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Donne, vita, libertà: Iran, Afghanistan, Yemen – Conversazione con Laura Silvia Battaglia al-Jalal [podcast]

18 Marzo 2023 3 min lettura

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Donne, vita, libertà: Iran, Afghanistan, Yemen – Conversazione con Laura Silvia Battaglia al-Jalal [podcast]

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Nel quartiere di Ekbatan a Teheran, - scrive Greta Privitera sul Corriere della Sera - davanti a due palazzoni grigi, cinque ragazze sulle note di questa canzone fanno una cosa proibitissima in Iran: danzano. E lo fanno nella Giornata internazionale della donna. L'ennesimo, inaspettato modo di sfidare il dittatore Khamenei che le vuole a casa, ubbidienti, silenziose, velate. Il video diventa virale sui social, e sembra dire al mondo che le donne iraniane non si arrendono, sono ancora qui a lottare. Se le proteste di piazza sono scemate in seguito alla repressione violenta del regime, le giovani e giovanissime donne iraniane continuano a manifestare pacificamente e lo fanno con mezzi che sfuggono al controllo dei pasdaran. Il 14 marzo è stato pubblicato un nuovo video. Le ragazze con il capo coperto sono state costrette a fare una confessione forzata: «Siamo colpevoli di aver ballato». Alla fine la polizia è riuscita a identificarle, anche grazie alle telecamere del circuito chiuso di sicurezza e le ha punite con due giorni di galera. L'attivista Masih Alinejad ha commentato sui social: «Queste donne guideranno la rivoluzione con il sostegno degli uomini e guadagneranno la libertà».

Donna, Vita, Libertà. È lo slogan dei movimenti indipendentisti curdi (non è un solo uno slogan, ma un modello di liberazione che immagina una società nuova, equa e democratica) che sta ispirando le proteste in Iran scoppiate lo scorso settembre dopo la morte di Mahsa Amini, 22enne di origine curda uccisa mentre era in custodia della polizia morale per aver indossato male il velo islamico obbligatorio.

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Donne, Vita, Libertà è il titolo di questo podcast che vuole raccontare la condizione delle donne e la strada faticosa e dolorosa per la conquista dei diritti in Iran, Afghanistan e Yemen: dalle proteste in Iran per dire basta a un governo di terrore che dura da 43 anni, all'Afghanistan dei Taleban, il paese più repressivo al mondo per le donne e le ragazze, private di tutti i loro diritti basilari, allo Yemen, dove la guerra civile cominciata 8 anni fa ha portato a una delle più devastanti crisi umanitarie al mondo, con forti ripercussioni anche sulla vita e i diritti delle donne. Ne abbiamo parlato con Laura Silvia Battaglia al-Jalal, giornalista, documentarista, conduttrice e autrice per Rai Radio 3, esperta di Medio Oriente, reporter in aree di crisi dal 2007.

La chiusura del podcast come in apertura abbiamo deciso di affidarla alla musica come forma di resistenza. Nel 1970 Sergio Ortega compose, dedicandolo a Salvador Allende, El Pueblo Unido Jamás Será Vencido ("Il popolo unito non sarà mai vinto"), un inno che dopo l'11 settembre 1973 fu cantato dai dissidenti cileni che protestavano contro il golpe di Augusto Pinochet. Il 29 ottobre 2022 all'interno della facoltà di musica dell'Università di arte di Teheran, un coro di giovani donne vestite di nero e a capo velato inizia a gridare "Jin, Jiyad, Azadi" ("Donna, Vita, Libertà"), poi inizia il canto reinterpretando El Pueblo Unido Jamás Será Vencido: “Sollevatevi! In nome della donna, della vita, della libertà. Liberiamoci dai ceppi della schiavitù. Si spezzi la nostra nera notte. Diventi ogni frusta una scure! Così che diveniamo germogli, io, tu, gli altri, diventiamo di nuovo ciò che siamo. Giuriamo per il sangue puro dei tulipani, per la rivolta dei baci e delle lacrime, nella pena di questo viaggio senza fine, dalla tua anima e dal tuo corpo chiamami, o terra madre. Che il ruggito rosso del tuo nome, salendo, faccia tremare il mondo. Siano strappati via questi abiti da servi, si spezzino le nostre nere notti, diventi un’ascia ogni frusta”.

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