18 milioni di dollari raccolti su Facebook per aiutare i genitori immigrati a riunirsi con i figli. La mobilitazione contro Trump
10 min letturaAggiornamento 21 giugno 2018: Dopo la mobilitazione della società civile, le proteste delle grandi aziende, e le pressioni anche di politici repubblicani, in seguito alle rivelazioni giornalistiche, Trump ha infine deciso di firmare un ordine esecutivo per evitare di separare i bambini dai loro genitori. L'ordine insiste sulla tolleranza zero verso l'immigrazione illegale, ma impone agli agenti del dipartimento della sicurezza nazionale di non separare le famiglie. Intanto la raccolta fondi ha superato i 18 milioni di dollari raccolti.
Non è ancora chiaro quali siano i margini di manovra per Trump che, con il nuovo ordine esecutivo ,vorrebbe detenere le famiglie fino a quando non vengono giudicate dal tribunale. Di certo, secondo quanto riporta la CNN (ma anche New York Times e altri), il nuovo provvedimento:
1) Non riunisce le famiglie già separate
2) Un giudice federale può rifiutarsi di tenere in custodia una famiglia per più di 20 giorni e rilasciarla. Gene Hamilton, il consigliere del procuratore generale Jeff Sessions, ha detto che si tratta di una misura temporanea che può diventare permanente solo con una legge del Congresso sull'immigrazione
3) Trump chiede di velocizzare le procedure per giudicare le famiglie, ma anche in questo caso la legge non lo consente specificatamente.
L'idea è scattata dopo aver visto una fotografia del premio Pulitzer John Moore, di Getty Images, diventata subito virale, che mostra una bambina di 2 anni che piange dopo essere stata separata dai suoi genitori al confine tra Usa e Messico.
La famiglia, come raccontato da Moore alla CNN, proveniva dall'Honduras, aveva attraversato il Rio Grande ed era stata fermata in Texas dagli agenti di frontiera degli Stati Uniti. Probabilmente, ha spiegato sempre il fotografo a NPR, i migranti intenzionati a entrare negli Stati Uniti e a fare domanda di asilo, in viaggio da un mese in circostanze difficili, non erano a conoscenza della nuova politica adottata dagli Usa.
E così in meno di cinque giorni, una coppia californiana – Charlotte e Dave Willner – ha raccolto più di 8 milioni di dollari tramite una campagna su Facebook per aiutare a riunire i genitori immigrati senza documenti negli Stati Uniti con i loro figli. Da quando, ad aprile, l'amministrazione Trump ha adottato la nuova politica di "tolleranza zero", gli Stati Uniti stanno fermando gli immigrati adulti che attraversano illegalmente il confine perseguendoli penalmente prima ancora che possano fare richiesta di asilo. I bambini non possono essere trattenuti in carcere e, quindi, vengono separati dai loro genitori e destinati in strutture per il reinsediamento dei rifugiati.
«Questi non sono bambini di cui non dobbiamo preoccuparci, sono come i nostri figli» ha detto Charlotte Willner a The Mercury News. «Quando guardiamo i volti di questi bambini, non possiamo fare a meno di vedere i visi dei nostri figli».
La coppia ha scelto di destinare i fondi al Centro per l’educazione e i servizi legali per i rifugiati e gli immigrati (RAICES), un’organizzazione no-profit con sede in Texas che offre servizi legali gratuiti e a basso costo agli immigrati e ai rifugiati, scrive la CNN. Quando i Willner hanno avviato la campagna “Riunisci una famiglia immigrata con i loro figli” su Facebook sabato scorso, avevano l’obiettivo di raggiungere 1500 dollari per coprire le spese di assistenza da parte di RAICES per una famiglia. La campagna, però, è diventata immediatamente virale e già dopo due giorni aveva superato l’obiettivo di 3 milioni di dollari con oltre 78mila donatori. «Nelle ultime tre ore sono stati donati in media 4mila dollari al minuto» aveva scritto ieri in un post su Facebook Dave Willner.
