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9 Febbraio 2023

Come il Nepal ha rigenerato le sue foreste

Negli anni '70, il Nepal stava affrontando una crisi ambientale. Le foreste delle colline nepalesi si stavano degradando a causa del pascolo del bestiame e della raccolta di legna da ardere, con il conseguente aumento delle inondazioni e degli smottamenti. Un rapporto della Banca Mondiale del 1979 avvertiva che, senza programmi di riforestazione su larga scala, le foreste sarebbero state in gran parte eliminate entro il 1990.

Negli anni '80 e '90, il governo nepalese ha iniziato a rivalutare le pratiche di gestione forestale a livello nazionale, fino ad arrivare nel 1993 a una importante legge forestale fondamentale che ha permesso alle guardie forestali nepalesi di cedere le foreste nazionali ai gruppi forestali comunitari. Il risultato di questa gestione comunitaria, secondo una recente ricerca finanziata dalla NASA, è stato quasi il raddoppio della copertura forestale in tutto il paese.

“Una volta che le comunità hanno iniziato a gestire attivamente le foreste, queste sono ricresciute soprattutto grazie alla rigenerazione naturale”, ha dichiarato Jefferson Fox, ricercatore principale del progetto NASA Land Cover Land Use Change e vicedirettore della ricerca presso l'East-West Center delle Hawaii. Prima che il Nepal approvasse la legge forestale del 1993, la gestione delle foreste da parte del governo era meno efficace. “La gente continuava a usare le foreste”, ha aggiunto Fox, “ma non era autorizzata a gestirle attivamente e non c'era alcun incentivo a farlo”. Di conseguenza, le foreste venivano pesantemente pascolate dal bestiame e sfruttate per ricavarne legna da ardere. Si sono degradate.

Nell'ambito della gestione forestale comunitaria, le guardie forestali locali hanno lavorato con i gruppi comunitari per sviluppare piani che definissero le modalità di sviluppo e gestione delle foreste. Le persone hanno potuto estrarre risorse dalle foreste (frutti, medicine, foraggio) e vendere prodotti forestali, ma i gruppi hanno spesso limitato il pascolo e il taglio degli alberi, oltre a limitare la raccolta di legna da ardere. I membri della comunità hanno anche pattugliato attivamente le foreste per assicurarsi che venissero protette.

Oggi le foreste comunitarie occupano quasi 2,3 milioni di ettari - circa un terzo della copertura forestale del Nepal - e sono gestite da oltre 22.000 gruppi forestali comunitari che comprendono 3 milioni di famiglie.

23 Febbraio 2023 21:33
“Forever pollution”: in Europa individuati 17mila siti contaminati per sempre dai cosiddetti inquinanti eterni

Circa 17mila siti contaminati in Europa, di cui 2.100 a livelli pericolosi per la salute: è la mappa dei Pfas conosciuti come “inquinanti eterni”. È quanto emerge dal “Forever Pollution Project” per il quale hanno collaborato 17 media, tra cui Le Monde e Guardian

I Pfas sono composti chimici sintetici quasi indistruttibili. Sviluppati per resistere all’acqua e al calore, hanno proprietà antiadesive e impermeabili e presenti in oggetti comuni: prodotti in teflon, imballaggi alimentari, tessili, Gore-tex, automobili, persino nel filo interdentale.

Due PFAS sono stati collegati a una serie di problemi di salute: il Pfoa al cancro ai reni e ai testicoli, malattie della tiroide, colite ulcerosa, colesterolo alto e ipertensione indotta dalla gravidanza; il Pfos a malattie della riproduzione, dello sviluppo, del fegato, dei reni e della tiroide. 

I Pfas non si degradano e sono molto mobili, possono essere rilevati in acqua, aria, pioggia, lontre e merluzzi, uova ed esseri umani. Ed è estremamente costoso sbarazzarsene così spesso si rinuncia alla bonifica. La scorsa settimana l’Agenzia europea delle sostanze chimiche ha avanzato la prima proposta per vietare gli Pfas dal 2026.

Il Belgio ospita i livelli più alti di inquinamento. Alle persone che vivono nel raggio di 15 km dal sito di produzione di PFAS della 3M a Zwijndrecht, nelle Fiandre, è stato detto di non mangiare le uova deposte nei loro giardini e di evitare le verdure coltivate in casa. Nel frattempo, a 70.000 persone che vivono in un raggio di 5 km dall'impianto è stato offerto un esame del sangue per verificare la presenza di PFAS. 3M afferma che bonificherà il sito e ha firmato un accordo con la regione fiamminga con un investimento di 571 milioni di euro. 3M ha inoltre annunciato l'intenzione di abbandonare la produzione di PFAS e di lavorare per interrompere l'uso di PFAS in tutto il suo portafoglio prodotti entro la fine del 2025.

