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La lezione della Corea del Sud: la memoria storica dei nonni e la sfida al potere militare che salva la democrazia

6 Dicembre 2024 8 min lettura

La lezione della Corea del Sud: la memoria storica dei nonni e la sfida al potere militare che salva la democrazia

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"Non uscire a tarda notte". "Non distinguerti, non urlare per strada e vai a scuola in silenzio". "Devi stare attento a quello che dici, perché i soldati potrebbero trascinarti via". Sono alcuni dei messaggi e sms inviati dai nonni della Corea del Sud ai loro nipoti, durante le drammatiche ore intercorse tra le 22 e 23 del 3 dicembre e le 4.27 del 4 dicembre. Sei ore e quattro minuti in cui il paese ha improvvisamente rivissuto gli incubi del passato, quelle intercorse tra l'annuncio dell'imposizione della legge marziale da parte di Yoon Suk-yeol e la conferma della sua revoca dopo la richiesta approvata all'unanimità dall'Assemblea nazionale intorno all'una di notte.

I messaggi di quelle nonne e quei nonni sono diventati virali sui social sudcoreani, coi netizen che hanno iniziato a condividere gli screenshot delle chat. Sono quei nonni ad aver vissuto in prima persona il trauma della precedente legge marziale, quella imposta dal generale Chun Doo-hwan il 17 maggio 1980. Quel giorno, i militari invasero le strade di varie città del paese, mentre l'intelligence fece irruzione in una conferenza nazionale dei leader sindacali studenteschi di 55 università. Circa 2.700 persone furono arrestate, tra cui 26 politici. A Gwangju, i cittadini si rivoltarono e presero il controllo della città. Le forze amate inviate per sedare la rivolta commisero un massacro. I dati ufficiali sostengono che le vittime civili degli scontri siano state 165, ma diversi studi sostengono che il numero reale andrebbe stimato tra i 600 e i 2.300 morti. Fu l'inizio di quasi otto anni di dittatura militare.

Con le elezioni libere del 1987, la Corea del Sud ha iniziato un processo di democratizzazione che l'ha resa uno dei baluardi del sistema liberale in Asia orientale. Da qui lo sgomento di molti, soprattutto di chi ricorda nitidamente il dramma del 1980, all'improvviso annuncio di Yoon. Molti sono rimasti sorpresi dall'imposizione della legge marziale, la tredicesima dal dopoguerra a oggi. All'inizio, in tanti hanno pensato a un fake. Tra questi, anche Lee Jae-myung, leader del Partito Democratico e dell'opposizione. Alla Cnn ha dichiarato che si trovava a letto, quando la moglie gli ha mostrato il video del discorso di Yoon. "Ho risposto che doveva essere un deepfake e che non era possibile fosse reale", ha detto Lee, soprannominato il "Bernie Sanders sudcoreano" per le sue posizioni inusualmente radicali (per i canoni sudcoreani) in materia di politiche economiche e sociali. 

Invece, era tutto vero. Vedere i militari fare irruzione nell'Assemblea nazionale e gli elicotteri sopra l'edificio del parlamento ha fatto capire che era tutto vero. Nel suo discorso, Yoon ha parlato di decisione obbligata per "proteggere il paese dalle forze comuniste nordcoreane". Dall'esterno, qualcuno può aver pensato a un rischio per la sicurezza nazionale. D'altronde, le tensioni nella penisola coreana sono in costante aumento sin dalla primavera 2020, quando Kim Jong-un ha fatto saltare in aria il centro di collegamento intercoreano di Kaesong. Ancor di più, dopo che il leader supremo della Corea del Nord ha siglato un trattato di mutua difesa con Vladimir Putin, ospitando il presidente russo nella sua prima visita a Pyongyang dal 2000. 

