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Come difendersi dalla disinformazione

10 Giugno 2021 5 min lettura

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Con il libro "Blur - How to know what's true in the age of information overload" gli autori Bill Covach e Tom Rosenstiel ci offrono un vero e proprio manuale (visionario) che, a 10 anni di distanza dalla pubblicazione, esprime ancora la sua attualità e potenza nel guidare noi "lettori", che oggi abitiamo in modo attivo e partecipe la Rete, nell'era che ha visto i media tradizionali (mainstream) perdere il loro oligopolio e l'emergere e moltiplicarsi di nuove voci e fonti di informazione. Un processo di democratizzazione del discorso pubblico lungo e complesso che se da un lato ha contribuito ad arricchire i canali dell'informazione e del sapere, dall'altro ha reso più complicato per noi cittadini e cittadine districarci in un mondo dove più attori possono al tempo stesso contribuire anche alla disinformazione.

Non parliamo semplicisticamente di fake news, termine riduttivo e fuorviante che è ormai privo di qualsiasi significato. Come scriveva Philip Di Salvo su Wired, “quello delle fake news è diventato un contenitore vuoto in cui buttare diversi ambiti e altrettanti problemi che, affiancati, finiscono per ammassarsi senza portare a un risultato di senso”. In questo modo è stata appiattita la complessità di una questione molto più sfaccettata, che va oltre la semplice natura delle notizie (vere o false) e chiama in causa la qualità del giornalismo (online e offline) e l’intero ecosistema informativo.

Parliamo di caos o disordine informativo piuttosto, alimentati dalla propaganda politica (singoli politici, partiti, governi) o dagli stessi media mainstream così come da soggetti che usano le false informazioni per arricchirsi online con il traffico generato dai click, o per interessi ideologici (per esempio: negazionisti del clima, no vax, cospirazionisti vari...).

In questi anni abbiamo approfondito più volte la questione e dedicato un canale specifico alla media literacy. Proprio perché crediamo che il miglior approccio possibile di fronte a questa complessità sia, come cittadini, quello di adottare un atteggiamento scettico (senza scadere nel cinismo) verso i contenuti e  di acquisire sempre più competenze per navigare un ambiente di grande creatività e ricchezza ma anche di grandi insidie e manipolazioni. In questi articoli "Facile dire fake news. Guida alla disinformazione" e "La disinformazione è una bestia dai mille volte: impariamo a riconoscerla" abbiamo cercato di fornire alle persone una base di strumenti per vivere in modo consapevole questa realtà così sfaccettata e complessa.

Se guardiamo alle ultime settimane soltanto è evidente che ogni giorno dobbiamo fare i conti con questa sfida: il format pseudo-giornalistico sul lavoro che c'è ma i giovani non vogliono lavorare è tornato alla ribalta, succede ciclicamente; la demonizzazione e il panico morale sulle tecnologie, i videogiochi, e ultimamente la didattica a distanza, sono un filone che periodicamente riaffiora; la cattiva informazione sulla pandemia ci ha accompagnato in tutti questi mesi... Ogni giorno assistiamo a polemiche e critiche da parte dei lettori sui social per articoli fuorvianti o del tutto falsi. Persino l'uso dei dati può essere manipolatorio.

Oggi più che mai è necessario un percorso di civic literacy e news literacy nelle scuole. L'educazione civica, scrivono Covach e Rosenstiel, dovrebbe insegnare ciò di cui abbiamo bisogno per agire in quanto cittadini di una comunità. Sentendoci responsabili verso la comunità di cui facciamo parte. Per news literacy intendono qualcosa di diverso dalla media literacy, un percorso che possa insegnare come i media in ogni loro forma agiscono in nome di interessi commerciali e di difesa del sistema (establishment). La news literacy ha come obiettivo tramettere competenze su come "leggere" le notizie, attraverso la disciplina del sapere critico.

Come parte attiva e partecipe di questo ecosistema informativo, noi lettori, "the people formerly known as the audience"(le persone precedentemente conosciute come pubblico), dobbiamo imparare a essere "consumatori" di informazione più attenti, consapevoli e critici rispetto a prima. È nostro dovere e responsabilità contribuire in modo costruttivo all'ambiente informativo in cui viviamo e dove trascorriamo una parte importante della nostra vita digitale, a partire dall'essere consapevoli di come elaboriamo le informazioni e i contenuti che incontriamo (fare i conti con i nostri pregiudizi e punti ciechi).

Come ha scritto Arianna Ciccone in "Contro i giornali. Per amore del giornalismo":

Anche ognuno di noi in questo ecosistema complesso è media, è nodo. È parte integrante di un sistema operativo sociale basato sulle interconnessioni. Mai come oggi abbiamo voce, possibilità di esprimere i nostri pensieri, le nostre opinioni e di attivarci, mobilitarci in nome delle nostre idee. Viviamo un’era che ci permette attraverso la tecnologia di apprendere e sviluppare competenze per entrare a pieno titolo nel giornalismo inteso come conversazione. Questo ci rende più forti, a patto però di avere piena consapevolezza del potere che abbiamo fra le mani e della profonda responsabilità di questa nuova dimensione che abitiamo ormai quotidianamente. Nell’era del sovraccarico di informazione ognuno di noi può contribuire a creare senso dove c’è rumore. Contribuire a smontare false notizie, bufale, a immettere nel sistema anticorpi contro errori, manipolazioni, disinformazione. Aiutando noi stessi e le persone che frequentiamo nel mondo digitale, le nostre piccole o grandi comunità, ad affinare le nostre capacità di consumo critico dell’informazione. La pretesa etica nei confronti dei giornalisti dovrebbe guidare anche i nostri comportamenti online. Essere pronti all’ascolto, al confronto, verificare prima di postare un link, retwittare una foto, condividere un video; rispettare gli interlocutori, ammettere un errore, se è il caso rettificare una notizia sbagliata, sentire la responsabilità del “tasto like.“Capitalizzando il rapporto di fiducia che tradizionalmente caratterizza le relazioni di amicizia, questi tasti di Facebook rappresentano nuovi indicatori per la diffusione di informazione credibile e rilevante.” (Lee Rainie, Barry Wellman — Networked, il nuovo sistema operativo sociale)”.

Come difendersi dalla disinformazione è il tema del prossimo incontro di Valigia Blu Live. Ne parleremo in diretta giovedì 10 giugno alle ore 18.30 sul gruppo Facebook  "Sostenitori di Valigia Blu". Insieme ad Arianna Ciccone ci saranno Andrea Zitelli di Valigia Blu, che si occupa anche di fact-checking per Facta.news (Pagella Politica), e Nicola Bruno, giornalista ed esperto di cultura digitale. Bruno è tra i co-fondatori di Effecinque, agenzia che sviluppa formati innovativi per l'informazione online, e di Dataninja, dove si occupa dei prodotti di media e data literacy, tra cui 'Open the Box'. È inoltre docente di Visual Storytelling all'Università di Modena e Reggio Emilia ed è stato Journalist Fellow al Reuters Institute for the Study of Journalism dell'Università di Oxford. Insieme a Raffaele Mastrolonardo ha scritto "La Scimmia che vinse il Pulitzer. Storie, avventure e (buone) notizie dal futuro dell'informazione” (Bruno Mondadori).

L'incontro sarà poi disponibile anche in versione podcast qui e sul nostro canale YouTube.

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