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L’imbroglio dell’ecologia conservatrice, il pensiero verde della destra al potere

22 Febbraio 2023 8 min lettura

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L’imbroglio dell’ecologia conservatrice, il pensiero verde della destra al potere

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L'11 novembre 2022 il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha nominato proprio consigliere l'autore dell'articolo, pubblicato su Il Giornale nel luglio del 2022, che si vede in questo screenshot: Francesco Giubilei, classe 1992, presidente della Fondazione Tatarella.

Giubilei è uno degli astri nascenti del mondo culturale della destra italiana (la famosa cultura di destra che ha di recente iscritto a Fratelli d'Italia Dante Alighieri). Il suo impegno nel promuovere il pensiero conservatore lo ha spinto a maturare un genuino interesse per i temi ambientali.

L'idea è questa: l'ambiente sarà sempre di più un tema centrale. Per questo motivo, non può essere lasciato al monopolio del progressismo e dell'ambientalismo mainstream. Anzi, i conservatori sono più bravi dei progressisti a proteggere l'ambiente. Su questo tema Giubilei ha scritto un libro, pubblicato dalla sua casa editrice: Conservare la natura. Il pensiero verde con cui la destra intende lanciare la sfida all'ambientalismo progressista si chiama ecologia conservatrice (la parola ecologia in questo contesto ha poco a che vedere con l'omonima scienza, branca della biologia, come del resto parecchie delle "ecologie" proposte negli ultimi decenni).

Per l'ecologia conservatrice l'ambientalismo contemporaneo è un'emanazione del globalismo. Con la scusa dell'ambiente, il globalismo mirerebbe a cancellare l'identità delle nazioni e a imporre la propria agenda, fatta di gender e altre amenità progressiste. Il globalismo può essere considerata la versione XXI secolo del complotto demoplutoeccetera, in salsa verde-arcobaleno. La sua più temibile incarnazione è oggi Greta Thunberg, pericolosa agente al servizio dei poteri forti internazionali. In virtù della sua impostazione materialista, l'ambientalismo sarebbe anche antireligioso e antiumano. L'ecologia conservatrice lo accusa di vedere nell'uomo - nell'uomo occidentale, soprattutto - un nemico su cui scaricare la colpa di tutti i mali del mondo. L'ambientalismo, insomma, è tutto sbagliato agli occhi della destra. L'ambiente va protetto ma la sua difesa coincide con quella della Nazione, dei suoi confini, della sua identità e delle sue tradizioni.

Il territorio dei conservatori somiglia più a uno spazio etnico, che a un complesso di ecosistemi. Alla visione materialista e scientista dell'ambiente, l'ecologia conservatrice contrappone una concezione della natura spirituale e romantica. I richiami, espliciti e impliciti, al Tolkien letto da destra si sprecano. In realtà, quando si fa convergere identità naturale ed etno-nazionale si è già a un passo dal sangue & suolo nazionalsocialista. La destra, tuttavia, sostiene di non guardare più agli anni '30, bensì di ispirarsi al pensiero di Roger Scruton, un filosofo conservatore britannico che ha dedicato molto spazio alla riflessione sull'ambiente. Pochi sanno che Scruton, oltre a diversi libri, ha scritto anche un documento contro le campagne anti-fumo dell'OMS per un think tank dell'area del negazionismo climatico. Cose che capitano nel mondo conservatore.

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Ma, in buona sostanza, cos'è questa ecologia conservatrice? A ben vedere, è un concentrato di buoni sentimenti («amore per la propria terra»), vaghi propositi («rispetto della natura e dei suoi equilibri») e parole maiuscole (Patria, Nazione, Tradizione - di evoliana, nel senso di Julius Evola, memoria). L'ecologia conservatrice si riduce a un appello alla cura del verde di casa propria e all'esaltazione romantica dei patri boschi, delle patrie montagne, delle patrie coste. Tutto questo afflato e questo Sturm und Drang sembrano però sgonfiarsi davanti a quello che è l'elefante nella stanza delle questioni ambientali contemporanee: il cambiamento climatico.