Nei Paesi Bassi, un incidente che ha coinvolto i PFAS nella schiuma antincendio ha contaminato i terreni intorno all'aeroporto Schiphol di Amsterdam. In alcuni aeroporti e siti militari in Germania sono stati riscontrati problemi simili. Nel Regno Unito, i livelli più elevati di PFAS sono stati riscontrati in uno scarico di un impianto chimico sul fiume Wyre, vicino Blackpool. Secondo i dati del Centro per l'ambiente, la pesca e l'acquacoltura del Defra, i pesci del fiume contengono livelli elevati di PFAS

In Italia, sono stati riscontrati alti livelli altissimi nel fiume Po. Dagli anni ’60 i Pfas sono stati prodotti nella piana fra Padova, Verona e Vicenza, da lì riversati nelle acque superficiali delle campagne e percolati nelle falde contaminando un’area molto estesa, considerata dal CNR il più grande inquinamento idrico d’Europa. 

15 Febbraio 2023 13:09
L’Unione Europea vieta la vendita di auto a combustibili fossili a partire dal 2035 e limita le emissioni di camion e autobus

Il Parlamento Europeo ha formalmente approvato una legge che vieta la vendita di nuove auto a benzina e diesel nei paesi dell’Unione Europea a partire dal 2035. Le case automobilistiche dovranno ridurre del 100% le emissioni di anidride carbonica (CO2) delle nuove auto vendute, con l'obiettivo di favorire il passaggio alla vendita di auto elettriche. Inoltre, le norme prevedono una riduzione del 55% delle emissioni di CO2 per le nuove auto vendute a partire dal 2030 rispetto ai livelli del 2021, una quota molto più elevata rispetto all'obiettivo attuale del 37,5%. 

Sebbene molte case automobilistiche stiano già passando a modelli elettrici, le nuove regole hanno ricevuto comunque le resistenze di alcuni paesi e gruppi industriali. Le piccole case automobilistiche, che producono meno di 10.000 veicoli all'anno, potranno negoziare obiettivi più deboli fino al 2036. 

Inoltre, riporta Reuters, la Commissione Europea ha proposto limiti di CO2 più severi per i veicoli pesanti, chiedendo che i nuovi camion riducano le emissioni del 90% entro il 2040 e che tutti i nuovi autobus urbani siano veicoli a emissioni zero a partire dal 2030. La proposta "ha deluso gli attivisti, secondo i quali i nuovi veicoli a emissioni di CO2 immatricolati nel 2040 saranno ancora in circolazione nel 2050.

15 Febbraio 2023 09:00
L’allarme del Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres: “L’innalzamento dei mari minaccia un esodo di massa di proporzioni bibliche

L’innalzamento dei mari potrebbe provocare un esodo di massa su scala biblica. Da Londra a Los Angeles, da Bangkok a Buenos Aires, quasi un miliardo di persone potrebbe perdere la propria abitazione, poter vedere la propria nazione sparire. È l’allarme lanciato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. Parlando al Consiglio di sicurezza dell’ONU, Guterres ha detto che l’aumento del livello del mare potrebbe essere un moltiplicatore di minacce con “implicazioni drammatiche” per la pace e la sicurezza globale. 

Un significativo innalzamento del livello del mare è già inevitabile con gli attuali livelli di riscaldamento globale, ma le conseguenze di una mancata soluzione del problema sono “impensabili”, ha detto Guterres che ha aggiunto come sia necessario ridurre le emissioni di carbonio, affrontare problemi come la povertà che peggiorano l'impatto dell'innalzamento dei mari sulle comunità e sviluppare nuove leggi internazionali per proteggere coloro che sono rimasti senza casa e persino senza Stato: “I diritti umani delle persone non scompaiono perché scompaiono le loro case”.

Nel 2020, la commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite ha stabilito che è illegale per i governi rimpatriare le persone in paesi in cui le loro vite potrebbero essere minacciate dalla crisi climatica.

Un nuovo rapporto dell'Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) ha mostrato che il livello dei mari si sta innalzando rapidamente e che l'oceano globale si è riscaldato più velocemente nell'ultimo secolo che negli ultimi 11.000 anni.

“L'innalzamento del livello del mare pone rischi per le economie, i mezzi di sussistenza, gli insediamenti, la salute, il benessere, la sicurezza alimentare e idrica e i valori culturali nel breve e lungo termine”, ha commentato il segretario generale dell’OMM, Petteri Taalas.

È probabile un innalzamento del livello del mare di circa 50 cm entro il 2100 ma, secondo l’OMM, nei prossimi 2.000 anni il livello dei mari potrebbe innalzarsi di 2-3 metri se il riscaldamento fosse limitato a 1,5° C, e di 2-6 metri se venisse limitato a 2° C. Di recente, l’ENEA ha detto che entro il 2100 il livello dei mar Mediterraneo potrebbe salire di 40 cm e colpire una quarantine di città costiere italiane: Venezia e le coste dell'Adriatico settentrionale, le zone di Cagliari e Oristano in Sardegna, La Spezia, tratti della Versilia, la foce del Tevere, le piane del Volturno e del Sele in Campania, le foci del Pescara, del Sangro e del Tronto in Abruzzo, le zone di Lesina e di Taranto in Puglia, parti del sudest della Sicilia. 

Intanto, uno studio pubblicato su Nature Communications afferma che anche in uno “scenario di emissioni moderate”, il livello del mare continuerà ad aumentare almeno fino al 2150 e oltre. Limitare il riscaldamento a 2°C, conclude lo studio, “sarebbe insufficiente per rallentare il tasso di innalzamento del livello globale del mare”.

