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Il problema non è il video di Luca Bottura, è la storia dell’Ucraina raccontata da Alessandro Barbero

17 Aprile 2025 15 min lettura

Il problema non è il video di Luca Bottura, è la storia dell’Ucraina raccontata da Alessandro Barbero

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15 min lettura

Il 5 aprile 2025, durante la manifestazione organizzata dal Movimento 5 Stelle contro il piano di riarmo europeo, lo storico Alessandro Barbero è intervenuto con un videomessaggio. Barbero ha paragonato l’attuale clima politico-militare in Europa a quello precedente lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, esprimendo forti dubbi su quella che considera una analoga corsa agli armamenti. L’intervento ha sollevato varie critiche, che vanno dalla contestazione del paragone storico alle accuse di una lettura fuorviante e approssimativa delle fonti. 

Il lunedì successivo, il giornalista e autore satirico Luca Bottura ha pubblicato un video deepfake dello stesso Barbero, realizzato con l’aiuto di un tecnico. Nel video di Bottura, Barbero dà un’altra lettura della guerra attualmente in corso in Ucraina, usando una diversa analogia. Al posto delle regioni ucraine invase dalla Russia nel 2014 c’è il Trentino Alto-Adige, e al posto dell’Ucraina c’è l’Italia. Da lì il deepfake di Barbero allarga il campo fino a un’invasione su larga scala del nostro paese, e attraverso questa prospettiva, più vicina allo sguardo del pubblico italiano, spiega come l’attuale invasione russa sia illegittima - un giudizio coerente con vari pronunciamenti, tra cui quelli della Corte Internazionale di Giustizia e delle Nazioni Unite.

Solo negli ultimi secondi compare una dicitura per avvertire che il video è falso. Mentre il testo con cui Bottura ha pubblicato il video è troppo vago nel riferimento al “sogno” come “falso” per far capire al di là di ogni dubbio che si tratti di un deepfake, benché la sincronizzazione dell’audio con il movimento delle labbra non sia perfetta al 100%. L’11 aprile è infine arrivata la replica dello stesso Barbero, affidata a poche righe sulla prima pagina del Fatto Quotidiano: "Luca Bottura ha ragione: la situazione attuale assomiglia molto alla fine degli anni Trenta. Anche allora c’era un leader tedesco che aveva lanciato un grande piano di riarmo con l’intenzione dichiarata di fare la guerra alla Russia". 

Le polemiche sul deepfake con protagonista Alessandro Barbero

Il video di Bottura è stato condiviso anche da utenti convinti si trattasse di un intervento originale di Barbero. Anche per questo sono arrivati commenti critici o attacchi (persino auspicando denunce). Il giornalista Marco Cattaneo, direttore di National Geographic e Le Scienze su X ha definito “uno schifo” il video di Bottura:

[...] Perché non basta un disclaimer dopo quattro minuti. Perché non tutti vedranno i quattro minuti per intero. Perché qualche [sic] potrebbe usare un software per tagliare il disclaimer. Perché oggi magari si riconosce, il deepfake. Ma domani? [...] Quando l’AI sarà così realistica (dopodomani, in senso figurato) da non essere più facilmente individuabile, e quando qualcuno in malafede deciderà di produrre falsi su larga scala? È un po’ come agli albori di Internet, trent’anni fa, quando eravamo persuasi che il web avrebbe permesso a tutti di accedere a informazione e conoscenza. Non avevamo calcolato la disinformazione, involontaria o premeditata. Così sono arrivati i Trump e i terrapiattisti. La propaganda e il cospirazionismo. 

La giornalista e scrittrice Loredana Lipperini, invece, su Facebook in un primo momento ha detto che quella di Bottura non può essere considerata satira. In un altro post, ha motivato il suo giudizio attraverso una risposta che lo scrittore americano David Foster Wallace diede in un’intervista del 1997. Lo scrittore era convinto che se l’ironia perde la funzione di demolire l’ipocrisia, e diventa “uno stile di comunicazione” fine a sé stesso, si riduce a moda, “un meccanismo per evitare qualsiasi fine spinoso”. Dice ancora David Foster Wallace:

Penso che chiunque faccia satira, e probabilmente ne ho fatta un po’ anch’io – c’è questa implicita, sotterranea idea che facendo satira creeremmo le giuste motivazioni per dare forza al cambiamento. Cosa che nei fatti non avviene realmente. Ma almeno stiamo usando la satira come segnalazione: metto in ridicolo questo spettacolo, così grottesco e inaccettabile, e di conseguenza motivo la gente a darci un taglio. Ma quando la satira e l’ironia divorziano da quel progetto, diventano un modo di comunicare fine a se stesso. E qua credo che le cose comincino a diventare oscure.

Ci sono almeno due aspetti legati alla vicenda. Il primo è di natura etica (e giuridica), ovvero se Bottura non abbia scoperchiato il vaso di Pandora, o contribuito anche solo in parte a sollevarlo, sdoganando attraverso un intento satirico una pratica di disinformazione. Il secondo è legato al genere in sé: il video può essere considerato satirico? E Barbero è un bersaglio legittimo, oppure l’operazione di Bottura è stata sleale e immotivata?

Gli aspetti etici e legali, il rischio di alimentare la disinformazione

Come ricordava su Facta News Andrea Zitelli, Bottura in passato è già ricorso all’imitazione con intenti satirici. Falsi tweet, meme del genere “condividi se sei indignato!” e finti titoli di articoli. Tra questi, uno di Claudio Cerasa in cui Bottura faceva dire al direttore del Foglio che il giornale avrebbe rinunciato a ogni finanziamento pubblico, coerenti con la propria ideologia liberale.

