DDL Zan, la vittoria di non cedere a compromessi
5 min letturadi Ethan Bonali
Ore 13:41. La senatrice Cirinnà ci comunica l’esito del voto sulla cosiddetta tagliola proposta dai due partiti con maggiore vicinanza ai movimenti fondamentalisti per la famiglia: 154 voti a favore, 131 contro e 2 astenuti.
I numeri sono impietosi ma sarebbe stato impossibile cedere alle proposte avanzate da Matteo Renzi, che di fatto avrebbero svuotato la legge nella parte di tutela, lasciando indietro le categorie più colpite dai crimini di odio, e nella sua parte educativa, con l’educazione nelle scuole. Sull'aspetto educativo vale la pena riportare cosa ha scritto Cristiana Alicata:
Per me parlare di quei temi nelle scuole, anche nelle scuole elementari significa avanzare. Far avanzare i bambini e le bambine affinché possano conoscere i mille modi di essere senza rispondere a stereotipi di genere che generano ruoli, aspettative e probabilmente anche tanta violenza inutile anche da adulti (uomini che devono dimostrare forza, capacità di tenere la moglie e non “farsela scappare” e che magari poi l’ammazzano ma l’onore è salvo!, donne che devono essere femminili, madri, sottomesse, etc).
La conta dei franchi tiratori parte di riflesso ma è una questione marginale rispetto al clima in cui è avvenuta la discussione in Senato dal mese di giugno.
Gli interventi di molte e molti onorevoli hanno fatto emergere chiaramente come i discorsi di odio verso alcune categorie di persone siano uno strumento politico ritenuto lecito.
Lo è e lo era stato per la questione immigrazione, nonostante sia previsto dal codice penale italiano il reato di istigazione all’odio a sfondo razziale. E questo dovrebbe far riflettere su come le battaglie per i diritti e per le tutele siano spesso stati specchi per allodole per rafforzare politiche economiche e sociali a vantaggio di pochi e a detrimento dei diritti di molti. La falsa idea che i diritti siano un sistema a somma zero, e che quindi i diritti di qualcuno ledano quelli di un altro, e la retorica della divisività dei diritti ha l’effetto di disgregare la società e depotenziare, se non scongiurare, proteste e richieste provenienti dal basso.
Leggi anche >> Tutti i nostri articoli sul DDL Zan
Il comunicato del movimento trans, uscito nella mattinata di ieri, lo ribadisce con efficacia
“Questa parola [identità di genere] è stata distorta da gruppi di odio nel nome delle donne, della nazione, della sicurezza. Sulla costruzione del nemico si è detto che un nostro diritto è divisivo. La vita di alcune persone è divisiva. Divisivo è il diritto. Divisivo è il bisogno. Divisivo è ciò che non produce. Divisivo è il malato. Divisivo è il sano dissenso. Divisivo è ciò che è differente da me.”
Un elettorato che si trova in un meccanismo di somma zero dei diritti e di tifoseria offre la possibilità di successo a personalismi che dissolvono l’identità dei partiti.
La strategia dei partiti conservatori – Italia Viva inclusa – ha dimostrato sì, negli ultimi venti anni, una efficacia di svuotamento della politica dei diritti e di polverizzazione della società e, a breve termine, è stata efficace nel far naufragare la legge in discussione, nonostante godesse di un ampio sostegno in tutte le fasce d'età.
La discussione lunare delle destre sul DDL Zan, audizioni incluse, rispecchiano la società italiana o solo gli interessi di alcuni gruppi influenti? Ricordiamo la presenza di Matteo Salvini al World Family Congress del 2018, così come Meloni che non prende le distanze da realtà come Forza Nuova e dai suoi collegamenti con la onlus Pro Vita.
La dimostrazione di fermezza dei partiti sostenitori del DDL sta ad indicare, al di là di retoriche e di strategie elettorali, che dimostrarsi affidabili e costanti nelle proprie promesse e nei propri intenti richiama elettorato. La sconfitta sul campo può attivare un processo di autocritica reale – spietata come diceva Gramsci – con l’esito di ripulire l’identità di partito dal complesso di inseguimento di politiche populiste e conservatrici e il conseguente riconoscimento dell’elettorato di una realtà politica nella quale rispecchiarsi.
