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Crisi climatica, la Cina costretta a razionare l’elettricità

4 Settembre 2022 5 min lettura

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Crisi climatica, la Cina costretta a razionare l’elettricità

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Per la prima volta nella sua storia Shanghai, il centro finanziario della Cina, è stata costretta a spegnere per due giorni (il lunedì e il martedì) le luci decorative che illuminano lo skyline della città. Sono le conseguenze del razionamento dell’energia elettrica imposto dalle autorità cittadine a causa della siccità che ha colpito in particolare la regione sud-occidentale del paese.

Incendi boschivi, siccità e ondate di calore stanno costringendo diverse province della Cina a ridurre il consumo di energia elettrica. Nel Sichuan è stata emessa un’emergenza energetica di alto livello per far fronte alle carenze di energia elettrica della provincia, nota per la sua abbondante energia idroelettrica (che fornisce l'80% dell'energia) e collegamento vitale nel vasto progetto cinese di trasferimento dell'elettricità da ovest a est. In tutta l’area sono state raggiunte temperature elevate, mai registrate negli ultimi 60 anni. L'acqua dei fiumi della regione è scesa ai minimi storici per cui le centrali idroelettriche stanno producendo solo la metà dell'energia che prodotta lo scorso anno in questo stesso periodo. Mentre le città della parte sud-occidentale della Cina sono state colpite dagli incendi boschivi causati dalla mancanza di pioggia e dalle ondate di caldo estremo.

Il livello dei fiumi in Cina – via FT

Il Sichuan ha già imposto il blackout. Le fabbriche e le aziende internazionali hanno dovuto interrompere la produzione, mentre le centrali a carbone sono tutte a pieno regime per rafforzare l’approvvigionamento energetico. Una soluzione da sola insufficiente, spiega Lin Boqiang, a capo dell'Istituto cinese per gli studi sulla politica energetica dell'Università di Xiamen, “perché l'energia termica costituisce una piccola parte del suo mix energetico”. 

Le città del Sichuan stanno lottando per soddisfare le crescenti richieste di energia elettrica da parte dei residenti, con pesanti ripercussioni sulla vita quotidiana delle persone e scongiurare ripercussioni sul comparto industriale. A Dazhou, la fornitura di energia elettrica è interrotta per 6-7 ore al giorno da quasi una settimana. “Quest'anno sta diventando molto complicato per noi dell'industria alimentare e delle bevande. Siamo riusciti a malapena a superare le restrizioni di Covid all'inizio dell'anno e ora siamo colpiti da una carenza di energia elettrica”, ha commentato il proprietario di un ristorante di Chengdu, dove le temperature hanno raggiunto i 43,4°C.

La siccità ha colpito anche gli agricoltori alle prese con la carenza di acqua potabile per quasi 200.000 capi di bestiame nelle fattorie del Sichuan. Circa 433.000 ettari (1.069.966 acri) di coltivazioni sono stati colpiti dalla carenza d'acqua, con conseguenti perdite economiche dirette pari a 3,5 miliardi di yuan, secondo i dati diffusi dalle autorità di gestione delle emergenze del Sichuan.

“In tutto il mondo, è probabile che nel prossimo decennio, o per un periodo più lungo, si verificheranno frequentemente fenomeni meteorologici estremi con temperature elevate o addirittura altissime. A giudicare la situazione di quest'anno, non credo che la gente si sia fatta un'idea completa dell'impatto che questo tipo di clima può avere sulle nostre attività produttive e sulle nostre vite”, ha detto Xu Xiaofeng, ex vice direttore della China Meteorological Administration. “Solo rafforzando il coordinamento tra i settori industriale ed energetico e approfondendo le nostre conoscenze sui cambiamenti climatici potremo trovare misure efficaci per farvi fronte”.

Leggi anche >> La Cina annuncia emissioni zero entro il 2060: l’impatto potrebbe essere cruciale nel contrasto del riscaldamento globale

Nel 2020 il presidente cinese Xi Jinping aveva annunciato l’obiettivo di arrivare a emissioni nette zero entro il 2060 dando un segnale anche alle altre economie grandi produttrici di gas climalteranti. Ma i segnali che stanno arrivando sono fortemente contrastanti, ha dichiarato Jorrit Gosens, ricercatore sulle politiche energetiche cinesi presso l'Australia National University. C’è il timore che, sull’onda del ricorso da parte dell’Unione Europa ai combustibili fossili per far fronte alla crisi energetica e di fronte agli effetti della crisi climatica, anche la Cina possa fare una marcia indietro rispetto ai suoi impegni sul clima. “La produzione di carbone è aumentata dell'11% nella prima metà del 2022 – spiega Gosens – ma non ci sono segnali di un aumento del consumo. Gran parte dell'aumento della produzione sta compensando il calo delle importazioni”.

Secondo uno studio del sito britannico Carbon Brief, l’aumento della produzione di energia elettrica da carbone rilevata nei mesi luglio e agosto a causa delle ondate di calore e della siccità non ha avuto un grande impatto sulle emissioni di anidride carbonica. Nel secondo trimestre del 2022, si è registrata anzi una riduzione di 230 milioni di tonnellate (MtCO2), un calo record dell’8%, il maggiore da almeno dieci anni.

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L’analisi di Carbon Brief, basata su cifre ufficiali e dati commerciali, mostra che le emissioni cinesi sono diminuite di anno in anno per quattro trimestri consecutivi. L'ultimo calo trimestrale è stato determinato dal crollo immobiliare in corso in Cina, dalle severe misure di controllo per il Covid, dalla debole crescita della domanda di elettricità e dalla forte crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili.

Nuova capacità di produzione energatica in Cina negli ultimi cinque anni – Via Carbon Brief

Il nuovo pacchetto di interventi approntato dal governo cinese per rilanciare il settore immobiliare e accelerare i progetti infrastrutturali favorirà anche gli investimenti nell'energia pulita, spiega Carbon Brief. Da questi interventi capiremo se le emissioni cinesi hanno già raggiunto il loro picco o se saliranno prima di raggiungere il picco entro il 2030.

Immagine in anteprima: Lo skyline di Shanghai con le luci spente – frame video Reuters via Twitter

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