Tweet e articoli che simulano contenuti reali si possono far risalire a una tradizione che risale al Male e Frigidaire. Le due riviste, negli anni Settanta, divennero famose per le finte prima pagine che imitavano i quotidiani classici. La più celebre è probabilmente quella di Paese Sera che annunciava l’arresto di Ugo Tognazzi come capo delle Brigate Rosse

Nell’era digitale, tuttavia, il problema è che il falso d’autore è una tecnica di disinformazione ben rodata, e tecnologie come l’Intelligenza Artificiale rappresentano anche una nuova frontiera di falsificazione al servizio della propaganda di ogni tipo, o rischiano di alimentare il caos informativo se usate con imperizia. Ecco perché Zitelli fa notare che “questa tipologia di critica satirica, che utilizza le stesse tecniche della disinformazione ma con finalità differenti, ha tra le conseguenze anche quella di creare molta confusione e di far circolare contenuti che inquinano il dibattito pubblico sui social media e non solo”. I casi al riguardo non mancano, così come i modi per ridurre i possibili danni collaterali, che chiunque oggi dovrebbe tenere presente prima di usare certi strumenti per fini satirici o artistici.

Il giorno dopo la pubblicazione del deepfake, Bottura ha pubblicato su Facebook uno status per commentare le reazioni e chiarire i suoi intenti, ammettendo in parte l’errore di imperizia. Bottura ha anche spiegato perché non è ricorso a un watermark, ovvero un logo che per tutta la durata del video facesse in qualche modo capire che a parlare non fosse il vero Barbero:

Qualcuno mi ha segnalato che avrei fatto meglio a mettere un watermark sin dall’inizio della breve clip. Possibile. Ci ho pensato. Ho ritenuto che fosse come cominciare una barzelletta dal finale. Non l’ho fatto perché: 1) Mi sembrava totalmente comprensibile. 2) Non è mai stato il mio obiettivo far pensare che quello potesse essere il vero Barbero. Ma in effetti – lo dico a beneficio di chi me l’ha fatto notare pacatamente – è un tema. In futuro, andrà trovato un equilibrio. Lo dico a me stesso. Si impara.

Sul piano normativo, l’AI Act - che deve ancora entrare pienamente in vigore - non richiede watermark o scritte che coprano l’intera durata del video, ma solo di indicare, in caso di deepfake, che “il contenuto è stato generato o manipolato artificialmente”. Si prevede inoltre un’eccezione per i contenuti artistici e satirici e che dà in parte ragione alle spiegazioni addotte da Bottura:

Qualora il contenuto faccia parte di un'analoga opera o di un programma manifestamente artistici, creativi, satirici o fittizi, gli obblighi di trasparenza di cui al presente paragrafo si limitano all'obbligo di rivelare l'esistenza di tali contenuti generati o manipolati in modo adeguato, senza ostacolare l'esposizione o il godimento dell'opera.

Ma sul piano formale, un’opera satirica si misura con la tradizione, con il pubblico e con la ricezione nel tempo. Se lo scopo era giocare sull’ambiguità, facendo credere che quello fosse il vero Barbero per svelarne l’ipocrisia revisionista, allora l’operazione andava rivendicata per quello che era. Se lo scopo era invece lavorare sulla prosopopea, l’impersonificazione - nel caso specifico attraverso la tecnologia - di una figura assente, l’eccessiva ambiguità ha inficiato il risultato complessivo.

Tuttavia va riconosciuto che Bottura non mette in bocca a Barbero frasi che denigrano lo storico o lo potrebbero danneggiare, come ad esempio l’apologia di crimini contro l’umanità, o negazionismi. Perciò l’idea che un video di quel tipo possa essere diffamatorio dà più che altro la misura di come si abusi di questo termine, anche solo come argomento di conversazione. 

Se il problema fosse solo l’uso di questa tecnologia, ben più grave è l’utilizzo che ne fa la trasmissione Striscia la notizia. Sui suoi profili social, infatti, i deepfake di Striscia sono generalmente pubblicati senza watermark o scritte che li identifichino come falsi, a parte hashtag nel testo che accompagna la condivisione, o didascalie sul sito. I contenuti pubblicati, inoltre, se scambiati per veri possono mettere in cattiva luce le celebrità che vi compaiono. Nella puntata del 4 febbraio, ad esempio, una finta Lilli Gruber commenta in modo caustico il caso vero di una coppia di concorrenti calabresi considerati “sospetti”, palesando un certo anti-meridionalismo.  

Limiti presunti o meno della satira

Si può obiettare che una tecnologia vada bandita del tutto, o che data la sua natura non andrebbe mai usata per determinati fini perché può sfuggire di controllo. Lo scorso febbraio Donald Trump ha condiviso un video realizzato con l’Intelligenza Artificiale e che mostrava Gaza trasformata in una riviera di lusso. Immagini disturbanti, che evocavano un futuro successivo alla pulizia etnica auspicata a inizio mese dallo stesso Trump

Un aspetto inquietante di quel video e non secondario, è che in origine era stato pensato per fini satirici. Trump si è limitato a ricondividerlo, pensando fosse interessate o quanto meno utile a veicolare la sua agenda. Non solo quindi l’autore originale ha perso il controllo del messaggio originale, ma ha fornito a Trump un contenuto di propaganda.

Tuttavia, pensare che il problema sia puramente tecnologico, o risolvibile a monte da chi fa satira rischia nel primo caso di scadere nella tecnofobia, nel secondo di sovraresponsabilizzare gli autori. Contenuti satirici che usano tecnologie meno pericolose, come il semplice editing di filmati, possono essere scambiati per veri e assumendo un nuovo significato (risignificazione). Alessio Marzilli ha usato questa tecnica per un video satirico trasmesso durante la trasmissione Propagandalive. Il protagonista è Matteo Salvini, che intervistato da Lilli Gruber dà luogo a una imbarazzante scena muta (mai avvenuta).