In realtà, si è capito rapidamente che la logica della mossa di Yoon era prettamente interna. L'amministrazione del presidente è sempre stata debole. Dopo la risicata vittoria alle presidenziali del 2022, sin dal suo primo giorno di mandato Yoon è stato una "anatra zoppa", con la maggioranza dell'Assemblea nazionale controllata dall'opposizione. L'ex procuratore generale della Corea del Sud si era costruito una fama di incorruttibile prima di entrare in politica, contribuendo anche alle indagini che nel 2017 portarono all'impeachment della presidente Park Geun-hye, poi condannata per corruzione. Una volta presidente, non è però riuscito a far approvare praticamente nessuna delle riforme che aveva in mente. Molto presto è stato costretto sulla difensiva. Prima per le conseguenze della strage di Itaewon, quando durante i festeggiamenti di Halloween 2022 circa 160 persone (per lo più molto giovani) sono morte schiacciate dalla calca. Le evidenti falle nel sistema di sicurezza non hanno mai portato a una presa di responsabilità da parte del governo e Yoon ha usato più volte il veto presidenziale per opporsi all'istituzione di una commissione d'inchiesta indipendente. Lo strumento del veto è stato utilizzato in tutto per 25 volte in due anni e mezzo, a dimostrazione di una polarizzazione estrema in cui i veleni e gli attacchi politici sono all'ordine del giorno. Ne è rimasta coinvolta anche Kim Keon-hee, la first lady, che ha subito e continua a subire diverse accuse. Tra queste, l'aver accettato in regalo una borsa Dior del valore di 3 milioni di won (2240 dollari). Le leggi della Corea del Sud vietano ai funzionari pubblici e ai loro coniugi di accettare regali di valore superiore a 750 dollari in relazione alle loro funzioni ufficiali. 

Yoon si è sentito sempre più sotto attacco, logorato e incapace di dare una direzione decisa alla sua amministrazione. Ancor di più dopo la netta sconfitta alle elezioni legislative dello scorso aprile. Il tutto mentre entrava in contrasto con una serie di categorie di lavoratori, dai docenti ai medici. Per non parlare del rapporto conflittuale coi sindacati, da sempre il simbolo della democratizzazione della Corea del Sud, ma anche con i gruppi di attivisti, la comunità LGBTQ+. E, più in generale, con le donne. Tra le maggiori promesse elettorali di Yoon in vista delle presidenziali del 2022 c'era infatti l'abolizione del ministero dell'Uguaglianza di genere. Da qualche mese, c'era chi aveva iniziato a temere una reazione forte a una situazione di grande difficoltà, magari con una legge marziale d'emergenza. A suffragio di questa ipotesi, ci sarebbe stata la nomina a ministro della Difesa di Kim Yong-hyun, suo fedelissimo e amico personale sin dai tempi in cui erano compagni di liceo. Il ministro ha effettivamente giocato un ruolo da protagonista la notte del 3 dicembre, tanto da essere indagato per tradimento insieme al ministro dell'Interno e allo stesso Yoon.

La molla con cui il presidente e pochi fedelissimi, sconsigliati dal resto dei componenti del governo, sono passati all'azione è stato il blocco dell'approvazione della legge di bilancio da parte dell'opposizione. È la scusa usata da Yoon per dire che il Partito democratico "ha bloccato il governo", trasformando il parlamento "in un rifugio per criminali che cerca di paralizzare il sistema amministrativo-giudiziario e di rovesciare il nostro ordine democratico liberale". 

C'è chi ha paragonato la mossa di Yoon a quella di Donald Trump, quando il 6 gennaio 2021 ispirò l'assedio al Campidoglio. "Come Trump, Yoon ha fatto costantemente riferimento alle fake news e chiama i suoi avversari politici nemici dello Stato (come dice Trump, il nemico interno)", ha scritto Timothy Snyder, che aggiunge: "Mi sembra probabile che la presenza stessa di Trump sulla scena internazionale renderà più probabili simili tentativi, tra gli alleati democratici dell'America (come la Corea del Sud) e in generale".

È vero, come dice Snyder, che sia in Corea del Sud che negli Stati Uniti esiste una base giuridica che dà un grande potere al presidente. Ma è anche vero che l'Assemblea nazionale ha dimostrato con le sue azioni di poter essere un contrappeso fondamentale e funzionante. Meno di tre ore dopo l'annuncio della legge marziale, 190 parlamentari hanno votato in modo unanime la richiesta di revoca, mentre i militari cercavano di fare irruzione in aula per bloccarli e per arrestare i leader dell'opposizione. 

Le immagini che hanno fatto il giro del mondo sono in realtà l'esatto opposto di quanto accaduto negli Stati Uniti. Sì, in entrambi i casi un presidente sta per cedere il posto (Trump) o sente di non avere potere e difese di fronte alle azioni dell'opposizione (Yoon). Ma, nel tentativo di sovvertire il sistema democratico, il prossimo inquilino della Casa Bianca ha fomentato la folla di seguaci e sostenitori contro le autorità e le forze di sicurezza. Al contrario, il presidente sudcoreano ha cercato di raggiungere lo stesso obiettivo attraverso l'uso dell'esercito. Se a Capitol Hill nel mirino c'erano anche i poliziotti, a Seoul erano i poliziotti ad avere nel mirino oppositori e semplici cittadini.

