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“Australia, 180 persone arrestate per gli incendi”: la falsa informazione cavalcata dai negazionisti del clima

9 Gennaio 2020 15 min lettura

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“Australia, 180 persone arrestate per gli incendi”: la falsa informazione cavalcata dai negazionisti del clima

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“Australia, oltre 180 persone arrestate per incendio doloso. Uccisi un miliardo di animali”.

Anche in Italia, due giorni fa, praticamente tutti i media hanno dato la notizia che in Australia sarebbero state arrestate quasi 200 persone con l'accusa di aver provocato deliberatamente degli incendi boschivi, accompagnata, in alcuni casi, dal riferimento al miliardo di animali probabilmente rimasti uccisi dalle fiamme che hanno devastato il paese da settembre a oggi.

Ad esempio, Tgcom24 ha scritto che "oltre 180 persone sono state arrestate dalla polizia in Australia per aver appiccato incendi nel Nuovo Galles del Sud, mentre proseguono i devastanti roghi, che hanno ucciso, secondo il Wwf, oltre un miliardo di animali. Da settembre a oggi sono andati in fumo oltre 8,4 milioni di ettari di boschi (una superficie equivalente all'intera Austria). Nella maggior parte dei casi si è trattato di incendi provocati dall'uomo [ndr, grassetti nell'originale]".

Non di diverso tenore l'articolo de La Stampa che sin dall'attacco attribuisce a gran parte degli incendi una responsabilità umana: "Gli incendi devastanti che in queste settimane hanno colpito l’Australia sono in gran parte dolosa e ora la polizia ha arrestato 183 persone accusandole di aver appiccato i roghi nel Nuovo Galles del Sud, tre dei quali sono scoppiati solo nell’ultima settimana" [ndr, grassetti nostri]. Successivamente è stato modificato "arrestato" con "denunciato".

Anche Ansa ha parlato di oltre 180 persone arrestate, mettendo nello stesso paragrafo il dato sulle persone denunciate e i reati contestati e subito dopo il numero di case distrutte in tutta la stagione degli incendi: "La polizia australiana ha arrestato oltre 180 persone sospettate di avere appiccato incendi nel Nuovo Galles del Sud, tre solo nell'ultimo fine settimana, mentre proseguono i devastanti roghi nonostante le piogge degli ultimi giorni. (...) In tutto sono stati contestati a 183 persone 205 reati connessi agli incendi boschivi; 24 di questi sono accusati di incendio doloso e rischiano una pena massima fino a 21 anni di reclusione. Nei roghi sono andate distrutte almeno duemila case". Costruito in questo modo, il testo fa pensare che gli incendi per cui sono state denunciate 183 persone siano quelli che hanno distrutto le abitazioni in questi mesi.

A dispetto del tweet, nel titolo dell'articolo del Corriere della Sera, invece,"arrestate" è diventato "accusate". Al suo interno, però, il pezzo fornisce informazioni contraddittorie. Nell'attacco, infatti, si legge che "Le autorità australiane hanno arrestato 183 persone con l’accusa di aver appiccato deliberatamente incendi boschivi negli ultimi mesi". Nel capitolo immediatamente successivo, intitolato "Gli arresti", viene invece specificato che "più di 180 persone sono state accusate di reati relativi agli incendi boschivi, mentre 24 sono state arrestate per aver provocato deliberatamente incendi" [ndr, grassetti nostri].

Anche Repubblica, in una prima versione dell'articolo, ha parlato nel titolo – come mostra il tweet delle 10,15 – di "oltre 180 persone arrestate per incendio doloso", salvo poi correggere successivamente e titolare: "Australia, oltre 180 persone denunciate e 24 arrestate per incendio doloso. Wwf: un miliardo di animali uccisi da fiamme" [ndr, grassetti nostri].

Si tratta di persone arrestate o accusate? E quante sono effettivamente le persone arrestate per incendio doloso? Qual è l'effettivo impatto rispetto ai numerosi incendi che si sono propagati rapidamente causando danni devastanti in buona parte dell'Australia? Dove nasce questa confusione?