«Indipendentemente dalle proprie posizioni politiche, molti di noi sono sconvolti dal fatto che i bambini siano separati dai loro genitori al confine», hanno dichiarato i Willner. «Non possiamo essere tutti in prima linea per aiutare queste famiglie, ma sostenendo RAICES, siamo in grado di fare qualcosa che richiede solo meno di un minuto, e avere collettivamente avere un impatto».
«Non abbiamo parole per ringraziare Charlotte e Dave Willner», ha scritto RAICES su Facebook. «Di tanto in tanto piangiamo in ufficio tutto il giorno quando controlliamo come va avanti la raccolta fondi: ci sono cose terribili che accadono nel mondo e ci sono molte persone che stanno decidendo di non voltare lo sguardo altrove e di fare qualcosa». RAICES, che è una piccola organizzazione, ha detto a Usa Today di aver contattato altre organizzazioni che svolgono un lavoro simile in Texas per creare una rete che copra tutti i tribunali federali e sviluppare un database con tutte le famiglie separate per garantire la rappresentanza legale a ognuna di loro. «Questo sembra scandalosamente ambizioso, ma è il momento di fare le cose grandi», ha spiegato Jenny Hixon di RAICES.
Dove vengono detenuti i bambini
La settimana scorsa il Dipartimento per la sicurezza interna degli Usa ha annunciato che, da aprile, circa 2300 bambini sono stati separati dai loro genitori in seguito alla politica di "tolleranza zero". Più di 100 hanno meno di 4 anni.
In teoria, spiega Vox, i minori immigrati non accompagnati vengono inviati all'Ufficio di Reinsediamento dei Rifugiati entro 72 ore dall'arresto, sono tenuti in strutture governative, o in affidamento a breve termine, per giorni o settimane mentre i funzionari cercano di identificare il parente più vicino negli Stati Uniti che possa tenere il bambino fino a quando il suo caso viene risolto. Ma il sistema è al collasso.
Al 7 giugno le strutture che ospitano i minori immigrati non accompagnati erano già sovraccariche con ben 11mila bambini detenuti (non è possibile stabilire quanti di loro hanno varcato da soli il confine e siano entrati negli Stati Uniti e quanti sono strappati ai loro genitori, specifica Vox). Per questo motivo, sono stati trovati nuovi posti letto – scrive il New York Times – in tende, basi militari o grandi magazzini convertiti in strutture di detenzione della Guardia di Frontiera, come un ex Walmart Center (una catena statunitense di negozi di vendita al dettaglio) in Texas, recentemente visitato dal giornalista del New York Times Manny Fernandez, dove si trovano circa 1500 bambini. I giornalisti di AP, ammessi domenica in una di queste strutture insieme a un gruppo di deputati americani, hanno detto di aver visto "bambini rinchiusi in gabbie, con bottiglie di acqua, coperte termiche e patatine, in attesa di un verdetto sulla possibilità o meno di restare negli Stati Uniti".
Lunedì scorso ProPublica ha pubblicato un audio di poco più di 7 minuti, in cui è possibile ascoltare una decina di bambini centroamericani, separati dai loro genitori, fermati in un centro di detenzione, mentre piangono e chiamano la mamma o il papà.
Ginger Thompson, giornalista vincitrice del premio Pulitzer e a lungo alla guida della redazione del New York Times a Città del Messico, scrive su ProPublica che la clip audio è stata registrata la scorsa settimana all’interno di un centro di detenzione della protezione doganale e dei confini degli Stati Uniti. La registrazione, si legge nell'articolo che accompagna l'audio, è stata fornita a Jennifer Harbury, un avvocato per i diritti civili, da una persona che ha desiderato rimanere anonima. Harbury ha poi girato la clip a ProPublica. Secondo quanto raccontato da chi ha fornito l'audio, pare che i bambini abbiano tra i 4 e i 10 anni e siano rimasti nel centro di detenzione meno di 24 ore. Ascoltando i bambini i piangere, un funzionario, deridendoli, avrebbe detto: «Bene, abbiamo un'orchestra, qui. Però, manca il direttore».
