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Dopo due anni l’informatico e attivista Alaa Abdel Fattah è ancora in carcere, senza processo e senza condanna #FreeAlaa

1 Novembre 2021 5 min lettura

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Dopo due anni l’informatico e attivista Alaa Abdel Fattah è ancora in carcere, senza processo e senza condanna #FreeAlaa

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Egitto, condannato l’informatico e attivista Alaa Abdel Fattah

Aggiornamento 20 dicembre 2021: Alaa Abdel Fattah, attivista e scrittore, Mohamed al-Baqer, avvocato e difensore dei diritti umani e il blogger Mohamed "Oxygen" Ibrahim sono stati condannati, rispettivamente a cinque anni, a quattro anni e quattro anni, per "trasmissione di notizie false" nel loro processo al Cairo.

 

Access Now, un'organizzazione no-profit fondata nel 2009 con la missione di difendere e diffondere i diritti civili digitali delle persone in tutto il mondo, ha lanciato un appello affinché si chieda alle autorità egiziane il rilascio immediato di Alaa Abdel Fattah attraverso la pubblicazione sui social di post con gli hashtag #FreeAlaa e #SaveAlaa o acquistando il suo libro appena pubblicato “Non siete stati sconfitti”, Hopefulmonster Editore.

Sono trascorsi più di due anni da quando Alaa Abdel Fattah, scrittore, sviluppatore di software e attivista, Mohamed “Ossigeno” Ibrahim, blogger, Mohamed al-Baqer, avvocato e difensore dei diritti umani, si trovano in detenzione preventiva nelle carceri egiziane, superando così il limite previsto dal codice penale egiziano.

I tre sono tra i più noti dissidenti del paese e il loro processo avrebbe dovuto avere inizio lo scorso 18 ottobre davanti a un tribunale della sicurezza dello Stato per reati minori. Invece è stato rimandato. La prossima udienza è prevista oggi, 1 novembre.

Le accuse rivolte ai tre uomini vanno dall'“appartenenza a un gruppo terroristico”, all'“abuso di piattaforme di social media”, alla “pubblicazione di notizie false”.

Alaa Abdel Fattah è stato ripetutamente e ingiustamente imprigionato per gran parte degli ultimi 10 anni. Il primo arresto risale al 2006 per aver preso parte a una manifestazione in favore dell’indipendenza dei giudici. Nel corso della sua vita è stato messo in carcere da tutti i capi di Stato egiziani che si sono succeduti.

L'ex ingegnere informatico è stato tra i protagonisti del movimento che dieci anni fa portò alla caduta del presidente Mubarak diventando uno dei volti della rivolta egiziana.

L'attivista 39enne, che a marzo 2019 aveva finito di scontare una precedente condanna a cinque anni di reclusione per aver partecipato nel 2013 a una manifestazione pacifica non autorizzata terminata in disordini, è stato arrestato nuovamente sette mesi dopo – nonostante fosse sottoposto alla misura cautelare della permanenza notturna di 12 ore per cinque anni nella stazione di polizia di Dokki, al Cairo – a causa del coinvolgimento nelle proteste antigovernative del settembre 2019.

Da allora è detenuto senza processo, senza accesso a libri o giornali e senza possibilità di praticare attività sportive o di trascorrere del tempo all'esterno della cella.

Con una nota ufficiale l'11 ottobre 2019 Amnesty International ha denunciato le torture subite in custodia di polizia da Alaa Abdel Fattah e i maltrattamenti a cui è stato sottoposto il suo avvocato Mohamed el-Baqer.

Dopo l'arresto, avvenuto il 29 settembre, gli agenti di polizia lo hanno bendato, denudato, preso ripetutamente a calci e pugni e sottoposto a insulti e minacce.

Un agente gli ha perfino detto che “la prigione [è] il posto per persone come te“, un altro ha minacciato ulteriori torture se avesse denunciato quelle cui era stato sottoposto.

Alaa Abdel Fattah appartiene a una famiglia storica di attivisti che da sempre combatte per la difesa dei diritti umani ed è considerato prigioniero di coscienza da Amnesty International.

Il 17 marzo 2021, un tribunale egiziano ha condannato Sanaa Seif, la sorella minore di Abdel Fattah, a 18 mesi di carcere dopo averla giudicata colpevole di aver diffuso notizie false sulla gestione dei focolai di COVID-19 nelle carceri egiziane.

Abdel Fattah è una figura centrale nel movimento per i diritti digitali per aver sostenuto la creazione e la diffusione di nuove tecnologie che rispettano i diritti.

Nelle ultime settimane, la famiglia e l'avvocato hanno lanciato un allarme per la sua incolumità a causa di un deterioramento delle condizioni di salute mentali che lo porterebbero a pensare al suicidio, come da lui espresso a un giudice durante un'udienza in tribunale.

«Non ce la faccio». Così ha detto anche al suo avvocato. «Dal 2011 non ho passato nemmeno un anno senza entrare in prigione. Se l'obiettivo è uccidermi, allora lasciatelo fare a me».

L'uomo è detenuto nel carcere di massima sicurezza di Tora 2 (noto come “Lo scorpione 2”) dove le condizioni detentive sono aberranti e decine di prigionieri hanno intrapreso scioperi della fame. Con la pandemia di COVID-19, nuove restrizioni hanno reso la sua vita ancora più difficile. Abdel Fattah ha anche iniziato uno sciopero della fame quando gli è stato imposto il divieto di ricevere visite, telefonate e persino la possibilità di scambiare lettere con la sua famiglia.

Nonostante siano scaduti i due anni di custodia cautelare, i pubblici ministeri invece di rilasciare l'uomo, come previsto dalla legge, hanno intentato una nuova, identica causa, facendo ripartire l'orologio ed eludendo la responsabilità di presentare prove a suo carico.

Il prossimo 18 novembre Alaa Abdel Fattah compirà 40 anni.

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Access Now, un'organizzazione no-profit fondata nel 2009 con la missione di difendere e diffondere i diritti civili digitali delle persone in tutto il mondo, ha lanciato un appello affinché si chieda alle autorità egiziane il rilascio immediato di Alaa Abdel Fattah attraverso la pubblicazione sui social di post con gli hashtag #FreeAlaa e #SaveAlaa o acquistando il suo libro appena pubblicato “Non siete stati sconfitti”, Hopefulmonster Editore.

In caso di emergenza, chiama il 118. Se ci sono amici o conoscenti con pensieri suicidi si può chiamare il Telefono amico allo 02 2327 2328, tutti i giorni dalle 10 alle 24, o il servizio della Samaritans Onlus, attivo dalle 13 alle 22, al numero verde 800 86 00 22.

Esiste inoltre AppToYoung, una app per smartphone e tablet, gratuita e facile da scaricare. Si può trovare su GooglePlay e AppleStore e la privacy è garantita al 100%. Tutti i dati sono protetti. Si può chattare per parlare con i ragazzi del Team Youngle, che hanno tutti tra i 18 e 21 anni o parlare direttamente al telefono, linea di ascolto attiva 24 ore su 24. Con AppToYoung, si può aiutare un amico o conoscente che non sa come fare a risolvere un problema: basta scegliere la funzione “Voglio parlare di qualcuno”, e poi si può parlare con il Team, chattando o parlando al telefono.

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