Clima, la vita di miliardi di persone sconvolta dagli eventi estremi nell’indifferenza della politica
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È stato un anno di eventi estremi e di disastri seriali. Il 2024 si chiude come l’anno più caldo della storia moderna. Mentre le emissioni che riscaldano il pianeta hanno continuato a crescere e il caldo record alimentato dal cambiamento climatico hanno scatenato il caos in tutto il mondo, le azioni e gli impegni per abbandonare i combustibili fossili si sono fatti più deboli.
Se l’elezione di Trump potrebbe ridimensionare l’impegno degli Stati Uniti nella lotta globale contro la crisi climatica, in Europa il possibile ridimensionamento del Green Deal desta più d’una preoccupazione. “Ricordo, a suo tempo, che quando l’Europa si mise su questa strada fui quasi emozionato, commosso, era la prima volta che un insieme di Paesi si metteva a fare quello che diciamo da decenni. Oggi vedere che questa punta di diamante comincia a vacillare è preoccupante”, ha commentato recentemente il climatologo del CNR, Antonello Pasini.
Eppure la soluzione è a portata di mano e la conosciamo tutti da decenni: smettere di bruciare carbone, petrolio e gas, utilizzare l’energia verde per alimentare le nostre economie e dare gli strumenti ai territori per adattarsi agli impatti del cambiamento climatico. “La transizione dai combustibili fossili renderà il mondo più sicuro e più stabile”, ha affermato Friederike Otto, climatologa dell’Imperial College di Londra e direttrice del World Weather Attribution, un gruppo di ricercatori accademici che studia l’attribuzione degli eventi meteorologici estremi al cambiamento climatico.
La dissonanza è stridente e ha trovato la sua manifestazione plastica all’ultima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, a Baku, in Azerbaigian. Dentro, all’interno di uno stadio di un petrostato, i negoziati per frenare il riscaldamento globale si sono arenati in nome del denaro, del “business as usual” e dei combustibili fossili. Fuori, la combustione di combustibili fossili provocava costi umani incalcolabili.
Il 2024 è stato anche l’anno delle repressioni degli attivisti climatici. Dagli Stati Uniti all'Uganda, il giro di vite globale contro gli attivisti e i gruppi per il clima è parte della strategia dell'industria dei combustibili fossili per reprimere il dissenso e continuare a bruciare il pianeta.
Allo stesso tempo, molti scienziati climatici hanno lavorato più duramente che mai per trovare delle soluzioni mentre abitanti e politici dei paesi più vulnerabili del pianeta stanno cercando di far fronte in modo creativo a una crisi sempre peggiore. Ci sono stati progressi nelle tecnologie a basse emissioni e nuove leggi per limitare l'inquinamento.
Il 2025 sarà un altro anno intenso e noi continueremo a seguire ogni aspetto: gli impatti del cambiamento climatico, le ricerche scientifiche, le politiche adottate, le soluzioni dal basso, i negoziati istituzionali, le manifestazioni degli attivisti climatici, le svolte autoritarie.
Di cosa parliamo in questo articolo:
Ondate di calore, inondazioni, siccità: un anno di eventi estremi
Secondo un rapporto di World Weather Attribution (WWA), nel 2024 ben 26 dei 29 eventi meteorologici studiati durante l'anno sono stati intensificati dalla crisi climatica.
Questi disastri hanno causato almeno 3.700 morti e lo sfollamento di milioni di persone, ma sono solo una parte di ciò che è stato vissuto in tutto il pianeta, sempre più caldo. Sono ancora impresse nei nostri occhi le immagini delle devastanti inondazioni nella Spagna orientale, degli uragani negli Stati Uniti, della siccità nella foresta amazzonica del Sud America e delle inondazioni nell'Africa occidentale e centrale. Per non parlare degli incendi ad Atene e in Brasile, delle nuove alluvioni in Europa e in Italia e della siccità e la crisi idrica in Sicilia, Basilicata, nelle Marche, in Italia.
