Cecilia Sala è libera. Il ruolo del governo e della diplomazia
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Cecilia Sala è libera, e l’aereo che la riportava da Teheran in Italia è atterrato nel pomeriggio di oggi, poco dopo le 16, a Roma. L’abbiamo vista sorridente in una foto, dimagrita e vestita con un giaccone sportivo, mentre salutava la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, accorsa per accoglierla a Ciampino.
Non ce l’aspettavamo così presto, una notizia tanto bella quanto attesa. Sulla collega arrestata il 19 dicembre a Teheran, dove si trovava con un regolare visto giornalistico, temevamo l’addensarsi di nubi sempre più spesse man mano che il tempo passava, anche alla luce dei tanti precedenti che riguardavano cittadini stranieri o con doppia cittadinanza vittime della cosiddetta diplomazia degli ostaggi iraniana. E invece l’azione del nostro governo e dei nostri servizi su Teheran ci ha stupito per la sua efficacia e tempestività.
La detenzione di Cecilia Sala a Evin, seppur in durissime condizioni di isolamento, è durata meno di un mese, esattamente 21 giorni. Erano stati 45 quelli della prigionia di Alessia Piperno, la travel blogger arrestata a Teheran durante le manifestazioni di Donna Vita Libertà il 28 settembre 2022. Per altri detenuti-ostaggi stranieri o con doppia nazionalità si è trattato invece – e per una dozzina di loro purtroppo si tratta ancora - di mesi, se non di anni.
Per fortuna a Cecilia Sala è andata molto meglio, e certo grazie al lavoro del nostro governo e della squadra italiana messa in campo. Ma anche grazie a quanto è rimasto di quella buona capacità di interlocuzione della diplomazia italiana con le autorità di Teheran, nonostante il nostro paese – come si era detto in un precedente articolo su Valigia Blu - non figuri tra i potenti attori internazionali che conducono il grande gioco geopolitico dell’Occidente con la Repubblica Islamica dell’Iran.
E non è da escludersi che una sua parte, benché in sordina, l’abbia giocata anche papa Francesco, incontrando nei giorni scorsi sia un accademico iraniano, il presidente dell’Università delle religioni Abolhassan Navab, sia l’ambasciatore di Teheran presso la Santa Sede Mohammad Hossein Mokhtari, latore di una targa regalata dalla Guida Ali Khamenei, in cui si lodava Gesù (un importante profeta per l’Islam) per il suo “opporsi all’ingiustizia, alla prepotenza e alla corruzione” dei potenti del mondo. Le dichiarazioni di Francesco riportate dall’agenzia Irna – che gli ha attribuito frasi sui diritti umani e il diritto internazionale calpestato dal premier Netanyahu a Gaza - hanno scatenato le solite polemiche di chi confonde le critiche al governo israeliano con l’antisemitismo. Ma forse l’Italia dovrà ringraziare anche il Papa, e i sempre buoni rapporti vaticani con gli ambienti teologici sciiti in Iran, per le buone parole che avrà probabilmente detto a favore di Cecilia anche in quella sede.
Certamente un ruolo importante lo ha svolto la premier Meloni, quando è volata in tutta fretta a Mar-a-Lago in Florida, senza dirlo praticamente a nessuno, per incontrare il presidente eletto, Donald Trump, prima ancora di accogliere il presidente in carica Joe Biden, in arrivo domani nella sua ultima visita ufficiale in Italia. Tanto si è detto e scritto su quanto potrebbero essersi scambiati, Trump e Meloni, in quell’incontro di poche ore. Ma certo tra i temi trattati vi è stata anche la sorte di Cecilia Sala, e la probabile richiesta del governo italiano di tenersi le mani libere sul caso di Mohammad Abedini Najafabadi, l’ingegnere iraniano arrestato in Italia su richiesta degli USA e a cui la vicenda della nostra giornalista – nonostante le ultime, singolari smentite ufficiali – è legata in modo conclamato.