Il video è stato poi utilizzato da alcuni sostenitori del Movimento 5 Stelle, dopo essere stato ulteriormente rieditato. Marzilli avrebbe dovuto prevedere questo possibile esito, o avrebbe dovuto inserire un watermark? Questo non avrebbe comunque risolto a monte ogni pericolo, insito nelle dinamiche di memeficazione e risignificazione che uno stesso contenuto può avere attraverso le dinamiche online. 

La responsabilità in questo caso non può ricadere solo ed esclusivamente sull’autore originale del contenuto: vorrebbe dire che nell’elaborare un messaggio con intento satirico, questi dovrebbe sobbarcarsi il peso di calcolare un’infinità di variabili nella ricezione del messaggio. Inoltre se un politico, un’organizzazione o un semplice utente rielabora un messaggio satirico a scopo di propaganda o di disinformazione, questi ultimi dovrebbero essere chiamati a rispondere in prima persona. L’autore originale è al limite responsabile di aver fallito rispetto all’intento che si era dato; ad esempio il tormentone "Io sono Giorgia, sono una donna, sono una mamma, sono cristiana" nasce come remix con intento satirico, poi sfruttato da Fratelli d’Italia. Ma che il potere cannibalizzi le forme d’arte o i mezzi di comunicazione è un pericolo che incombe sempre: l’astenersi dall’uso o i divieti non mettono al sicuro. 

Quando alla paura della tecnologia in sé, ci sono usi meno ambigui dei video deepfake e con chiaro intento satirico che hanno una loro validità. Un esempio viene dal canale televisivo spagnolo La Sesta, che ha realizzato una versione di Friends con protagonisti leader di estrema destra: Trump, Meloni, Milei, Le Pen e Santiago Abascal. La finta sit-com si chiama Fachas, ossia “fascisti”. 

La satira su Barbero e le posizioni problematiche dello storico

C’è ovviamente un ultimo livello legato alle critiche mosse a Bottura. Ovvero che Barbero non vada toccato, o perché sia in qualche modo un santino, o perché si reputa che nell’attuale dibattito sull’invasione dell’Ucraina sia osceno fare satira sulle posizioni dello storico, in nome di un supposto pacifismo. Ciò in particolare a ridosso della manifestazione del 5 aprile, che ha galvanizzato parte dell’opinione pubblica di sinistra. 

Non è la prima volta che Barbero è oggetto di satira, caricature o rielaborazioni dei suoi interventi. Basta pensare all’imitazione che ne fa il comico Renato Minutolo. O a Mastoz, che ha remixato parti di interventi di Barbero facendolo sembrare un gioioso cantore di moti e rivoluzioni. In entrambi in casi c’è però una componente di giocosità e di omaggio che non sembra ricadere nella satira come critica diretta o feroce.

Venendo al deepfake di Barbero, i suoi presupposti non nascono certo con l’intervento nella manifestazione del 5 aprile scorso. Già il 19 maggio 2022, a dispetto del rifiuto di commentare in tivù la guerra in corso, lo storico concede un’intevista agli studenti di un liceo, e il video viene caricato su YouTube diventando di pubblico dominio

Si scoprono così posizioni che non solo sono storiograficamente opinabili o sballate, ma riecheggiano punti chiave della propaganda russa. Per esempio, la popolazione russofona (ossia di lingua russa) del Donbas si trasforma nei “connazionali oppressi”, paragonati perciò ai trentini e triestini sotto l’impero austriaco, e invertendo quindi i ruoli delle potenze egemoni. La Russia come l’Italia che attacca per liberare le terre irredente (o garantire loro l’indipendenza), l’Ucraina come l’Impero Austro-Ungarico. Inoltre quella regione non è stata certo presa con la forza dall’Ucraina, ma ne fa parte in virtù del referendum sull’indipendenza del 1991. Ma anche sul semplice piano intuitivo, è ridicolo pensare che si invada un paese come l’Ucraina per salvare i “connazionali”, salvo poi radere al suolo nei primi mesi di guerra Mariupol’, una città grande all’incirca come Genova.

In un’intervista con Marco Travaglio, invece, Barbero ci tiene a far sapere che la Russia si sta in qualche modo contenendo nell’opera di distruzione, perché “Putin non può sterminare il popolo fratello”. 

Per rafforzare il concetto, Barbero dice che siamo di fronte alla guerra contemporanea che ha “un rapporto più basso di morti civili rispetto ai morti militari”. Peccato che riflessioni di questo tipo omettano, tra i vari fattori la distruzione di strutture basilari per la sopravvivenza dei civili, come gli ospedali e le strutture sanitarie in generale: “Il livello di morte, distruzione e sofferenza continue inflitte ai civili è terribile e inaccettabile”, recitava il rapporto della seconda missione OSCE uscito nell’estate del 2022. 

Bisogna poi considerare l’impossibilità di quantificare i morti nelle aree sotto occupazione russa, dove sono presenti centri di “filtraggio”, zone fuori da ogni giurisdizione in cui i civili sono torturati o fatti sparire. O il trasferimento forzato, la deportazione e la rieducazione di minori ucraini - la cui cifra oscilla tra 20mila e i 700mila dichiarati dalle stessa autorità russe - che vengono trasformati con la forza in “popolo fratello” e, una volta maggiorenni, spediti al fronte contro il paese d’origine.