Eppure, nonostante il decreto sulla legge marziale mettesse fuori legge qualsiasi attività politica o forma di protesta, parlamentari e società civile hanno reagito tempestivamente. È stata la loro disobbedienza, dettata dal desiderio di salvare le istituzioni democratiche, a salvare il paese dalla legge marziale. Mentre i deputati si barricavano dentro l'Assemblea nazionale per riuscire a votare la richiesta di revoca, all'esterno i cittadini si sono radunati in massa per rendere chiaro che non avevano intenzione di accettare un inquietante ritorno al passato. A guardarli bene, non stavano solo protestando, ma stavano invece proteggendo l'Assemblea nazionale dall'abnorme eccesso di potere ordinato da Yoon. Lo hanno fatto col loro corpo, giovani compresi, in più occasioni sfidando apertamente i militari. Nonostante gli avvertimenti dei nonni, che hanno ispirato non tanto la volontà di tenersi al sicuro come individui, quanto di mettere al sicuro la democrazia conquistata col sangue.

Per tutta la settimana, a Seoul sono tornate le candele, simbolo di resistenza civile e non violenta delle proteste che nel 2017 hanno portato all'impeachment di Park. Come allora, risuona costantemente Into the World, la canzone diventata simbolo di una Corea che lotta per la difesa della sua democrazia e per un futuro migliore. Ora i manifestanti chiedono l'arresto di Yoon, mentre i sindacati hanno proclamato uno sciopero generale a oltranza fino a quando il presidente non si sarà dimesso o non sarà rimosso. Secondo i primi sondaggi, circa il 70% dei sudcoreani è a favore dell'impeachment. 

Affinché venga approvato, l'opposizione ha bisogno di almeno otto voti del Partito del Potere Popolare, la forza di governo. Fino a giovedì sera, nonostante l'immediata presa di distanza dalla decisione sulla legge marziale, il suo leader Han Dong-hoon aveva dichiarato che il partito avrebbe votato contro. A Yoon era stata anche offerta una parziale via di fuga, con l'individuazione del ministro della Difesa come capro espiatorio e le sue dimissioni. Yoon non l'ha però colta. Non ha ascoltato le richieste di scusarsi per quanto accaduto, né chi gli suggeriva di dimettersi per evitare guai peggiori con la giustizia. Venerdì mattina, Han ha annunciato la svolta, ponendosi a favore della rimozione del presidente. Scelta, dice lui, arrivata sulla base di "prove credibili" che con la legge marziale abbia provato a far arrestare i leader dell'opposizione. Di più. Ha detto che se Yoon resterà al suo posto "c'è il rischio significativo che si ripetano azioni estreme". Traduzione: seconda legge marziale. Scenario negato dall'esercito e dal ministro della Difesa ad interim, Kim Seon-ho, il quale ha detto che si opporrebbe a un simile ordine.

Senza ulteriori colpi di scena e con lo svolgimento del voto di impeachment, si aprirebbero diverse opzioni. Qualora venisse approvata, Yoon verrebbe immediatamente privato dei suoi poteri costituzionali e il primo ministro Han Duck-soo assumerebbe per il momento le funzioni di presidente. Allo stesso tempo, la Corte costituzionale avvierebbe un processo per decidere se confermare la decisione dell'Assemblea nazionale. Potrebbero volerci alcuni mesi per arrivare a una sentenza, in cui c'è bisogno di almeno sei voti su nove per confermare l'impeachment. Con la conferma della messa in stato d'accusa di Yoon, verrebbero indette nuove elezioni presidenziali entro 60 giorni. A quel punto, il Partito Democratico sarebbe nettamente favorito e Lee potrebbe diventare il prossimo presidente. 

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Se la mozione fosse respinta, è quasi scontato che l'opposizione ne presenti una seconda a stretto giro. Yoon resterebbe esposto alle richieste di indagine contro di lui e la moglie, mentre le proteste continuerebbero e si amplierebbero, così come la mobilitazione dei sindacati.

Di certo, è stata e sarà decisiva la volontà dei sudcoreani di difendere una democrazia conquistata a fatica e che non vogliono assolutamente perdere. La loro reazione di fronte al tentato golpe di palazzo di Yoon, decisa e senza compromessi, mostra che gli anticorpi democratici della Corea del Sud sono tanto forti da poter essere presi d'esempio.

Immagine in anteprima: frame video AP via YouTube

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