Dopo tanto ipotizzare e argomentare sui media italiani sull’argomento, una delle ultime illazioni la si leggeva già ieri sera sul Tehran Times, che citava il quotidiano Il Giornale per scrivere: “Un quotidiano italiano ha riferito che Donald Trump (…) ha accettato di sospendere temporaneamente l'estradizione di un cittadino iraniano detenuto a Milano”.
Il film della giornata
Il primo flash è uscito sul sito dell’Agenzia Ansa alle 11.25: Cecilia Sala stava tornando in Italia. Con lei il direttore dell’Aise, i nostri servizi di intelligence per la sicurezza esterna, Giovanni Caravelli. “È decollato pochi minuti fa, da Teheran, l'aereo che riporta a casa la giornalista Cecilia Sala", aveva reso noto Palazzo Chigi in un comunicato. "Grazie a un intenso lavoro sui canali diplomatici e di intelligence, la nostra connazionale è stata rilasciata dalle autorità iraniane”. E poi, in incalzante successione, la premier Meloni che esprimeva “gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile il ritorno di Cecilia”.
“Diplomazia e lavoro di squadra: Cecilia Sala sta tornando a casa!", aggiungeva su X il ministro degli esteri Antonio Tajani. “Immenso lavoro di Giorgia Meloni in primis e di tutta la squadra dell'Italia – omaggiava subito dopo il ministro della Difesa Crosetto -: Tajani, Mantovano, Palazzo Chigi, la Farnesina, i nostri servizi di sicurezza e chiunque potesse essere di aiuto”. E poi tutti i parlamentari che battono le mani alla Camera e al Senato, e i toccanti commenti a caldo della madre e del padre di Cecilia – orgoglioso di lei quest’ultimo, Renato Sala, e felicissima la madre, Elisabetta Vernoni, che si era già definita “un soldato”, come la figlia, di fronte a interessi superiori. Con il presidente Sergio Mattarella che si è complimentato con il governo.
Tralasciamo tutti i commenti dei politici per passare invece a quello che ancora non si vede, nell’elenco delle notizie. Il legale di Abedini, Alfredo De Francesco, che si dice “molto contento del rientro a casa” della giornalista, e soddisfazione condivisa anche dalla Procura generale di Milano, che nel frattempo si era espressa negativamente sugli arresti domiciliari per l’ingegnere, richiesta su cui si dovrebbe pronunciare la Corte di Appello di Milano il 15 gennaio.
Ma ancora nessuna notizia, almeno fino alle 17 di oggi, né su un’ipotetica scarcerazione di Abedini e tantomeno sulla richiesta di una sua estradizione negli USA. L’iraniano è accusato di aver violato le leggi statunitensi sulle sanzioni contro Teheran e per giunta a favore di un’entità militare, il corpo dei Guardiani della rivoluzione islamica, considerata come un’organizzazione terroristica dagli Stati Uniti ma non dall’Unione europea e dall’Italia. Anche oggi il ministro degli Esteri Tajani ha ribadito che non esiste alcun rapporto tra la vicenda di Cecilia Sala e quella di Abedini, come “gli stessi iraniani, ha sottolineato -, hanno separato le due cose”. Mentre il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che nel pomeriggio si è recato a Palazzo Chigi, ha smentito in una nota “categoricamente” che l’avrebbe fatto per discutere del caso Abedini, sul quale tuttavia avrebbe per legge l’ultima parola, sia sugli arresti domiciliari che sulla estradizione. Si sarebbe invece discusso, ha affermato, della riforma costituzionale della separazione delle carriere.
Ma torniamo per il momento a Ciampino, e rallegriamoci con Cecilia per il suo rientro in Italia. L’incontro con Meloni, presenti anche Tajani e il sindaco di Roma Gualtieri. L’abbraccio con i genitori e il compagno, Daniele Raineri. Il messaggio vocale ai colleghi di Chora Media: “Ciao, sono tornata”.
Bentornata Cecilia, ti abbracciamo tutti anche noi e siamo felici per te.
Immagine in anteprima: frame video RaiNews