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Chi sono i forconi, guida alla “rivoluzione”

18 Dicembre 2013 7 min lettura

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Chi sono i forconi, guida alla “rivoluzione”

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foto via Repubblica.it

"Non siamo forconi, siamo italiani". Slogan che da 10 giorni riecheggia nelle piazze e nelle autostrade del Nord e del Sud dell'Italia durante le proteste e i blocchi organizzati dal coordinamento 9 dicembre. Nel giorno della manifestazione che a Roma vedrà protagonista, dopo la rottura interna, solo una piccola parte del comitato organizzatore, abbiamo pensato di scrivere un piccolo dizionario per provare a capire chi si cela dietro le etichette utilizzate per raccontare questa "rivoluzione".

Coordinamento 9 dicembre

Autotrasportatori:  Si è parlato di una adesione degli autotrasportatori alle proteste iniziate lo scorso 9 dicembre. Ma di 13 sigle che compongono l'albo di categoria solo una ha partecipato alle manifestazioni - il 14 dicembre anche quest'unica ha tolto la propria adesione  -. Punto ribadito anche da Cinzia Franchini, presidente di Cna Fita (che associa circa 35 mila aziende): «Il 90% degli autotrasportatori non sta con il movimento dei forconi». Al contrario, l'appoggio delle altre piccole sigle non registrate è dovuto ad uno scontro interno del settore. Il 14 novembre scorso era stato proclamato dell'Unione nazionale delle associazioni dell'autotrasporto merci un fermo su tutto il territorio italiano dal 9 al 13 dicembre «a causa del disinteresse del governo per le questioni sollevate» dalla categoria. L'esecutivo però, il 28 novembre scorso, firma un protocollo d'intesa in cui si accolgono le rivendicazioni presentate. Viene così revocato lo sciopero. Alcune piccole associazioni però considerano l'accordo raggiunto «inadeguato», confermando i blocchi.

Forconi: Lo scorso 4 novembre Mariano Ferro, leader dei Forconi, annuncia dal suo sito che nella notte dell'8 dicembre l'Italia si sarebbe bloccata «da Pordenone alla Sicilia». Dopo i blocchi di un anno fa in Sicilia il movimento di Ferro, ex Mpa, prova a «far partire la ribellione» in tutto il territorio nazionale, perché «non c'è alternativa», sostengono, contro un governo che continua a tassare e a non cancellare i privilegi come un netto taglio alle pensioni d'oro. I forconi puntano sulla gente comune «che lavora e produce e che non ce la fa più» per una rivolta «pacifica e apartitica». Il 23 novembre Ferro pubblica il volantino della manifestazione che in chiusura ha come motto «quando il governo non fa ciò che vuole il popolo va cacciato anche con mazze e pietre».

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Partita la protesta, il 13 dicembre il leader dei Forconi conferma la volontà compatta del coordinamento nazionale di non mollare e di «continuare fino a Natale». Lanciato per mercoledì 18 in piazza del Popolo a Roma un «presidio statico dove nessuno potrà spaccare vetrine», Ferro ha deciso in seguito, insieme a quasi tutte le altre sigle del coordinamento, di non parteciparvi. Temono infatti infiltrati che possano creare gravi disordini. Inoltre, Ferro ha aperto a un tavolo con il governo per vedere se si possono trovare delle soluzioni.

