La virologa cinese accusata di aver creato il SARS-CoV-2: “Sono favorevole a un’eventuale visita degli ispettori dell’OMS”
5 min letturaLa virologa cinese Shi Zhengli dell’Istituto di virologia di Wuhan in questi mesi è stata bersaglio di attacchi e accuse di aver creato in laboratorio il virus SARS-CoV-2 e di averlo liberato senza che si potesse risalire al suo laboratorio.
La professoressa è autrice di diverse ricerche sui coronavirus dei pipistrelli ed è la virologa che ha scoperto l’origine della SARS. Nel novembre 2017 ha pubblicato uno studio su alcuni pipistrelli catturati in una miniera nella provincia di Yunnan ed esaminati nel laboratorio di Wuhan, scoprendo centinaia di altri coronavirus simili alla SARS. Alcuni di questi, diceva lo studio, avevano usato il recettore ACE2 per infettare le cellule e avrebbero potuto "replicarsi in modo efficace nelle cellule primarie delle vie aeree umane".
Come scrive la BBC, il fatto che Wuhan fosse la sede del maggiore centro di ricerca mondiale sui coronavirus e anche la prima città a essere colpita dalla pandemia di COVID-19 ha “alimentato i sospetti che le due cose potessero essere connesse”. Accuse sempre respinte dal governo cinese, dall’Istituto di virologia di Wuhan e dalla dottoressa Shi.
A gennaio 2021 è prevista la visita degli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a Wuhan per condurre un’indagine sull’origine della pandemia. A questo proposito, rispondendo a un’intervista via mail con la BBC, la virologa cinese ha dichiarato di aver personalmente e chiaramente detto di essere disponibile a che gli esperti dell’OMS visitino il suo laboratorio. «Personalmente sono favorevole a qualsiasi forma di visita basata sulla fiducia, su un dialogo aperto, trasparente, affidabile e ragionevole. Ma non sono io decidere il piano nello specifico», ha detto.
Successivamente, l’emittente britannica ha ricevuto una telefonata dall’ufficio stampa dell’Istituto di virologia di Wuhan che specificava che la dottoressa Shi aveva parlato a titolo personale e che le sue risposte non erano state approvate dall’Istituto. L’ufficio stampa aveva anche chiesto di ricevere l’articolo contenente le dichiarazioni di Shi prima della pubblicazione, eventualità a cui la BBC si è opposta.
L’Istituto di Wuhan ha iniziato a studiare i pipistrelli dopo la misteriosa morte di tre operai in una miniera a Tongguan, nella provincia di Yunnan, nel 2012. Da quello studio i ricercatori sono riusciti a isolare 293 coronavirus.
Una troupe dell’emittente britannica si è recata a Tongguan, e ha provato a raggiungere la cava dove la professoressa Shi ha portato avanti la sua ricerca quasi un decennio fa. I giornalisti non sono però mai riusciti a raggiungere il posto. Hanno raccontato di essere stati seguiti da “diverse auto” non identificate (agenti di polizia in borghese o altri funzionari, secondo i reporter), e di aver trovato diversi ostacoli lungo la strada: posti di blocco e persino “un camion in panne che la gente del posto ci ha detto essere stato posizionato pochi minuti prima del nostro arrivo” a ostruire la via. "I tentativi delle autorità cinesi di impedirci di raggiungere il sito sono un segno di quanto stiano lavorando per controllare la narrazione", si legge nell'articolo della BBC.
Nonostante l’apertura della dottoressa Shi, non è previsto al momento che l’indagine dell’OMS prenda in considerazione l’ipotesi dell’origine del virus nel laboratorio di Wuhan. Peter Daszak, zoologo britannico parte del team di 10 persone scelto dall’OMS, ha dichiarato di «non aver visto prove finora del coinvolgimento di un laboratorio nella diffusione del virus: «Ho visto prove sostanziali del fatto che questi sono dei fenomeni che si verificano naturalmente, guidati dall'invasione umana nell'habitat della fauna selvatica, che è evidente in tutto il sud-est asiatico». La maggior parte degli scienziati, comunque, è convinta che il virus SARS-COV-2 sia passato naturalmente dai pipistrelli agli esseri umani, probabilmente attraverso specie intermedie.