Il 2024 sarà con ogni probabilità il più caldo mai registrato e il primo anno in cui le temperature medie globali supereranno la soglia chiave di 1,5°C rispetto all'epoca preindustriale. Questo non significa che l’obiettivo dell’Accordo di Parigi sia ormai irraggiungibile, perché ciò richiederebbe diversi anni con temperature superiori a 1,5°C. “Tuttavia, è un avvertimento che ci stiamo avvicinando pericolosamente”, si legge nel rapporto. Il fenomeno climatico El Niño, causato da temperature più calde nell'Oceano Pacifico, ha aggiunto un po' di calore nella prima metà di quest'anno, ma l'aumento delle emissioni è stato il principale responsabile di un numero così elevato di temperature record, che hanno esteso a 13 mesi la striscia iniziata nel 2023 di mesi consecutivi più caldi della storia.
Secondo il rapporto del WWA, quest’anno abbiamo vissuto in media 41 giorni in più di caldo pericoloso a causa del riscaldamento provocato dall'uomo. I paesi con il maggior numero di giorni di caldo estremo sono stati in gran parte piccoli Stati insulari in via di sviluppo, secondo la classificazione delle Nazioni Unite. I loro abitanti - minacciati anche dall'innalzamento del livello del mare e da potenti tempeste - hanno sperimentato più di 130 giorni aggiuntivi di caldo estremo nel 2024. Gli Stati più esposti agli effetti del cambiamento climatico sono quelli più indebitati e che alla COP29 a Baku hanno spinto per un maggiore sostegno finanziario e per trovare nuove forme di finanziamento per ricostruire le comunità distrutte dagli eventi estremi senza essere costretti a indebitarsi ulteriormente. Ma l’accordo finale è stato al di sotto delle aspettative.
In India un programma assicurativo innovativo, ideato da un sindacato che rappresenta i lavoratori informali, come i venditori di frutta e i raccoglitori di rifiuti, ha pagato piccole somme di denaro alle donne che hanno perso giorni di lavoro a causa del caldo estremo.
L'aumento delle temperature ha portato anche a oceani e mari più caldi. A marzo, la temperatura media globale della superficie del mare ha raggiunto un massimo di 21,07°C. Ciò ha provocato uno sbiancamento di massa nella Grande Barriera Corallina australiana, dove vivono 400 tipi di coralli che nutrono migliaia di specie di pesci. È stato il quarto e più grande evento di sbiancamento di questo tipo mai registrato.
Gli elevati livelli di calore del 2024 si sono tradotti anche in tempeste e piogge da record, poiché l'aria più calda trattiene più umidità e i mari più caldi causano una maggiore evaporazione. Devastanti inondazioni hanno colpito molti paesi in tutto il mondo, da Dubai a Kathmandu fino al Rio Grande do Sul, in Brasile.
A luglio l'uragano Beryl ha colpito Grenada, Giamaica e St. Vincent e Grenadine. Per la prima volta è stata utilizzata una clausola anti-uragano sui titoli di Stato: una pausa nei pagamenti del debito. Si tratta di una soluzione finanziaria innovativa che potrebbe aiutare anche altri paesi colpiti dai fenomeni meteorologici estremi.
Gli eventi più letali hanno colpito Sudan, Nigeria, Niger, Camerun e Ciad. Le inondazioni hanno provocato con almeno 2.000 morti e milioni di sfollati. Secondo il rapporto del WWA, se il riscaldamento globale raggiungerà i 2°C dall’era pre-industriale, cosa che potrebbe accadere già negli anni 2040 o 2050, questi paesi potrebbero sperimentare periodi simili di forti piogge ogni anno.
Sistemi di allerta precoce fanno spesso la differenza tra la vita e la morte in queste circostanze. A settembre, ad esempio, quattro giorni di piogge record a causa del ciclone Boris hanno inondato regioni dell'Europa centrale, ma l’evacuazione degli abitanti con giorni di anticipo, lo svuotamento dei bacini idrici e la costruzione di barriere contro le inondazioni hanno ridotto il numero delle vittime. Meno di 30 persone, infatti, hanno perso la vita.
“I nostri studi continuano a dimostrare la necessità di migliorare la preparazione ai fenomeni meteorologici estremi per ridurre le perdite di vite umane e i danni”, ha dichiarato Julie Arrighi, direttrice dei programmi del Centro per il clima della Croce Rossa. “Nel 2025, è fondamentale che ogni paese acceleri gli sforzi per adattarsi ai cambiamenti climatici”.
