Covid nato in laboratorio: la commissione USA sull’origine della pandemia presieduta dai repubblicani continua a diffondere disinformazione e propaganda
|
A dicembre 2019 le autorità cinesi comunicano misteriosi casi di polmonite che non risponde agli antibiotici. Vuol dire che probabilmente è di origine virale. Memori di quanto era successo con la SARS nel 2003, la preoccupazione di trovarsi di fronte a una nuova epidemia, o forse a una riemergenza del virus SARS-CoV è forte.
A gennaio 2020 il virologo australiano Edward Holmes che stava collaborando con virologi cinesi alla caratterizzazione del virus responsabile delle polmoniti, rompe gli indugi imposti dalle autorità cinesi e condivide con la comunità scientifica la sequenza del virus ritenuto responsabile dell'epidemia che si sta allargando in Cina sul database GenBank.
È l'inizio di un periodo estremamente intenso e difficile per tutti, anche per la comunità scientifica. Si studia in dettaglio il genoma del virus per capire come è fatto, come funziona, come si trasmette, per cercare di bloccarne la diffusione, per prevenirne l'infezione e le sue conseguenze. Parallelamente però dall'analisi della sequenza si cerca anche di capire la provenienza e le origini di quel virus.
È già in questa fase iniziale che si creano due scenari, entrambi deleteri.
Il primo è politico, le autorità cinesi dimostrano un atteggiamento decisamente poco trasparente e poco collaborativo. In un sistema autoritario come quello cinese le logiche e le dinamiche del partito vengono prima delle esigenze di apertura e condivisione della comunità scientifica, sia cinese che internazionale.
Purtroppo in quel momento negli Stati Uniti c'è un presidente (e una parte politica) al governo in forte contrasto con la Cina che coglie l'opportunità per muovere accuse molto pesanti al paese rivale. Le autorità cinesi (e anche la comunità scientifica) in risposta diventano ancora meno collaborative e più chiuse. La conseguenza è che tutto quello che non si riesce a sapere in quella fase iniziale della pandemia non si potrà recuperare e ad oggi molte informazioni essenziali sono perdute per sempre.
Il secondo scenario è mediatico, come ogni volta che un nuovo virus esce dal contesto strettamente scientifico, si diffondono subito notizie false e improbabili su una sua presunta creazione in un laboratorio come arma biologica e poi disperso volontariamente o accidentalmente. A nulla valgono le smentite, la disinformazione si muove in fretta e fa presa sulla mente umana molto più della scarna informazione scientifica corretta. Da questo momento dubbi scientifici, fake news e propaganda si sovrapporranno e si fonderanno nella ricerca delle origini del virus.
E poi nel 2022 si apre un terzo scenario, dopo che con le elezioni di midterm il partito repubblicano negli Stati Uniti riprende il controllo del congresso.
Uno dei primi atti politici è quello di attivare la ‘Select Subcommittee on the Coronavirus Pandemic’ con l'incarico di indagare sulla gestione della pandemia da parte del presidente e del partito democratico succeduti nel 2020 a quello repubblicano, nonché sulle origini del virus responsabile di tante morti tra la popolazione americana e di tanti danni per l'economia americana.
Per chi segue i lavori della commissione emerge chiaramente che la gestione dell'emergenza pandemica ha evidenziato o creato spaccature insanabili tra repubblicani e democratici riguardo le contromisure da seguire o non seguire (lockdown, distanziamento, isolamento, mascherine, vaccinazioni, praticamente discordi su tutto) di natura più politica e ideologica che scientifica. Emerge anche che da parte repubblicana si sta cercando con gran determinazione di attribuire ad Anthony Fauci la responsabilità iniziale della pandemia.
La ‘Select Subcommittee on the Coronavirus Pandemic’ di fatto monta un processo politico ad Anthony Fauci. Lo scopo della commissione sembra essere quello di dimostrare che il National Institutes of Health (NIH) ha finanziato con fondi pubblici (“presi dalla tasche degli americani!”) dei progetti di ricerca basati su Gain of Function in Cina (perché vietati negli USA), portati avanti da scienziati non preparati e in strutture non adeguate al Wuhan Institute of Virology (WIV) in quanto collaboratore dell'organizzazione EcoHealth Alliance (EHA) assegnataria del finanziamento.
