Cosa (non) ha realmente detto il giudice Esposito sulla sentenza Mediaset
4 min letturaAggiornamento 15/12/2014: Il Csm ha assolto il giudice Antonio Esposito, presidente del collegio che in Cassazione nell’agosto 2013 condannò in via definitiva Silvio Berlusconi per frode fiscale nel processo Mediaset, dall'accusa di aver violato il dovere del riserbo per l'intervista data a Il Mattino prima del deposito delle motivazioni della sentenza.
L'assoluzione da parte della sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura è arrivata "per essere risultati esclusi gli addebiti" nei confronti del magistrato.
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Aggiornamento 13/11/2013: Pratica archiviata. Con 17 voti favorevoli, due contrari e 5 astenuti il plenum del Csm ha accolto la richiesta della prima commissione di non procedere nei confronti di Antonio Esposito, giudice di Cassazione.
Per il magistrato viene meno il trasferimento per incompatibilità ambientale o funzionale. L'organo di autogoverno della magistratura precisa, inoltre, che possibili profili di natura disciplinare «devono essere affrontati nelle sedi competenti».
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Aggiornamento 7/11/2013: Dopo le indiscrezioni sulla stampa del 16 ottobre scorso, oggi la prima commissione del Csm ha ufficializzato la richiesta di archiviare il caso del magistrato di Cassazione Antonio Esposito. Con questa decisione verrebbe meno il trasferimento d'ufficio del giudice accusato di aver anticipato nell'intervista a Il Mattino le motivazioni della sentenza del processo Mediaset.
Nella proposta cade anche la possibilità della tutela richiesta da Esposito al Csm in seguito a degli articoli, considerati dal giudice diffamatori, in cui veniva attaccatto proprio per il colloquio con il quotidiano fondato a Napoli.
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Aggiornamento 16/10/2013: Archiviata. Questa la conclusione che toccherebbe alla pratica in Csm sul giudice di Cassazione, Antonio Esposito. Secondo le indiscrezioni uscite in agenzia e rilanciate dalla stampa l’orientamento della prima commissione del Consiglio superiore della magistratura sarebbe quello di archiviare il fascicolo aperto dopo l'intervista che il magistrato aveva concesso a Il Mattino prima del deposito delle motivazioni della sentenza del processo Mediaset. Il consenso dei consiglieri per la proposta sarebbe stato unanime.
Sempre secondo l'organo di autogoverno della magistratura la condotta di Esposito non rientra nella propria competenza e deve essere valutata sotto il profilo disciplinare – al riguardo Gianfranco Ciani, pg di Cassazione, ha già avviato una preistruttoria -. Per la prossima settimana è atteso il voto in commissione.
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Aggiornamento 30/08/2013: Depositate le motivazioni della sentenza di Cassazione. Dalla lettura delle 208 pagine c'è la conferma che Antonio Esposito in quello scambio con il giornalista de Il Mattino stesse effettivamente parlando di un caso generale riguardo al «principio giuridico secondo il quale si può essere condannati in base al presupposto che l’imputato «non poteva non sapere». Il "non poteva non sapere" o il sapere perché "portato a conoscenza di quello che succedeva", infatti, non c'entrano con le motivazioni del processo Mediaset, perché la decisione della Corte si basa sul fatto che Silvio Berlusconi è stato proprio l'«ideatore» del sistema illecito, come spiega anche Luigi Ferrarella sul Corriere della sera.
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Il giudice Esposito è diventato un "caso" mediatico/politico. Tutto nasce quando ieri Il Mattino pubblica l'intervista al magistrato della sezione feriale della Cassazione che il primo agosto ha confermato la condanna a 4 anni di carcere per frode fiscale a Silvio Berlusconi. Titolo e catenaccio scelti per il lancio sono una "bomba" giornalistica.
Esposito, quindi, come ha poi denunciato Ghedini «avrebbe anticipato le motivazioni della sentenza ad un giornalista del Mattino di Napoli che lo ha riportato con grandissimo risalto». Le proteste sono arrivate anche da parlamentari pidiellini e opinionisti berlusconiani. Il giudice, sempre nella giornata di ieri, ha voluto smentire quell'intervista rilasciata ad un giornalista che conosceva da più di 30 anni, perché il testo sarebbe frutto di una «gravissima manipolazione». A sua volta Il Mattino ha confermato il testo dell'intervista.
Il giudice Esposito corregge il tiro, ma Il Mattino ribadisce: «Intervista riportata in forma letterale»: «Pos... http://t.co/gEo5jW7FQ8
— Il Mattino (@mattinodinapoli) August 6, 2013
Il quotidiano, ieri sera, ha pubblicato l'audio di una parte del colloquio tra il magistrato di Cassazione e il giornalista. Questa mattina i principali giornali italiani nel ricostruire il "caso" si limitano a riportare le varie versioni. Ma proprio dal confronto tra l'audio e il testo integrale dell'intervista si può ricostruire tutta la questione e vedere che:
- Né nell'intervista scritta, né nell'audio riportato Berlusconi viene nominato da Esposito riguardo a "condannato perché sapeva".
- Ma allora per quale motivo viene fatto passare questo passaggio/messaggio? Perché la domanda "Non è questo il motivo per cui si è giunti alla condanna? E qual è allora?" - come ha denunciato il giudice e mostrato, sempre ieri, da Polisblog.it - è stata inserita successivamente, spezzando una lunga risposta di Esposito ad un'altra domanda posta realmente dal giornalista che si riferiva al caso generico della possibilità di essere condannati perché "non si poteva non sapere" - "Lasciamo in un angolo le polemiche. Può esistere, chiamiamolo così, un principio giuridico secondo il quale si può essere condannati in base al presupposto che l’imputato «non poteva non sapere»?" -. In questo modo si è creata l'idea che il giudice risponda ad un quesito specifico sul caso Mediaset. Cosa che invece, appunto, non è avvenuta.
- Esposito nella sua smentita dichiara anche che "[Il testo dell'intervista da pubblicare è stato manipolato] poi della seguente risposta (mai da me data): "Noi potremmo dire: tu venivi portato a conoscenza di quel che succedeva. Non è che tu non potevi non sapere perché eri il capo. Teoricamente, il capo potrebbe non sapere. No, tu venivi portato a conoscenza di quello che succedeva. Tu non potevi non sapere, perché Tizio, Caio e Sempronio hanno detto che te lo hanno riferito. È un po' diverso dal "non poteva non sapere"». In questo caso il giudice dice una mezza verità. Perché quelle parole, ascoltando l'audio, le ha effettivamente pronunciate solo che appunto non l'ha mai fatto come conseguenza logica sintattica alla domanda "Non è questo il motivo per cui si è giunti alla condanna? E qual è allora?" e quindi, come afferma Esposito, non una sua "risposta".
Ora, indipendentemente dall'opportunità o meno di rilasciare l'intervista da parte del giudice Esposito, è giusto che in un colloquio le risposte possano essere interpretate e contestualizzate - sempre però rimanendo fedeli alla volontà dell'intervistato - ma quello che non si può accettare, perché giornalisticamente scorretto e perché si trae in inganno il lettore, è mettere in bocca alle persone un virgolettato mai pronunciato. Anche perché il "botto giornalistico" non può e non deve giustificare la rottura del rapporto di fiducia tra la stampa e l'opinione pubblica.
UPDATE:
Trascrizione intervista, audio e fax (qui dove si può vedere la differenza tra testo concordato e approvato e articolo pubblicato). Questi gli elementi emersi finora in questa storia. Pronti ad aggiornare se ci saranno nuovi fatti.