Stando ai termini negoziati dall’OMS, uno dei focus della visita sarà sicuramente il mercato di Wuhan noto per il commercio di fauna selvatica e collegato ad alcuni dei primi casi. Le autorità cinesi, tuttavia, hanno escluso il mercato come possibile origine del virus.
Secondo il dottor Daszak - che ha lavorato per più di 10 anni per l’Istituto di virologia di Wuhan - l’OMS indagherà su tutti questi cluster, facendo attenzione ai contatti, alla provenienza degli animali nel mercato.
Lo scorso gennaio la professoressa Shi Zhengli è stata una delle prime persone al mondo a sequenziare SARS-COV-2, che nel frattempo si stava diffondendo rapidamente a Wuhan. La dottoressa ha quindi confrontato il codice genetico del virus con quelli degli altri raccolti nel database nel corso degli anni, e ha trovato quello più simile: RaTG13, un virus estratto da un pipistrello catturato a Tongguan nel 2013.
RaTG13 ha avuto un ruolo fondamentale nell’escludere l’ipotesi della fuoriuscita del virus da un laboratorio, scrive la BBC. Se fosse stato così e dunque ci fosse stata una manipolazione, infatti, come ha scritto un gruppo di scienziati a marzo sulla rivista Nature Medicine, la professoressa Shi avrebbe dovuto trovare nel suo database un virus molto più simile del RaTG13, che lo è al 96,2%. Dunque, secondo gli autori, SARS-COV-2 avrebbe ottenuto la sua straordinaria capacità di infettare gli esseri umani nel corso di un lungo periodo di circolazione non controllata nell’uomo o negli animali di un virus precedente e più mite che poi si è evoluto in quello che è stato riscontrato a Wuhan nel 2019.
Secondo Daniel Lucey, medico e professore di malattie infettive presso il Georgetown Medical Center di Washington DC ed esperto di epidemie, sicuramente la Cina ha già condotto ricerche su questi virus “precursori” su esseri umani o animali. Scoprire l’origine di un’epidemia, ha aggiunto, è cruciale, non solo per una più ampia conoscenza scientifica, ma anche per impedirgli di riemergere. «Dovremmo cercare finché non la troviamo. Credo che si possa trovare e credo che sia possibile che sia stata già trovata. Ma a quel punto sorge la domanda: perché non è stata rivelata?».
Lucey è convinto che SARS-COV-2 abbia un’origine naturale, ma considerato che in un anno non è stata ancora trovata, ritiene non si debba smettere di investigare altre possibilità.
Una delle accuse rivolte alla professoressa Shi riguarda il fatto che l’Istituto di virologia di Wuhan improvvisamente ha rimosso dal web il suo database pubblico. La dottoressa ha spiegato alla BBC che il sito dell’Istituto e gli indirizzi email personali e di lavoro dello staff hanno subito un attacco, e quindi il database è stato rimosso per questioni di sicurezza. Ciononostante, ha aggiunto, tutti i risultati di ricerca sono stati pubblicati su riviste in lingua inglese, mentre le sequenze dei virus si trovano nel database GenBank, che è gestito dagli USA. «È tutto totalmente trasparente. Non abbiamo nulla da nascondere».
Se gli scienziati e gli esperti devono fare le loro indagini, secondo la BBC ci sono invece delle domande che i giornalisti dovrebbero poter fare. Ad esempio: l’Istituto di Wuhan ha fatto abbastanza? “Dopo un decennio di studi ed esperimenti su virus raccolti da pipistrelli, sappiamo che nel 2013 è stato scoperto l’antenato più vicino di una futura minaccia che avrebbe causato oltre un milione di vittime e devastato l’economia”, scrive l’emittente britannica. “Ma l’Istituto di virologia di Wuhan, stando alle informazioni pubblicate, non ha fatto nulla, eccetto sequenziarlo e inserirlo in un database”.
Secondo il dottor Daszak è corretto dire che l’Istituto non abbia fatto abbastanza, ma non che abbia fallito: «Quello che avremmo dovuto fare è 10 volte la mole di lavoro su questi virus». Sia Daszak che la professoressa Shi ritengono che la ricerca sulla prevenzione delle pandemie sia cruciale: il lavoro dell’Istituto è proiettato al futuro, ma è «difficile da capire per i non addetti ai lavori», ha affermato la virologa.
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