L.I.F.E.: Lo scorso 17 maggio è stato eletto presidente dell'associazione dei Liberi Imprenditori Federalisti Europei Lucio Chiavegato. Oltre che per la secessione del Veneto, Chiavegato, deluso dalla Lega e da Berlusconi, lotta contro la maggioranza degli uomini della classe dirigente che non sperimenta sulla propria pelle le sofferenza della crisi che lei stessa ha favorito. Unica soluzione: dimissioni «prima che sia troppo tardi per noi e per loro». LIFE ha come uno dei nemici principali Equitalia. Un mese dopo la sua nomina, Chiavegato, durante la trasmissione Quinta Colonna su Rete4, aveva detto che contro le indiscriminate azioni di riscossione, sarebbero state fatte "azioni pacifiche, ma eclatanti" tipo "circondare le case" di chi lavora a Equitalia, con in mano dei lumini. Parole che suscitarono pesanti critiche da parte dei sindacati veneti perché ritenute delle vere e proprie minacce. Al presidio di oggi, però, LIFE non parteciperà perché, afferma Chiavegato, «ci sono troppi violenti in giro» a cui non si vuole «mettere in mano un movimento di italiani onesti». «Con questo parlamento illegittimo - ha specificato comunque il presidente indipendendista - non trattiamo», confermando l'intenzione di proseguire con i presidi nelle strade.

Comitati Riuniti Agricoli (C.R.A): Danilo Calvani, piccolo imprenditore agricolo molto attivo in proteste e rivendicazioni di categoria, è il presidente di questo gruppo dell'Agro Pontino. Da Cra nasce Dignità Sociale, un movimento che dichiara di battersi contro la «tragica situazione del comparto agroalimentare». Un crisi che, denunciano ancora questi agricoltori, ha portato molti imprenditori del settore ad avere «aziende pignorate da Equitalia e situazioni di tremendo disagio economico». Lo stesso Calvani, nel 2011, intervistato a Piazzapulita de La7, mentre attaccava l'ente di riscossione, definendolo "usuraio", confermava che anche la sua azienda era stata messa all'asta dopo che non era riuscito a pagare le cartelle esattoriali della società pubblica diretta da Attilio Befera. Vanity fair ha inoltre scoperto che anche l'ormai nota Jaguar con cui il presidente di Cra si muove in giro per l'Italia è pignorata. Al presidio di oggi a Roma per chiedere le dimissioni dell'intero Parlamento, del comitato del 9 dicembre ci sarà solo lui, dopo che le altre sigle hanno preso le distanze da «chi gli sta vicino» e da certe sue posizioni, come specificato da Chiavegato durante il programma di Corrado Formigli di lunedì scorso. Calvani ha ribattuto al resto del coordinamento di aver «tradito la protesta» per «voler fare un partito».

La protesta

Nord

Giovedì 12 dicembre, in Liguria, a Ventimiglia, una decina di manifestanti ha bloccato la strada verso Francia e Piemonte. Dopo diverse ore però la polizia è intervenuta invitando a sciogliere la protesta. Al "no" dei manifestanti sono stati sparati dei lacrimogeni per disperdere il presidio. A Savona ci sono stati tafferugli con la polizia che ha impedito ulteriori blocchi in città. La procura ha aperto un fascicolo riguardo ai blocchi stradali e ferroviari. Torino ha vissuto intensi giorni di manifestazioni in cui si sono avvicendati studenti, ambulanti, centri sociali, estrema destra, tifosi, ecc. Il 9 dicembre ci sono stati anche tafferugli con lanci di lacrimogeni delle forze dell'ordine dopo una sassaiola contro il Palazzo della Regione. Durante il terzo giorno è stata indetta anche una contro-manifestazione per non lasciare la città «in balia di intimidatori e ricattatori». Diversi infatti gli episodi di gravi pressioni da parte di gruppi di persone contro i negozi aperti. Finora ci sono stati 6 arresti per violenza privata. Da quanto si sa resta ancora senza indagati l'indagine aperta dai pm torinesi per devastazione, saccheggio e istigazione a delinquere. Ma nei prossimi giorni, con le centinaia di segnalazioni e denunce arrivate, potrebbero venire fuori i primi nomi. Presidi e blocchi anche nell'hinterland torinese. Il caso più emblematico è stato quello di Nichelino, dove il sindaco ha denunciato di essere stato "sequestrato" per 48 ore da circa 500 persone che avevano accerchiato il Municipio. A Mestre e Verona ci sono stati anche sit-in di decine di manifestanti davanti le sedi di Equitalia. Tra le altre città del nord, rallentamenti e forti disagi per il traffico anche per le manifestazioni di qualche centinaio di persone a Milano e Firenze.