Commentando le disastrose inondazioni che hanno colpito il Nord-Ovest della Germania e il Belgio nel luglio del 2021, Francesco Giubilei scrive: «quanto avvenuto in Germania testimonia la necessità di investire in prevenzione; mentre si punta il dito in modo ossessivo contro il cambiamento climatico, si dimentica del tutto l’importanza della prevenzione sul tema del dissesto idrogeologico». Secondo Nicola Procaccini, europarlamentare di Fratelli d'Italia e responsabile Ambiente ed Energia del partito, «il riscaldamento globale è un fatto ma il nesso con l’alluvione in Germania è onestamente ben poco. Le alluvioni ci sono sempre state e avvengono in tutte le nazioni e in periodi differenti e sono caratterizzate da situazioni diverse».

Giubilei e Procaccini si sbagliano. Attraverso gli studi di attribuzione è oggi possibile evidenziare l'impronta del cambiamento climatico in molti degli eventi meteo-climatici estremi che si stanno verificando sul pianeta. Un gruppo di ricercatori, che fa riferimento all'iniziativa World Weather Attribution, ha dimostrato che l’attuale riscaldamento globale - che ad oggi è di più di 1 grado centigrado rispetto all’era pre-industriale - ha già aumentato la probabilità di un evento come quello che ha colpito il nord-ovest della Germania nel luglio del 2021. Il nesso c’è, eccome. Le affermazioni di Giubilei e Procaccini contengono una falsa dicotomia, perché il riscaldamento globale è anche un acceleratore di rischi locali. Nell'era della crisi climatica le due cose si tengono insieme.

La destra, oggi al governo, non può più ignorarlo. È costretta a confrontarsi con le politiche che riguardano la transizione energetica. Ma questa transizione, per la destra, deve essere lenta. Il contrario di ciò che dice la scienza. Non possiamo danneggiare le imprese, una transizione rapida costa troppo. Eccetera. Sono gli argomenti ingannevoli di una retorica del ritardo che, a ragione, viene oggi considerata una nuova forma di negazionismo.

Quale sia la narrazione della destra sul cambiamento climatico lo si evince dalla lettura dell’articolo di Francesco Giubilei, pubblicato sul Giornale. È un pezzo che si regge, interamente e maldestramente, sulla vecchia retorica negazionista del catastrofismo. Giubilei parla di «previsioni sbagliate» di «illustri scienziati e climatologi», ma riporta le affermazioni contenute in articoli di giornale o le opinioni di personalità come il Principe (al tempo in cui scriveva) Carlo, l’ex presidente degli Stati Uniti Al Gore o l'ex primo ministro britannico Gordon Brown. Cosa c'entra tutto questo con la climatologia? Nulla.

In un minestrone che va dal cambiamento climatico alle balene, Giubilei tira in ballo un libro del 1967, Famine 1975!, scritto da due fratelli che avevano previsto una carestia nel giro di pochi anni. Che non si verificò. Questo cosa dovrebbe dimostrare? Nulla. Viene citato anche un pamphlet di Paul R. Ehrlich, intitolato Eco-Catastrophe!. Ehrlich è un biologo famoso per il libro, pubblicato nel 1968, The Population Bomb, in cui si lasciava andare a previsioni sull’aumento della popolazione che in effetti si sono rivelate esagerate e inesatte. È un testo che viene evocato quasi sempre da chi vuole dimostrare che tutte le previsioni "catastrofiste" si sono rivelate sbagliate. Quindi, ne consegue che lo sono anche gli allarmi che vengono lanciati oggi. Si chiama non sequitur, ed è una fallacia in cui ci si imbatte di frequente in certi discorsi negazionisti.

Giubilei infila nel pezzo uno dei più inossidabili miti del negazionismo climatico: negli anni '70 sarebbe stato previsto un deciso raffreddamento, invece di un aumento della temperatura. Ma l'idea di un imminente periodo glaciale era originata da una narrazione mediatica alimentata da alcune riviste, non da una previsione degli scienziati. In quel periodo era ancora in corso un dibattito tra gli esperti su quale piega avrebbe preso l’evoluzione del clima nei decenni successivi. Tuttavia, uno studio sulla letteratura scientifica di quegli anni ha dimostrato che, mentre 44 studi indicavano che la temperatura sarebbe aumentata, solo 7 parlavano di un possibile raffreddamento.