Ce lo spiega il sito specializzato in fact-checking Snopes. 

via Snopes

Lo scorso 6 gennaio la polizia del Nuovo Galles del Sud (uno degli Stati più colpiti dagli incendi) ha rilasciato un comunicato ufficiale in cui  rivela che dall'8 novembre 2019, 183 persone, tra cui 40 minorenni, sono state accusate di 205 reati relativi agli incendi boschivi. Di queste 183 persone, 24 sono state arrestate con l'accusa di aver deliberatamente provocato degli incendi, 53 persone sono state denunciate per un presunto mancato rispetto di un divieto totale di incendio e altre 47 per aver presumibilmente gettato a terra una sigaretta accesa o un fiammifero. 

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Il comunicato della polizia è stato ripreso nel giro di poco tempo da alcuni siti particolarmente noti per il loro negazionismo climatico, come InfoWars, e altri vicini al circuito dell'estrema destra statunitense, come Breitbart, come prova che gli incendi che stanno devastando l'Australia sono colpa dei piromani e non del cambiamento climatico.

"Le autorità hanno arrestato circa 200 persone per aver appiccato deliberatamente degli incendi ma i media e le grandi celebrità continuano ad attribuire al cambiamento climatico la causa del disastro", è l'attacco dell'articolo di InfoWars. Ma, spiega Snopes, nel riportare i dati diffusi dalla polizia, l'autore del pezzo riporta una versione dei fatti distorta e scrive erroneamente che "183 persone sono state arrestate nel Queensland, Nuovo Galles del Sud, Victoria, Australia Meridionale e Tasmania per incendi dolosi negli ultimi mesi", trasformando gli "accusati" in "arrestati".

L'articolo prosegue dicendo che dei 183 arrestati, 24 sono state fermate nel Nuovo Galles del Sud, mentre nel Queensland 97 persone (di cui 67 minorenni) sono state ritenute responsabili di 103 incendi dolosi, diffondendo così dei dati molto diversi da quelli contenuti nel comunicato della polizia che, come detto, aveva parlato di 183 persone accusate (e non arrestate) di reati relativi agli incendi boschivi e di 40 (e non 67) minorenni coinvolti.

La versione dei fatti, così distorta, è funzionale a consolidare la tesi che la causa degli incendi è da attribuire alla responsabilità umana e non agli effetti del cambiamento climatico, come sostenuto invece da diversi scienziati, dall'Australian Government Bureau of Meteorology e persino dai vigili del fuoco. A commento dei dati riportati in modo errato, l'articolo di InfoWars riporta le parole di Paul Read, co-direttore del Centro Nazionale per la Ricerca sugli incendi boschivi e dolosi – secondo il quale l'85% degli incendi è da attribuire alla responsabilità umana (il 13% dolosi, il 37% sospetti dolosi) – e di Simon Kent di Breitbart che sottolinea come "Il legame tra piromani e incendi mortali che devastano l'Australia ogni estate è ben noto e ben documentato, con il tasso di incendi dolosi che aumentano rapidamente durante il periodo delle vacanze scolastiche".

In altre parole, gli incendi di questi mesi non sarebbero nulla di nuovo, sono provocati dagli uomini, in particolar modo da minorenni, visto che si verificano durante il periodo estivo quando non si va a scuola. Ma, "nonostante i fatti dicano altro – conclude InfoWars – la narrazione dominante continua a essere quella che vuole nei cambiamenti climatici la causa degli incendi".

Tuttavia, questa versione dei fatti è stata smentita anche dalla polizia degli Stati maggiormente interessati dagli incendi boschivi: gli articoli diffusi online hanno esagerato il ruolo degli incendi dolosi. Una portavoce della polizia di Victoria ha spiegato che «attualmente non ci sono elementi sufficienti per stabilire che gli incendi siano dolosi». Inoltre, il numero di 43 piromani dello Stato di Victoria, indicati tra le 183 persone denunciate, si riferisce a tutto il 2019 e non solo agli ultimi 4 mesi. Anche la polizia del Queensland è dovuta intervenire per smentire il dato di 101 persone arrestate nello Stato per incendi dolosi: innanzitutto si tratta di 101 interventi della polizia e non di arresti e la gamma dei reati è molto più ampia dell'incendio doloso. La polizia ha inoltre precisato che in totale, tra il 10 settembre e l'8 gennaio sono stati segnalati 1.068 incendi boschivi nello Stato, e di questi 114 hanno visto un coinvolgimento umano e sono stati oggetto di azioni di polizia. Per quanto riguarda il Nuovo Galles del Sud, 24 persone sono state arrestate ma ieri un portavoce dei vigili del fuoco rurali ha riferito a Sky News che la maggior parte degli incendi nello Stato è stata causata da un fulmine e solo una piccolissima parte è di origine dolosa.

