Le emissioni di carbonio sono diminuite del 7% nel 2020 per i lockdown, ma è solo una tregua temporanea
3 min letturaLe emissioni globali di carbonio sono diminuite di circa 2,4 miliardi di tonnellate quest'anno come effetto dei lockdown introdotti dai governi per rallentare la diffusione della pandemia di COVID-19. Gli esperti di Global Carbon Project, organizzazione che quantifica le emissioni globali di gas serra, avvertono nel loro studio che questi valori sono destinati ad aumentare una volta terminata la pandemia e che il lockdown non può essere certo considerato uno strumento per risolvere il problema ambientale, che dovrà invece essere affrontato dai governi in maniera sistematica, informa un articolo di Deutsche Welle.
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La diminuzione delle emissioni di CO2 nel 2020 è stata del 7%, si tratta del più grande calo mai registrato finora. Basti pensare che alla fine della seconda guerra mondiale ci fu una diminuzione di 0,9 miliardi di tonnellate di CO2 (meno della metà) o che in seguito alla crisi finanziaria del 2009 fu di 0,5 miliardi di tonnellate (circa un quinto).
I ricercatori confermano che questa diminuzione drastica si deve principalmente alla riduzione degli spostamenti, sia in automobile che in aereo, delle persone. Abbiamo tutti viaggiato di meno e siamo stati tutti più tempo a casa. Le emissioni del trasporto su strada sono diminuite di circa il 50% ad aprile, quando la prima ondata di coronavirus era al suo apice (un 10% su base annua). Mentre le emissioni provocate dell'aviazione commerciale sono diminuite del 40% quest'anno.
The 2020 Global Carbon Budget is out.
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— GlobalCarbonProject (@gcarbonproject) December 11, 2020
Anche l'attività industriale, che rappresentava il 22% del totale globale, è diminuita del 30% in alcuni paesi a causa delle rigide misure di lockdown.
Gli Stati Uniti e l'Unione Europea hanno registrato la riduzione delle emissioni più pronunciata, rispettivamente del 12% e dell'11%. La Cina, invece, ha visto le sue emissioni diminuire solo dell'1,7%. Questo si deve principalmente a due ragioni, spiega la coautrice dello studio Corinne LeQuere a Deutsche Welle: il lockdown cinese è avvenuto prima che negli altri paesi occidentali ed era limitato geograficamente. Inoltre, a differenza di altri paesi, le emissioni della Cina sono per lo più provenienti dal settore industriale, meno colpito rispetto a quello dei trasporti.
Una transizione obbligatoria verso l'energia verde
In base all'accordo sul clima di Parigi, firmato cinque anni fa, sono necessari tagli delle emissioni da 1 a 2 miliardi di tonnellate all'anno durante dieci anni per limitare l'aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi Celsius. In realtà, dall'accordo del 2015 le emissioni sono aumentate ogni anno. Secondo le Nazioni Unite le emissioni dovranno diminuire del 7,6% all'anno entro il 2030 se vogliamo limitare l'aumento della temperatura a 1,5 gradi Celsius, un obiettivo considerato ambizioso.
Una volta lasciati alle spalle i severi lockdown di questa primavera, gli indicatori mostrano un chiaro ritorno ai livelli di emissione del 2019.
"È una tregua temporanea", spiega Philippe Ciais, ricercatore presso il Laboratorio di scienze climatiche e ambientali francese. "Il modo per mitigare il cambiamento climatico non è fermare l'attività, ma piuttosto accelerare la transizione verso l'energia a basse emissioni di carbonio". Il lockdown non è una soluzione al problema. Ciais ha anche aggiunto che il calo delle emissioni del 2020 non si è tradotto in una riduzione dei livelli di inquinamento nell'atmosfera terrestre.
Chris Field, direttore dello Stanford Woods Institute for the Environment, è più ottimista riguardo al futuro. Sebbene anche lui creda che le emissioni aumenteranno dopo la pandemia, è fiducioso che le persone siano diventate più attente all'ambiente. "Sono ottimista sul fatto che, come società, abbiamo imparato alcune lezioni che potrebbero aiutare a ridurre le emissioni in futuro". Secondo Field le persone avrebbero interiorizzato molte abitudini e comportamenti che sono stati introdotti durante la pandemia, come lo smart working o la riduzione dei viaggi di lavoro.
(Immagine anteprima: Thomas Hafeneth / CC0 1.0)