Le mafie minerarie brasiliane hanno scavato negli ultimi mesi nella giungla una strada clandestina di 120 km per far entrare di nascosto degli escavatori e poter cercare oro in terre che dovrebbero essere protette. È quanto emerge da un’inchiesta del Guardian.
“Per me è la Strada del Caos”, afferma Danicley de Aguiar, ambientalista di Greenpeace che guida la missione di ricognizione lungo il confine brasiliano con il Venezuela. Finora, prosegue Aguiar, non erano mai stati individuati macchinari così pesanti nel territorio Yanomami, un'area di montagne, fiumi e foreste grande quanto il Portogallo, nell'estremo nord dell'Amazzonia brasiliana.
“Riteniamo che ci siano almeno quattro escavatori, e questo porta l'estrazione mineraria nel territorio Yanomami a un livello superiore, a un livello di distruzione colossale”, ha detto l'esperto di campagne forestali, mentre il suo team si preparava a prendere il volo per confermare l'esistenza della strada. In una radura vicina, scrive il Guardian, si poteva vedere una quarta scavatrice che stava distruggendo un territorio che ospita circa 27.000 membri degli Yanomami e degli Ye'kwana, tra cui diverse comunità che non hanno contatti con il mondo esterno.
L'arrivo degli escavatori è l'ultimo capitolo di un assalto durato mezzo secolo da parte di gruppi minerari potenti, con legami politici e che decimarono i villaggi degli Yanomami. L'assalto si è intensificato dopo l'elezione a presidente nel 2018 di Jair Bolsonaro. Quando il giornalista del Guardian Dom Phillips, assassinato in Amazzonia lo scorso giugno, era andato in una miniera nel territorio degli Yanomami alla fine del 2019, aveva trovato “un inferno industriale azionato a mano in mezzo alla selvaggia bellezza tropicale”: minatori ricoperti di fango su impalcature di legno e tubi ad alta pressione per farsi strada attraverso la terra. Tre anni dopo, la situazione è ulteriormente peggiorata con l'arrivo degli escavatori idraulici e della strada clandestina. [Leggi l’articolo sul Guardian]