Contestualmente, con il riscaldamento del pianeta e degli oceani, un numero maggiore di cicloni tropicali sta raggiungendo la categoria 3 o superiore (la 5 è la più alta), con velocità massime del vento più elevate, precipitazioni più intense e un potenziale distruttivo molto maggiore. Le tempeste si rafforzano più velocemente, migrano verso i poli e si muovono più lentamente sulla terraferma, spesso portando a impatti più gravi.
Quest'anno, le Filippine – un paese a rischio di tifoni – sono state colpite da sei tempeste consecutive in poche settimane, da metà ottobre a metà novembre, di cui tre classificate come “super tifoni”, che hanno colpito 13 milioni di persone e causato più di 160 morti. Secondo il WWA, la probabilità che tre o più grandi tifoni approdino nelle Filippine in un determinato anno è aumentata di circa il 25% a causa dei cambiamenti climatici indotti dall'uomo.
Sempre quest'anno, l'uragano Helene ha ucciso più di 230 persone dopo che le piogge estreme hanno colpito le comunità degli Appalachi meridionali, diventando l'uragano più letale a colpire gli Stati Uniti continentali dopo Katrina nel 2005.
L'aumento delle temperature peggiora anche la siccità aumentando la perdita di acqua dal suolo attraverso l'evaporazione e la traspirazione delle piante. Lo studio del WWA ha rilevato che i cambiamenti climatici hanno aumentato del 50% la probabilità di questi fenomeni.
A febbraio una siccità durata mesi ha flagellato l'Africa meridionale. Le piogge non sono arrivate proprio quando il mais, che è il cereale base della regione, ne aveva più bisogno. I raccolti sono andati distrutti, il bestiame è morto, circa 27 milioni di persone, molte delle quali già sull'orlo della fame, non avevano cibo sufficiente.
Il caldo persistente ha intensificato la devastante siccità che ha colpito il bacino del Rio delle Amazzoni quest'anno, suscitando preoccupazioni per l’indebolimento degli alberi nella più grande foresta pluviale del mondo, il che potrebbe portare a maggiori quantità di anidride carbonica nell'atmosfera e un’ulteriore accelerazione del riscaldamento globale. I funzionari colombiani hanno riferito che i livelli del Rio delle Amazzoni si sono ridotti del 90%, con gravi ripercussioni sulla fornitura di energia elettrica, sulla resa dei raccolti e con conseguenti incendi. Secondo l'Unicef, quasi mezzo milione di bambini è stato colpito dalla chiusura delle scuole in Brasile e Colombia per mancanza di acqua potabile.
Regina Rodrigues, docente di Oceanografia fisica e clima presso l'Università federale brasiliana di Santa Catarina, ha affermato che l'aggravarsi della siccità potrebbe spingere la foresta amazzonica verso uno stato di aridità irreversibile, riducendo il flusso di umidità e la capacità di assorbire e immagazzinare carbonio, nonché la biodiversità.
Secondo uno studio pubblicato quest'anno su Nature, alcune parti dell'Amazzonia potrebbero aver già superato il limite di sicurezza e ben metà della foresta pluviale potrebbe raggiungere questo punto critico entro il 2050, a meno che la deforestazione - che danneggia la capacità della foresta di trattenere l'acqua - non venga fermata.
Un’altra conseguenza delle ondate di caldo estremo e della siccità è la maggiore facilità di propagazione degli incendi. Il 2024 è stato un anno estremamente attivo per gli incendi violenti, in particolare nelle Americhe, dalla zona umida del Pantanal del Cile e del Brasile al Canada occidentale e agli Stati Uniti.
Il fumo degli incendi in Nord America ha avuto un impatto sulla qualità dell'aria in tutta la regione e fino all'Europa: recenti ricerche suggeriscono che il numero di persone che muoiono a causa dell'inalazione del fumo degli incendi è in aumento a causa del riscaldamento globale.
Ad agosto un incendio devastante è arrivato alle porte di Atene, mentre a nord di Roma è andata in fumo una riserva naturale. L'Europa è il Continente che si sta riscaldando più velocemente al mondo.
L’anno della repressione del dissenso
La criminalizzazione delle azioni di protesta non violenza e degli attivisti climatici sta diventando un modus operandi sempre più sistematico.