Centro-Sud

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A Roma c'è un presidio fisso a Piazza Partigiani. Sabato 14 dicembre, sempre nella capitale è stato arrestato (e condannato due giorni dopo a tre mesi e a cento euro di multa) Simone di Stefano, vice-presidente di Casa Pound, durante un blitz insieme ad alcuni manifestanti del Movimento 9 dicembre contro il palazzo della rappresentanza dell'Unione Europea. Proteste anche nelle Marche ma senza grandi disagi. Blocchi autostradali anche nel confine tra Basilicata e Calabria. In Puglia, al contrario, sono accaduti fatti preoccupanti durante le manifestazioni. A Molfetta infatti sono stati fatti chiudere da un gruppo di una quarantina di persone un centro commerciale e due aziende. Stesso trattamento per i commercianti ad Andria e Barletta. Il sindaco di Molfetta, intervistato da Il Fatto Quotidiano, ha detto che esiste «una zona opaca, da noi, in questa protesta: una saldatura tra frange di destra e criminali che sta usando le manifestazioni per trasformarle in controllo del territorio». La procura di Trapani che sta indagando ha infatti registrato infiltrazioni «della delinquenza locale, oltre a ultrà ed estrema destra». In Sicilia, possibili legami con la criminalità organizzata e il movimento dei Forconi erano già emersi dopo l'arresto di Carmelo Gagliano, uno degli autotrasportatori promotore delle proteste del 2012, accusato di essere legato alla mafia e alla camorra. Inoltre, in una lettera di minacce ricevuta da Cinzia Franchini, presidente di Cna Fita, sigla di autotrasportatori che non ha aderito allo sciopero di questi giorni, si legge in calce "Viva la mafia, viva i forconi". Ferro, intervistato da la Repubblica su possibili infiltrazioni mafiose, ha minimizzato e rispedito indietro le accuse. Lo stesso procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, intervistato da Lucia Annunziata, ha escluso «che il Movimento dei Forconi possa essere assimilato alla mafia».

La Politica 

La "rivoluzione" del 9 dicembre è stata definita dagli stessi organizzatori apartitica. Diversi però i partiti e movimenti che hanno sostenuto le proteste in tutta Italia. Ma il colore predominante durante queste giornate di blocchi e sit-in sembra essere quello di estrema destra. Svariati presidi infatti tra cui quelli di MilanoBolzano, Roma, Bari, sono fortemente caratterizzati da quell'area politica. In un'intervista a Il Tempo, Roberto Fiore, segretario nazionale di Forza Nuova, ha chiarito di aver aderito in maniera formale alle iniziative «perché siamo a fianco dei Forconi e degli autotrasportatori da due anni, già la prima volta in Sicilia, e in Abruzzo, stavolta in tutte le regioni (...), e non come infiltrati ma come protagonisti». Calvani, il superstite del comitato del 9 dicembre che domani sarà a Roma ha però detto che «CasaPound e Forza Nuova non manifesteranno assolutamente con noi». CasaPound, però, tramite il suo vicepresidente Di Stefano, ha fatto sapere che sarà presente in piazza. Forza Nuova, al contrario, ha ritenuto positiva la «decisione presa dal Movimento dei Forconi di sospendere la manifestazione di mercoledì 18 dicembre a Roma per autotutelarsi». Scelta che per Fiore significa che «i dirigenti di Forza Nuova svolgeranno un ruolo ancora più importante per scongiurare qualsiasi tipo di infiltrazioni da parte di persone e ambienti che mirano a destabilizzare il Movimento dei Forconi e che possano anche solo lontanamente portare a provocazioni di tipo golpistico-massonico».

 

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