Questo riduzionismo si sposa poi con il tratteggiare l’Ucraina come una sorta di invenzione delle circostanze, e non come un popolo con una propria identità e integrità territoriale. "Non so perché non l'ho mai studiato, ma andrà studiato esattamente com'è che hanno disegnato i confini dell'Ucraina, Lenin e i suoi quando hanno creato l'Unione Sovietica”, dice sempre nell’intervista con Travaglio. Barbero aggiunge poi che la Crimea alla fine è stata una sorta di regalo dell’epoca, dato che la popolazione nella regione era in prevalenza russa.

Poi vabbè, c'è la faccenda di quell'altro che in certe cose fa venire in mente i nostri politici di oggi, Krusciov, che era una persona seria sotto molti aspetti che però a un certo punto, dovendo festeggiare non so quale occorrenza ucraina, ha deciso di regalare la Crimea all'Ucraina.

Un racconto che si prende ampie libertà tralasciando la pulizia etnica compiuta da Stalin. Il precedente storico non appartiene alle ferite del passato: l’invasione su larga scala del 2022 ha infatti spinto molti tatari di Crimea all’esilio. Invece Barbero reitera l’idea che si tratti di una guerra fratricida e non di una guerra di aggressione, attenua le atrocità commesse dall’esercito russo, nega le resistenze interne al bellicismo putiniano, a partire dall’oppositore politico Boris Nemcov, assassinato nel 2015. 

Ma Barbero monda ogni atrocità dell’Unione Sovietica, a meno che non si tratti di un gioco a somma zero da sostenere con la retorica. Così russi e ucraini si odiano per vecchi traumi, e ciascuno si vede come aggredito. Gli ucraini per via dell’Holodomor, il genocidio attraverso la carestia indotta da Stalin. Allo stesso tempo, “gli ucraini, per odio verso il potere sovietico, all'arrivo dei nazisti, in parte li hanno festeggiati, e i nazisti hanno potuto reclutare milizie fra gli ucraini e gli ucraini hanno collaborato allo sterminio degli ebrei e così via”. 

Insomma, per Barbero i russi dal 2014 appoggiano le politiche di invasione di Putin perché hanno il trauma dei nazisti ucraini sterminatori di ebrei, pur avendo uno degli eserciti più forti del mondo e la disponibilità di testate nucleari, e a prescindere dal fatto che siano ebrei o meno. Il risultato è di rendere plausibile la volontà di “denazificare” professata dal Cremlino nell’annunciare l’invasione del 2022, e di far passare il popolo aggressore come qualcuno che è legittimato a difendersi, portando a empatizzare per lui. 

Se volessimo prendere per corretta al 100% tanto questa ricostruzione quanto le conseguenze che Barbero ne trae, dovremmo considerare la Germania di oggi più che mai a rischio di attacchi russi, poiché ebbe un ruolo di primo piano nei pogrom durante la Seconda Guerra Mondiale. Stesso discorso vale per quei Paesi baltici che furono occupati dai nazisti e dove ci furono persecuzioni contro gli ebrei. Insomma, ogni intervento di Barbero sulla guerra in Ucraina richiederebbe un articolo a sé, giusto per far capire la dimensione del disastro divulgativo. 

Anche la stessa replica di Barbero al video di Bottura è problematica. Si paragona l’attuale Cancelliere tedesco Friedrich Merz ad Adolf Hitler per puro criterio di nazionalità e perché entrambi i paesi sono pronti al riarmo. Come negli anni Trenta, così negli anni Venti di questo secolo. Tuttavia solo la Russia è in piena economia di guerra. Inoltre, a quale anno specifico si riferisce Barbero? Le annessioni tedesche iniziano nel 1938: nel 1939 scoppierà la Seconda Guerra Mondiale. L’unica potenza espansionista presente oggi in Europa è però la Russia, impegnata fin dalla Prima Guerra Cecena ad aggredire i paesi dell’ex blocco sovietico, e in annessioni llegittime, come per il referendum della Crimea del 2014. Senza contare che Russia e Germania all’epoca erano legate da un patto di non aggressione che definiva le reciproche sfere di influenza. 

Siamo perciò di fronte a un paradosso: il battutista Bottura è miglior storico di Barbero, lo storico Barbero si trincera dietro una pessima battuta per replicare a Bottura. La risposta dello storico finisce per rafforzare l’impressione di una volontà revisionista circa il ruolo e le responsabilità della Russia di Putin, e solleva ben più di un dubbio sulle fonti utilizzate, sulle letture degli eventi e sulle metodologie. Ne consegue che colpire Barbero attraverso la satira non è solo lecito, ma utile a smascherarne l’ipocrisia ideologica e i rischi in termini di disinformazione. 

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Circa le critiche più accese mosse a Luca Bottura, va ricordato che lo scorso anno è stato denunciato per diffamazione dal senatore Maurizio Gasparri, aggiungendosi così a una lunga lista di scrittori, giornalisti e intellettuali querelati dall’attuale maggioranza. Bottura è il secondo autore satirico a subire questo trattamento: va a raggiungere il comico Daniele Fabbri, querelato nel 2021 per diffamazione da Giorgia Meloni (la quale gli ha anche presentato di recente una richiesta di risarcimento da 20mila euro). 

Nel clima attuale e dato il contesto, appare perciò infelice evocare concetti come “squadrismo” o fascismi vari nel giudicare l’esercizio del diritto di satira operato da Bottura. Non c’è bisogno di esporre con iperboli a tema chi già subisce un clima intimidatorio effettivo, come se la semplice critica non fosse abbastanza. Ogni critica è legittima; il fascismo invece è fascismo, e non mancano certo gli esempi guardandosi attorno. Se si perde di vista la differenza tra il fascismo reale (fatto di violenza, minacce, agguati, impunità, collusioni, dominio fisico dei corpi) e un video criticabile, forse bisogna recuperare la materia di cui è fatto il mondo. 

