una discussione pubblica su questo punto (che è passato praticamente sotto silenzio) sarebbe stata sicuramente più salutare di vaneggiamenti-complottisti-diventati-virali su un’innocua direttiva ministeriale. In più, dare per scontato uno scenario apocalittico rimuove completamente la discussione sulle strategie repressive impiegate dalle forze dell’ordine negli ultimi anni. Mesi fa la sociologa Donatella Della Porta aveva descritto a Valigia Blu le recenti evoluzioni nel controllo della protesta:

Piuttosto che le teste spaccate in piazza (se non in casi occasionali), c’è stata una forte repressione strisciante. I poteri di polizia sono cresciuti da un lato grazie alle leggi sul terrorismo, dall’altro in relazione all’hooliganismo del calcio.

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In più, continuava la sociologa, «c’è l’applicazione di una serie di leggi che in passato non erano state quasi mai usate» (su tutte il reato di devastazione e saccheggio) e una crescente interpretazione restrittiva delle norme sull’ordine pubblico. Lo scorso giugno, ad esempio, sette studenti liguri che avevano partecipato a una manifestazione del 30 novembre 2010 contro l’ex ministro Gelmini sono stati condannati a pene fino a 14 mesi di carcere esclusivamente per aver travisato il volto durante il corteo. A luglio, invece, due ultras foggiani sono stati condannati rispettivamente a 10 e 7 mesi di reclusione, senza sospensione della pena, per aver acceso un fumogeno durante una partita.

Insomma, il caso Esercito vs. Cittadini Insorti è qui a dimostrarlo: le teorie complottiste funzionano perché, mescolando abilmente mezze verità e falsità, fanno leva su legittime paure (il caos sociale), diffidenza verso le istituzioni e/o radicati sentimenti antigovernativi.

Ma uccidono ogni possibilità di confronto e trascinano il dibattito in un mondo parallelo in cui i fatti irrilevanti vengono stravolti per costruire le sconvolgenti rivelazioni che nessuno vi dice, mentre i fatti rilevanti, o comunque quelli con un fondamento concreto nella realtà, vengono sistematicamente ignorati perché non rientrano nel frame paranoico.

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