These images were just released by border patrol @CBP showing the McAllen, Texas detention facility that we were allowed to tour today. For now, we can only rely on what they give us. They will not allow us inside to film on our own. Why? “Privacy”; they don’t want faces shown pic.twitter.com/laZAyEHwij
— David Begnaud (@DavidBegnaud) June 17, 2018
Nonostante i funzionari governativi abbiano vietato ai giornalisti di visitare i centri di detenzione per bambini migranti usando telecamere o conducendo interviste con i minori, la registrazione è uno dei numerosi documenti e resoconti che sono emersi negli ultimi giorni che mostrano le conseguenze delle politiche di Trump sui bambini.
Domenica scorsa, il New York Times ha pubblicato un articolo su Elsa Johana Ortiz Enriquez e il figlio di 8 anni Anthony, separati dai funzionari americani dopo aver attraversato insieme il confine a maggio. La signora Ortiz è stata rispedita in Guatemala senza suo figlio, mandato in un centro di accoglienza per bambini migranti. Inoltre, lunedì ha cominciato a girare una fotografia, scattata in un centro per bambini a Brownsville, in Texas, con una bambina che camminava su tappeto multicolore sul pavimento. La piccola, scrive il New York Times, era stata separata dai suoi parenti ed era nella struttura da circa un mese, secondo quanto riferito dalla persona che ha scattato la foto e che ha richiesto l'anonimato perché non autorizzata a pubblicare l'immagine.
BREAKING: Border Patrol @CBP just gave us this video of the detention facility we toured yesterday in McAllen, Texas. We weren't allowed to bring in cameras, or interview anyone. To be clear: this is government handout video. pic.twitter.com/Zjy80qIZFZ
— David Begnaud (@DavidBegnaud) June 18, 2018
Le proteste di conservatori, democratici e attivisti per i diritti degli immigrati e la difesa di Trump
La pubblicazione dell'audio ha rotto il silenzio suscitando un enorme clamore anche tra i sostenitori dell'amministrazione Trump e unendo conservatori e attivisti per i diritti degli immigrati, secondo i quali la "tolleranza zero" equivale a "zero umanità".
La chiesa mormone, scrive CBS, ha detto di essere «profondamente turbata» dalla separazione delle famiglie al confine e ha esortato i leader nazionali a trovare soluzioni caritatevoli, mentre i governatori di 4 Stati (Maryland, Massachussetts, New York e Rhode Island) hanno rifiutato di inviare la guardia nazionale al confine con il Messico. Per il governatore del Massachusetts, il repubblicano Charlie Baker, la politica dell'amministrazione è "crudele e inumana". Il senatore del Texas, Ted Cruz, candidato alle primarie dei Repubblicani nel 2016, ha annunciato lunedì scorso di essere in procinto di introdurre una legge di emergenza per tenere insieme le famiglie degli immigrati.
Nel giro di 24 ore sono intervenute tutte e quattro le ex first lady viventi (Rosalynn Carter, Hillary Clinton, Laura Bush e Michelle Obama) affermando che la "tolleranza zero" di Trump è una pratica «immorale», «vergognosa» e una «crisi umanitaria». Laura Bush ha definito le pratiche dell'amministrazione «crudeli» e «immorali», paragonando le immagini dei bambini immigrati tenuti nei centri a quelle provenienti dai campi di internamento giapponesi durante la seconda guerra mondiale.
Sometimes truth transcends party. https://t.co/TeFM7NmNzU
— Michelle Obama (@MichelleObama) June 18, 2018
Persino l'attuale first lady, Melania Trump, ha rilasciato una dichiarazione ufficiale che sembra in linea con quella delle altre quattro: "La signora Trump odia vedere i bambini separati dalle loro famiglie e spera che entrambi gli schieramenti possano avvicinarsi per arrivare insieme a una apprezzabile riforma dell'immigrazione. Dobbiamo essere un paese che segue tutte le leggi, ma anche un paese che governa con il cuore".
L'American Academy of Pediatrics ha affermato che la pratica di separare i figli dai loro genitori può causare danni irreparabili ai bambini.
Secondo un sondaggio della CBS, il 67% degli intervistati ha dichiarato inaccettabile la separazione dei bambini dai loro genitori lungo il confine americano.
