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Corruzione, filoputinismo e derive autoritarie: le proteste di massa in Slovacchia contro il governo di Robert Fico

27 Gennaio 2025 4 min lettura

Corruzione, filoputinismo e derive autoritarie: le proteste di massa in Slovacchia contro il governo di Robert Fico

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La scorsa settimana oltre 100 mila persone hanno partecipato a manifestazioni in più di 30 città slovacche contro il governo di Robert Fico, accusato di essere vicino al Cremlino e di voler allontanare il paese dall'Unione Europea e dalla NATO. Oltre a queste motivazioni, i protestanti hanno anche denunciato la corruzione endemica e i tentativi di destabilizzazione interna collegati all'attuale governo.

A Bratislava, la capitale, 60 mila persone hanno riempito le piazze nella più grande mobilitazione popolare dalla morte del giornalista investigativo Ján Kuciak nel 2018. Un dato impressionante per una nazione di appena cinque milioni e mezzo di abitanti. Il primo ministro Fico ha liquidato le proteste come il risultato di un presunto complotto orchestrato dai servizi segreti occidentali, compresi quelli ucraini, invocando quello che secondo il premier slovacco sarebbe uno ‘scenario Maidan’ organizzato artificialmente.

An estimated 100,000 people took to the streets across Slovakia today, protesting against Fico's government and its pro-Russia stance.Crowds chanted that 'Slovakia belongs in the EU' in one of the largest demonstrations since the 1989 Velvet Revolution.

Anton Spisak (@antonspisak.bsky.social) 2025-01-24T22:40:53.387Z

Una delle più importanti giornaliste slovacche, Monika Tódová di Denník N, ha riportato le dichiarazioni di Robert Fico secondo cui “un terzo dei manifestanti è ucraino”, aggiungendo di rischiare “la vita per le mie opinioni sull’Ucraina. Nessuno vuole uscire dall’UE, ma siamo troppo esperti perché guardie ucraine e georgiane destabilizzino il nostro Stato”. Quando parla di pericolo per la sua incolumità, Fico si riferisce all’attentato ai suoi danni dello scorso maggio, compiuto dal 71enne Juraj Cintula. Le circostanze dell’attentato non sono state ancora chiarite dagli inquirenti slovacchi.


Le relazioni tra Bratislava e Kyiv sono tese sin dall’insediamento del governo populista di sinistra slovacco, a fine 2023, e si sono ulteriormente inasprite a gennaio a causa della disputa sul gas. La decisione dell’Ucraina di interrompere il transito di gas russo attraverso il proprio territorio ha scatenato l’ira di Fico, che successivamente ha proposto al presidente Zelensky un incontro per negoziare la ripresa del transito.

Una posizione volutamente ambigua, dato che il gas russo contribuisce a finanziare le operazioni militari del Cremlino in Ucraina. Alla provocazione di Fico, Zelensky ha risposto invitandolo a recarsi a Kyiv per discutere direttamente della questione. Il premier slovacco ha però declinato l’invito.

La coalizione di governo slovacca è guidata dal partito di Fico Smer-SD, sostenuto da Hlas-SD, socialista, e dal Partito Nazionale Slovacco (SNS), di estrema destra. La coalizione ha vinto le elezioni di due anni fa su una piattaforma elettorale basata su misure populiste, aumenti della spesa sociale, una politica migratoria restrittiva e un maggiore controllo statale sull’economia, oltre a una retorica critica verso UE e NATO. Anche per questi motivi, il gruppo parlamentare europeo Socialisti e Democratici (S&D) più volte ha preso le distanze da Fico, sospendendo il suo partito già nell’ottobre 2023. Più recentemente, si è parlato di un avvicinamento al gruppo di estrema destra Patrioti per l’Europa, poi smentito dallo stesso premier slovacco per “divergenze ideologiche”.

Sulle posizioni relative all’Ucraina, il governo slovacco ha adottato una linea ambigua e descritta da più analisti come filorussa: ha ridotto il sostegno militare a Kyiv, accusato i paesi occidentali di alimentare il conflitto e promosso il dialogo con Mosca, che Fico ha  visitato lo scorso 23 dicembre, secondo capo di governo a farlo dopo l’ungherese Viktor Orbán.

Uno dei più celebri attori slovacchi, Tomáš Maštalír, ha preso parte alle recenti manifestazioni a Bratislava accusando la leadership slovacca di “non riuscire a immaginare che qualcuno possa agire liberamente e indipendentemente senza un qualche tipo di guadagno personale," rispondendo alle accuse di Fico per cui le proteste sarebbero etero-dirette.

Tra le rivendicazioni delle proteste ci sono infatti anche i tentativi politici del governo di allentare i controlli costituzionali anti-corruzione e la lotta contro le organizzazioni non governative non allineate. La presidente della Stop Corruption Foundation, Zuzana Petková, ha dichiarato: “Il Servizio Informazioni Slovacco (SIS) afferma di avere informazioni serie su un tentativo di destabilizzare la Slovacchia. Anche noi le abbiamo. È la corruzione che destabilizza la Slovacchia da tempo, non le organizzazioni non governative”.

Oltre a dover fronteggiare le proteste, la coalizione di Fico ha perso anche il sostegno di quattro parlamentari del partito Hlas: Ján Ferenčák, Roman Malatinec, Samuel Migál e Radoslav Šalitros hanno dichiarato che non voteranno più per la maggioranza in aula. Diversi commentatori online filo-ucraini, rilanciando Visegrád 24, media più volte accusato di disinformazione, hanno festeggiato la perdita della maggioranza da parte di Fico e probabili elezioni anticipate.

La coalizione di governo slovacca è in realtà già priva di una maggioranza dopo la fuoriuscita, lo scorso ottobre, di tre deputati del partito di estrema destra SNS. Prima ancora della recente defezione dei quattro parlamentari di Hlas, la coalizione contava 72 seggi, ben al di sotto dei 76 necessari per governare (ora sono 68). Michal Šimečka, leader del principale partito di opposizione, Slovacchia Progressista, ha parlato di "governo di minoranza" e indicato le "elezioni anticipate" come unica via d’uscita dalla crisi.

Matúš Šutaj Eštok, leader dei fuoriusciti di Hlas e attuale ministro dell’Interno, ha dichiarato che lavorerà per reintegrare i quattro parlamentari, le cui motivazioni non sono legate alle proteste, ma a personali ambizioni politiche.

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Fico, però, ha già chiarito che non lascerà il potere né indirà elezioni anticipate. Si delineano quindi due scenari: da un lato, Fico potrebbe intensificare la retorica sul presunto tentativo di colpo di Stato legato alle proteste, cercando di destabilizzare ulteriormente il quadro politico per ricompattare la sua coalizione; dall’altro, lo stallo che si è già manifestato nel Consiglio Nazionale slovacco potrebbe effettivamente portare a nuove elezioni.

Secondo i sondaggi, i tre partiti di governo rischierebbero di perdere gran parte del consenso conquistato due anni fa, e questa eventualità spaventa Fico, che aveva promesso “di non voler più perdere il potere” come nel 2018. Qualora il calo di popolarità fosse confermato alle elezioni anticipate, il leader di Smer verrebbe meno alla promessa, che ha il suono di una minaccia per la democrazia slovacca.

(Immagine anteprima: frame via YouTube)

 

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