Ma se qualcuno davvero pensa che il video di Bottura sia gesto da regime (ma davvero), una minaccia per l’incolumità di Barbero (ma davvero!), dovrebbe subito adoperarsi per proteggerlo in ogni modo, altrimenti è complice di tale regime. Nel dubbio, forse è il caso di darsi prima di tutto una bella calmata: urlare contro il presunto boia, proprio mentre si allestiscono forche sul lato opposto della piazza, non giova a nessuno.

(Immagine anteprima via Facebook)

26 Commenti
  1. Uberto Pinferi

    Mi piace Barbero divulgatore, ho guardato molte sue conferenze su YouTube, l'ho seguito su Rai Storia e una volta sono andato anche a Sarzana guardarlo dal vivo. Però quello che ha detto sull'Ucraina non ha niente a che vedere con la storia, è una posizione politica assolutamente non condivisibile perché sembra ignorare molti fatti. E comunque è legittimo che uno storico parli di politica, ma la sua posizione ha la stessa autorevolezza della mia e di quella di chiunque altro.

  2. Enrico

    Al di là delle opinioni di Barbero, che possono essere condivise o meno, trovo che stavolta l'ottimo Bottura abbia fatto un passo falso, perché, come dice anche il vostro articolo, non tutti guarderanno l'intero video: verranno estrapolati e condivisi dei frammenti e, soprattutto, la gente, mediamente, non ha la capacità di distinguere il vero dal falso. La gravità, peraltro, non sta nel contenuto del discorso che viene falsamente attribuito al soggetto, ma nel fatto che, in ogni caso, gli vengono letteralmente messe in bocca parole non sue. L'errore ci può stare: sbagliando si impara. Basta ammetterlo e scusarsi.

    • Matteo Pascoletti

      Se io scrivo un libro o un articolo non ho la responsabilità di assicurarmi che venga letto dall'inizio alla fine. Quando qualcuno mi dimostrerà il danno prodotto prenderò invece sul serio il discorso sulla "gravità". Fino ad allora registo che Barbero - essendo alla fine un signore- non se l'è presa.

      • Banjo

        Pur essendo totalmente in disaccordo con Barbero, il video pubblicato così è indifendibile. "non ho la responsabilità di assicurarmi che venga letto dall'inizio alla fine" è una difesa ridicola.

        • Matteo Pascoletti

          Capisco tu possa pensarla diversamente, tuttavia ribadisco un concetto che non è una difesa, ma qualcosa di molto elementare nella fruizione di qualsiasi contenuto: se non arrivi alla fine, a nessuno livello - etico, legale, morale o altro - è responsabilità mia; al massimo un artista è responsabile di aver creato qualcosa di noioso o respingente. Ma sentiti libero di farmi degli esempi in senso contrario, o di denunciare Bottura per... cosa? Truffa? Diffamazione? Calunnia per aver detto fatto dire a Barbero quello che il diritto internazionale sancisce in maniera incontrovertibile? Va bene anche citare con cognizione di causa la legge in questione, altrimenti la permalosità di chi guarda il video non fa giurisprudenza. Ribadisco poi un altro fatto detto nell'articolo: la normativa europea che entrerà in vigore prevede eccezioni per i contenuti artistici o satirici da bilanciare rispetto al godimento dell'opera. Lecito non essere d'accordo con la normativa, ma fingere che questo principio non esista perché non ci piace o non coincide con i nostri gusti è un pregiudizio che lascio ad altri.

        • Enrico

          Concordo, per altro, il fatto che un'azione sia legale non la rende automaticamente corretta dal punto di vista etico o morale.

          • Matteo Pascoletti

            Infatti non ho usato l'argomento "siccome è legale ve ne dovete fare una ragione", ma ho scritto 20mila battute circa e quindi è anche corretto guardare cosa dice la legge, anche perché vari esaltati nelle conversazioni online hanno parlato di diffamazione.

      • Enrico

        Ho provato a rispondere ma il commento non viene visualizzato, spero per problemi tecnici, provo a riproporlo: Se scrivo un libro non ho questa responsabilità, se produco un deep fake sì. Il punto comunque non è assicurarsi che venga letto (o visto) dall'inizio alla fine, ma assicurarsi che la sua diffusione non crei fraintendimenti e non aiuti alla diffusione di fake news (per chiarire, in questo caso la fake news sarebbe che Barbero sostiene quella tesi). E non parlo di responsabilità legali (purtroppo la legislazione in questo campo sta tardando ad essere formata), ma di responsabilità morali. Che poi, se non ho frainteso, lo stesso Bottura ha ammesso l'errore, non vedo il problema nel confermare che effettivamente di errore si sia trattato.

