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Migliaia di civili ucraini sono detenuti e torturati in prigioni russe: l’inchiesta dell’Associated Press

13 Luglio 2023 5 min lettura

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Migliaia di civili ucraini sono detenuti e torturati in prigioni russe: l’inchiesta dell’Associated Press

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Un’inchiesta di Associated Press ha gettato luce sui cittadini ucraini detenuti in prigioni russe, nei territori occupati in Ucraina e in Bielorussia. Si tratterebbe di migliaia di persone senza uno status giuridico per la legge russa. Molte sono accusate di trasgressioni minori, come il parlare ucraino, oppure sono arrestate senza che vengano formalizzate accuse.

Secondo un documento del governo russo risalente a gennaio e che Associated Press è riuscita a ottenere, il piano è di creare, entro il 2026, 25 nuove colonie carcerarie e altri sei centri di detenzione. A completare il quadro, il decreto presidenziale firmato da Vladimir Putin nel maggio scorso. Il decreto dà alla Russia la facoltà di inviare persone dai territori sottoposti a legge marziale (come l’Ucraina occupata) a quelli in cui non è in vigore. 

Ex prigionieri che AP è riuscita a intervistare hanno raccontato di trasferimenti multipli presso varie strutture, dove sono stati sottoposti a torture regolari o hanno assistito a uccisioni. I detenuti sono stati trattenuti per giorni o settimane, ma ci sono stati casi di persone scomparse per oltre un anno. Scenari simili erano stati evidenziati anche da un’inchiesta condotta dal sito indipendente russo Meduza. Anche le Nazioni unite e l’OSCE hanno documentato il ricorso sistematico alla tortura, così come a deportazioni, trasferimenti forzati ed esecuzioni sommarie.

I civili ucraini si sono svegliati molto prima dell'alba nel freddo pungente, si sono messi in fila per l'unica toilette e sono stati caricati sotto la minaccia delle armi nel rimorchio per il bestiame. Hanno trascorso le successive 12 ore o più a scavare trincee in prima linea per i soldati russi. Molti sono stati costretti a indossare uniformi militari russe troppo grandi che potevano renderli un bersaglio, e un ex amministratore cittadino arrancava con stivali di cinque taglie in più. [...] Nelle vicinanze, nella regione occupata di Zaporizhzhia, altri civili ucraini scavavano fosse comuni nel terreno ghiacciato per i compagni di prigionia che non erano sopravvissuti. Un uomo che si è rifiutato di scavare è stato fucilato sul posto - un altro corpo per la fossa.

Viktoriia Andrusha, insegnante di matematica alle elementari, ha raccontato ad AP di essere stata sequestrata dalle truppe russe il 25 marzo dello scorso anno. I soldati, dopo aver saccheggiato la sua casa dei suoi genitori a Chernihiv, le hanno trovato nel cellulare foto di veicoli militari russi. Dopo essere stata prelevata, 3 giorni dopo è finita in una prigione in Russia, dove le hanno detto che l’Ucraina era caduta e che nessuno voleva indietro i civili. 

Andrusha riferisce di essere stata torturata più volte durante la detenzione, così come altri prigionieri. Percosse a mani nude, o con manganelli di legno, metallo e gomma. A volte gli uomini in nero hanno usato sacchetti di plastica per soffocare. Le torture sono avvenute nei corridoi, o in stanze dove la televisione trasmetteva propaganda russa. I prigionieri erano costretti a memorizzare e cantare canzoni patriottiche russe, oltre all’inno nazionale.

“C'è stato un momento in cui ero già seduta e dicevo: Onestamente, fate di me quello che volete. Non mi interessa più", ha detto Andrusha. "Il loro compito era quello di influenzarci psicologicamente, di mostrarci che non siamo umani. Il nostro compito era quello di assicurarci che tutto ciò che ci facevano non ci toccasse".

AP ha intervistato in totale 20 ex detenuti, ex prigionieri di guerra, le famiglie di più di una dozzina di civili incarcerati, due funzionari dei servizi segreti ucraini e un negoziatore del governo. Le interviste sono state confrontate con immagini satellitari, post sui social media, documenti governativi e lettere della Croce Rossa, confermando così come il sistema di detenzione e abusi sia portato avanti in maniera sistematica, in violazione della Convenzione di Ginevra.

Grazie ai dati raccolti in collaborazione con l’organizzazione ucraina Media Initiative for Human Rights e il gruppo russo Gulagu.net, sono stati mappati almeno 40 centri di detenzione tra Russia e Bielorussia, a cui si aggiungono 63 strutture di fortuna presenti nei territori occupati in Ucraina. Alcune strutture ospitano anche prigionieri russi

Non è possibile conoscere il numero esatto di civili detenuti, trattandosi di un sistema di detenzione che opera in una vera e propria zona grigia. Il governo ucraino ha potuto confermare i dettagli di mille civili contro cui sono state formulate accuse, ma stima che il numero reale potrebbe essere di 10mila civili detenuti. Il fondatore di Gulagu.net, l’attivista russo Vladimir Osechkin, è convinto che potrebbero essere circa 4mila.

La Russia ha sempre negato le detenzioni, tuttavia, riporta AP, i prigionieri sono considerati merce di scambio con i soldati russi. Il sindaco di Melitopol, Ivan Fedorov, è stato ad esempio arrestato quando le forza armate russe hanno conquistato la sua città. Dopo una settimana, ha riferito lui stesso ad AP, è stato scambiato con nove militari russi. Per le Nazioni Unite, inoltre, ci sono prove sull’impiego di civili come scudi umani. 

“Si tratta di un vero e proprio traffico di esseri umani”, ha detto ad AP Olena Yahupova, un’amministratrice locale della regione di Zaporižžja. "Se non ne parliamo, domani potrà toccare a chiunque: al mio vicino, a un mio conoscente, a mio figlio".

Yahupova ha 50 anni ed è stata arrestata l’ottobre scorso. Non le è stata formalizzata un’accusa specifica, ma potrebbe essere stata prelevata perché suo marito è un soldato ucraino. Durante la prigionia, oltre a subire torture come altri prigionieri, è stata accompagnata per la città affinché identificasse altri civili pro-Ucraina, ma è riuscita a evitare di farlo.

Oltre a ciò, dietro minaccia i carcerieri l’hanno fatta intervistare dalla televisione russa. In un’occasione è stata fatta camminare per strada mentre si teneva per mano con altri due uomini, ripresi da una troupe. Il servizio serviva a dimostrare che i russi stavano liberando i cittadini ucraini.

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Dopodiché è stata costretta a scavare trincee nella regione, fino alla metà di marzo, sempre nella regione di Zaporižžja. Un altro ex detenuto ha confermato di aver partecipato allo scavo delle trincee, e AP ha potuto verificarne l’esistenza attraverso immagini satellitari.

Yahupova è riuscita a tornare casa dopo più di cinque mesi di prigionia, ricongiungendosi in seguito con il marito. Durante la sua assenza la casa era stata derubata, il suo cane era stato ucciso. "Non hanno derubato solo me, hanno derubato mezza Ucraina", ha detto ad AP.

(Immagine anteprima via Wikimedia Commons)

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