Uno dei casi più eclatanti ha riguardato un musicista e un noto attivista. Lo scorso agosto, John Mark Rozendaal, docente di musica all'università di Princeton, e Alex Connon, direttore del gruppo no-profit per il clima Stop the Money Pipeline, sono stati arrestati per oltraggio al pudore mentre eseguivano un assolo di Bach davanti alla sede della Citibank, uno dei maggiori finanziatori di combustibili fossili al mondo, nel centro di New York. I due erano tra le centinaia di attivisti per il clima arrestati davanti alla sede della Citibank a New York durante l'estate, nel corso di una serie di proteste non violente che chiedevano di smettere di finanziare l'industria del petrolio e del gas e di aumentare i fondi per le energie rinnovabili. Molti attivisti sono stati arrestati, ma la maggior parte dei casi è stata archiviata e solo pochi sono stati portati in tribunale. Rozendal e Connon rischiano fino a sette anni di carcere.
Dopo alcune settimane Mary Lawlor, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani, e altri esperti delle Nazioni Unite hanno inviato una lettera alle autorità statunitensi in cui chiedevano “quali passi sono stati fatti e quali misure sono state messe in atto per garantire che tutti i difensori dei diritti umani che intraprendono azioni pacifiche per promuovere misure per mitigare i cambiamenti climatici e una giusta transizione possano svolgere il loro lavoro senza temere minacce, violenze, molestie o ritorsioni di qualsiasi tipo”.
La lettera non ha mai ricevuto risposta dagli Stati Uniti. “Le autorità dovrebbero ascoltare i difensori, ma non lo fanno... vengono accolti con la criminalizzazione”, ha commentato Lawlor al Guardian. “La crisi climatica è una crisi dei diritti umani, ma gli Stati non stanno rispondendo come dovrebbero”.
Per sensibilizzare l’opinione pubblica e sollecitare l’azione dei governi, in tutto il mondo gli attivisti climatici stanno facendo ricorso alle proteste e alla disobbedienza civile non violenta - come il blocco delle strade e l'incatenamento agli alberi. In risposta, i pacifici attivisti per il clima stanno affrontando processi penali e civili.
Quest'anno i casi affrontati sono ancora più numerosi, spiega ancora Lawlor al Guardian.
All'inizio di dicembre, 15 studenti attivisti in Uganda hanno ottenuto la libertà su cauzione dopo aver trascorso un mese in carcere. Gli studenti erano stati accusati di disturbo della quietà pubblica mentre tentavano di consegnare al Parlamento una petizione per fermare la realizzazione dell'oleodotto transnazionale di quasi 1.500km che avrebbe trasporto il greggio nell'Africa orientale.
Nel Regno Unito, a luglio cinque attivisti di Just Stop Oil, tra cui uno dei suoi co-fondatori, il 58enne Roger Hallam, sono stati condannati a pene detentive senza precedenti per aver pianificato il blocco dell’autostrada M25 nel 2022: per la condanna è stata sufficiente una call su Zoom che, secondo la sentenza, ha dimostrato “l'intricata pianificazione e la sofisticatezza dell'azione di disturbo” e ha costituito una “prova inconfutabile” dell'esistenza di un'associazione a delinquere.
Negli Stati Uniti, Energy Transfer Partners, la società che sta dietro la costruzione dell'oleodotto Dakota Access, sta facendo causa a Greenpeace per 300 milioni di dollari in relazione alle proteste del 2016-17 a Standing Rock. Il processo è previsto in North Dakota a febbraio e, se la giuria si schiererà a favore dell'azienda, potrebbe creare un nuovo precedente legale che avrebbe importanti conseguenze per i gruppi ambientalisti che si organizzano contro i combustibili fossili. Ad Atlanta, in Georgia, 61 attivisti per la giustizia sociale e climatica che si oppongono alla costruzione di un'enorme struttura per l'addestramento della polizia in una foresta urbana sono stati accusati di racket, un reato solitamente usato per perseguire chi è coinvolto nella criminalità organizzata. Nel frattempo, il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, le cui nomine includono diversi negazionisti del clima, ha giurato di reprimere le proteste e di “trivellare, baby, trivellare”.
Il giro di vite globale contro gli attivisti e i gruppi per il clima sarà una delle questioni da seguire attentamente il prossimo anno.
Immagine in anteprima: frame video Simon Clark via YouTube