Cosa è la Gain of Function
Per ricerca Gain of Function (GoF) e Loss of Function (LoF) si intendono le modifiche a livello genomico apportate in modo sperimentale (ed in condizioni controllate) a un microrganismo, che lo rendano più (oppure meno) infettivo o resistente a farmaci, rispetto a quello di origine. Tanti studi funzionali vengono fatti in modo assolutamente sicuro senza ricorrere a GoF o LoF usando pseudovirus, virus modificati ed innocui in cui studiare per esempio la capacità di legare un recettore cellulare. In alcuni casi però è necessario studiare il virus intero. La ricerca GoF è regolata molto rigidamente sia dagli enti finanziatori che da quelli in cui viene effettuata, e nella maggior parte dei casi riguarda microorganismi di limitata patogenicità.
Il quadro che viene delineato è quello di un progetto inutilmente rischioso portato avanti in strutture non adeguate da ricercatori che non seguono le necessarie procedure di sicurezza per cui alla fine c'è una dispersione accidentale del virus che provoca il primo focolaio di Covid-19 nella città di Wuhan.
Oltre a dimostrare questa successione di eventi, la commissione doveva dimostrare anche che una volta scoppiata l'emergenza, Fauci e i vertici del NIH hanno mentito e negato le loro responsabilità ed hanno anche imposto a un gruppo di ricercatori esperti nell'argomento la pubblicazione di un articolo che negasse ogni ipotesi di lab leak imponendo invece l’ipotesi della zoonosi. L'articolo in questione è l’ormai famoso “The proximal origins of SARS-CoV-2”.
Per due anni la commissione ha lavorato, ottenendo l'accesso a email private, ascoltando, convocando pubblicamente, interrogando, chiedendo pareri, analizzando oltre un milione di pagine di documentazione.
Componenti e sostenitori della commissione hanno portato avanti sui loro account social una vera e propria campagna mediatica di odio verso i loro bersagli, arrivando a screditare e ad accusare pubblicamente di frode, condotta scorretta e anche di aver provocato milioni di morti, scienziati ed enti di ricerca americani e stranieri in un contesto in cui i limiti tra legittimo dubbio scientifico, ideologia politica e cospirazionismo erano estremamente fluidi e dinamici.
Finalmente il 3 dicembre scorso la ‘Select Subcommittee on the Coronavirus Pandemic’ ha comunicato pubblicamente di essere riuscita a dimostrare concretamente tutte le malefatte denunciate nei mesi passati e di poter dimostrare che il virus SARS-CoV-2 ha avuto origine in un laboratorio del Wuhan Institute of Virology. Le conclusioni delle loro indagine sono raccolte in un documento di 550 pagine che si può scaricare qui.
Prima di proseguire, va detto che anche la componente DEM della commissione ha reso pubbliche le proprie conclusioni, che sono mediamente in disaccordo con quelle di parte repubblicana, e nelle quali si specifica che i repubblicani non sono riusciti nei due anni di lavori della commissione a dimostrare l’origine da un laboratorio del virus, e la copertura dell’incidente da parte di Fauci. A conferma della natura essenzialmente politica di questa indagine.
Districarsi nelle 550 pagine che riportano frammenti di testimonianze, interviste, pareri, che per una valutazione corretta andrebbero esaminati tutti per intero e non solo nelle poche righe o parole utilizzate e opportunamente contestualizzati, è praticamente impossibile.
Nel comunicato della 'Select Subcommittee on the Coronavirus Pandemic' però vengono identificati i cinque argomenti più forti a sostegno delle loro affermazioni. Intanto vediamo quelli.
1. Il virus ha caratteristiche biologiche che non si trovano in natura
Per chiunque sappia di biologia molecolare e biologia evolutiva questo non è un punto mentre per la commissione è il punto principale. Quindi va capito bene.