L'articolo del consigliere del Ministro della Cultura è, insomma, una fiera del cherry-picking, cioè della selezione delle fonti che fanno più comodo. La tesi dell'articolo finisce per screditare la scienza, che si trova a dover rispondere di profezie farlocche che i climatologi non hanno mai fatto. Al contrario di quello che si legge in questi articoli, i modelli climatici elaborati fin dagli anni '70 hanno prodotto proiezioni (non previsioni, tanto meno profezie) sull'aumento della temperatura non lontane da quello che si è poi registrato. La stessa compagnia petrolifera Exxon ne aveva svolte all’inizio degli anni ‘80. Oggi sappiamo che ci avevano preso anche i petrolieri. Per questo la Exxon ha riposto quegli studi nel cassetto e ha avviato una campagna di disinformazione per convincere l’opinione pubblica che non c’era nulla di cui preoccuparsi.

Con la sua denuncia del catastrofismo e con i suoi discorsi conditi di miti e cattiva informazione, la destra dimostra di non riuscire a liberarsi della propria insofferenza per le questioni ambientali come il cambiamento climatico. Di fronte al clima che cambia la sua ideologia entra in crisi. Ma oltre all'ideologia ci sono anche gli interessi. La transizione energetica non può essere troppo veloce, perché questo significherebbe sbarazzarci troppo presto del gas e degli altri combustibili fossili. Il riscaldamento globale sembra infatti impensierire la destra molto meno delle politiche necessarie a contrastarlo. Il vero nemico non è il cambiamento climatico, ma l'ideologia globalista. Procaccini, che è il principale teorico dell'ecologia conservatrice all'interno di Fratelli d'Italia, ha le idee chiare su questo problema:

...una ideologia globalista che teorizza il grande Stato mondiale cui consegnarsi totalmente, perché il solo ritenuto in grado di poter sconfiggere il mostro del riscaldamento globale ed evitare l’imminente catastrofe, giustificando così ogni suo intervento: dalla imposizione di tasse verdi alla regolamentazione dirigistica di ogni attività produttiva in nome della sostenibilità.

L'ambiente, quindi, si dovrebbe difendere all'interno delle comunità locali, non attraverso politiche statali o sovranazionali. Se questa è la premessa, anche le politiche europee diventano un'indebita ingerenza. Applicata alla lettera, la critica alla «regolamentazione dirigistica di ogni attività produttiva» avrebbe impedito la messa al bando globale dei clorofluorocarburi responsabili della distruzione dello strato di ozono e la riduzione delle emissioni che causano le piogge acide.

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All'impegnativa lotta contro il cambiamento climatico, con le rapide ed epocali trasformazioni che richiede, la destra preferisce la rassicurante e tranquilla cura del giardino di casa. È qui che l'ecologia conservatrice si rivela un imbroglio. Se fosse davvero preoccupata per le sorti dell'ambiente nazionale, la destra sarebbe in prima linea per contrastare il riscaldamento globale, che sta prosciugando da un anno la pianura padana e distruggendo i ghiacciai delle Alpi. Ghiacciai che non sono solo un'importante riserva idrica, ma anche un patrimonio paesaggistico che stiamo perdendo. Chi si proclama conservatore non dovrebbe considerare un valore la stabilità del sistema climatico? Nell'ecologia conservatrice non si trovano risposte a domande come questa.

Più che a dotare i conservatori di un pensiero coerente e organizzato sui temi che riguardano l'ambiente, l'ecologia conservatrice sembra servire a liquidarli e a consegnarli all'irrilevanza. Ma questa è l'ideologia della destra oggi al potere. Dovremo farci i conti, probabilmente, almeno per i prossimi cinque anni.

Immagine in anteprima via lovethesepicture.com

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