“Siamo di fronte al trionfo della parte più reazionaria e integralista del nostro paese, a cui hanno contribuito parti importanti della stessa maggioranza che aveva approvato il testo alla Camera", commenta Sandro Gallittu, responsabile nazionale dell’ufficio nuovi diritti di CGIL. "È facile prevedere che ricominceranno i richiami dell’Unione Europea di fronte ai quali la nostra classe politica ha dimostrato totale sordità".
A Valigia Blu Gallittu aggiunge: “L’esito infausto ha comunque fatto emergere un dato positivo, la compattezza della comunità nel non accettare ulteriori compromessi. Peggio sarebbe stato se si fossero svenduti i diritti di alcune componenti della comunità per portare a casa una legge a qualunque costo. Ora è il momento di ripartire e ribadisco quanto sostengo fin dall’inizio: la legge di contrasto all’omolesbobitranafobia deve fare parte di un pacchetto composito che riconosca diritti essenzialmente su tre questioni: matrimonio egualitario, genitorialità e superamento della legge 164. La storia insegna che è così che la società avanza. Più che con una legge di mero contrasto ai crimini d’odio”.
Le affermazioni di Gallittu, che in altre occasioni ha richiamato quanto avvenuto per le unioni civili, colpiscono nel segno. Nei fatti, sia i partiti promotori, sia la comunità LGBTQI+ all’unanimità, hanno preferito non avere nessuna legge piuttosto che una legge, come quella delle unioni civili, che sancisce delle discriminazioni per legge.
“I due anni di lavoro sul DDL Zan non andranno persi, né dal punto di vista giuridico, né culturale, né politico. Il dibattito pubblico sul testo ha suscitato nel paese una nuova e più profonda consapevolezza sull’esigenza di garantire riconoscimento e tutela a dimensioni della dignità personale troppo a lungo rimaste invisibili; e sul fatto che orientamento sessuale e identità di genere non sono accidenti della vita ma valori da promuovere", dichiara a Valigia Blu Angelo Schillaci, giurista e consulente del Partito Democratico nella redazione del testo. "Dal punto di vista politico, coordinando il tavolo di confronto permanente tra il PD e le associazioni LGBT+ ho avuto il privilegio di una interlocuzione costante con i destinatari del DDL Zan, con le soggettività interessante: un patrimonio importante, da non disperdere. Proprio l’unità del movimento LGBT+ è stata, per il Partito Democratico, sostegno costante, che ha permesso di restare saldi e non cedere alle sirene di inaccettabili mediazioni al ribasso. Un risultato che, pur nella sconfitta, mantiene un’importanza significativa, da preservare. Radicalità, determinazione e coraggio devono continuare a ispirare il nostro lavoro sui diritti", aggiunge Schillaci.
Leggi anche >> Il DDL Zan è importante anche contro la discriminazione delle persone con disabilità
Quella sul DDL Zan è sicuramente una sconfitta parlamentare, ma una sconfitta numerica e basata sui tecnicismi del regolamento parlamentare.
Emergono due linee politiche divergenti tra sinistra e destra e i prossimi mesi ci diranno se queste linee verranno conservate e porteranno risultati. La retorica della destra, con la strumentalizzazione della difesa di donne e bambini da una minaccia poco definita e la convergenza con realtà estremiste, si è dimostrata completamente distaccata dalla realtà, mentre i partiti di centro sinistra si sono basati su dati, report europei, contatto con le persone direttamente coinvolte dalla legge in discussione. Questo al netto del fatto che ci si possa ritrovare o no in una politica di sinistra o di centro – sinistra.
I prossimi mesi e anni, perché l’identità non si ritrova in poco tempo, ci diranno se la sinistra parlamentare e il movimento LGBTQI+, stanno ripercorrendo e riprendendo la storia del proprio pensiero.
La sconfitta e la sua gestione possono essere strumento di costruzione di identità e di comunanza di destino dove “si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati. A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo” (Rosaria Gasparro).
A volte la sconfitta va tesaurizzata. Un risultato al ribasso, una discussione articolo per articolo del DDL Zan, avrebbero aperto nuove ferite, nuovi tradimenti e nuova sfiducia.
Il disegno di legge è stato un prezzo altissimo da pagare, ma ha portato la consapevolezza che una unità è possibile e ha riportato la politica dei diritti nella posizione che merita. L’identità ha un valore e un prezzo.
Immagine in anteprima: Milano - Arco della Pace contro lo stop al DDL Zan, foto Paola Bocci