Contro la nuova politica di "tolleranza zero" si sono espressi anche i dirigenti di diverse società e piattaforme tecnologiche. Il co-fondatore di Reddit, Alexis Ohanian, ha definito riprorevole un video che mostra le condizioni delle persone detenute nelle strutture messe a disposizione dall'amministrazione, Brian Chesky, CEO di Airbnb, e i suoi co-fondatori, Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk, hanno chiesto di porre fine alla separazione delle famiglie, mentre il co-fondatore e CEO di Twitter, Jack Dorsey, ha lanciato sulla sua piattaforma l'hashtag #KeepFamiliesTogether chiedendo di riunire le famiglie.
https://twitter.com/jack/status/1009122709522079744?ref_src=twsrc%5Etfw&ref_url=https%3A%2F%2Fwork.qz.com%2F1309153%2Fceos-are-beginning-to-speak-out-against-separating-families-at-the-us-mexico-border%2F
Microsoft ieri ha rilasciato una dichiarazione ufficiale affermando che è "sgomenta dalla separazione forzata dei bambini dalle loro famiglie al confine", mentre in un intervento a Dublino, il CEO di Apple, Tim Cook, ha dichiarato all'Irish Times che la sua azienda avrebbe lavorato con funzionari del governo degli Stati Uniti per essere una "voce costruttiva" sulla crisi. Anche Mark Zuckerberg e la direttrice operativa di Facebook, Sheryl Sandberg, hanno fatto sentire la loro voce facendo una donazione a RAICES, incoraggiando gli altri a fare lo stesso e lanciando una sua personale raccolta il Texas Civil Rights Project. Dallo scorso autunno, scrive Usa Today, Facebook non prende commissioni sulle campagna di raccolta fondi senza scopo di lucro.
Organizations like Texas Civil Rights Project and RAICES are doing great work helping families at the US border get...
Pubblicato da Mark Zuckerberg su Martedì 19 giugno 2018
Finora, il presidente Trump si è difeso dicendo che la sua amministrazione sta solo facendo rispettare leggi già esistenti e che «gli Stati Uniti non saranno un campo per i migranti», ma questo – scrive Ginger Thompson su ProPublica – non è vero perché "non ci sono leggi che richiedono che i bambini siano separati dai loro genitori, o che chiedono procedimenti penali contro tutte le persone che passano il confine senza documenti. Queste pratiche sono state stabilite dall'amministrazione Trump". La decisione di incriminare chiunque abbia attraversato il confine in modo illegale e di portare i richiedenti asilo in tribunale invece di aspettare di vedere se hanno diritto all'asilo sono entrambe decisioni prese dall'amministrazione Trump, spiega Dara Lind su Vox.
Il segretario alla Sicurezza Nazionale, Kirstjen Nielsen, ha dichiarato di non aver ascoltato l'audio, ma ha affermato che i bambini presi in custodia dal governo vengono trattati umanamente e che i bambini sono ben assistiti, sottolineando che il Congresso deve eliminare quelle scappatoie della legge che consentono alle famiglie di restare insieme: «Non ci scuseremo per aver fatto il nostro lavoro. Questa amministrazione ha un semplice messaggio: se attraversi il confine illegalmente, ti perseguiremo». Le scappatoie di cui parla Nielsen, scrive ancora Lind, sono quelle leggi (che l'amministrazione ha chiesto al Congresso di modificare) che "stanno impedendo a Trump di fare ciò che gli piacerebbe davvero fare, che è semplicemente rimandare le famiglie o tenerle in stato di detenzione insieme, e così ha dovuto ricorrere al piano B". Già in passato, in un'intervista a NPR, il capo dello staff della Casa Bianca, John Kelly aveva dichiarato che «la separazione delle famiglie può essere un efficace deterrente».
Il leader della maggioranza, il senatore Mitch McConnell del Kentucky, ha affermato che i Repubblicani hanno pronti due proposte di legge sull'immigrazione da votare al Senato e alla Camera, una più radicale, l'altra di compromesso con i moderati, che puntano a tenere unite le famiglie.
Il 30 giugno è prevista una manifestazione alla Casa Bianca organizzata da Women's March e altre 6 associazioni.
Pubblicato da National Domestic Workers Alliance su Domenica 17 giugno 2018
Qui la mappa con tutte le manifestazioni.
Foto in anteprima di John Moore (Getty Images) via RAICES