        • Matteo Pascoletti

          Ciao, vedo che il discorso sull'articolo e il libro sta creando un argomento fantoccio, quindi azzeriamo un attimo, ma teniamo come terreno di base che hai ammesso un principio basilare: Bottura non ha violato nessuna legge, quindi al limite il discorso è di ordine morale. Dici: "la gente non capisce", quindi bisogna venire incontro al popolo bue. La gente siamo io e te, io non ti tratto come uno che non capisce, tu tratti la massa come fossero degli scemi. Nella massa, ribadisco, ci siamo anche io e te. Ok, è una scelta, io non sono elitario, sono per la responsabilizzazione. La vogliamo buttare sulla morale e quindi sui costumi? Perfetto: la satira ha una funziona morale, e nei suoi costumi c'è nel giocare con l'imitazione e la simulazione (come l'esempio del Male, contiguo come tradizione, differente come paradigma tecnologico e rischi). Io mi porrei la domanda "so la differenza tra satira e propaganda politica?", perché onestamente sulla risposta ho dei dubbi. Il tuo discrimine è che Bottura sarebbe "immorale" perché non ha reso evidente in maniera lampante, a prova di spettatore bue, che si trattasse di un deepfake. Bottura ha detto che così avrebbe ammazzato il bambino nella culla: il fatto di aver detto "si impara" è semplicemente perché è una persona seria, a differenza di molti che l'hanno attaccato. Se si gioca sul fatto che si fa a dire a uno storico cose più vere delle sue distorsioni, è necessario bilanciare una dose di ambiguità funzionale alla fruizione - la legge lo riconosce, tu no. Siccome svela il trucco alla fine, la questione sarebbe "è immorale perché la gente non arriva alla fine". Quindi la tua morale stringi stringi si riduce a: "siccome ho deciso che la gente (ma non me) non solo non capisce, ma nemmeno guarda i video fino alle fine, allora un artista o un autore deve fare satira venendo incontro alla stupidità delle persone". Questa legge morale ha un nome: classismo intellettuale. Se una persona manipola un video per secondi fini, per creare caos o dileggiare Barbero, parto dal presupposto che è quella persona responsabile e che l'intento del nuovo video è ben diverso. Ma se non ne sei convinto, la confutazione è molto semplice: prendi il video di Bottura, togli la parte finale, altera il contenuto in modo che sia diffamatorio per Barbero, anche solo aggiungendo una frase e poi fallo circolare. Crea insomma quella nemesi della tecnologia che imputi a Bottura come rischio derivato: vedrai che la legge e la morale se la prenderanno con te, non con Bottura. Non è che facendo satira ha istigato a delinquere, o a prendere Barbero come bersaglio di comportamenti illeciti o disgustosi. Gli ha solo fatto dire una cosa che, ribadisco per l'ennesima volta, anzi lo metto in grassetto, è ovvia, oggettiva e incontrovertibile per il diritto internazionale. Non solo. Poniamo che un politico (faccio questo esempio perché è uno dei tanti problemi che mi sono posto nel formarmi un punto di vista nella questione e che per non fare un trattato ho lasciato fuori dall'articolo), decida di usare la stessa tecnica. Ora, applicando certi criteri uno potrebbe dire: "ah, ha fatto come Bottura, lo sapevo!". In questo caso ci sarebbero varie differenze. La prima è nelle responsabilità e nel ruolo dell'emittente, perché un politico non dovrebbe fare satira o creazioni artistiche, dovrebbe rappresentare i suoi elettori e servire il paese; dato il ruolo che occupa il suo parlare alle masse è di diversa natura, rispetto a un semplice artista. C'è poi il discrimine per cui la satira non dovrebbe colpire verso il basso, e un politico occupando una posizione di potere può violare questo principio molto facilmente. Maggiori sono i poteri, maggiori sono le responsabilità. Se però si pensa che bisogna tutelare le masse in quanto stupide, il problema a monte è che siccome si è rinunciato ad affrontare le distorsioni e le derive della politica o del potere in generale, tanto vale prendersela in anticipo con comici e artisti che titillano le nostre ansie o i nostri chissà cosa. Ps Naturalmente tutto questo discorso viene meno se si parte dal presupposto che Bottura ha fatto il video per motivi di propaganda "bellicista" e simili, ma queste argomentazioni le considero satira involontaria.

          • Federico Brizi

            La satira è tale quando attacca i potenti, non quando ne fa il gioco per ridicolizzare il pensiero libero.

          • Matteo Pascoletti

            La satira in questo caso ha attaccato le distorsioni di quello che probabilmente è lo storico più famoso in Italia, e uno dei principali divulgatori nel paese. Non un tizio che lavora a contratto in una piccola università del centro-Italia. Oltre a ciò la satira di solito svolge una funziona critica attraverso un certo tipo di lavoro stilistico e di contenuto, cosa che Bottura fa. Anche il pensiero di Bottura è libero, solo che siccome non ti piace non vuoi riconoscerlo. Capita.

          • Enrico

            Capisco bene la tua disamina dell'accaduto, mi spiace solo che tu per difendere la tua sacrosanta posizione mi abbia messo in bocca parole e giudizi che non ho mai espresso né pensato, ma forse è così che si tende a fare ormai. Chiarisco solo un punto, fondamentale: il problema non sta nel fatto che ciò che viene fatto dire a Barbero sia vero o falso, giusto o sbagliato, spero che questo sia chiaro. Detto ciò preferisco non andare avanti nella discussione e rispettare l'opinione tua e di chi non la pensa come me.