9 Febbraio 2023 17:17
Come il Nepal ha rigenerato le sue foreste

Negli anni '70, il Nepal stava affrontando una crisi ambientale. Le foreste delle colline nepalesi si stavano degradando a causa del pascolo del bestiame e della raccolta di legna da ardere, con il conseguente aumento delle inondazioni e degli smottamenti. Un rapporto della Banca Mondiale del 1979 avvertiva che, senza programmi di riforestazione su larga scala, le foreste sarebbero state in gran parte eliminate entro il 1990.

Negli anni '80 e '90, il governo nepalese ha iniziato a rivalutare le pratiche di gestione forestale a livello nazionale, fino ad arrivare nel 1993 a una importante legge forestale fondamentale che ha permesso alle guardie forestali nepalesi di cedere le foreste nazionali ai gruppi forestali comunitari. Il risultato di questa gestione comunitaria, secondo una recente ricerca finanziata dalla NASA, è stato quasi il raddoppio della copertura forestale in tutto il paese.

“Una volta che le comunità hanno iniziato a gestire attivamente le foreste, queste sono ricresciute soprattutto grazie alla rigenerazione naturale”, ha dichiarato Jefferson Fox, ricercatore principale del progetto NASA Land Cover Land Use Change e vicedirettore della ricerca presso l'East-West Center delle Hawaii. Prima che il Nepal approvasse la legge forestale del 1993, la gestione delle foreste da parte del governo era meno efficace. “La gente continuava a usare le foreste”, ha aggiunto Fox, “ma non era autorizzata a gestirle attivamente e non c'era alcun incentivo a farlo”. Di conseguenza, le foreste venivano pesantemente pascolate dal bestiame e sfruttate per ricavarne legna da ardere. Si sono degradate.

Nell'ambito della gestione forestale comunitaria, le guardie forestali locali hanno lavorato con i gruppi comunitari per sviluppare piani che definissero le modalità di sviluppo e gestione delle foreste. Le persone hanno potuto estrarre risorse dalle foreste (frutti, medicine, foraggio) e vendere prodotti forestali, ma i gruppi hanno spesso limitato il pascolo e il taglio degli alberi, oltre a limitare la raccolta di legna da ardere. I membri della comunità hanno anche pattugliato attivamente le foreste per assicurarsi che venissero protette.

Oggi le foreste comunitarie occupano quasi 2,3 milioni di ettari - circa un terzo della copertura forestale del Nepal - e sono gestite da oltre 22.000 gruppi forestali comunitari che comprendono 3 milioni di famiglie.

8 Febbraio 2023 20:12
Nel 2022 l’eolico e il solare sono stati la prima fonte di elettricità dell’Unione Europea per la prima volta in assoluto. Entro tre anni saranno la fonte principale di energia

Secondo un nuovo rapporto del think tank Ember, nel 2022 l'energia eolica e quella solare hanno fornito, per la prima volta in assoluto, più elettricità dell'Unione Europea rispetto a qualsiasi altra fonte di energia.

La crescita record di nuovi impianti eolici e solari nel 2022 ha aiutato l'Europa a sopravvivere a una "triplice crisi" creata dalle restrizioni sulle forniture di gas russo, da un calo dell'energia idroelettrica causato dalla siccità e da impreviste interruzioni del nucleare, si legge nell'analisi.

 

Circa l'83% del calo dell'energia idroelettrica e nucleare è stato coperto dall'energia eolica e solare e dal calo della domanda di elettricità. Il resto è stato coperto dal carbone, cresciuto a un ritmo più lento di quanto previsto, a causa del calo delle forniture di combustibili fossili dalla Russia.

La produzione di energia solare nell'UE ha registrato un aumento record del 24% nel 2022, contribuendo a evitare 10 miliardi di euro di costi del gas. Circa 20 paesi dell'UE hanno ottenuto una quota record di energia dall'energia solare, tra cui Paesi Bassi, Spagna e Germania.

La crescita dell'eolico e del solare dovrebbe continuare anche quest'anno, mentre la produzione idroelettrica e nucleare dovrebbe riprendersi. Di conseguenza, nel 2023 la produzione di energia da combustibili fossili potrebbe calare del 20%, il doppio del precedente record registrato nel 2020, secondo le proiezioni di Ember.

Inoltre, secondo i dati contenuti nel rapporto sul mercato dell'energia elettrica 2023 dell'Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA), le rinnovabili sono destinate a diventare la prima fonte di energia elettrica al mondo entro tre anni.

Un'analisi di Carbon Brief, basata sul rapporto della IEA, mostra che le fonti rinnovabili, insieme alla rinascita dell'energia nucleare, copriranno più che interamente la crescita della domanda di elettricità tra il 2022 e il 2025. Ciò significa che le fonti di energia pulita inizieranno a sostituire i combustibili fossili. E le emissioni globali di anidride carbonica (CO2) del settore energetico si stabilizzeranno o diminuiranno, nonostante il rapido aumento della domanda.