Si allude al sito di taglio per la furina (FCS, furine cleavage site) presente nella Spike di SARS-CoV-2 ma non in quella di altri virus SARS-like. Dire che non si trova in natura (quindi l'ha creato qualcuno in un laboratorio) non ha senso, in natura non esiste un oggetto chiamato "sito di taglio per la furina" che un virus un giorno possa acquisire come noi potremmo comprare un nuovo paio di scarpe.
Un virus è un acido nucleico, DNA o RNA che sia, che ogni volta che replica il proprio genoma muta e varia in qualcosa, e quella variabilità va incontro al vaglio della selezione naturale. Si chiama evoluzione. Per esempio, SARS-CoV-2 è identico al 96,1% al virus SARS-like più simile che conosciamo (RaTG13). La maggior parte delle differenze tra i due virus non ha suscitato alcuna attenzione o interesse, forse hanno un ruolo che non sappiamo, forse no. Alcune di quelle differenze invece sono mutazioni che si trovano in una posizione particolarmente conveniente della proteina Spike e codificano per una sequenza particolare di quattro aminoacidi riconosciuta da una proteasi cellulare, la furina, come sito di taglio. Taglio che facilita l'ingresso nella cellula del virus e quindi l'infezione. Visto il vantaggio selettivo conferito, quelle mutazioni sono parte integrante del genoma di SARS-CoV-2 e le chiamiamo "sito di taglio per la furina (FCS, furine cleavage site)".
SARS-CoV-2 ce l'ha, altri coronavirus no, altri ancora hanno una struttura analoga con funzione equivalente (viene tagliata dalla furina) ma sequenza un po' diversa. E il virus della SARS del 2003 invece aveva una sequenza ancora diversa, tagliata da un'altra proteasi, la catepsina-L. Eppure infettava senza problemi ed uccideva anche più di SARS-CoV-2. Un virus può tranquillamente non avere un FCS, oppure può arrivare ad averne uno accumulando mutazioni progressivamente che vengono selezionate e mantenute. Per capire, la variante delta di SARS-CoV-2 emersa nel 2021, grazie ad una ulteriore mutazione P681R (proprio nella regione del FCS) in Spike ha modificato il suo sito di taglio per la furina rispetto al virus originale WU1 aumentando l'affinità per la proteasi (quello originale funzionava ma non era ottimale) e quindi efficienza e patogenicità dell'infezione. L’evoluzione è un processo progressivo.
Ovviamente succede anche che un virus acquisisca un elemento funzionale già completo (come un FCS) per ricombinazione con un altro virus coinfettante sufficientemente simile che già lo abbia (è quello che si ipotizza sia successo per SARS-CoV-2, qui si spiega un po' l'ipotesi). Oppure, certo, si può disegnarlo in laboratorio. Ma allora forse ne disegni uno ottimale in partenza. Oltretutto il FCS di SARS-CoV-2 deriva da un inserimento nucleotidico, approccio che un ricercatore non userebbe certo, col rischio di modificare in modo imprevedibile la struttura 3D di una proteina critica come quella della Spike
2. I dati mostrano che tutti i casi di COVID-19 derivano da un singolo evento di contagio negli umani. Ciò è in contrasto con le precedenti pandemie dove ci sono stati molteplici eventi di spillover
Questo non è vero, i ceppi iniziali erano due, il che fa ipotizzare almeno due eventi separati di spillover. È vero che gli spillover in natura sono frequentemente eventi multipli, sono tentativi dell'evoluzione affidati al gioco tra caso e selezione di trovare nuovi ospiti e nuove strade, ne vedi uno ma ce ne sono stati dieci che non portano a nulla. E sono anche la via normale di passaggio di un virus all’uomo. HIV ha fatto spillover un sacco di volte nella sua storia, tutti eventi separati. Il virus Ebola fa continuamente spillover passando dal suo reservoir animale all’uomo. Non c’è alcun motivo concreto per pensare che la storia di SARS-CoV-2 sia diversa. Mentre la fuoriuscita di due virus diversi dallo stesso laboratorio è così estremamente improbabile che per essere credibile dovrebbe essere dimostrata, cosa che ormai non potrà succedere.