          • Matteo Pascoletti

            A scanso di equivoci, anche la tua opinione è sacrosanta, mi sono limitato a riassumere un punto per meglio esporre la mia critica. Se in ciò ravvisi un errore, ovviamente puoi ribattere e correggere, e dire "sul piano morale, in sintesi il problema è..."; se ti ho fatto sentire parole non tue attribuite o se l'ho fatto in modo errato, me ne scuso. A mia volta mi corre far notare che con frasi come "forse è così che si tende a fare ormai" fai ciò che dici di aver subito: mi attribuisci intenti e pensieri che non ho avuto, persino un metodo. Si può essere d'accordo, si può essere in disaccordo. Ci si può capire o non capire. Sarebbe però costruttivo mantenere un atteggiamento di buona fede di fondo. Io quando non ho chiaro faccio domande, e mi attengo alle risposte: non mi è stato detto dove sarebbe il dolo effettivo nel far dire a uno storico che una guerra di invasione illegittima è una guerra di invasione illegittima in un video dove viene specificato alla fine "il trucco" (se così si può dire), e sto ancora aspettando che qualcuno (tu, o un altro) me lo dica. Non mi è stato detto in sé, e rispetto al dolo di partenza che esiste nei video di partenza, ossia distorcere l'interpretazione di fatti storici accertabilissimi (od ometterne di rilevanti), andando a influenza l'opinione pubblica e quel terreno che è propedeutico a decisioni di interesse nazionale, o di rispetto dei diritti umani. Siccome non mi è stato detto in modo chiaro e privo di ambiguità, ne prendo atto. Grazie comunque per lo scambio di vedute, mi è sempre utile a posteriori avere questo tipo di confronti - anche se a volte può non sembrare.

  3. Giovanni Sonego

    Sul post su Facebook nel quale rilanciate l'articolo avete scritto che "Al di là dei problemi etici e legali posti dall'IA l’irritazione per il finto Barbero nasce anche dal fatto che Bottura ha toccato un nervo scoperto". A me sembra che il nervo scoperto sia quello vostro di Valigia Blu che non tollerate critiche se qualcuno non segue pedissequamente la vostra narrazione bellicista e russofoba sulla guerra. Dopo tre anni di guerra, distruzione e morte, non pensate che sarebbe anche ora di ammettere di aver sbagliato a sostenere l'uso delle armi per contenere la Russia? Non sarebbe stato meglio, meno cruento e meno distruttivo soprattutto per l'Ucraina e gli ucraini, far intervenire prima la diplomazia ed evitare l'espansione della Nato a est? La guerra deve uscire dalla storia e per farlo bisogna disarmare, non riempire gli arsenali.

    • Matteo Pascoletti

      Ciao, la posizione ufficiale (se così si può dire) di Valigia Blu sull'invasione dell'Ucraina è stata espressa in questo editoriale: https://www.valigiablu.it/ucraina-guerra-pace/ Sentiti libero di indicare dove saremmo "bellicisti", premesso che la difesa da una guerra di aggressione è "bellicismo" tanto quanto la difesa da uno stupratore è "propensione alla violenza", ma più di tutto è tutelata dal diritto internazionale. Sentiti libero di indicare dove saremmo stati "russofobi", premesso che abbiamo sempre dato spazio alle voci dissidenti rispetto al regime di Putin, e a quei giornalisti russi costretti all'esilio. In caso contrario, ti pregherei di rimuovere il commento o quanto meno di scusarti per le falsità attribuite.

    • Daniele M.

      Questo popolo coraggioso resiste da tre anni, affrontando sacrifici immensi per mantenere il diritto di vivere in una democrazia. L’Ucraina, con dignità e determinazione, ha chiesto soltanto gli strumenti per difendersi. Alla Russia — e intendo dire Putin, perché la responsabilità è sua e sua soltanto — la pace non è mai interessata, neanche per un giorno. L’obiettivo del macellaio del Cremlino era chiaro fin dall’inizio: rovesciare il governo democraticamente eletto di Zelensky e sostituirlo con un burattino manovrato da Mosca, attraverso finte "elezioni". L’adesione alla NATO è una scelta volontaria, libera espressione della volontà di un popolo sovrano. Disarmare l’Ucraina oggi significa condannarla a ricadere sotto il giogo di un regime totalitario. Capisco che per un verme strisciare sembri l'unica forma di esistenza. Tuttavia, per fortuna, esistono persone con una spina dorsale che sono disposte a dare la vita per la libertà e il futuro del proprio popolo.

    • Graisan

      Mi intrometto per porre una domanda che mi assilla quando leggo queste posizioni: "Non sarebbe stato meglio, meno cruento e meno distruttivo soprattutto per l'Ucraina e gli ucraini, far intervenire prima la diplomazia" ma davvero credi che Russi, Ucraini, intermediari e altri attori non si siano parlati in questi anni? Che la diplomazia non si muova se non si silenziano prima i cannoni? La guerra si ferma in un attimo se la Russia la smette di bombardare e se ne torna a casa sua, tu invece stai solo chiedendo una resa. Legittimo, per carità, non sono qui a giudicare la posizione, ma le parole sono importanti e le tue non sono oneste intellettualmente.

  4. Vincent

    La battuta di Barbero sul leader tedesco che vuole riarmarsi è molto probabilmente riferito alla Von der Leyen e non a Merz. Richiama anche la riuscita imitazione di Crozza in cui la presidente della commissione si disegna sul volto i baffi alla Hitler.

  5. Luciana B.

    Credo che questa vicenda segnerà in modo profondo e duraturo i rapporti tra Valigia Blu e il resto del giornalismo, non solo italiano. C’è un limite a tutto. Dopo anni passati a spiegare i rischi della disinformazione e dei deepfake, ora giustificate il metodo Bottura (che è quello di Striscia la Notizia) sostenendo che non sia colpa sua se gli utenti non guardano il video per intero? È una posizione davvero ambigua, quasi codarda, perché pretende un livello di alfabetizzazione digitale e una pazienza che la stragrande maggioranza dei lettori semplicemente non ha. E tutto questo, per cosa? Per correggere la percezione pubblica di Barbero, "colpevole" di non allinearsi al pensiero dominante su questa guerra? Una satira che invece di colpire il potere vero, si accanisce su uno storico che, anche ammesso abbia torto nel merito, certo non rappresenta una voce dell’establishment. State adottando una logica pericolosa: stavolta il deepfake è tollerabile, perché ciò che dice Barbero nella realtà sarebbe più grave del falso messo in circolazione. E arrivo al punto più importante: vi assicuro che molte persone che stimate — e che vi hanno sostenuto nel tempo — stanno esprimendo un forte disagio per questa deriva. Vi prego di notare come nessuno dei nomi che avete invitato al vostro Festival vi stia difendendo, su questa roba. Questo non significa che siamo tutti putinisti o "bimbe di Barbero", significa che il sostegno alla causa ucraina non può giustificare certe scorrettezze infantili, specialmente da chi ha insegnato per anni l'importanza dell'esprimersi con correttezza nell'ecosistema mediatico. Avete superato una soglia che non andava oltrepassata. E no, non ci sono attenuanti. P.s.: mi permetto di far notare come anche la decisione di Valigia Blu di chiudere i commenti su Facebook, spacciata come scelta politica, appaia sempre più pretestuosa visti i toni canzonatori e aggressivi con cui vengono gestiti i commenti sul profilo di Arianna Ciccone.

