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Disoccupazione giovanile: quando i dati non sono notizia ma comunicazione politica

25 Agosto 2011 3 min lettura

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Disoccupazione giovanile: quando i dati non sono notizia ma comunicazione politica

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Diversi ex studenti mi hanno segnalato ieri il rapporto di Confartigianato sulla disoccupazione dei giovani sotto i 35 anni. 

Sul sito si trova la sintesi per la stampa, da cui estraggo: 
«L’Italia ha il record negativo in Europa per la disoccupazione giovanile: sono 1.138.000 gli under 35 senza lavoro. A stare peggio i ragazzi fino a 24 anni: il tasso di disoccupazione in questa fascia d’età è del 29,6% rispetto al 21% della media europea.

La situazione del mercato del lavoro nel nostro Paese è fotografata in un rapporto dell’Ufficio studi di Confartigianato in cui si rileva che tra il 2008 e il 2011, anni della grande crisi, gli occupati under 35 sono diminuiti di 926.000 unità.

Se a livello nazionale la disoccupazione delle persone fino a 35 anni si attesta al 15,9%, va molto peggio nel Mezzogiorno dove il tasso sale a25,1%, pari a 538.000 giovani senza lavoro.» 

Dov’è la notizia? I dati Istat sulla disoccupazione giovanile non erano stati già diffusi in luglio? Cerco e infatti trovo: 
«Lavoro, Istat: disoccupazione giovani al 29,6%», Il Fatto Quotidiano, 1 luglio 2011. Stessa notizia su tutti i quotidiani del 1 luglio. Guardo le tabelle annesse al documento Confartigianato, su cui leggo che sono elaborazioni dell’Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat. Ah, ecco: i dati diffusi il 1 luglio riguardavano i giovani 15-24 anni, quelli rielaborati da Confartigianatoestendono l’età a 35, ma è chiaro che Istat aveva già tutto.

Si tratta solo di dosare il rilascio delle informazioni nel momento più opportuno. 

Allora mi chiedo: a chi giova? La risposta sta dentro lo stesso documento Confartigianato, in questo passaggio: 
«In un contesto così critico, il rapporto di Confartigianato rivela paradossi tutti italiani sul fronte dell’istruzione e della formazione che prepara al lavoro. Per il prossimo anno scolastico 2011-2012, infatti, è previsto un aumento del 3% degli iscritti ai licei e una diminuzione del 3,4% degli iscritti agli istituti professionali. Nel frattempo, le imprese italiane, nonostante la crisi, denunciano la difficoltà a reperire il 17,2% della manodopera necessaria.» 
Mi aveva già fatto notare questo passaggio ieri via mail Giampaolo Colletti, commentandolo così:

«Paradossi? E perchè? Credo che se si perdesse la libertà di scelta degli studi per congiuntura economica ne subirebbe un danno il Paese intero. Non credi?» 

Certo Giampaolo, e aggiungo: se i ragazzi e le loro famiglie puntano su prospettive di studio più lunghe, vuol dire che puntano più in alto, sperano in un futuro migliore. Non mi pare un paradosso, casomai una buona notizia
Non solo: questo passaggio mi ricorda la posizione del ministro Gelmini, che in gennaio diceva che l’Italia non ha bisogno di laureati in materie umanistiche (men che meno in comunicazione). E forse nemmeno di laureati, perché il governo mira a rinforzare il rapporto fra istituti tecnici superiori e lavoro.

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La Gelmini? Proprio lei. 

Così infatti si chiude il documento Confartigianato: 
«La riforma dell’apprendistato voluta dal ministro Sacconi – sottolinea il Segretario Generale di Confartigianato Cesare Fumagalli – potrà contribuire a ridurre la distanza tra i giovani e il mondo del lavoro. Da un lato, i ragazzi potranno trovare nuove strade per imparare una professione, dall’altro le imprese potranno formare la manodopera qualificata di cui hanno necessità». 
Sacconi, non Gelmini. Sì, ma arriva anche lei, che ieri ha commentato il rapporto Confartigianato:

L’indagine presentata da Confartigianato sulla disoccupazione giovanile in Italia «sottolinea l’importanza di alcune misure già messe in atto da questo governo, come quelle sull’apprendistato. Il contratto di apprendistato permetterà infatti l’acquisizione di una qualifica professionale triennale per i giovani valorizzando l’apprendimento sui luoghi di lavoro. In questo modo abbiamo risposto all’emergenza disoccupazione realizzando un’integrazione sempre più stretta tra istruzione e mondo del lavoro». 

Lo ha detto il ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini, aggiungendo che «questa integrazione sarà realizzata, per la prima volta in Italia, dagli Istituti tecnici superiori che partiranno a settembre» (TMNews).
In conclusione, il rapporto Confartigianato non è informazione, ma comunicazione politica.
Giovanna Cosenza - dis.amb.iguando
@valigia blu - riproduzione consigliata

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