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Caro Napolitano, ‘Fiorito’ non è un episodio, è un sistema cc Prof. Monti

7 Ottobre 2012 3 min lettura

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Caro Napolitano, ‘Fiorito’ non è un episodio, è un sistema cc Prof. Monti

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Fenomeni di degrado del costume e di scivolamento nell'illegalità che, insieme ad annose inefficenze istituzionali e amministrative, provocano un fuorviante rifiuto della politica" Queste le parole con cui Giorgio Napolitano, durante l'incontro “Dio, questo sconosciuto” svoltosi l'altro ieri ad Assisi, ha commentato gli ultimi scandali di corruzione emersi nella politica italiana. Intervento conclusosi con un forte richiamo ad un bisogno di morale “nei comportamenti collettivi e individuali” “ad ogni livello della società”. Affermazioni del Presidente del Repubblica che hanno seguito quelle rilasciate da Mario Monti il giorno precedente durante la presentazione dei decreti sugli enti locali e per lo sviluppo. Leggi volute dal governo per contrastare il verificarsi diepisodi di evasione fiscale o corruzione”  nella sicurezza che “gli ultimi scandali fanno parte di un'Italia vecchia che vorremmo non vedere più”.

 Dichiarazioni del Presidente della Repubblica e del presidente del Consiglio che oltre il rifiuto comune di chi utilizza il denaro pubblico come “res privata”, perdendo di vista il fine della politica", presentano anche la stessa lettura per circoscrivere e declinare il marciume politico emerso in queste ultime settimane. Nei due interventi istituzionali si parla infatti di “fenomeni” ed “episodi” che se da una parte provocherebbero antipolitica dall'altra sarebbero anche una rovina per l'immagine dell'Italia nel mondo.

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Ad un attento esame degli ultimi fatti di illeciti e malcostume si nota, però, che il circoscriverli e il suddividerli come fatto da Napolitano e Monti non permette di osservarli e quindi di leggerli nel loro disastroso contesto. Partiamo dallo scandalo Fiorito che ha fatto dimettere Renata Polverini dalla presidenza della regione Lazio e che sta minando l'esistenza del Pdl laziale. Leggendo infatti le carte dell'inchiesta, le interviste agli interessati e le indiscrezioni della stampa emerge che l'uso spavaldo e forse illecito – saranno i giudici a stabilirlo – dei contributi pubblici da parte dell'ex tesoriere rientra(va) in un una precisa concezione dei soldi presente all'interno della politica. Tralasciando le dichiarazioni dello stesso Fiorito davanti al pm in cui si afferma che “tutti  facevano così”, sta di fatto che nel 2010 l'enorme aumento delle spese per “il funzionamento dei gruppi” è stato votato da tutti i partiti all'interno dell'Ufficio di presidenza. I Radicali - non essendo presenti in quell'organo decisionale -  non hanno partecipato a tale voto ed anzi hanno denunciato quell'ingente  mole di denaro pubblico riversata nelle casse dei partiti. Nonostante questo è stato rinfacciato loro di aver comunque utilizzato e speso quei soldi.

Situazioni controverse che a valanga sono poi emerse anche in altre regioni italiane: Sicilia, Emilia Romagna, Piemonte. Ciò che colpisce è il fatto che tutti questi “episodi” o “fenomeni” sono parte di un rapporto malato, controverso e privo di reali controlli da parte della politica con i soldi pubblici. Un meccanismo che, escludendo i reati, permette di muoversi e operare da parte di coloro che scambiano la res privata con quella pubblica in una certa tranquillità, perché si può agire come “prevede la legge”. Di conseguenza non è certo un caso se tali meccanismi hanno dato vita ad una struttura di sprechi di soldi pubblici che in questi anni hanno continuato a prodigarsi in una bulimia incurabile.

Ed è proprio qui il punto che sfugge nella lettura di Napolitano e Mario Monti delle vicende suddette. Parlano infatti di “episodi” e “fenomeni” quando invece la parola da utilizzare sarebbe "sistema". Leggere le realtà della società italiana in questa chiave permette di accorgersi che in essa non c'è distinzione alcuna tra giovani, anziani, politici, privati cittadini, ecc. La società italiana nei diversi suoi strati diventa, infatti, una specie di amalgama familiare in cui viene permessa l'esistenza di grandi e vaste zone franche. Zone franche che la politica, nelle forme appena viste, sfrutta in tutte le potenzialità, risultando in questo modo essere lei per prima la vera antipolitica. Ecco perché l'"Italia degli scandali", nonostante la speranza di Mario Monti, è più che mai attuale.

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