Come spiegavamo in questo pezzo, la stagione violenta degli incendi in Australia è il risultato della combinazione di più fattori: il riscaldamento globale a lungo termine, associato ad anni di siccità e modelli climatici che hanno generato condizioni meteorologiche avverse, hanno fatto sì che l’estate in corso si sia presentata come la tempesta perfetta per gli incendi. "Gli incendi generano un calore tale da creare un proprio ecosistema climatico, da cui si scatenano tempeste di fulmini e uragani di fuoco", spiega Elena Comelli su Il Sole 24 Ore. E proprio a questi fenomeni fa riferimento il portavoce del Rural Fire Service del Nuovo Gallese del Sud: «Un temporale generato dal fuoco si è formato sul margine settentrionale dell’incendio di Currowan, vicino a Nowra: si tratta di un evento molto pericoloso». Queste tempeste di fulmini potrebbero diventare sempre più frequenti per gli australiani in consenguenza dell’emergenza climatica, ha spiegato il Climate Council in un rapporto del 2019.

Come si è articolata la campagna di disinformazione

La campagna di disinformazione si è articolata su più piani in un gioco di continui rimandi tra social network, siti di propaganda di estrema destra e testate giornalistiche del gruppo di Rupert Murdoch, utilizzando un fenomeno reale e storico (gli incendi dolosi in Australia) per minimizzare gli effetti del cambiamento climatico e screditare le posizioni di alcune istituzioni e parti politiche che chiedono interventi decisi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.

Come ha scritto su Twitter Jason Wilson, editorialista e giornalista del Guardian: “Purtroppo, i piromani sono in mezzo a noi e sono sempre una delle cause degli incendi. Ma il numero di arresti è stato messo in evidenza dai media di destra per confondere le acque ed evitare di discutere la vera ragione per cui la stagione degli incendi è più lunga e più pericolosa”.

Partita da siti negazionisti climatici come InfoWars, la notizia dei "quasi 200 arrestati per aver appiccato deliberatamente gli incendi boschivi in Australia" è stata rilanciata dalle testate giornalistiche appartenenti a News Corp, la corporation di Rupert Murdoch, e poi amplificata su scala globale dalle condivisioni all'interno della galassia dell'estrema destra americana e da parte di figure come Donald Trump jr.

Trump jr ha rilanciato un articolo di The Australian, del gruppo Murdoch, particolarmente noto per le sue posizioni negazioniste rispetto al cambiamento climatico.

Secondo le analisi svolte da Climate Feedback, un sito che verifica la fondatezza e l'accuratezza degli articoli sui cambiamenti climatici, i pezzi di The Australian si segnalano per una credibilità scientifica molta bassa, con valori tra il -1,3 e il -2.

via Climate Feedback

Prima di Natale, The Australian ha pubblicato un articolo in cui ha attaccato Greg Mullins (un ex dirigente dei vigili del fuoco) che, in un'intervista ad ABCaveva smontato la tesi diffusa dal primo ministro australiano Scott Morrison secondo cui il fattore più importante che aveva contribuito alla devastante stagione degli incendi in Australia non era il cambiamento climatico ma le azioni degli ambientalisti che avevano "bloccato" i parchi nazionali e impedito di pulire i boschi e, di conseguenza, prevenire gli incendi. Mullins aveva spiegato che erano andate a fuoco anche le aree in cui erano intervenuti i vigili del fuoco e, pertanto, la tesi del primo ministro era priva di fondamento. Nel suo articolo, The Australian sosteneva che Mullins, in realtà, stava cercando di creare allarme intorno agli effetti del cambiamento climatico per sostenere le posizioni di Tim Flannery, un ambientalista a capo del Consiglio per il clima.