    • Matteo Pascoletti

      Ciao, mi spiace tu abbia fatto di un articolo una questione personale, tra l'altro tirando in ballo chi non l'ha scritto. Su questo ultimo aspetto ovviamente non mi pronuncio, prima di tutto perché trovo scorretto confondere bacheche personali con quella di Valigia Blu, così come trovo scorretto dire che viene "spacciata per scelta politica" una decisione che è stata motivata in tutti i modi in maniera estesa, tra l'altro rispondendo persino alle principali critiche. Da una vita esprimo critiche, e nel farlo cerco di argomentare nel modo più trasparente e onesto possibile; non valuto gli umori della maggioranza, altrimenti farei il demagogo da piazza. Leggo sempre tutte le osservazioni che arrivano (persino gli insulti, che a volte regalano involontari sorrisi). Ovviamente se per il solo fatto di aver criticato Barbero o difeso il diritto di satira di Bottura devo leggere che la posizione è "ambigua" o "quasi codarda", o che si interviene per "correggere" non si sa bene chi, vuol dire che non ci sono gli estremi per un confronto: il rispetto si è perso per strada molto prima, e non nella parte di percorso che mi riguarda. Faccio solo notare che Barbero non se l'è minimamente presa per il video di Bottura, dimostrando di essere infinitamente superiore a parte della sua fanbase, tra cui c'è gente che ha pesantemente infastidito o aggredito verbalmente lo stesso Bottura - suppongo in nome della "pace", della lotta contro i pericoli dell'Intelligenza Artificiale, e per solidarietà verso le sofferenze del popolo ucraino.

    • Enrico

      Ottimo commento! PS a parte, sul quale non concordo, il resto centra perfettamente il punto. Grazie.

  6. Luciana B.

    Restando solo sull'ultima parte: "Barbero non se l'è minimamente presa". Ma come fai a saperlo scusa? Lui ha rilasciato una qualche dichiarazione? A me al contrario pare che il suo silenzio, e poi la freddura con cui ha citato gli anni Trenta sul Fatto siano stati un modo per liquidare, con signorilità, il terreno in cui sguazza Bottura. Senza degnarlo di una risposta articolata. Ma non c'è nessun elemento che ci dica che Barbero "non se la sia presa". Sul "pesantemente infastidito" Bottura stendiamo un velo pietoso: è un modo a mio avviso vigliacco, e scorretto, per fare vittimismo quando ci sono comprensibilissime reazioni a una trovata di cattivo gusto. Reazioni di indignazione per uno scenario distopico che si prospetta. Ma il punto è: non lo dicevate stesso voi che su Internet la forma è sostanza? Che bisogna immedesimarsi in quanti non sono avvezzi a certi dispositivi? Sostenere che bisogna pensare ai veri "boia", che in fondo Barbero non debba prendersela perché nel video dice le cose "giuste" è un modo di ragionare davvero inquietante, oltre che benealtrismo spaziale. Saluti, L.

    • Matteo Pascoletti

      Ciao, come detto nel precedente commento senza rispetto non c'è possibilità di confronto, quindi non posso rispondere alle tue domande mentre offendi le persone o dai del vigliacco, palesando le tue antipatie personali. Non mi sognerei mai di usare certi toni o certe parole per il mio prossimo, non vedo perché dovrei avvalorare certi comportamenti in chi commenta.

  7. Marco P.

    Ci riprovo, chi sa se il primo messaggio era troppo dettagliato e non lo avete voluto pubblicare... in pratica avevo solo trovato "originale" che vi siete arrampicati sugli specchi per giustificare un possibile diritto di satira (quando era tutto fuorchè satira), e poi vi mette a giudicare la risposta chiaramente ironica di Barbero, come se fosse una argomentazione effettiva, giacchè tutto l'articolo ruota intorno al fatto che sarebbe erratto "storicamente" paragonare l'oggi all'inizio del XX secolo come fa Berbero, poi lo criticate pure quando con una battuta vi darebbe ragione :D Per il resto provo a ricordare a tutti che Barbero ha sempre aggiungo elementi di approfondimento e non ha mai sminuito nessuna responsabilità, poi estrapolare una frase di un accademico che non parla mai meno di 10 minuti su ogni argomento è poco corretto. In fine, vi faccio notare che è anche poco corretto accostare un fatto storico citato da Barbeo ("ha deciso di regalare la Crimea all'Ucraina") con una sua intenzionale omissione riguardo le atrocità del regime Sovietico, davvero un esercizio retorico poco encomiabile, per far intendere che Barbero invece di fare informazione vada in giro a ripulire la storia dell'URSS...

  8. Scrivoacaso

    Il tuo film preferito immagino sia Amici Miei

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