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Svelati i confini di Padanik

23 Novembre 2010 4 min lettura

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Svelati i confini di Padanik

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Il primo articolo dedicato ai veneti, dopo l'introduzione della settimana scorsa. 

Il Governo del territorio è sempre stato una delle voci peculiari della Lega Nord, rendendo capillare l’organizzazione delle sezioni. Il concetto di Padania scivola da anni fra le camicie verdi senza incontrare ostacoli. I veneti leghisti hanno le idee chiare, conoscono i fratelli padani, condividono con loro ambizioni, ragioni storiche e razza pura.
La mitologia popolare della base della Lega Nord è viva e va fiera della propria identità, un esempio è il video di Padanik, nel quale il territorio è consacrato, istriani ladini marchigiani piemontesi lombardi veneti e via con tutti gli altri, i confini sono definiti, nella penisola italica ci si spinge fino all’Umbria, la Toscana e le Marche. 
I leghisti veneti, meglio ribadirlo, hanno le idee chiare, citano non di rado la Serenissima e i suoi tempi d’oro, le battaglie del XIV secolo fra Genova e Venezia o le conquiste di Bari e Trani nel XVI, fra i tanti esempi, rappresentano incidenti di percorso.
Il cuore della Padania a Mantova con il Parlamento, Bossi sentenziò in un celebre discorso nel 1996, invece la testa a Venezia, infatti il reciproco amore fra i Gonzaga e i veneziani ha cavalcato i secoli. E poi i nervi, con i ministeri distribuiti sulla nazione padana, notissimo ai veneti leghisti l’amore carnale fra il condottiero Carmagnola e la città di Cremona, o i bagni dolcemente condivisi nel Po fra il Ducato di Ferrara e i repubblicani veneziani. La via gandhiana (va bene che Sonia Gandhi nacque a Lusiana, in provincia di Vicenza, sposa poi di Rajiv Gandhi, nessuna parentela con il Mahatma, ma pur sempre extracomunitari) come sosteneva il leader della Lega Nord, una “rivoluzione passiva” affrancata dal “ce l’ho duro” di tanti affezionati, poveri uteri politici femminili senza funzionalità erettile. Bossi parlò di “schiantamento” di Roma verso il nord, versione leghista di schianto o di schiantatura, ma della lingua della Padania parleremo in una futura occasione. 
Si parla da anni di secessione dei popoli del nord, si urla “Padania libera”, si inneggia a bruciare il tricolore e si invitò una signora a metterlo nel “cesso”, si deve lottare contro l’Italia colonizzatrice. Bossi e altri soldati padani, incluso il nostro caro Zaia, giurarono coerentemente in più occasioni poi fedeltà alla Repubblica Italiana, perché nell’art. 67 della Costituzione si legge: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”, è chiaro che si intende Nazione Padana
In un documento della Lega Nord Veneto, a pagina 45, nella nota numero 70, è curioso osservare come si citi con orgoglio alcune frasi di Guido Piovene, scrittore vicentino che si sarebbe di certo commosso nel trovare luogo con le sue parole fra gli affezionati leghisti, lui, che nel celebre “Viaggio in Italia” scriveva: “Non è politica, né attiva, ed infatti nel Veneto non v’è traccia di separatismo. Ma esiste nel cuore dei veneti una persuasione fantastica che la loro terra sia un mondo, un sentimento ammirativo, e quasi un sogno di se stessi, che non hanno l’eguale nelle altre regioni d’Italia, nemmeno quelle dove il separatismo ha attecchito. Il venetismo è una potente realtà della fantasia, che non dà noie al Parlamento”. Ne sarebbe lieto oggi.
I giovani e gli anziani della Lega Nord si abbracciano negli intenti, come fra Bossi padre e trota figlio; nel sito del movimento giovani padani si coglie subito il confine della Padania a colpo d’occhio, mentre sulla Toscana si hanno pochi dubbi, sull’Umbria e le Marche nessuno metterebbe la mano nel fuoco, in parte sì in parte no, forse che sì forse che no. Infatti nel testo del giuramento del 20 maggio del 1990 non si trova traccia degli umbri e dei marchigiani. Ma basta spulciare ulteriormente il sito per giungere finalmente a una conclusione, Umbria e Marche sono padane
Zaia stava già minacciando di non pagare le tasse a Roma se non si fosse risolto il dubbio.
Questi giovani. Meglio andare dai senior, dove c’è più esperienza e cultura.
Anzitutto si scopre che il Parlamento non è più a Mantova ma a Vicenza, anche se le sedute sono ferme al 2008, Zaia sta studiando la situazione, si dice a Venezia.
La chiarezza è di casa nella Lega Nord, per questo i veneti leghisti sono fieri dei loro leader, così entrando nel sito ufficiale l’elenco delle sedi è davanti agli occhi, per fortuna le Marche e l’Umbria esistono, ma qualcosa sbrecca l’intraprendenza dei giovani: ci sono referenti anche in Abruzzo (L’Aquila, Chieti, Pescara e Teramo) e in Sardegna (Olbia-Tempio, Cagliari, Nuoro, Ogliastra, Sassari). 
Il fatto è a dir poco curioso, perché io, pur avendo orgogliosamente sangue padano veneto da parte di madre, sono un ibrido perché con questo cognome non certo veneto ho anche orgogliosamente sangue sardo, e per anni sono stato definito da taluni un “terrone”. Così ora scopro che i leghisti veneti mi chiamavano terrone, quando invece dovevano definirmi padano, o almeno padano-terrone.
Ve lo devo ripetere ancora? I leghisti veneti hanno le idee chiare. Mica pizza e fichi, semmai poenta e uzei. 
Alla prossima settimana.

Morgan Palmas per Valigia Blu
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