3. Wuhan è sede è la sede del principale laboratorio di ricerca cinese sulla SARS, che ha una storia di ricerca gain-of-function con livelli di biosicurezza inadeguati
Non risulta che al WIV facessero GoF research sui virus SARS, i dati di reverse genetics pubblicati anche da ricercatori del WIV erano in collaborazione col laboratorio di Ralph Baric alla University of North Carolina, UNC, dove c’era l’expertise necessaria. Anche le modifiche di virus SARS-like proposte nel progetto Defuse sottoposto al DARPA e mai finanziato e attuato, sarebbero comunque state effettuate alla UNC. E comunque per effettuare modifiche di Gain of Function è necessario un virus di partenza da modificare che non è stato mai trovato e non risulta tra quelli studiati al WIV. Quindi non c’è alcuna prova concreta.
4. I ricercatori del Wuhan Institute of Virology (WIV) si sono ammalati di un virus simile al COVID nell'autunno del 2019, mesi prima che il COVID-19 fosse scoperto al mercato di Huanan
In realtà non c'è alcuna conferma che personale del WIV fosse malato “with symptoms consistent with both COVID-19 and common seasonal illness” prima di dicembre 2019. Sicuramente nessuno con sintomi respiratori gravi ed anomali per il mese di novembre. Affermare oggi che si trattava di un virus covid-like è mentire o almeno fare illazioni senza prova.
5. Se ci fossero evidenze scientifiche dell'orgine naturale del Covid sarebbero già emerse
No, non sappiamo niente di quello che ha fatto un virus di cui nessuno conosceva nemmeno l'esistenza prima di ritrovarcelo nei polmoni. Ipotizziamo che venga da un pipistrello del genere Rhinolophus per analogia di sequenza con altri virus che infettano quei pipistrelli, ma non sappiamo quanto tempo fa abbia trovato un ospite intermedio, non sappiamo dove e non sappiamo quale. Il virus SARS-CoV del 2003 probabilmente è passato all’uomo nel 2002 nel mercato di animali vivi di Guangdong ma solo nel 2017 si è capito che il suo reservoir naturale era una colonia di pipistrelli nelle grotte dello Yunnan, a 1300 km di distanza.
Comunque tutto suggerisce che l'ospite intermedio di SARS-CoV-2 sia stato un animale al mercato di Huanan (Qui una sintesi recente e qualche riferimento bibliografico). Ma magari a quell'animale quel virus SARS-like progenitore di SARS-CoV-2 non dava sintomi particolari oppure lo ha ucciso in fretta, e come facciamo a sapere chi fosse? Il virus della febbre suina africana infetta il facocero in modo asintomatico e da lì passa al maiale che invece muore di una morte terribile.
Dire che non abbiamo trovato una cosa in natura (l’ospite intermedio) non vuol dire che quella cosa non c'è, vuol dire che non l'abbiamo trovata e basta. E probabilmente non la troveremo mai, ma non è un motivo sufficiente per dire che non c'è perché il virus è stato creato in un laboratorio.
In sintesi, è certamente importante scoprire le origini di un virus per prevenire ulteriori pandemie. Per esempio, sappiamo che molti progenitori molto simili a SARS-CoV-2 infettano da alcuni decenni colonie di pipistrelli in molte regioni dell’est asiatico, per cui la possibilità che in futuro un nuovo virus SARS-like si presenti sulla scena è consistente. Per questo ci sono laboratori che li cercano e li studiano in modo approfondito. Quelli che sono stati accusati senza alcuna prova concreta di aver creato il virus. Ma studiare qualcosa non vuol dire averla creata.
Nelle conclusioni della commissione non sembra di trovare elementi nuovi o conferme riguardo l'ipotesi di un’origine del SARS-CoV-2 in laboratorio. Si tratta di argomenti ipotetici, congetture, analizzati e discussi e smentiti ormai innumerevoli volte, impossibili da provare (e quindi anche da negare, non puoi dimostrare che una cosa non successa non sia successa) ma stavolta presentati come elementi concreti ma solo per autorità politica, non scientifica. Nessuno può escludere, nessuno può dire che non sia successo, quindi diciamo che, most likely, è successo. Ricordando la teiera celeste di Bertrand Russel.
Immagine in anteprima: frame video The National Desk via YouTube