In un altro articolo, pubblicato alla vigilia di Capodanno, il quotidiano del gruppo Murdoch ha ospitato un'intervista esclusiva nella quale il ministro dell'Energia Angus Taylor ha affermato che l'Australia non deve modificare le sue politiche e accelerare il taglio delle emissioni in risposta al riscaldamento globale, che le pressioni dall'alto verso il basso delle Nazioni Unite per far fronte ai cambiamenti climatici falliranno e che per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni sono necessarie tecnologie migliori e non imposizioni ai governi.

Contestualmente, nei giorni in cui gran parte delle testate giornalistiche di tutto il mondo pubblicavano in prima pagina le immagini degli incendi, The Australian ha preferito dare risalto ad altre notizie: un giorno ha dato spazio ai picnic di Capodanno ad Hanging Rock; un altro, all'intervista in esclusiva allo"scienziato marino ribelle Peter Ridd" che ha messo in discussione quanto sostenuto dagli studiosi delle barriere corallina secondo i quali il cambiamento climatico sta portando a una distruzione dei coralli; quando la polizia ha diffuso un importante rapporto sugli incendi boschivi, secondo il quale erano morte 8 persone ed erano in corso evacuazioni di massa, il quotidiano ha preferito dare risalto alla proposta della polizia di vietare l'alcol alle comunità indigene nell'Australia occidentale.

Senza dedicare una foto agli incendi se non a pagina 4 quando gli effetti devastanti erano ormai sotto gli occhi di tutto il mondo.

Oltre a The Australian, anche altri quotidiani del gruppo Murdoch hanno cercato di dare poca visibilità agli incendi e di minimizzare gli effetti del cambiamento climatico. L'Herald Sun di Melbourne ha iniziato a parlarne solo alla vigilia di Capodanno e solo nelle pagine interne. In quegli stessi giorni, il Daily Telegraph di Sydney ha parlato degli incendi ma per attaccare il Bureau of Meteorology colpevole, a suo dire, di aver fatto previsioni meteorologiche imprecise, che potrebbero aver "cullato i residenti in un falso senso di sicurezza". In realtà, già nel 2018 l’Australian Government Bureau of Meteorology aveva previsto “ulteriori aumenti della temperatura del mare e dell'aria, con più giorni caldi e ondate di calore, un ulteriore innalzamento del livello del mare e acidificazione degli oceani, minori precipitazioni (ma molto più intense rispetto al passato) in tutta l'Australia meridionale accompagnate da un incremento dei periodi di siccità”. 

Ma il top è stato raggiunto dal Courier Mail che ha dato ampio spazio alla storia di "Onion Oracle" Halwyn Hermann, che aveva predetto l'arrivo delle piogge usando una vecchia tradizione tedesca. 

Una dipendente del gruppo Murdoch si è dimessa da News Corp definendo "irresponsabile" e "dannosa" la copertura fatta da The Australian, Herald Sun e Daily Telegraph e persino James Murdoch, figlio di Rupert, ha criticato il negazionismo climatico dei giornali del padre.

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In questo contesto di disinformazione fatta dalle testate giornalistiche del gruppo Murdoch si inserisce poi la diffusione virale di contenuti non verificati sui social network.

Secondo una ricerca preliminare a cura del prof. Timothy Graham dell'Università di Tecnologia del Queensland, un ruolo importante nella campagna di disinformazione sugli incendi dolosi in Australia è stato svolto da troll e bot. Esaminando, tramite un tool di rilevamento di bot su Twitter, 1.340 tweet (dei quali 1.203 unici, pubblicati da 315 account), Graham ha individuato un gran numero di account sospetti che si comportano in un modo che non rispecchia l'utente medio di Twitter e pubblicano contenuti polarizzanti e molto di parte utilizzando gli hashtag #arsonemergency, #australiafire e #bushfireaustralia. 

«Le teorie del complotto in corso (incluso l'incendio doloso come causa principale degli incendi) riflettono una maggiore sfiducia nelle competenze scientifiche, scetticismo nei confronti dei media e rifiuto dell'autorità democratica liberale. Questi sono tutti fattori principali nella lotta globale alla disinformazione e, in base della mia analisi preliminare, sembra che l'Australia sia entrata nel bene o nel male in questo campo di battaglia, almeno per ora», ha spiegato il professore al Guardian.

«L'Australia sembra essere improvvisamente sommersa da mis-disinformazione, e ne stiamo soffrendo le conseguenze in termini di polarizzazione e di una maggiore difficoltà e incapacità dei cittadini di discernere la verità», ha aggiunto Graham. Contrastare la disinformazione in questi casi, prosegue il professore, è molto complesso perché, come in ogni teoria del complotto, dettagli con «un granello di verità» vengono isolati e cuciti tra di loro per favorire una narrazione di fondo ("gli incendi non hanno nulla a che fare con il cambiamento climatico"). «Questi articoli tendono spesso a non cambiare le opinioni delle persone sugli incendi e sulle loro cause, ma contribuiscono a seminare discordia e amplificare tensioni già esistenti in questioni politiche polarizzate».

Lo schema della propaganda e gli interessi dietro la disinformazione

Lo schema di come funzionano le campagne di disinformazione è ormai consolidato, spiega sul Guardian il comunicatore scientifico Ketan Joshi. Si tratta di una rete di propaganda che coinvolge social network, siti complottistici, blog di destra, politici e media mainstream in un'escalation di amplificazione di un messaggio errato e non verificato e che finisce con l'inquinare l'informazione e disorientare e polarizzare i cittadini.

"Una tesi nasce nella galassia dei gruppi negazionisti, si insinua lentamente su blog marginali e da quei blog nei media di destra australiani. Quindi quella notizia non verificata viene ripresa da politici non di primo piano per poi arrivare ai leader dei principali partiti di destra", spiega Joshi.

E così è stato per la storia degli incendi causati dai piromani o dagli attivisti climatici, come diffuso da ZeroHedge. Attualmente è a metà strada tra i blog e media di destra, presto finirà sui giornali e poi sulla bocca dei politici.

Il tweet ("è terrorismo climatico, forse?") di Gwyneth Montenegro, un influencer con 94mila follower, per rilanciare questa notizia distorta ha ricevuto migliaia di retweet prima di essere cancellato. Un tweet di Channel 7 in Australia sosteneva che "La polizia sta lavorando all'ipotesi che gli incendi dolosi fossero la causa di gran parte delle devastazioni provocate da questa stagione di incendi", ricevendo centinaia di retweet, nonostante la voce fuori campo nella clip, che accompagnava il video, affermasse che: "Gli incendi sulla costa meridionale sono stati probabilmente generati da un fulmine". Intanto, il deputato del governo australiano Craig Kelly è apparso su Good Morning Britain, insistendo sul fatto che "l'intensità del disastro nazionale" non è da attribuire al cambiamento climatico.

Dietro l'intensa campagna di disinformazione sulle cause degli incendi boschivi, si nascondono interessi legati alla negazione del cambiamento climatico, commenta Van Badham, editorialista australiana del Guardian.

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Oggi è la diffusione della tesi dell'origine dolosa degli incendi e dei dati errati, incompatibili con quelli rilasciati dalla polizia. Alcune settimane fa, si era tentato di nascondere la realtà degli incendi boschivi, dicendo che "erano i comunisti della CNN che avevano modificato le foto dei cieli colorandoli di rosso sangue". Qualche giorno dopo è toccato al premier laburista dello Stato di Victoria, Daniel Andrews, essere oggetto di meme, accusato di intascarsi i fondi anti-incendi, nonostante ci fossero prove evidenti contro questa teoria. E infine ci sono le teorie del complotto sugli ambientalisti che "bloccano" la pulizia delle aree boschive. 

Le spietate ondate di disinformazione che si stanno diffondendo sono la spia di come gli incendi stiano minando posizioni che hanno garantito successo politico, prosegue Badham. Il cambiamento climatico è un fronte di battaglia sul quale si giocano le elezioni e il negazionismo climatico è stato una risorsa preziosa per i movimenti politici di destra, fornendo ai conservatori consensi in aree sociali e professionali tradizionalmente lontane, come gli operai, rese timorose delle conseguenze di una transizione a un'economia a basse emissioni. Gli incendi ora stanno smontando anni e anni di propaganda sul clima e sul timore generato per l'imminente annientamento economico in caso di taglio dell'industria dei combustibili fossili.

Immagine in anteprima via Guardian

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